...curioso nel mondo!!!


...curioso nel mondo!!!

I gatti sono curiosi, sornioni, saggi e liberi.



La ricerca continua del filo conduttore del significante

mi porta ad infilare i baffoni in molti luoghi interessanti...







giovedì 30 novembre 2017

Stampelle e falchi


Ci risiamo. 
Sono avvezza alle stampelle, agli appoggi precari, al dolore camminando.
Ci risiamo, ho preso una sonora distorsione al piede sinistro.
AH!
Quante volte, troppe volte, ho stretto forte i denti, ho faticato a deambulare, mi sono sentita intrappolata rispetto alla mia volontà di azione.
Questa volta è diverso però. 
Sono un pochino più calma. Non smanio, mi sono velocemente rassegnata a muovermi lentamente, molto lentamente, alla prigionia casalinga, alle fitte che mi arrivano al cervello quando, inavvertitamente, appoggio un pò troppo il piede.
Ci risiamo a combattere contro la mia grande energia che sembra debba esplodere dentro le mura di casa, che sembra non finire mai, che sembra farmi sempre ruzzolare sul pavimento.
E sia.. sono fatta così... sono più serena delle altre volte e infatti la risoluzione avviene più velocemente. 
Nessuna frattura questa volta, solo una distorsione, sta guarendo in fretta.
E qui... non posso fare a meno di soffermarmi qualche rigo sulle strabilianti (e non in senso positivo) vicissitudini che hanno accompagnato questo sfortunato evento.
Dopo la storta ho aspettato un pochino, per capire se con ghiaccio e arnica passasse... mmmm il bozzo grande come un'albicocca sul mio piede mi inquietava, mi immaginavo già con qualche frattura che si scomponeva per la mia avventatezza e per la mia mania di stare lontana dai medici.
Va bene mi sono predisposta ad andare nei gironi dell'inferno del pronto soccorso: ho preso il mio lavoro  a maglia, ho predisposto la cena per le bimbe, il reperimento delle stampelle e i  trasporti di tutti ... e via... 
è cominciata l'interminabile e insana trafila.
Tutto come previsto: tre ore e mezza di attesa prima di essere chiamati, (nel frattempo ho quasi finito il poncho che sto facendo a maglia e ho fatto amicizia con un certo numero di variegate persone, una ragazza marocchina con il velo che aveva fatto un incidente in macchina, un'albanese dolorante, penso per una colica, una vecchina che attendeva immota la figlia che faceva un controllo).
Secondo girone, nuova lunghissima attesa, questa volta meno interessante, in mezzo ai letti di poveri anziani debosciati, riversi, lamentosi, denudati dei loro vestiti, della loro dignità, del loro diritto a essere scomposti, indignata per la presenza di una bimbotta di due anni con il gomito fratturato che aspettava da più tempo di me con la sua mamma, disgustata da una badante rumena tanghera che inveiva contro l'inefficienza del sistema italiano, verso il povero vecchietto da lei seguito che fremeva nel letto, sbraitava, urlava, faceva rumori molesti.
Terzo girone il medico che  guarda con compatimento e mezzo disgusto il mio piede gonfio come una zampogna e nero come una prugna, l'infermiera mi fa un sorriso gentile e comprensivo, il medico non mi guarda neanche in faccia, non tocca neanche il mio piede...
Quarto girone, attesa (breve questa volta) per fare la radiografia... ritorno all'attesa del secondo girone... insieme all'orribile badante (meno male che la bambina è stata chiamata in qualche altro girone... forse potrà andare a casa).
Nuova lunga attesa... sento chiamare il mio nome... due volte in modo spazientito... arrivo maledetti (penso tra me, non vedi che faccio fatica a camminare?).
Il dottore stolido mi guarda attraverso le lenti e mi dice con un mezzo sorriso: "non è rotto... sorpresa vero? anch'io, non ci avrei scommesso, ho guardato bene, eppure la frattura non c'è." (sembra deluso)
Poi si rivolge all'infermiere e gli ordina di mettermi la stecca, il ragazzo a mezza voce dice: "non ce n'è più"... il dottorino senza fare una piega gli risponde: "mettile quello che c'è" 
AH!
