Caspita, pensavo si trattasse di un momento, di una circostanza, di una contingenza legata al lavoro.
Invece no, mi rendo conto improvvisamente che sono in un mare di palta: immobile, ferma, attonita, cervello vuoto, quasi assenza di emozione (quasi), poche risate... sembra la quiete prima della tempesta.
Sono giorni che mi ritrovo in situazioni assurde, ad aspettare, aspettare nulla di particolare, semplicemente il tempo che passa, perchè devo stare lì e aspettare che qualcun altro faccia qualcosa, arrivi, smetta di fare qualcos'altro.
E' curioso, non è proprio nelle mie corde... di solito trotto io di qua e di là ad un ritmo fagocitante, passando da una me stessa a un'altra.
Mi ritrovo ad attendere candidate a un posto di lavoro che però non vengono, mi ritrovo ad aspettare ore e ore Cristian che, senza macchina, finisca di lavorare per rientrare tutti a casa, zampetto inutilmente sul computer senza concludere nulla delle miriadi di cose che invece vorrei fare, attendo come un'allocca che arrivi l'acqua calda della doccia, guardandola fissa e speranzosa, arrivo alla cassa e la commessa se ne va scusandosi... e attendo. Aspetto le mie figliole che vadano in bagno.
A parte un pò di fastidio e una noia mortale iniziale, la concomitanza di tutte queste attese mi ha allertato. Di solito quando accadono delle sincronicità è il momento di mettersi in ascolto: di sè, degli eventi, degli incontri, delle risoluzioni. E non sono mai messaggi chiari, bisogna saperli cogliere... lo dico sempre: come il gatto nero di Matrix, se si presenta due volte è un'anomalia... o meglio una sincronicità, come dicevo, allora bisogna acuire i sensi e ascoltare.
In questi giorni mi sono ritrovata più volte e in luoghi diversi a discorrere di illuminazioni, di vita contemplativa, di voti, di suore. Caspita
Cosa dovrei o potrei cogliere in questo? Non giudico in alcun modo, anzi sono parzialmente affascinata da alcune scelte radicali come lasciare tutto e chiudersi in un convento, anche se una parte di me non può fare a meno di pensare che possa anche essere una mossa semplice; improvvisamente non devi più pensare a nulla, ne al sostentamento personale, ne a progetti di vita o professionali, tracci una linea e segui un sentiero segnato da altri, senza più pensiero e/o affanno. Certo, l'idea di perdere la libertà sembra quasi disumano, ma quale libertà? Di farsi abbindolare dalla materia, dalle competenze o dal valore?
Libera di fare cose in fin dei conti?
Deve essere meraviglioso sentire questa "chiamata" e lasciarsi andare come in un fiume, galleggiare nella fede, che vuol dire FIDUCIA, con la certezza che quello che serve accadrà, che quello che è giusto sarà, magari non oggi, magari non in questa vita... ma il cosmo è questo...
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