...curioso nel mondo!!!


...curioso nel mondo!!!

I gatti sono curiosi, sornioni, saggi e liberi.



La ricerca continua del filo conduttore del significante

mi porta ad infilare i baffoni in molti luoghi interessanti...







domenica 30 ottobre 2016

Pensieri e azioni, relazioni e assenze!

Sta volgendo al termine, finalmente, Ottobre!
Pensieri e azioni, relazioni e assenze!
Precipitevolissimevolmente si inseguono e riproducono le idee nel mio cervello e mi sembra possibile che tutto si possa fare, dove si voglia, 
con ardore 
e compagni di viaggio.

Come una marea, si potrebbe diventare, se solo se si unissero le forze nelle passioni comuni, alimentando una stessa direzione: 
quella di agire i propri talenti, esaltarli e metterli a disposizione del mondo, riuscire a vivere di questo, per essere più veri, più coinvolti, più generosi, più armoniosi nel mondo e tutto ciò anche perchè piace.
Un giro virtuoso che crea benessere 
e nuove relazioni 
e nuovi contatti 
e nuovi orizzonti.

E non è solo pensare, è anche agire, allacciarsi al mondo, riassumendo se stessi continuamente, sbrigare e travagliare, proiettarsi e concretamente occupare lo spazio e il tempo.

E in tutto questo si intrecciano le relazioni, l'incrocio tra umani e nel contempo, anche, l'assenza di sè... perchè come dissipati nella moltitudine.

E poi, ancora, bastano due giorni nel tepore casalingo, nella sicurezza ancestrale del mio amore e delle mie piccole, la magia del camino e le chiacchiere lunghe e sincere, per ritrovarsi in sè, arricchiti di moltitudine animica.

Grazie!

mercoledì 26 ottobre 2016

Grande fratello a scuola... per favore no!

