Andiamo
in ordine, venerdì ho lasciato frettolosamente il lavoro e sono corsa a casa a
prelevare figlie e marito e ci siamo diretti belli baldanzosi a casa di amici
carissimi. Le bimbe erano tutte elettrizzate, non vedevano l’ora di incontrare
le loro amichette (anche i nostri amici hanno due belle bimbe) e immergersi in giochi,
urla, travestimenti e letture per ore e ore.
Nel
frattempo le mamme e i papà si sono dilettati in chiacchiere interminabili e
scambi di vicende e incontri vissuti. Per me e Cri (e anche le bimbe) il tempo
passato con questi amici è sempre lieto e fugace, ci separiamo sempre con una
sensazione di “avevamo ancora tante cose da dirci, da fare, da raccontare…” e,
in contemporanea, di caldo abbraccio, di “famiglia”…
Quindi
il fine settimana è cominciato intenso e gradevole, la sera è stata dedicata
finalmente al riposo.
Il
sabato si è rivelata una giornata densa e ricca di imput diversi, infatti dopo
essere andati a pranzo dall’amata nonna Emanuela, ho lasciato le pulcine al
papà e, ancora insieme a Diana, ci siamo dirette contente al secondo incontro
di pittura con Letizia. Questa volta l’incontro lavorava sulle atmosfere del
viola. Abbiamo preparato il nostro spazio (tavoletta, vaschette di colore,
pennelli, pezzette di cotone, acqua) e abbiamo ascoltato la presentazione con
molta curiosità e attenzione. Come la volta precedente mi ha colto lo stupore
nell’incontrare gli occhi significativi di Letizia: azzurri, presenti, diretti,
in alcuni momenti quasi interrogativi, veri.
Ci ha presentato questo
meraviglioso colore come la possibile esperienza religiosa, ovvero di contatto
e unione con il divino. Il viola è il rischiararsi della tenebra (dell’indaco),
rappresenta il germoglio di nuove forze per affrontare il futuro. Lo troviamo
nell’alzarsi delle nebbie mattutine o, per pochi momenti, durante il
crepuscolo, talvolta più accompagnato da sfumature del blu, altre del rosso.
Quella del viola è un’atmosfera che accompagna un passaggio, una sospensione
momentanea e delicata.
Quindi abbiamo
dovuto cercare nel nostro foglio, attraverso l’acquarello, più sfumature di viola possibili. Avevamo a
disposizione il vermiglio, il blu e il viola stesso. Per riuscire a creare più
sfumature possibili era necessario stendere il colore ed attendere che
asciugasse, anche portando il foglio umidiccio davanti alla stufa. La richiesta
era di fare un lavoro interiore, di cercare dentro di sé quell’atmosfera
mistica e di passaggio e di riprodurla sul foglio attraverso i colori.
Questo
approccio all’arte è interessante: non si comincia mai dalla forma e neanche
dal gesto, si cerca sempre di creare un’espansione del colore (caratterizzata
dalle sue peculiarità – ovvero irraggiante se è giallo, avvolgente per il blu,
fluttuante per il viola…). Solo successivamente si accentua il gesto e,
cercando nelle sfumature e nelle atmosfere che si sono create, si sottolineano
delle forme più o meno definite. Letizia ci ha detto che viola e verde si amano
e così, a foglio asciutto, abbiamo
cercato di creare un paesaggio naturale o intimo che rappresentasse quanto
detto, cercando il contrasto, l’atmosfera…
Successivamente
dopo aver asciugato ben bene il lavoro abbiamo potuto “rifinire” il panorama
con alcuni gessetti, assecondando le forme e i gesti che emergevano dal foglio.
I disegni erano tutti bellissimi, ognuno con caratteristiche diverse, alcuni
più naturali altri più intimisti, ma tutti con una medesima sensazione di
freschezza, di rinascita. Ero molto soddisfatta, mi sono aggirata a mio agio in
questo atelier che comincia ad avere delle mie intimità, ho sbirciato
l’ambiente meno metodicamente ed ho sentito l’energia della creatività, del
colore, del riflettere e dell’esprimere che sicuramente hanno abitato questo
simpatico ambiente.
E poi piano piano, mente mi dirigevo a casa con il mio bel disegno, ha cominciato
a farsi strada una nuova sensazione: un dannato mal di testa proprio tra le due
sopracciglia, dove è situato il terzo occhio (il cui colore non a caso è
proprio viola !!!).
Mi
sono sorpresa (come al solito) di questa sensibilità, addirittura corporea,
all’arte e al sentire e mi sono diretta a casa un po’ afflitta, sapendo di
dover preparare pizze per la famiglia e i nostri graditi ospiti (i cugis…).
Fortunatamente
l’attività, le bimbe affamate di mamma, i cugis e la pizza hanno dato un pochino
di tregua all’emicrania, così, grazie alle indicazioni di Cri, abbiamo fatto in
gruppo un altro bel disegno: le betulle.
Con
gomma pane, fusaggine e tocco magico abbiamo realizzato delle bellissime
tavole. È stato molto bello fare questa attività di gruppo con i cugis,
condividere un momento artistico, sociale, individuale e corale
contemporaneamente, perchè è proprio quello che vorremmo raggiungere in questo
momento storico come famiglia… ancora lei… sono molto fortunata: in molti
luoghi sono a casa, in famiglia.
La
domenica poi ci ha visti sornioni e felici all’inseguimento di un timido sole
che ha fatto capolino tra le nubi… ne abbiamo approfittato e tutti insieme
siamo andati a sentire il verde sotto i nostri piedi, il marrone della terra
fra le mani, ad annusare l’umido e l’elettricità della montagna remota e,
amanti, costruiamo giorni e giorni, strati e strati di intimità e condivisione
e le mie bimbe AMANO un sacco di persone e credo che questo è il più grande
dono che io e Cri possiamo fare loro.
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