Lieve come una piuma questa
primavera,
Uomini rinchiusi in piccole
stanze, protetti dal nemico invisibile, di cui tu, mio prossimo, potresti
essere il veicolo.
Giorni silenti anche se
densamente rumorosi.
Ogni istante è un presente vivo e vibrante.
Gesti consueti
ma con un nuovo sguardo di presenza: mi appresto a cucinare con il senso di
faccenda da sbrigare, un passaggio tra un prima e un dopo, dalla mattina al
pomeriggio o dal pomeriggio alla sera, una necessità fisiologica e psicologica.
Oggi no, oggi si trasforma nell’attività, nel “fare ora” e cucinare diventa
quel bell’atto creativo, alchemico… di metamorfosi di sostanze, profumate,
colorate, fresche, croccanti.
La cucina è il laboratorio degli
elementi, dove saggiamente si intrecciano acqua, aria, fuoco e terra (tutti gli
ortaggi tutti).
Oggi posso continuare ad
orchestrare il ritmo delle giornate attraverso il raduno intorno alla
nostra bella tavola rotonda e, anche, mi
godo il rosso fuoco dei pomodori maturi, la liquidità compatta del cetriolo e
quella succulenta del peperone crudo a filetti; mi godo il titinnare della
forchetta che frulla nel piatto e lo sfrigolare di ratatouille di verdure e
spezie; mi godo la mescolanza, l’impastare, il mondare e triturare.
Oggi posso giocare e godere di
ciò che scelgo di fare.
Perché, ieri non potevo?
Perché non
avevo tempo?
Il tempo dedicato è lo stesso…
È un tempo mentale dove si
sceglie di presenziare.
Quante volte non siamo presenti nelle nostre azioni,
quante volte il nostro cervello sfarfuglia in mille pensieri, lontanissimi da
quanto si sta compiendo? Quante volte
non siamo nel presente…
ovvero Non Siamo!
Sottile la differenza tra
ascetismo contemplativo e presenza in dinamica.
Essere presenti e nel contempo
rivolgersi a tutti i futuri possibili, con serena fiducia… nel proprio
discernimento.
Come è difficile per me narrare
sensazioni di silenzio interiore, è un non senso nei termini, come si può
narrare il silenzio…
è una condizione di presenza…
perché già parlare, e ancor
peggio scrivere, sposta un pochino: a volte indietro nella retrospettiva e a
volte in avanti nel pensarsi riflesso nelle esperienze.
Il silenzio consente di vibrare
all’unisono con il tempo dell’universo che è eterno e mobile come un profondo
respiro.
Il silenzio è uno stato di
armonia tra sé e il proprio cammino, bello o brutto che sia… perché quello che
conta è come mi sento:
sono la migliore me possibile?
No, mi sento di riconoscermi
ancora distante, anche se mi sento di essere in cammino, di anelare in quella
direzione, con tutte le mie forze e, purtroppo, anche con tutte le parti di me
che possono ostacolare un così bel cammino.
Essere consapevoli di questo
cammino, magari attraverso un percorso biografico, è un dono a se stessi, a volte con sacrificio,
rendendo Sacro il cammino… a volte i sacrifici sono dolorosi, a volte sono un
sollievo, a volte sono riconosciuti e lì nasce il silenzio, la vibrazione con
il cosmo.
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