Ho già parlato di questo argomento nel post "Telecamere nelle scuole? No grazie..."  ma in questi giorni il dibattito mi sembra tornato in auge, più spinoso che mai.
Il disegno di legge di rendere effettiva questa pratica, la preoccupazione violenta di molte mamme e gli episodi (sempre più o meno gli stessi), scelti ad hoc da far rimbalzare come palline impazzite nel web, tutte queste cose hanno creato due fazioni: telecamere sì e telecamere no.
Quello che mi sorprende di più è che nessuno si soffermi a pensare al costo di una simile operazione: installare telecamere in tutti gli asili e le scuole dell'Infanzia d'Italia (domandandoci se tutti i sistemi elettrici sono effettivamente a norma e sicuri) necessiterà di un impegno in denaro notevole.
Sento già le risposte indignate che si sollevano, "non si risparmia sulla pelle dei più deboli" e via dicendo.
Non è una questione di lesinare sulla spesa, penso però che se lo stato impiegasse una tale cifra per ingaggiare pedagogisti e supervisori che girano ed ispezionano e formano e supportano, gli operatori di queste strutture, forse (dico forse ma ne sono sicura) davvero ci occuperemmo di Prevenzione.
Concordo pienamente sulla necessità di collocare la telecamera laddove ci sia un sospetto, anche minimo, di abuso di qualche genere. Ma collocarle ovunque è ridicolo. 
Perchè pensiamoci bene, secondo gli sfegatati del sì, vi immaginate che qualcuno stia lì tutto il tempo a visionare cosa accade? A parte il fatto che sarebbe terribile, a me angoscerebbe l'idea che qualcuno passi il suo tempo a "spiare" le mie figlie, comunque non è plausibile che delle forze dell'ordine siano dedicate a questo compito.
Quindi a cosa servono le telecamere? Nel caso di sospetto andranno a vedere i filmati (dell'ultima settimana, perchè quelli precedenti vengono sovrascritti). Beh spiegatemi la differenza con la procedura attuale. Sospetto di abuso, istallazione della telecamera (con l'operatore all'oscuro quindi più sensata), registrazioni e visione dei filmati.
La domanda che mi faccio, oggi, è la seguente: questo disegno di legge, chi vuole davvero aiutare?
Le industrie delle telecamere? Fare propaganda politica? Fomentare la sfiducia nel prossimo? 
Davvero non capisco, possibile che non ci si ponga la domanda sulla formazione e la selezione del personale?
Questi concorsi pubblici non mi sembrano efficaci se portano all'assunzione di persone così fortemente destabilizzate da picchiare i bambini.
Perchè una persona instabile si riconosce... 
E se fosse una persona con un esaurimento? Quindi il problema è sopraggiunto dopo?
Anche in questo caso, una persona con un esaurimento nervoso la riconosci a distanza: le consegno la mia creatura e non penso che vado via serena e tranquilla, vedendola esaurita...
Inoltre il team di educatori credo che possa contenere e verificare una situazione del genere, aiutando la persona momentaneamente malata.
Insomma quelle situazioni dove tutti gli operatori sono complici ed omertosi, dove persin dirigenti e coordinatori fanno parte della cricchia dei violenti, non credo si verifichi così di frequente. 
Mi sembra un pò fantascienza ed io nella scuola ci lavoro da tantissimi anni.
Ci sono maestre ed educatori più "nervosi" di altri... ma laddove si siano verificate situazioni che andavano oltre (anche solo il sospetto), l'intervento c'è stato e veloce.
Forse dovremmo indagare bene l'origine della nostra paura. 
Sì perchè effettivamente c'è da aver paura: l'infanzia è sotto attacco! ma non dagli educatori, bensì dal sistema stesso che li fa vivere in strutture obsolete, che permette rapporti numerici nelle classi troppo elevati, che fa diventare le insegnanti dei burocrati.
Vi immaginate? Al mattino le maestre, invece di dedicare i primi momenti della giornata all'accoglienza e al saluto, allo scambio relazionale e all'incontro, deve prontamente compilare il registro informatico, affinchè burocraticamente parlando, tutto sia "in regola" e in rete.
Ah beh! Io credo che stiamo diventando schizzofrenici... questa nostra scuola "moderna" mi fa ridere... il calore, le risorse, l'attenzione ai particolari, l'educazione al bello, alla curiosità... questo manca, non la sicurezza!
Di questo dobbiamo aver paura, che i nostri figli, che i bambini, che gli adulti di domani sono depauperati di aspetti della personalità troppo importanti... e  nessuna telecamera ci aiuterà a risolvere questo problema.
Investire invece nella formazione e nei pedagogisti potrebbe portare risoluzione a più problemi per volta... Perchè non si investe su questo
?

