All’inizio di questa
settimana mi è successo di nuovo: era molto tempo che non cadevo nel turbine
dell’ira. Non è una novità per me, sono di temperamento collerico, ho un certo modo
di affrontare la vita, affondo i piedi nella terra per camminare e procedo
sfrontatamente a petto in fuori nel mondo. Negli anni però ho imparato a
dominare i moti estremi di questo temperamento. L’esperienza, il lavoro
personale, la poca saggezza data dagli anni che passano mi hanno insegnato a
tollerare meglio l’io altrui e a smetterla di prendere tutto come un affronto
personale o un torto alla giustizia. Quindi, nonostante il mio “caratterino”
che mi pone verso gli altri con i toni dell’assoluto e con ostentata (così pare
agli altri) determinazione, difficilmente cado nella collera “vera”. Beh, come
dicevo, questa settimana mi è accaduto… poco importa il chi, il cosa e il come
della questione, mi interessa guardarmi nella manifestazione di per sé. Tutte
le volte che mi è accaduto si è verificata una medesima sequenza di
eventi: la “provocazione” esterna (di
solito non intenzionale) si pone unicamente come catalizzatore, sembra che la
persona di fronte, improvvisamente ed inavvertitamente, pigi un pulsante
nascosto e immediatamente inizia una catena di reazioni chimiche. Un flusso
caldissimo di sangue inonda letteralmente tutta la mia testa, le mani diventano
roventi ed è come se mi venisse una forza sovrumana. Ricordo occasioni in cui
effettivamente ho potuto agire delle forze non in mio possesso, l’alcol non
aveva nessun effetto, stanchezza, fiato e spazio diventavano relativi. Fortunatamente
non mi è accaduto questa settimana e comunque non molte volte nella vita, ma
come dicevo in questa circostanza odierna
ho forse raggiunto una certa maturità che mi ha permesso (in una
situazione di pochissimo danno) di osservarmi in questa mia manifestazione. Ho
riconosciuto la forza, l’energia e il calore che si appropriano delle mie
membra ed ho anche riconosciuto che non può essere ricondotto ad un “vizio”,
insomma, una volta innescato, è qualcosa di assolutamente incontrollabile…
certo la portata d’effetto nei confronti dell’altro può essere quantomeno
misurata, ma gli effetti puramente fisici no. Certo che se il corpo si inonda
di ormoni, enzimi e reazioni chimiche, diventa alquanto difficile discriminare
le proprie emozioni e non provare rabbia, sconforto, frustrazione, impotenza e
tante altre cose che uno scoppio di collera si porta dietro. Non finisce qui, perché
gli effetti si protraggono nel tempo, anche quando l’oggetto di rabbia se ne è
andato… è come se una marea dovesse piano piano ritirarsi… lasciando un sacco
di detriti, infatti la fase finale è una stanchezza smodata, un vuoto
silenzioso, un silenzio svuotante…
Ho pensato che in questo
momento la collera volesse dirmi qualcosa, l’ho trovata come una forza di
contrasto al mio agire, al mio pensiero volitivo di questi tempi, come una
regressione per sondare quanto in verità io sia pronta a fare un salto. In
verità non conosco la risposta ma comprendo bene che c’è qualcosa di
estremamente divorante che accompagna la mia vita, come una tigre li acquattata
ai miei piedi, fintamente ammansita ma pronta al balzo per divorare… il
prossimo? No sempre e comunque me stessa… credo che ognuno abbia la sua fiera
(mostro, demone, doppio, drago) da portarsi a spasso… credo che in questi giorni ho compreso che la
belva c’è, è lì che attende ogni spiraglio per avventarsi sulla mia vita ma
sento che qualcosa è cambiato, sento che non prende più il mio posto, come si
suol dire, non mi rende più cieca di rabbia… bensì la vedo, la osservo e l’ho integrata nella mia vita… quindi, sebbene abbia sempre zanne e artigli
molto affilati, la tigre non fa più paura…
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