Le vicende della vita sono
curiose e piene di tracce interessanti… avete presente tutti quei contrattempi
che si susseguono in certe giornate? Quel concatenarsi di eventi che, tutti
insieme, sembra siano programmati per… cosa? Proprio questa dovrebbe essere la
domanda… Quando stai per uscire di casa e si rovescia il vaso di fiori pieno d’acqua
e inonda pavimento, vestiti, puntualità, ti cambi velocemente e… le chiavi che
prima impugnavi noncurante sono scomparse in un’altra dimensione spazio
temporale… prendi quelle di scorta perché non si scherza con “l’altrove” e sai
che non le troverai mai, anche se son lì scintillanti sotto il tuo muso, corri
trafelata in macchina, ormai in ritardassimo, e parti sgommando in una nube di
improperi, con in cuore una piccolissima speranza di poter recuperare quel
preziosissimo tempo andato… giri l’angolo e ti fermano i vigili…nooooooooooooooo
pensi, ma diligente e rassegnata ti fermi (per un attimo hai pensato di far
finta di nulla e tirare dritto… ma in un istante hai immaginato la scena
tremenda, l’inseguimento, l’inevitabile cattura e poi… no no impensabile,
meglio fermarsi). La trafila necessita dei suoi tempi, i solerti vigili se la
prendono comoda (non hanno fretta loro), tu friggi sul sedile in attesa, li
maledici in cuor tuo e intanto fai un sorriso tirato e melenso che a tratti
somiglia ad un ringhio… Finalmente ti liberano… e tu hai perso quella flebile
speranza: sei decisamente in ritardo… e la serie continua, nel rettilineo il
famigerato vecchio con cappello ti taglia la strada veloce come una volpe
inseguita e poi… basta diventa l’essere più lento della terra, sei convinta che
inavvertitamente abbia messo un grosso macigno sotto l’acceleratore… frena ad
ogni increspatura della strada… speri che svolti… ma niente ti accompagna per
un interminabile tratto… sempre più rassegnata con piccoli mugugni isterici
convieni con te stessa che è meglio avvisare dell’ormai clamoroso ritardo,
rughi indemoniata nella borsa ma lei (come sempre accade in questi frangenti)
ha inghiottito il tuo telefono… scomparso… cerchi e cerchi e non lo trovi, fino
a quando al limite dello sdegno, ormai prossima alle lacrime, l’uomo/tartaruga
svolta… ecco la via è libera… al diavolo il telefono… l’ho lasciato a casa… e
ricominci la tua corsa sfrenata… forse recupero qualche minuto… e dove mai
starai andando? Cosa può esserci di così importante da ridurti così?
Ma queste domande sono
troppo ragionevoli per lo stato emotivo in cui sei precipitata a questo punto…
e quindi non fai altro che auto ostacolarti, fai le cose di fretta e le fai
male e le devi rifare e perdi tempo e… squilla il telefono, ma come non l’avevi
lasciato a casa… no è lì, nascosto nella borsa, non lo trovi, non lo vedi,
rischi incidenti per cercarlo… annaspi nella borsa alla ricerca della
vibrazione… eccolo, proprio all’ultimo squillo… numero sconosciuto… mannaggia…
cresce l’inquietudine… e si potrebbe procedere infinitamente, quando le
giornate iniziano così bisogna fermarsi, guardare l’orizzonte e domandarsi perché
… come mai sembra che qualcosa mi trattenga?
Forse oggi devo fermare i giri,
pensare, riflettere, essere invece che fare… se sapessimo davvero ascoltare
cosa ci dicono questi contrattempi, forse vivremmo più sereni e forse potremmo
svoltare un angolo inaspettato e incontrare quella risposta che cercavamo da
tanto. L’ascolto, la pazienza e l’accettazione sono i presupposti indispensabili
per incontrare la nostra “chiaroveggenza” e cavalcare la nostra vita in
armonia: smettere di resistere ed essere capaci di perdere il controllo, non di
se stessi, ma delle realtà che ci viene incontro… e sono sicura che allora, ma
solo allora, vedremmo meraviglie…
Nessun commento:
Posta un commento
lascia un pensiero : )