Il ragazzo visibilmente imbarazzato mi sorride e mi mette la leggera bendina che sa essere insufficiente, così imbarazzato che dimentica anche di mettermi una qualsiasi pomata... e nessuno (oltre ai raggi x) ha visitato il mio piede...
Il dottorino veloce e solerte mi prescrive SETTE dannati giorni di malattia e, solo per questa volta veloce come un furetto, li invia alla previdenza...
Nooooo dico... e lui con un sorriso antipatico mi dice: "troppo tardi"... perchè mi odi maledetto? solo perchè ti ho detto che non volevo l'antidolorifico e che preferivo i fiori di Bach? Solo per questo mi tratti così?
Non dico nulla, zoppicando con la mia scarpa in mano me ne vado... mi ha redarguito più volte di non caricare il peso...anche mentre uscivo... e bravo cosa faccio volo?
Meno male che, essendo esperta come dicevo, ho contattato mia sorella che era già fuori ad aspettarmi con le stampelle... sono tornata a casa mestissima.
Perchè mi sono tanto arrabbiata? Perchè non volevo rimanere in casa prigioniera agli arresti domiciliari con la maledetta malattia, avrei preso un giorno di ferie l'indomani e poi (non facendo ne il giardiniere, ne il muratore e neanche il maratoneta) stando seduta e tranquilla sarei ritornata al lavoro e avrei continuato a fare il resto della mia vita... 
Oltretutto il piede sta guarendo velocemente e questa prigionia è ancora più fastidiosa.
E qui comincia la seconda epopea: ho provato a farmi togliere i giorni... come aveva predetto il dottorino infame, che mi aveva detto che non ce l'avrei fatta, ho parlato con l'ufficio personale, con il mio medico di base, con l'INPS, con chiunque volesse ascoltarmi... niente, nessuno si assume la responsabilità di togliermi questi giorni di malattia... unica soluzione farmi un altro girone infernale al pronto soccorso.
AH! e magari allungare la coda a qualche altra bambina di due anni con il braccio rotto?
Mi sembra una commedia pirandelliana... chiedo di farmi tornare al lavoro, nessuno me lo consente, però se esco di casa mi decurtano lo stipendio perchè sono la "furbetta del cartellino" che finge ...
Qualcosa non va... decisamente c'è qualcosa che non funziona nel nostro sistema di vita... e penso alle persone che muoiono di fame, alle guerre, al dolore vero, ai problemi veri... e mi sembra che noi anneghiamo in una burocrazia che alimenta se stessa senza pensiero per l'umano che ci sta dietro... il nostro fantomatico occidente ... così decadente, così misero.....
E poi mi domando... perchè non dovrei mai uscire... se qualcuno mi accompagnasse su una bella panchina davanti al lago... penso che farebbe benissimo a me e al mio piede, senza che la mia storta sia necessariamente falsa... insomma è un serpente malefico che si autodivora questo mondo di regole, di caselle, protocolli, di mangia uomini, di sfiducia reciproca...
Ma io sento che la mia vita è diversa, che nonostante tutto ce la faccio... e mi viene in mente che quando ho preso la storta su un filo della luce sopra di me ho nettamente visto un grosso rapace, penso fosse un falco... calmo immoto... l'ho visto solo io...era lì per me: animale totem delle persone pionieristiche, con grandi ideali, grandi progetti, grande immaginazione.... ed ora non mi resta che coniugare insieme storta e falco per intraprendere con sempre maggiore sicurezza e determinazione il mio sentiero, cosa vorrà dire?Qualche traccia ce l'ho, sto cambiando molto in questo periodo, sto dando forma ai miei sogni, ai miei desideri, sto lasciando vecchie zone erronee, sto guardando più in alto all'orizzonte... e certo le vertigini possono far cadere... ma è stata una lievissima caduta.... mi sento più ardimentosa di prima... e forse qualcosa in più la so... che SI' mi interessa cambiare qualcosa in questo sistema perverso... e il mio più grande talento è la parola... cosa conosco più di ogni altra cosa? pedagogia e biografia... ecco SI' questa è la mia via.
Elogio della lentezza... grazie amico falco!

