E
poi scende il silenzio! La vita è un flusso ad onde, fatto di creste e di
valli, di grandi mareggiate, bonacce e maree.
Vivo
in una corsa sfrenata, programmando il tempo familiare, conciliando il lavoro
alla mia esistenza, buttandomi nella mia passione (la parola), creando,
giocando, sbuffando, pensando, ordinando…ando.. ando.. ando…
Felicemente
percorro la mia vita, assaporo i progetti in divenire e sono gioiosa di essere
ma…
alcuni
giorni è difficile, ci si sveglia e l’aria sembra rarefatta, quasi da ingoiare
invece che da respirare. Ti fermi un attimo e cade qualcosa, scivola, gelido,
il vuoto di senso e d’un tratto tutto è fatica. Solitamente avviene in un
momento di sosta, una vacanza, il termine di un progetto lungo e faticoso, ci
si ferma un attimo e improvvisamente si sente fortissima la perdita di
significato.
Ogni
corsa, ogni azione, ogni pensiero sembra rimbalzare in una stanza imbottita, i
pensieri sembrano vagare senza rumore, senza frattura, solo inerti .. fluttuano
e cambiano direzione solo perché hanno incontrato qualcosa… alzarsi al mattino
è faticoso e le giornate sembrano identiche tra loro pur facendo cose diverse.
Occuparsi delle piccole cose è noioso e necessita di infinita energia, la
stanchezza si impossessa dell’incedere e del volere. Non so dove abbia radice
il “non senso”, forse nella caducità stessa della vita, forse nasce un flebile
ed inconsapevole rimpianto di un mondo “altro”, una sfera celeste dove il tempo
e la materia non esistono, forse sentiamo intrappolata la nostra scintilla
divina immanente altrove, ma trascendente nella materia… o forse semplicemente abbiamo
bisogno di fermare i destrieri al galoppo, scendere dal carro e sulla cima
della montagna osservare il tragitto percorso: domandarci se la strada scelta è
proprio quella che desideriamo, se abbiamo le forze per andare avanti e
decidere magari di prendere un altro sentiero. Momenti biografici che ci
fermano e ci chiedono attenzione, lungimiranza, meditazione. E come sempre
bisogna essere degli artisti e navigare con grande perizia nel mare del “vuoto
di senso” perché la sua densità è tale che potrebbe intrappolarci e lasciarci
nell’immobilità, condurci in una caduta rovinosa di indolenza e pseudo
depressione. Come la luce porta con sé una grande oscurità, anche il significante
è compenetrato dal vuoto: l’arte consiste proprio nel danzare armoniosi tra uno
stato e l’altro, tra il nulla e il tutto e la soluzione in verità è semplice,
basta vivere consapevoli dell’ unità delle parti. E quindi in questi giorni
accolgo con amore ed attenzione questa greve “assenza di senso” e, vigile,
attendo le nuove turbinose galoppate… un po’ guidate dalle mie redini del
carro… e un po’ dai focosi destrieri al galoppo.
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