Frastornata.
Questo domani che non viene mai.
Difficile rinunciare ad uno
sguardo prospettico, grata di vivere un presente felice, ma inebetita di fronte
alla resa al qui e ora (hic et nunc).
Così frastornata che non ho niente da dire davvero, se non
vecchie considerazioni impolverate del disagio di ieri, che non è quello di
oggi, non so se si sommano (il disagio di ieri con quello di oggi), a volte sì,
a volte si alternano, a volte…
Sconvolgente ed eccitante contemporaneamente costruire
pensieri sistemici basati sull’oggi,
minuto per minuto.
Non è mica una novità, almeno non dovrebbe…
Nell’agire
educativo sarebbe utile continuamente aggiornare il sistema di processi messi
in campo per favorire l’apprendimento di una competenza, e non di un sapere.
La
competenza sta nel fare, il sapere sta nel possedere informazioni, lo scopo
finale di un percorso educativo dovrebbe
essere di aver accompagnato un individuo a conoscersi consapevolmente
quindi capace di intervento sul mondo con un pensiero che abbraccia gli
insiemi, che non separa, ma che unisce.
Quindi sarebbe auspicabile un passaggio significativo nell’esperire,
solo a posteriori il passaggio nei
saperi, nelle informazioni, favorendo la capacità del pensiero critico,
rielaborando il tutto in una sintesi interiore (quindi appresa).
Ma come dicevo questi sono i disagi che i bambini
incontravano ieri, qualora tempi e modi dell’apprendimento non fossero stati adattivi
al metodo di insegnamento proposto, si
innescavano matriosche di lacune e svantaggi sul poter accedere alla conoscenza
(di sé e del mondo).
Oggi il disagio è tutto nuovo, perché globale.
E scoperchia un problema più antropologico che
prettamente pedagogico, o meglio si intessono l’una disciplina con l’altra.
Perché
se nella storia antropologica dell’uomo avviene, è avvenuto, sta avvenendo un
cambiamento, la Pedagogia ha l’investitura ad aggiornare immediatamente i
propri punti di vista (sguardo e osservazione), di abbandonare all’istante i “vecchi”
strumenti e abbozzarne immediatamente di nuovi, monitorandoli, aggiustandoli… perché
la pedagogia è al servizio del sistema sociale: si apprende nella propria
comunità d’appartenenza, nell'insieme di regole e valori che la
caratterizzano.
Oggi questa comunità da cui apprendere è globale.
Urca.
Mica una cosuccia da niente… questo è il disagio di oggi.
Primo passaggio: mettere in situazione (favorire l’incontro
tra bambini, Subito, anche in numeri contingentati) e osservare cosa succede,
come si adattano i bambini alla nuova situazione, dialogo con loro e cerco di
scoprire quali sono stati gli apprendimenti esperienziali di questo stato d’emergenza
globale.
Dopo che li ho guardati, ascoltati, sentiti, lasciati e
ritrovati, dopo comincio a domandarmi di cosa hanno bisogno questi bambini che
ho di fronte, come posso favorire al meglio la loro crescita, in questo
momento.
Insomma una comunità educativa in quanto educante di per sé,
dove è messo in primo piano il risultato qualitativo piuttosto che quantitativo,
dove la scuola è luogo di confronto dei saperi ma anche luogo di socializzazione
dove apprendere le competenze interpersonali.
È giunto il momento
che nel luogo preposto alla pedagogia (le scuole di ogni ordine e grado) si apra un nuovo modo di elaborare processi di
apprendimento perchè subordinati alla finalità, come prima e unica istanza possibile,
di
favorire IL CRESCERE
come? gioiosamente, rassicurando e proteggendo, valorizzando e
accompagnando l’essere umano che ci è stato affidato come educatori.
Questo è il cambiamento che vorrei nel nostro sistema
educativo
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