giovedì 23 novembre 2017

Il salotto delle Gatte


Così,
ci si incontra per caso...
e altrettanto per caso si comincia a vedersi.
E poi, inspiegabilmente, giorno dopo giorno, consuetudini e lievi intimità, grandi e gentili affetti, carezze con gli occhi, accettazione.
Come nascono le amicizie? 
Dalle grandi esaltazioni reciproche, dagli entusiasmi, dalle condivisioni, dalle affinità, dalle risate...
Non solo.
Nascono anche dai silenzi, dalle compresenze, dalle presenze, dalle continuità, dal comprendersi, dal conoscersi attimo per attimo.
Così è nato il salotto delle Gatte, da giorni vissuti insieme, facendo silenziosamente, aiutandosi reciprocamente, scaldandosi, accettandosi nei giorni buoni e in quelli meno buoni.
Un dono prezioso e delicato.
Così bello e tenero che ogni giorno di più è capace anche di donarsi agli altri ed è una dolce promessa per infiniti futuri: nostri, della  sorellanza, della capacità sociale, dell'arte sociale...ed è un sogno rosa...
anche se a noi gatte piace un sacco il nero!
Grazie

lunedì 20 novembre 2017

L'amore rubato di Dacia Maraini


Nel nostro circolo di lettura in Corte Dalì ho incontrato il libro di Dacia Maraini "l'amore rubato".
In anni di fervida lettura, oltre ai classici, ai saggi e ai romanzi, mi sono ovviamente imbattuta spesso anche nella letteratura al femminile che porta in sè delle sfumature intimistiche e sottili della sfera dell'anima. Purtroppo è capitato di leggere, anche, delle minuscole e atroci violenze che troppo spesso accompagnano le donne nella vita.
Violenze continue, sin da bambine, quando si viene derise delle proprie sensualità prive di malizia, quando dei passi di danza sinuosi che si improvvisano nel mondo dell'esordiente femminile, subito sono trasformati negli occhi di chi vede in sessualità, ammiccamento...quando  nella ricerca di carezze spesso, troppo spesso, da tenere si tramutano  velocemente in avide. 
Ho incrociato libri di donne violate, di donne caparbie, di femministe convinte...
Ma questo libro della Maraini credo sia stato uno dei più espliciti che abbia mai incontrato.
Non tanto perchè si sofferma sui particolari truculenti, questo anzi, e purtroppo, è sempre molto comune e sottolineato dalla stampa o dalla letteratura in genere, in questo libro, invece, quello che trovo esplicito e drammatico è l'amore. 
La Maraini racconta fin troppo bene la trappola mortale dentro la quale sono imprigionate queste donne violate nell'anima, nella fiducia, nell'accoglienza, nel ritenersi degne anche solo di vivere.
Storie di donne che soffocano dietro ad un amore, vero e sincero, dolce e struggente, per un mostro che giorno dopo giorno le frammenta, giorno dopo giorno le rende davvero colpevoli. 
Sì perchè questo è il meccanismo perverso dove vittima e carnefice si alimentano vicendevolmente in una spirale di dolore e disperazione, spesso nascosti dietro ad un velo (spesso però) di amore.
Perchè una donna non si ribella a tali suplizzi? Perchè non può, perchè ama, perchè alla lunga dubita di sè e del proprio diritto ad essere accettata e amata.
Lungi da me voler assolvere o anche solo giustificare i mostri che pestano o uccidono le loro donne... semplicemente questo libro mi ha portato a consapevolezza che non ci sono solo le violenze estemporanee, dell'uomo che passa... ma ci sono le violenze sottili, costruite giorno dopo giorno, figlie di sofferenze e disperazioni: sia della vittima, ma anche del carnefice... e purtroppo si segnano destini inestricabili, le velenose spire della violenza non lasciano scampo... e tutti soccombono: la vittima, il carnefice, la società che non interviene, la scuola che non ha notato, i medici che non hanno curato... non sono le botte, i lividi, le lacerazioni e le fratture che vanno curate... sono dolori atavici e profondi, anime frantumate... che tornano in vita solo in questi scenari... per poi rimorire ogni volta più inabissati che mai, nel buoio, nelle grida, nel sangue, nella vergogna.
Un libro forte, non particolarmente truculento, quasi delicato nel pennellare certe sfumature di una condanna che si costruisce attimo dopo attimo...
e lo consiglio, a uomini e donne, perchè non ci si accorge... come giorno dopo giorno sale una marea che, prima o poi, non potrà essere fermata... e non si tratta di uomo o donna.... incredibilmente si tratta di amore....
 riconciliamoci con l'amore, perchè alimento queste sciagure quando parlo male del mio vicino, della collega, di un mio amico, quando proietto giudizi sugli altri, quando etichetto, quando dimentico che ogni anima ha bisogno di una carezza, prima di ogni altra cosa!
E la violenza si alimenta da sè: dagli animali maltrattati, dalle cartacce per terra, dalle risate sarcastiche, dall'indifferenza, dalla maldicenza, dall'ignavia, dal razzismo, dal populismo, dall'intolleranza... 
La violenza è annientata dall'altruismo, dalla fratellanza, dalla generosità, dalla gratitudine, dalla fortezza d'animo, dalla presenza di spirito, dalla capacità di rinunciare... 
dal perdono.
Bel libro davvero... quasi si percepisce quell'amore... anche se fa male!