lunedì 24 ottobre 2016

Relazioni e identità personale


Ricordo che quando feci uno studio monografico sull'identità personale, uno dei concetti che mi rimase più impresso fu il concetto di relazionalità: intesa come caratteristica fondante appunto dell'identità personale.
Certo, comprendo molto bene cosa vuol dire questo, è persin banale.
La costituzione di quello che definisco "io" si concretizza nell'interazione con l'ambiente, nel senso più ampio del termine. 
In altre parole se vivo all'equatore o nell'artico la relazione con quello specifico ambiente determinerà moltissimi fattori della mia personalità, come le persone che incontrerò nel mio cammino, dalle prime, accudenti, e via via tutte le altre.
Questo concetto di relazionalità è interessante perchè  è quanto  scaturito dalla cacciata dell'Eden. 
Questo continuo flusso di informazioni tra il "dentro e il fuori di me" disegna i miei contorni, le mie sfumature, le mie inflessioni, la mia sostanza e in qualche modo da "voce" al mio essere. 
E tutto ciò ha significato in qualità di animali senzienti che si pongono delle domande sull'Essere. 
Mi immagino Adamo ed Eva, felici e appagati, ma in qualche modo un pò inebetiti, dormienti, senza emozioni, senza turbamenti, senza desideri, senza aneliti... tutto già è! 
Non voglio dire un prosaico "che noia", (parzialmente lo penso) quello che voglio dire è che questo miscelamento e la contaminazione tra me e quello che c'è fuori da me è quello che produce in noi ardore, passione, sentimento, emozione (appunto), insomma tutto ciò che c'è di bello nella vita.
Tutta questa lunga e arzigogolata premessa per introdurre un pensiero semplice: 
come sono impegnative le relazioni.
Le relazioni umane in particolare sono campi minati, rebus indecifrabili, salti nel vuoto, brancolamenti nel buio, scommesse identitarie.
Quando incontriamo qualcuno dobbiamo fare i conti con la nostra pelle: la persona che abbiamo di fronte ci procura subito delle sensazioni epidermiche che possono essere di simpatia, antipatia o indifferenza (quest'ultima è abbastanza rara in verità).
Questo primo approccio è abbastanza determinante perchè influenzerà tutta la relazione futura. 
Non voglio dire che sicuramente sarò molto amica di chi "simpatizzo" e meno per gli altri, voglio dire invece che il processo di conoscenza dovrà attraversare due fiumi diversi. Il risultato di questo attraversamento non ci può essere noto agli esordi.
Le relazioni richiedono un impegno notevole, una capacità di riconoscere o meno l'io dell'altro, o il rispecchiamento, o il legame karmico, o...
Insomma tutto il nostro io, con il suo bagaglio, il suo pregiudizio, le sue paure, le sue aspettative, deve incontrare un altro io che possiede anche lui tutte queste "cose". Mica facile.
Inoltre, più i legami si approfondiscono, più la vicenda si complica. 
Nascono i fraintendimenti, le intimità, il lessico familiare, i copioni, i ruoli, i convissuti e chi più ne ha più ne metta.
Per tornare all'inizio di questo post; la relazionalità è una caratteristica fondante l'identità personale di ognuno!
Ebbene la solitudine è un'utopia, una chimera, un falso ontologico.
Non possiamo mai in alcun momento essere soli perchè siamo intessuti di tutti gli incontri della nostra vita, di tutte le nostre interazioni con l'ambiente, con le cose, gli animali, i parenti, gli amici, i passanti, i colleghi, gli amori, i vicini di casa....
Forse possiamo non piacerci a sufficienza, ma non possiamo definirci soli. 
E se non ci piacciamo abbastanza (noi o la nostra vita) allora dovremmo cambiare il nostro modo di relazionarci, affinchè le esperienze possano diversamente plasmare la mia identità personale.
Come dicevo è un concetto difficile ma facile al contempo.
Difficile perchè bisognerebbe sapersi guardare con un pochino di sincerità (affare assai complesso), facile perchè siamo immersi nella relazionalità e basterebbe cambiare continuamente punto di vista, spostarsi di fronte agli altri, rimescolarsi, sorprendersi.
Con questo non voglio dire di continuare a cambiare bulimicamente compagnie, intendo invece che sarebbe molto bello confrontarsi in modo sempre nuovo con chi mi trovo solitamente di fronte. (sia con i conoscenti che con le relazioni più profonde).
Coltivare la capacità di sorprendersi e incantarsi è la via per godere pienamente di questa nostra peculiarità umana: di essere consapevolmente esseri relazionali e quindi uniti.
E così mi si chiarisce un pensiero... 
"rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori"
è un concetto relazionale fondamentale, è un'assunzione di responsabilità sui miei debiti karmici, sulle mie omissioni di bene e sulla mia capacità di "dare e ricevere", capacità fondamentale per vivere nell'amore.
 E scusate ma NON non è poco!



giovedì 20 ottobre 2016

Il tempo del Non sono: un sapore autunnale

Lo so, 
l'ho già detto, 
ma ogni anno ad ottobre rimango sgomenta! 
E' un mese davvero tosto. 
Non si può proprio dire che non passi, 
semplicemente è roboante...
Altaleno tra momenti super vitali e altri spazio/tempo paludosi, 
intrisi di malinconia e di energia fluttuante.

E' ineluttabilmente l'effetto dell'autunno.

Non sono solo le nebbie e il lento ritirarsi della luce, 
Non sono neanche la marcescenza  delle foglie sul terreno e le lunghe piogge bagnate,
Non sono la stanchezza delle levatacce mattutine e i panni che non si asciugano mai,
non sono i conti tutti insieme da pagare per le mille iscrizioni,
non sono l'umidità nelle ossa e i sudori pomeridiani,

non sono 

semplicemente non sono!

