la fata Morgana |
L’invasione
degli altri a volte è davvero insopportabile. Aggiungo che per “altri” intendo
tutto e tutti… qualunque “cosa” abiti fuori dalla propria pelle. Ci invade il
puzzo spaventoso dei gas di scarico delle macchine. Ci invade il vicino con le
sue emanazioni varie (puzza di cibo, musica fastidiosa, richieste tediose,
briciole e panni stesi). Ci invade la necessità estrema degli altri di
affermare se stessi ad ogni costo… anche se stai facendo altro…
Ci
invade, ogni giorno, la sveglia: nel momento stesso in cui il risveglio non è
misurato sul proprio bioritmo ed è operato dall’esterno, è una violenza
spirituale estrema.
Ci
invade la sensazione di non averne mai abbastanza di ogni cosa: sensazione
malata del nostro tempo. Non importa se ci siamo “consapevolizzati” in qualche
modo e non abbiamo più bisogno di comprare quel che comprano tutti per sentirci
adeguati (cosa che è impossibile vista la continua pressione commerciale),
comunque abbiamo sempre quella sgradevole sensazione… vorrei più tempo, più sonno,
più …
Ci
invade la necessità di prostituirci quotidianamente vendendo il nostro
preziosissimo tempo per avere in cambio un misero stipendio che vola in pochi
istanti. È già impegnato prima di percepirlo, oggi e per anni a venire.
Ci
invade la richiesta di efficienza ed efficacia (in che senso? Per chi? Secondo
quale parametro?)
Ci
invade il qualunquismo che intavola conversazioni pneumatiche e irriverenti
verso l’essere umano stesso.
Ci
invade la famigerata “media”, insomma quella situazione che accontenta un po’
tutti ma, in verità, non accontenta nessuno.
Ci
invade dover scendere a compromessi con gli altri invece che con noi stessi.
Ci
invade non appartenere a nessun luogo e contemporaneamente non riuscire ad
essere neanche soli.
Ci
invade la famigerata coerenza, figlia di quale arpia poco nota ma davvero
feroce? Ma quale coerenza? Verso chi? Verso cosa? Si intende immobilità? Cosa
vuol dire che non posso cambiare idea? Sono una fotografia? Sono impermeabile a
tutte queste invasioni (barbariche aggiungerei).
Insomma
siamo bolle che viaggiano nell’universo e ci scontriamo di continuo… del resto
è il nostro compito terreno e non dovremmo lamentarci, vivere la materialità e
la separazione, basta esserne consapevoli e ricordarsi sempre di chiedere:
permesso? Posso? E forse così tutto filerebbe più armonioso e ci ricorderebbe
che infine abbiamo anche un’altra pelle che ci contiene tutti: il cosmo intero,
l’unità da raggiungere attraverso l’arte dell’incontro e quindi lasciandoci
dolcemente invadere ogni giorno.
Le invasioni barbariche
“Contrariamente a quello che
pensa la gente, il ventesimo secolo non è stato eccezionalmente sanguinoso. Le
guerre hanno causato centotrentacinque milioni di morti, cifra non
impressionante, se pensiamo che nel sedicesimo secolo gli spagnoli ed i
portoghesi sono riusciti, senza camere a gas, né bombe a fare piazza pulita di
centocinquanta milioni di nativi
dell’America Latina. E’ un lavoro improbo. Centocinquanta milioni di persone a
colpi d’ascia! E’ un risultato ammirevole, tanto ammirevole che in America del
Nord gli olandesi, gli inglesi, i francesi ed alla fine gli americani ne hanno
tratto aspirazione, sgozzandone a loro volta oltre cinquanta milioni. Duecento
milioni di morte in totale. Il peggior
massacro della storia dell’umanità. E’ successo qui, in casa nostra. Ma non si
parla di dedicare un museo a questo olocausto.
La storia dell’umanità, sorella,
è costellata di orrori.”