gli amanti: faggio e luce |
È una primavera tardiva, oltre a piovere spesso continua persistente
un freddo fuori tempo. È un tradimento delle aspettative, marzo vuole essere
incorniciato dalle belle magnolie della nostra provincia, variopinte,
scintillanti, orgogliose e corali.
In questi giorni di aprile stanno timidamente
sbocciando: confuse ma tenaci. Non possono e non riescono gridare il loro
profumo e il colore al cielo all’unisono perché la fioritura dipende
dall’esposizione, dalle zone, alcune più temperate, alcune con qualche raggio
di sole in più. Mancano le magnolie. In queste giornate umide è comunque inconfondibile quella luce del
mattino allegra, ugualmente si sentono stridere delle rondini audaci, la cena è
ancora inondata di luce e si indugia sull’orizzonte. Quella linea lontana tra
terra e cielo che quando accoglie il tuffo del sole si inonda di luce, straripa
di arancioni, rossi e il fuoco divampa come a ricordarci da dove veniamo. Uno
sposalizio ancestrale tra la dolce madre terra e il cielo paterno che ci
indirizza nel pensare cosmicamente, unitamente, divinamente.
Ricordo innumerevoli momenti in cui ci si perde
languidamente in quella linea, il cuore, il corpo e anche il pensiero di
colmano di silenzio ed appartenenza: ogni luogo è casa, ogni persona al nostro
fianco è fratello ed è bello indugiare benevoli in questa dolcezza di ogni
primavera… promessa di eterna amorevolezza.
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