Tutti gli anni uguale, per me, per tanti, forse per tutti (magari diversamente percepito)

Non sono sole splendente e fronde verso il cielo come in estate 
e ancora non sono luce interiore nelle atmosfere novembrine;

non sono più danzante nelle notti stellate 
e ancora non sono terra che si sveglia ai semi,

non sono più nel vento e nel sale 
e non sono ancora nel legno e nel fuoco interiore.

Cosa sono? 

In questa stagione di passaggio, 
nella terra di non, 
nel saluto e nell'attesa, 
nel ritirarsi e nel proiettarsi.

Come un albero che splende in estate e, 
riposando nel lungo inverno, 
prepara i germogli.

L'autunno è decadenza, 
è sgretolamento, 
è sfaldamento, 
è un canto lieve di foglie leggere nell'aria e fradice sulla terra.

E non è un pensiero triste, è un passaggio da trattare con cura, perchè si può scivolare nel malessere o rappresentarsi la realtà con un filtro lacrimoso.
Non essere è un momento potente e silenzioso, una concentrazione pre azione, una vibrazione dell'anima, un'occasione di consapevolezza 
di Essere Nel Mondo Unici e Insieme.

mercoledì 19 ottobre 2016

Formazione in astrosofia: approfondimenti, archetipi e ritmi della biografia umana


Rutilante, entusiasmante, spaventevole, serrante, imponderabile, totalizzante.
Mille pensieri, mille progetti, mille idee, mille compresenze, mille incontri.
Sono giorni di grande attività, di nuovi trampolini e collaborazioni, di progetti e idee nuove.
Sono un po' attonita e diventa difficile soffermarsi nella riflessione e nella retrospettiva degli eventi.
In particolare, in questo fine settimana, alla Corte Dalì è cominciata un'importante formazione di astrosofia: approfondimenti, archetipi e ritmi della biografia umana.
Eravamo un bel gruppo nutrito, desideroso di incamminarsi in questa avventura nuova e in un certo modo conosciuto. 
E' qualche anno che organizziamo seminari due volte l'anno su questo tema, ed è arrivato il momento (il desiderio) di andare oltre.
Ma cosa vuol dire andare oltre?
Tutte le persone quando si approcciano a questi temi della biografia (giustamente), sono centrati e concentrati sulla propria, cercano di comprendere le leggi della biografia per meglio comprendere se stessi.
Non dico che sia sbagliato, ma credo che quello che sia più interessante sia cercare di capirne il senso generale, il filo conduttore, facendosi aiutare e guidare da una sempre maggiore consapevolezza dell'esistenza del karma e del valore della propria vita come luogo dell'apprendimento e della percezione (nel più ampio significato).
Studiare e approfondire le leggi che governano la biografia è un altro fatto.
E' necessario, secondo me, fare un passo indietro rispetto alla nostra personalissima storia e cominciare a cogliere, considerare e comprendere che questi studi sono un regalo per la propria comunità e la storia dell'uomo.
Parlare di karma e biografia equivale ad onorare la divinità di ogni essere umano, come facente parte di un unico organismo vivente che è l'umanità tutta.
Oggi, soffermandoci, anche poco, sui fatti di cronaca locali, nazionali o internazionali, non si può ignorare che qualcosa stia degenerando velocemente.
Se tanto ci ha favorito ed arricchito la tecnologia e la modernità, altrettanto ci sta strappando dal contatto con i nostri simili.
Un contatto che comprende (ovvero prende con sè), non possiamo pensare che le nostre azioni, i nostri pensieri, i nostri sentimenti non gravino su quanto accade. 
La terra è malconcia, depredata dalle foreste, trivellata, ricoperta di pattumiera; gli uomini, le donne e, quel che è peggio, i bambini sono mortificati, violati, interiormente derubati.
Gli animali sono diventati la massima espressione del nichilismo umano che non prova pietà per il dolore, per l'atrocità, per l'inutilità.
Perchè non è una questione di attivismo o meno, ma di indifferenza: far finta di nulla, soffermarsi su qualche articolo visto su internet qualche minuto e poi dimenticare, indignarsi pure e combattere delle lotte su qualche versante. Nessuna di queste azioni potrà mai compensare davvero quanto sta accadendo.
Credo fortemente che quello che si può fare, invece, è di svegliarci a noi stessi rispetto a questo pensiero biografico: riconoscere (conoscere di nuovo) che siamo tutti collegati (uomini, animali, terra), che siamo un'armonia celeste e ogni piccola o grande grettitudine non ha senso.
Non ha senso accumulare averi,
non ha senso disprezzare chi non vive come noi,
non ha senso mangiare cibo industrializzato e trattato e avvelenarci quotidianamente;
non ha senso timbrare ogni giorno il cartellino e svolgere un lavoro che non sia manifestazione di qualcosa di vivente come i nostri talenti o un vero dono per il mondo;
non ha senso indignarsi di fronte agli orrori di ogni genere (il maltrattamento degli animali, i femminicidi, le stragi), quando poi non sappiamo porgere la guancia al nostro collega in ufficio;
non ha senso amare svisceratamente i propri figli e poi riversare su di loro tutti i nostri irrisolti;
non ha senso...
Ecco, per me studiare le leggi della biografia umana è questo: un percorso di consapevolezza per trovare senso, un significato profondo sul nostro passaggio terrestre, personale, familiare e dell'umanità tutta.
Certo è un percorso lungo e difficile ma sono immensamente felice di averlo promosso e cominciato.
Grazie Anna Mattei che ci guidi in questa via, grazie amiche tutte che lo rendete possibile con la vostra presenza e la stessa passione condivisa, grazie Corte Dalì di ospitarci con un grande abbraccio.
Buon viaggio a tutte noi!

