...curioso nel mondo!!!


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I gatti sono curiosi, sornioni, saggi e liberi.



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mi porta ad infilare i baffoni in molti luoghi interessanti...







mercoledì 1 febbraio 2017

DSA e dintorni

  In questi giorni mi è capitato sovente di parlare con diverse persone dei disturbi specifici dell'apprendimento, (DSA).
Lungi da me il volermi sostituire all'illuminato parere dei magnifici e superlativi neuropsichiatri che, dall'alto dei loro test scientifici e misurabili e provabili, sicuramente ne sanno molto più di me, sicuramente nel campo sanitario... in quello pedagogico credo di avere anch'io qualche competenza da spendere e aggiungerei che forse dovremmo pensare bene a quello che stiamo combinando, forse (e dico forse) non sarebbe sensato che in questi ambiti diagnostici dedicati ai bambini, al loro modo di apprendere, di sentirsi, di affrontare la frustrazione, insomma laddove non ci siano delle effettive minorazioni psichiche e/o organiche, non è sensato pensare di mettere la figura del pedagogista, invece che quella del neuropsichiatra? O almeno insieme?
Ma questa sembra una polemica e non è quello di cui voglio parlare: in verità mi preme sottolineare che NON è SENSATO ipotizzare una diagnostica precoce dei DSA o disturbi specifici dell'apprendimento. 
Mi basisco alquanto di quei progetti di prevenzione pensati nelle scuole dell'Infanzia e a quelle certificazioni formulate prima degli 8/9 anni. 
Mi sembra di intravedere un'ignoranza di fondo: i bambini sviluppano la capacità di rappresentazione intorno ai sei anni e mezzo e da lì in poi la raffinano in un paio d'anni. 
Cosa vuol dire questo? 
Vuol dire che il bambino ha bisogno di allenare una sua nuova facoltà e non si può pretendere che sia subito "competente". 
Per intenderci è come chiedere di suonare l'aria di Bach a qualcuno che ha appena preso in mano il violino. Ci sorprendiamo che non lo faccia e gli diciamo che ha problemi. Beh credo che il novello musicista diventerà subito insicuro, ansioso e non amerà molto suonare! 
Lo stesso vale per leggere, scrivere e far di conto.
Non capisco perchè la scuola, gli specialisti e (purtroppo) anche i genitori abbiano tanta fretta!
Un bambino ha il tempo di tutta la scuola primaria per raffinare le capacità di letto-scrittura e di calcolo, è necessario infondere l'amore per lo studio, capacità che, se persa precocemente, sarà davvero difficile riconquistare.
Sento già le obbiezioni di chi ci è passato e di tanti altri, vorrei vedere te, non sai cosa vuol dire eccetera eccetera.
Quello che sto cercando di dire è che se c'è effettivamente una dislessia o una discalculia o digrafia, c'è tutto il tempo, non bisogna affannarsi: i supporti multimediali che aiuteranno e sosterranno chi ha questo tipo di difficoltà, permetteranno nella scuola secondaria di stare al passo con gli altri e di scegliere la carriera scolastica e professionale che meglio si crede. Ma questo sarà possibile solo se avrò attivato tante altre capacità critiche, di pensiero divergente, di scelta, di capacità immaginativa, di arte e creatività, di fiducia e di amore per la scuola, di amore per gli insegnanti e il per sapere.
Un bambino con problemi specifici d'apprendimento molto probabilmente ha avuto un blocco o un ritardo nello sviluppo sensomotorio nei primi sette anni, ovvero non ha sviluppato nel migliore dei modi il senso del movimento e / o dell'equilibrio, compromettendo l'organizzazione spazio temporale della realtà, presupposti indispensabili per l'apprendimento di letto-scrittura e calcolo.
Come posso pensare di favorire questo GAP intercorso attraverso i sistemi compensativi in tenera età? I bambini avranno invece bisogno di passeggiate nei boschi, staffette, percorsi, psicomotricità, cadute e piroette, danze e pitture per recuperare il più possibile quei pre-requisiti: tanto cos'ho da perdere? 
In qualche modo c'è già stata un'interruzione anomala di tale sviluppo, che sicuramente potrò compensare con i sistemi informatici all'età giusta per poter accedere ai saperi e alle nozioni. 
Ma prima perchè?
Prima è necessario che il bambino sperimenti, provi, scopra nuove strategie personali nell'apprendimento e nell'organizzazione senso motoria.
Le certificazioni precoci fanno un danno esagerato, è come se legassero mani e piedi ai bambini togliendo loro la più grande maestra di vita: l'esperienza!
E' possibile che nei primi anni di scuola i bambini capovolgano lettere e numeri, se non reagiamo con ansia e preoccupazione, molto facilmente questi piccoli problemi svaniranno da soli, magari è il segnale che il nostro bambino o alunno è un pò troppo sedentario? magari posso organizzare qualche gita in natura in più o qualche gioco psicomotorio in palestra? 
Posso immaginare di fare grandi pitture murali, così che il bambino utilizzi tutto il corpo per scrivere e non solo la motricità fine, in modo che possa introiettare il segno nel corpo prima che nel pensiero.
Posso costruire percorsi tattili con i piedi per rappresentare curve e dritte (basi per la letto-scrittura), posso giocare agli specchi, ai ribaltamenti, ai quattrocantoni... tutti giochi che organizzano lo spazio. E per il tempo? giochi con la palla, danze in cerchio, filastrocche cantate in gruppo... 
Vi prego lasciate da parte i computer fino alla secondaria, mettete i bambini in movimento, mettetegli le mani in pasta, fateli cadere, rotolare, cantare, urlare, correre, saltare, ballare... nulla scappa davvero.
Anche perchè se ci sono patologie più gravi di un semplice disturbo specifico dell'apprendimento, insegnanti e genitori se ne accorgono subito... e in tal caso gli interventi precoci e le certificazioni devono essere tempestive... ma credo che siamo in una società che problemizza la lentezza, la vivacità, i sogni ad occhi aperti, la voglia di giocare... tutte cose naturali per un bambino... e così scappa la voglia di studiare, ci si sente stupidi, inadeguati, inferiori... a volte persino privilegiati (Lui usa il computer a scuola).
Sono un pedagogista e credo fermamente che l'approccio educativo e gli stili di insegnamento dovrebbero rinnovarsi e dinamizzarsi un pò... altro che diagnosi precoci!
Le maestre dovrebbero riprendersi il loro giusto posto!
Un tempo la maestra unica sapeva chi aveva in classe: c'era il bimbetto che correva ovunque ma che ascoltava tutto, quello che guardava fuori dalla finestra sognante, quello che non aveva voglia ed era slumacato sul banco, quello triste, quello diligente, quello saputello... e sapeva che, piano piano, in cinque anni tutti loro avrebbero raggiunto quei requisiti di base per stare nel mondo, per imparare, per studiare, per lavorare, per godersi la cultura... oggi dobbiamo sapere innumerevoli nozioni, superare gli INVALSI, essere competenti e ce ne freghiamo di come stanno i bambini, se sono ansiosi, se temono la performance, se sono competitivi, se sono inadeguati, arrabbiati, infelici... 
Abbiamo smesso di farli giocare e loro gridano forte contro l'ingiustizia che stanno subendo, rendendo la vita a scuola difficile, con i disturbi d'apprendimento, con l'oppositività, con la paura.

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