Una caratteristica significativa (e molto simpatica) delle scuole Waldorf è la
gestione, da parte dei genitori, di alcune attività legate alla “cura” della
scuola stessa. In particolare mi riferisco alle pulizie e alla cucina.
Ovviamente occuparsi della gestione direttamente abbatte (se non annulla) i
costi organizzativi e questo per una scuola che si autosostenta economicamente
è molto importante. Ma non è l’unica ragione: pulire la scuola, in termini
pedagogici, offre al bambino quella “continuazione” tra casa e scuola,
quell’impulso di cura che è proprio dell’ambiente domestico. In particolare per
i bimbi della materna è molto importante riconoscere l’appartenenza, la
coerenza e la continuità tra il suo “mondo” casalingo e la realtà esterna.
Oltre
alle pulizie nella nostra scuola i genitori organizzano anche la mensa
giornaliera. Nel tempo (aumentando i bambini e quindi i pasti) si è reso
necessario avere una cuoca a tempo pieno che garantisse la presa in carico
della gestione della dispensa, dei pasti e dei volontari. Infatti ogni giorno è
presente un genitore a rotazione ad affiancare la cuoca.
Il
turno cucina è davvero interessante: la maggioranza delle persone hanno
attività lavorative slegate dalla ristorazione e si limitano ad organizzare e
preparare pasti e pietanze per un ristretto numero di persone (la famiglia e
qualche evento tra amici).
Beh
ritrovarsi in una cucina che eroga circa 50/60 pasti offre una prospettiva del
tutto diversa.
A parte la necessità di dover fare la certificazione HCCP attraverso
una formazione individuale con un esperto ogni due anni, il genitore di turno
si ritrova a dover ragionare su quantità ignote, su elettrodomestici
giganteschi e tempi ampliamente dilatati.
Le
mie bimbe (e con loro tutti i compagnetti) vanno in visibilio quando sanno che
mamma o papà sono in cucina, è un avvenimento che li riempie di orgoglio e
felicità. Quindi ne vale sicuramente la pena nonostante la fatica (perché è più
faticoso di quanto si possa immaginare) e vale la pena anche sacrificare quei
sporadici giorni di ferie che mi tocca prendere per poter espletare a questo
compito tanto atteso dalle piccine.
Comunque
come stavo dicendo si entra in mondo di altre dimensioni.
Cosa
c’è di più semplice di una bella insalata di finocchi? Semplice è un eufemismo,
i finocchi richiedono una prima pulitura esterna, una sommaria suddivisione in
spicchi, un lavaggio attento e scrupoloso per snidare la terra tra le foglie e,
infine, la parte peggiore: tagliarli a fettine sottili. Avete una vaga idea di
quanti finocchi ci vogliano per fare un’insalata per 50 persone? Beh l’altro
giorno durante il mio turno cucina praticamente non sono riuscita a fare molto
altro!!!! Decine e decine di finocchi da mondare, lavare, tagliuzzare e
impiattare!!!
Avevo la mano rossa e un pre callo dove impugnavo il coltello per
affettarli. Raccontato così sembra solo un ingrato compito, ma lì, in cucina, è
diverso. Oltre alle piacevoli chiacchiere con la nostra cuoca Veronica (anche
lei mamma di due bimbi della scuola), immergersi così in un’attività pratica e
viva (perché il cibo per i bimbi è qualcosa di estremamente vivo) porta ad una
specie di meditazione, di concentrazione neutra che rilassa e nel contempo
nutre. Eravamo io e i finocchi e il tempo non contava. È bello accarezzare le
foglie fresche e sentire le venature carnose, far scrosciare l’acqua e stanare
la terra resistente… In tutti i miei turni cucina ho percepito questa forza
meditativa della cura del cibo. È bello accarezzare il cous cous per ungerlo
con l’olio dentro un pentolone più grosso di un lavandino, è divertente fare
“il soffritto” di cipolla perché occorrono numerose cipolle e lascio immaginare
i pianti… spalmare, tagliuzzare, rimestare…. In grosse quantità in grandi
dimensioni e queste grandezze ti portano nella pratica, nell’esercitare la
volontà. Chiaramente c’è anche tutto il resto: preparare le stoviglie per tutte
le classi (posate, bicchieri, piatti, cestino del pane etc), confezionare i
piatti di portata e consegnare il tutto, pulire le enormi pentole nel lavandino
(e pesano in modo indescrivibile), avviare circa 5/6 lavastoviglie, ritirare i
piatti sporchi, lavarli, asciugarli, pulire la cucina…
stravolta |
insomma è un tuffo in un
mondo profumato, colorato, manipolativo che ti spezza le gambe… alla fine di
ogni turno cucina sono stremata ma felice: per tutto il giorno io e le piccine
ci raccontiamo che cosa abbiamo mangiato, che sono arrivata proprio io a
portare i piatti e soprattutto a domandarmi – quando vieni ancora mamma?-
Nessun commento:
Posta un commento
lascia un pensiero : )