venerdì 14 ottobre 2016

Love without trust is a river without water

Ottobre è sempre un mese particolare, lungo, intenso, di cambiamento.
Ogni anno arrivo, con un certo sgomento, a rendermi conto che ottobre si compone di mille esperienze, incontri, pensieri, sentimenti e poi ... è ancora ottobre.
Succede sempre ineluttabilmente. 
Tutti i mesi di 31 giorni sono particolarmente lunghi e stentano a passare, ma ottobre è proprio faticoso: forse perchè finisce il caldo, le vacanze sono lontane (sia quelle estive che le prossime invernali), forse perchè tutte le attività prendono avvio, non lo so perchè ma ogni anno mi ritrovo a borbottare sulla fatica di ottobre.
Questa settimana sono un tantino contrita perchè sono accaduti recentemente dei fatti che mi hanno molto infastidito, mi sono confrontata con continue richieste esterne, spazi e tempi della mia vita occupati da altri, depredandomi (in realtà io mi sono sentita depredata) della mia intimità e di preziosissimo tempo. 
Mi sono dedicata ad altre persone, l'ho scelto e voluto, ma credo fortemente che non sia sufficiente: la generosità è gratuita ed io sarei dovuta essere anche felice di donarmi agli altri.
Dico questo con un certo disappunto perchè la mia grettezza e mezza generosità mi è costata cara.
Sono stata derubata di alcune banconote, faticosamente guadagnate, ed è stato un grande smacco.
Il grande costo non è neanche legato al denaro, ma alla fiducia, al convivio, all'arte sociale: il fatto è accaduto in uno spazio condiviso da amici... non riesco neanche ad ipotizzare nulla (o nessuno), sono rimasta attonita.
Talmente esterrefatta che ho subito inteso (sincronicamente parlando) che dovevo capire qualcosa.
E stasera bevendo una tisana mi è comparso questo messaggio:

"Love without trust is a river without water"
Amore senza fiducia è come un fiume senza acqua.

