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Più o meno praticanti tutti sanno di cosa trattano o cosa commemorano altre feste come il Natale, la Pasqua e persino l'ascensione, invece la Pentecoste è sempre rimasta un pochino in sordina.
Lo scopo originario di questa festa era il ringraziamento a Dio per i frutti della terra, successivamente, dopo la venuta del Cristo, come descritto negli Atti degli Apostoli, è la discesa dello Spirito Santo su Maria e appunto gli Apostoli. Si legge quanto segue:
«si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all’improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo e riempì tutta la casa dove si trovavano. Apparvero loro lingue di fuoco, che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro; ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, come lo Spirito dava loro di esprimersi. Si trovavano allora in Gerusalemme giudei osservanti, di ogni Nazione che è sotto il cielo. Venuto quel fragore, la folla si radunò e rimase sbigottita, perché ciascuno li sentiva parlare nella propria lingua. Erano stupefatti e, fuori di sé per lo stupore, dicevano: “Costoro che parlano non sono forse tutti Galilei? E com’è che li sentiamo ciascuno parlare la nostra lingua nativa?…».
Non sono un'esperta di liturgia e non è mia intenzione spendermi in spiegazioni religiose di cui non sarei assolutamente all'altezza, mi interessa però soffermarmi sul significato simbolico da un punto di vista antropologico (e se vogliamo antroposofico, infatti per chi volesse approfondire l'argomento consiglio la lettura di questo libro di Steiner).
La Pentecoste è la festa che celebra la dignità, l'importanza e il valore dell'individualità di ognuno rispetto al cosmo intero, definisce come in ogni individuo ci sia la scintilla di unicità, di divinità e sacralità.
Ogni uomo ha in se lo Spirito Santo. Inoltre, sempre pensando al pezzo sopra citato, è interessante sottolineare come, questo primigenio momento di individuazione dell'io rispetto alla tribù o razza di appartenenza, sia l'inizio di un cammino di cosmopolitismo e fratellanza. E' la festa che rende onore all'individuo tra altri individui.
Penso sia la più bella festa dell'anno ed è molto bello che abbia la sua radice storica nel ringraziamento per i frutti donati dalla terra (e dal cielo aggiungerei).
Il dono divino di essere uomini, unici, irripetibili ma insieme come un grande organismo (l'umanità).
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E oggi la mia piccolina ha festeggiato alla Scuola Materna la Pentecoste, simbolicamente, tutti vestiti di bianco come colombelle di pace, i bimbi hanno festeggiato con una bella storia, insieme ai genitori (pure noi vestiti di bianco), con una bella canzoncina e un momento dolce di convivio: a ricordarci che facciamo parte di un unico amore per la terra e il nostro prossimo.
E così è stato in questo scorcio di sole regalato, in giorni di varesina piovosità, ci siamo tenuti per mano in girotondi danzanti, abbiamo condiviso del cibo e poi con alcune mamme siamo andate a fare un giro al lago... scintillante, nutriente, caldo e... come si fa a non ringraziare con il cuore di questi doni offertici dalla vita stessa.
Pentecoste festa della Fratellanza, dove non contano le razze, le lingue o le differenze, ma l'unica cosa vera che esiste è l'amore: divino, individuale, naturale, e ad ognuno il suo dono a cui inviare immensa gratitudine (liturgico, religioso, spirituale o prosaico che sia)
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