venerdì 17 novembre 2017

Laboratorio di Scrittura Creativa: da brivido!

E poi ci sono momenti che sento una così grande sintonia con il mondo, dove sento che il cosmo è lì a disposizione per ognuno, dove sento che le persone sono un tutt'uno.
Privilegio di un talento immaginativo che mi consente di donare, di condividere, sperimentare.
Ieri sera laboratorio di scrittura creativa in Corte Dalì: la ricerca di sè nel corso delle stagioni dell'anno ci sta portando a grandi e significative scoperte. Il gruppo è bello folto e variegato, generoso e aperto alla sperimentazione. 
Quest'anno c'è anche una bella presenza maschile che offre "forma" al sentire, spesso ridondante delle donne. Nel contempo, questi uomini, si lasciano contaminare dai vissuti e dalle emozioni, tipicamente intimistiche delle donne. Ne nasce un'alchimia decisamente nutriente e magica.
Io stessa piacevolmente sorpresa dalle bellissime parole che escono dai lapis graffianti dei partecipanti, coccolata dai sorrisi, dalla presenza di ognuno, nei lievi imbarazzi, nella messa in gioco, nell'ascolto di sè e dell'altro, nell'andare lontano stando vicino.
E ieri ci muovevamo nello spazio come un sol essere, con rispetto sacro degli impulsi di ognuno, seri ma non seriosi, impegnati ma non rigidi.
Penso agli sguardi di chi mi accompagna in questo sentiero di scoperta e gioco, indagine e ricerca, gioia e introspezione. E sono sguardi di affinità elettiva che conosco da lustri, sguardi nuovi che, serata dopo serata, diventano sorprendentemente intimi, sguardi un pò sofferenti che bevono in questa fonte di condivisione, sguardi curiosi che cercano avidi nuovi strumenti di crescita, sguardi dolci che cercano un momento di socialità ricco e vero, sguardi intimoriti che temono di incontrare se stessi un pò troppo da vicino, ma, insieme e anche, è proprio quello che cercano, sguardi, sorrisi, gesti, tocchi, risate e giravolte, continue giravolte intorno alla parola, alla voglia di... accorgersi di essere davvero speciali... e si lo siamo davvero.
Dicevo che è un privilegio essere il custode della Casa dell'Arte Sociale, fortunata di avere strumenti che mi consentano di movimentare concetti complessi e farli diventare semplici: nel gruppo, nel gioco, nella creatività.
Sono fortunata di aver incontrato il mio compagno di viaggio, caro Ivano, affinità da sempre, mi regali forma, rigore, analisi, concretezza... da sempre ti senti un allievo ma non sai quanto sei maestro... mi conduci verso... sempre e da sempre, con un affetto così vero e tangibile che mi accarezza profondamente nel mio essere... 
e quanto è bello lavorare insieme: anche di questo sono grata al laboratorio di scrittura creativa.
E sono giorni dove corro come una gatta che infila una zampata dietro l'altra, tra corsi, laboratori, iniziative, mi sembra di dover andare tanto lontano... in alcuni momenti mi spavento un pochino, in altri sono galvanizzata, emozionata, divertita, sempre e comunque concentrata.
La vita è un solletico lungo la colonna vertebrale, da brivido...