Ok ho capito... confido nel cosmo, nel senso delle cose e della giustizia. 
Ho ripagato (spero interamente) un debito di grettezza, sono stata un fiume senza acqua... e averlo visto è stato un grande insegnamento... 
sob
Non basta la forma, per nutrire occorre anche l'acqua!

martedì 11 ottobre 2016

Aspettare invece che divorare...come liberarsi dalla compulsività

 E' qualche settimana che mi gira per la testa di voler scrivere qualcosa sulla compulsività, perchè credo fermamente che la nostra attuale società (occidentale) ne sia affetta in larga misura.
In  diverse occasioni, parlando con persone più o meno razionali, più o meno sane di mente, più o meno adulte, più o meno responsabili delle loro azioni e delle loro parole, mi è balenata questa parolina nei pensieri: sei compulsivo!
Perchè il nocciolo sta proprio in quel "più o meno"!

Ma andiamo per ordine, cominciamo a cercare una definizione di questo termine:


com-pul-sì-vo

SIGNIFICATO - Di atto che non si può frenare

È una parola con un significato scientifico preciso: l'atto, il comportamento compulsivo, in psichiatria, è un automatismo irrefrenabile, praticamente subìto da chi lo compie, strettamente legato alle casistiche dell'ossessione - un pensiero intrusivo che si manifesta indipendentemente dalla volontà della persona. 

Questa vicenda del pensiero intrusivo che si manifesta mi ricorda tante persone che conosco. 
Indipendentemente dal ruolo, dal tipo di relazione, dalla logica e aggiungerei dalla fiducia, mi capita spesso che le persone ricadano ripetutamente in comportamenti anomali, persecutori, maniacalmente assertivi.
E come dicevo tutto gira intorno a quel "più o meno", perchè ognuno di noi ha le proprie piccole manie che si gestisce fra sè e sè, delle abitudini che ci fanno stare bene, un'idea che ci accompagna, diventa compulsivo quando ha la pretesa di essere condiviso e manifestato, indipendentemente dalla volontà di chi ci sta di fronte.

E qui veniamo ad un'altra sfaccettatura della "compulsività", la sua radice latina

dal latino: compulsare spingere con violenza, intensivo di compellere spingere.

I compulsivi, infatti, spingono letteralmente gli altri dove vogliono loro, non ammettono repliche e sono disposti a tutto.
Sai che bell'affare!

Ho in mente persone che mi ripetono la stessa frase 8 o 9 volte, le questioni possono essere solo due: o sono compulsivi o credono che io sia imbecille... non so cosa sia meglio.
Purtroppo per loro (e anche per chi sta loro intorno), è vera la prima ipotesi, perchè manifestando generosamente di aver compreso il messaggio, ribadendo e annuendo, loro continuano (ossessivamente appunto) a ripetere quei due o tre concetti di cui vogliono parlare come dei dischi rotti. Ho notato che non è saggio farglielo notare perchè si offendono (quel tratto persecutorio di cui parlavo). Bisogna rassegnarsi (se non si vuole offenderli) e far buon viso a cattivo gioco e aspettare che abbiano finito, è utile trovare delle strategie attive per liberarsi (telefonate improvvise, tossi asinine, malori inspiegabili)

Ho in mente altre situazioni dove si scatena l'ansia da controllo, queste persone hanno necessità di programmare ogni cosa e producono un'infinita serie di tabelle di ogni genere, quelle dei massimi sistemi, quelle delle entrate e delle uscite, quelle della spesa, dei pasti consumati, dei controlli, degli esami... tabelle excel per ogni cosa. 
La cosa peggiore è che, spesso, richiedono anche agli altri di produrne o quantomeno di compilarle (celermente grazie), perchè se sei così primitivo da non usare le tabelle, ti guardano con una certa commiserazione e si offrono di preparartele (asserendo che la nostra vita migliorerà).
Come nel caso precedente non si può sfuggire al compulsivo da controllo, perchè manderemmo in tilt il suo ordine del mondo e potete esser certi che non ve lo permetterà. Ascolterà il vostro pensiero divergente, vi darà anche qualche contentino rispetto alla bontà del nostro modo "artistico" di pensare e da lì a poco ve lo catalogherà... in una bella tabella. (nelle caselle excel si può anche scrivere... se proprio è necessario).

