Mi riapproprio lentamente del mio strumento catartico.
Una cara amica in questi giorni ha illuminato un quesito che
mi tormentava da un paio d’anni:
l’inaridimento del mio desiderio di scrivere.
Mi ha ricordato del valore catartico dello scrivere…
e lì, si
è accesa una luce dove risiedeva immota la risposta.
Due anni fa, l'essere stata testimone di mia madre, molto vicina alla
morte mi ha messo in un cammino interiore di crescita, un cammino non fatto di pensiero e
rielaborazione di senso, ma guadagnato attraverso le membra, nel nuoto, nella meditazione,
un percorso silenzioso utile a sciogliere un nodo profondo del mio essere.
Un incantesimo si è spezzato, sono guarita da un dolore dell’anima
che lenivo da sempre…
e non ho più avuto bisogno della catarsi della scrittura:
per identificarmi, per individualizzarmi, per autoriflettermi, per definirmi.
Un obiettivo raggiunto, autonomia referenziale, mi riconosco
da sola. Caspita, a 50 anni, meglio che mai…
Ma credo di essere in buona compagnia…
credo che ognuno di
noi senta il bisogno di essere confermato dall’altro da sé, proprio là dove
duole.
Perché è di questo che si parla, ci sono svariati campi per
ognuno di noi dove ci sentiamo in pieno possesso dell’autonomia referenziale, dove ci si riconoscoe competenti, capaci, adeguati, soddisfatti.
È dove duole, dove c'è sofferenza che si stenta ad essere autonomi e si chiedono conferme, si chiede ad altri (o
altro) di colmare i propri vuoti… (che possono essere colmati solo da se stessi).
Non dico di essere risolta, ma un nodo infernale si è
sciolto.
Perché ho ripreso a scrivere allora?
I fili si sono
riintessuti, sto regredendo?
No sono di fronte ad un nuovo anelito legato alla scrittura,
non quello di catarsi individuale, ma come strumento per avvicinarmi ai miei
simili: scrivere (come la parola, anzi la parola ancora meglio) è un
veicolo che so guidare con una certa destrezza, e non che io sia così speciale
da meritare attenzione particolare, al contrario...proprio per questo posso parlare di
qualcosa di interessante, perché racconto del sentire, e può risuonare in
qualcuno e portare risposte, o domande, o sollievo, o stizza, o … non
importa, quello che conta è entrare in
contatto… e scrivere è un modo di farlo.
Questa la mia nuova conquista: riconoscermi capace di
contatto umano vero.
Perché esserne capaci e riconoscersi di esserlo sono due
cose diverse…
grazie alla saggezza della vita che mi ha portato incontro prove
per comprendermi,
grazie alla mia mamma che si è lasciata guardare in momenti
disumani,
grazie a Francesca che mi ha fatto risuonare la giusta parola, quella che
mancava al mosaico…
perché mi sbloccassi e avessi di nuovo voglia di
raccontarmi e giocare con le parole.
E tu?
Qual è la tua nuova conquista? Perché ognuno di noi è
un eroe alla conquista del proprio Graal…