È
interessante soffermarsi sul metodo utilizzato per l’apprendimento della
matematica nella scuola primaria perché porta a considerazioni ontologiche
rilevanti.
La
funzione fondamentale della matematica è utilitaristica: contare e misurare ci
danno importanti informazioni sulla quantità e la grandezza. Da un altro punto
di vista, però, i concetti di grandezza e quantità sono assolutamente astratti,
non hanno derivazione diretta dalla natura (si pensi alla relatività). Per contare
l’uomo si separa dal mondo, lo divide e lo analizza.
Nei
bambini piccoli, fino circa a 9/10 anni, questa separazione è sempre
artificiosa. È indispensabile che io sappia padroneggiare con grande competenza
la capacità di rappresentare la realtà (secondo appunto schemi e mappe
logiche). Il passaggio dall’unità “mondo-bambino” alla scomposizione “mondo e uomo”
è lento e graduale ed è necessaria una sana educazione del pensiero logico
prima dell’introduzione del concetto astratto di numero, quantità e grandezza
(quest’ultima in particolare è sempre legata ad unità di misura e capacità di
confrontare la diversità).
Per
tali ragioni l’insegnamento della matematica nei primi anni della scuola
primaria dovrebbe essere sviluppato attraverso il gioco, un allenamento che
parta dalla naturale percezione (del bambino) globale del mondo e che porti,
solo successivamente, all’analisi delle sue parti.
Quindi
è auspicabile portare i numeri ai bambini secondo “il loro carattere” piuttosto
che come indicatori di quantità. Ogni numero è in sé portatore di un suo “essere”
da sentire e riconoscere.
Posso
portare i singoli numeri attraverso delle storie, delle immagini, delle
similitudini.
Per
esemplificare possiamo dire che l’uno è meglio compreso se portato come unità
(tanti alberi fanno 1 bosco, tanti bambini fanno 1 classe, tante case fanno 1
città…). Per il due ci sono moltissime immagini facilmente riconoscibili dai
bambini: sole e luna, notte e giorno, moglie e marito…
Il
tre è splendidamente rappresentato da mamma, papà e bambino. Il quattro lo
possiamo trovare in tutti i quadrupedi, le pareti di una stanza, i 4 elementi…
Il
cinque lo si incontra in molti fiori, la stella, la mano… il sei è ben
rappresentato dalle celle delle api, alcuni fiori come il tulipano… il 7 si trova nei giorni della settimana, i
colori dell’arcobaleno, le note musicali… Otto sono le zampe degli insetti,
nove sono i mesi per l’arrivo di un bambino e la figura del nove ben disegnata
rappresenta una mamma con il braccio che scende a cingere il piccolo, il 10
sono le dita di mani e piedi. Insomma tutte queste immagini possono essere
raccontate, disegnate, scovate insieme al bambino, e portano insieme la qualità
del numero e anche la quantità, ma in un modo molto concreto, tralasciando le
astrazioni e partendo dall’esperienza del bambino.
Le
operazioni poi di per sé hanno le loro caratteristiche: l’addizione è una
comparazione spaziale, mette insieme “questo e quello”, raccoglie in un
medesimo punto, la sottrazione invece ha un andamento gerarchico, il valore dei
numeri è dato dalla loro posizione. La moltiplicazione è rotante e in movimento,
salta e corre raggruppando. La divisione infine è rigorosa perché unifica tutte
e quattro le operazioni. Anche queste possono essere presentate in vari modi:
attraverso personaggi fantastici in una storia (quattro cavalieri che mettono
ordine) oppure folletti che raccolgono, perdono, ammucchiano e suddividono.
Questi personaggi possono essere interpretati dall’insegnante, costruiti in
stoffa, disegnati. Il maestro Cristian (il mio preferito, infatti è mio marito)
ha scelto quattro simpatici gnometti in legno vestiti in pannolenci,
caratterizzati dal loro carattere e le loro peculiarità.
Quasi
sempre l’insegnamento della matematica parte in modo analitico e lineare:
5+5=inevitabilmente 10 (il bambino semplicemente conta gli elementi dei due
insiemi fino ad arrivare a 10). Posso invece partire dal globale e lasciare al
bambino la possibilità di trovare la risposta, lasciando a lui la possibilità
di costruire gruppi di oggetti. In tal modo potrà scoprire che il 10 è formato
da 3+7, ma anche da 6+4 e ancora da 9+1 e arriveremo anche a 5+5. Il processo è
completamente rovesciato, il bambino gioca con gli oggetti e si costruisce un
ordine logico proprio. Nello stesso modo si può dire delle altre operazioni, invece
di riconoscere meccanicamente che 12-5=7 possiamo giocare togliendo piano piano
noci o sassi nascosti da teli e man mano scoprire quanti ne restano. Nella
moltiplicazione si ammucchia e si salta e la divisione porta alla spartizione
(prima in due parti, poi in gruppi e solo dopo con i numeri veri e propri).
Questi simpatici personaggi arrivano uno dopo l’altro perché portano un unico
pensiero di movimento degli oggetti, un fare logico che man mano prende dei
nomi specifici. In questo modo i bambini giocano e si incuriosiscono,
difficilmente cadono nel rifiuto dell’ostica matematica che non si comprende (perché
astratta e non alla portata del bambino). La matematica diventa concreta e
divertente e facilmente compresa. In questo modo accompagno il bambino nella
scoperta di connessioni logiche che misurano e analizzano il mondo, secondo i
suoi ritmi e attraverso una magnifica capacità logica globale. La pedagogia
Waldorf utilizza questo metodo, accompagna i bambini nella matematica
attraverso racconti, filastrocche, conte e molto movimento corporeo. Io credo
fermamente che questi metodi attivi siano i migliori e sarebbero un toccasana
per tutti quei bimbi che riscontrano difficoltà negli apprendimenti matematici.
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