Oppure ci sono i compulsivi della risposta giusta a tutti i costi: indipendentemente se si parli della fisica quantistica, della ricetta della torta paradiso, degli stadi di evoluzione della terra, delle pellicine delle unghie o delle derivate, queste persone hanno sempre un loro punto di vista, un amico che ha detto loro qualcosa, un articolo letto su internet e via dicendo. (Ammetto che in questo gruppo un pò mi ci riconosco, ho sempre qualcosina da dire su moltissimi argomenti e mi faccio poco i "casi" miei, non so se risulto compulsiva...).
In verità il compulsivo non ammette replica, è assolutamente certo che il suo punto di vista sia perfetto e tutti gli altri siano dei folli, ignoranti... etc (ed io in questo non mi riconosco, ho sempre una mia idea sulle cose, ma non pretendo che sia corretta e rispetto le idee di tutti, quasi sempre).

Un gruppo interessante è quello dei compulsivi  salutisti, della forma fisica, della mania della magrezza e dell'apparenza.
In verità condivido pienamente il fatto che sia necessario prendersi cura del proprio corpo e della propria salute, ma senza che diventi un'ossessione, quasi una religione, una pratica dogmatica dalla quale non posso mai esimermi (pena la caduta del mondo?).
I salutisti sono sempre pronti a sottolineare la tua incongruenza (e brava non ti tingi i capelli e poi fumi? Non mangi il glutine e poi ti mangi le patatine? e via dicendo). Sono quelle persone che fanno una fatica esagerata a mantenere i limiti che si sono autoimposti e per questo riempiono di fiele tutti quelli che sanno concedersi qualche deroga... (di questo purtroppo io sono esperta e quindi sono sempre bersaglio dei congruenti ed integerrimi salutisti). 
Tra loro ci sono quelli che ritengono la ciccia aberrante (e vogliono comunicartelo ogni volta che ti vedono), ci sono quelli che si ammazzano di sport e, carichi di antidolorifici, continuano a praticarlo anche quando sono spezzati in due (e detestano i sedentari). Ci sono poi le donne che non possono uscire di casa senza trucco e persone che preferirebbero la fame per inedia piuttosto che uscire in tuta.

Un'altra serie di compulsivi sono quelli che devono sempre portare avanti la giustizia, l'onestà, il senso del dovere e l'onore. Per carità sono tutti ottimi valori, il problema (come sempre) è l'esasperazione, perchè questo tipo di compulsivi non portano avanti queste virtù per se stessi, ma si indignano se gli altri non sono altrettanto rigorosi ("non è giusto" è la loro frase). Li senti spesso lamentarsi, dichiarano in continuazione cosa fanno, come si fa e perchè lo si fa e giudicano chi si comporta diversamente. Quindi il loro bisogno, in verità, è di tipo sociale, di riconoscimento e l'abito dei valori è appunto un abito, qualcosa che offre sicurezza, perchè chi si dedica ai valori non ha bisogno di declamarli e non si lamenta degli altri.

E poi ci sono i compulsivi sulla paura dello straniero, del tutto e subito, della pulizia, delle bollette da pagare se no arriva equitalia, della macchina senza un alone, della fine del mondo, delle profezie e della proprietà privata (guarda che il tuo vaso tange la mia mattonella). 
Insomma siamo una società che vuole immediatamente il soddisfacimento dei propri bisogni con una scarsa consapevolezza sui "veri" bisogni e sull'io altrui.

E in tutto ciò spicca un'altra serie di compulsivi, sono quelli che devono comandare, decidere loro, indirizzare, governare, insomma, essere sopra gli altri.
Questi sono i peggiori, la nostra classe politica è fatta di questi individui, dimenticano la missione popolare di amministrare la "res pubblica", ovvero la "cosa pubblica", e invece vogliono lasciare la propria impronta, determinare il mondo circostante con il proprio ego.
E in questo turbinio di potere i poveri sudditi devono correre come formiche a ricreare il regno a seconda del capriccio del nuovo tiranno arrivato.
Perchè in teoria non dovrebbe esserci nessuna differenza tra sinistra e destra, tra prima e dopo, prima viene l'amministrazione dei servizi, del territorio, della popolazione, poi l'indirizzo di pensiero... e questo si può fare solo attraverso l'ascolto, ma  il compulsivo risponde solo alla propria insistente voce interiore.

E come dicevo, questo "spingere" gli altri al nostro volere sta sempre di più creando una società dove vale il bisogno individuale rispetto alla collettività, perchè la compulsività non ammette attese, deroghe, possibilità.

Cosa possiamo fare? Ognuno di noi ha le sue grandi o piccole ossessioni, credo sia necessario imparare un pò più di tolleranza e amore e cercare di allenare la nostra capacità di aspettare...

aspettare, magari il nostro bisogno si placa;
aspettare il tempo degli altri;
aspettare a rispondere (il classico dormirci sopra... spesso la notte porta consiglio);
aspettare la risposta degli altri, se facciamo silenzio forse arriverà;
aspettare con fiducia, perchè nessuno arriva prima da nessuna parte, la vita è un percorso tutto da godere, non una meta da raggiungere.


E ricordarsi sempre che quello che non è arrivato oggi potrebbe arrivare domani
aspettare...invece che divorare!

venerdì 7 ottobre 2016

Arti manuali e benefici sulla salute

Sono un pedagogista, nello specifico sono un pedagogista clinico che si occupa di percorsi di crescita e accompagno le persone nella ricerca del proprio ben-Essere personale.
In questo post desidero raccontare perchè nelle mie attività, alla Corte Dalì e con le mie stesse piccoline (anche nella scuola Waldorf è previsto)) insisto nel proporre laboratori e incontri di arte manuale.
Cosa sono le arti manuali? 
Gli uomini e le donne, da sempre, grazie alla profondità della visione, associata al pollice opponibile, ha "allenato" e potenziato le proprie capacità cerebrali utilizzando strumenti e attrezzi per facilitare la propria esistenza, per coltivare il gusto estetico e creare artisticamente.
L'artigianato e la costruzione di oggetti accompagnano l'uomo da sempre ed hanno portato, oltre a grande utilità, anche formidabile nutrimento e ricchezza interiore.
Oggi sempre meno ci dedichiamo a questa straordinaria capacità umana, capita sempre più spesso che lavoriamo solo per il sostentamento e non perchè mettiamo in pratica i nostri talenti o ciò che amiamo "fare", è una magica rarità quando queste due componenti coincidono.
Il terziario, le catene di montaggio e la "fiera dell'inutile" ci hanno allontanato dalle nostre grandi capacità manuali strappandoci dalla nostra scintilla divina capace di creare.
Non so quante volte ho sentito dire la frase: "Non sono capace, sono impedita, non ci sono mai riuscita e non ci riuscirò mai"!
Caspita! E dire che tutti noi con dedizione, esercizio, amore e grande volontà abbiamo imparato a camminare e parlare! Perchè di questo si tratta: ogni bambino mette tutto se stesso per diventare abile nel costruire la propria peculiarità umana e non si abbatte e compie il miracolo di alzare la testa verso il cielo, sfidando la gravità e, infine, mettersi in piedi.
La stessa cosa vale per imparare a suonare uno strumento, disegnare, cucire, cucinare, scolpire, inventare: è solo questione di volontà, esercizio e passione! 
Può sembrare faticoso ma il regalo è grandioso! 
Seguire con cura, passo passo, la costruzione di un maglione, di una giocattolo, di una pittura, di un telaio, di un tappeto, di un capo d'abbigliamento, è quanto di più soddisfacente ci sia.
E' la riconquista della nostra capacità di progettare, di plasmare, di immaginare, di "essere".
Inoltre, pensato per i più piccini, sono attività di straordinaria importanza, perchè le facoltà mentali di un uomo si sviluppano nei primi anni di vita. Il cervello, come tutti gli altri organi del corpo umano,  non è completo alla nascita, durante lo sviluppo non cresce solo in grandezza, ma anche nella sua funzionalità. Quindi un bambino passivo (seduto davanti alla televisione o utilizzando solo due dita su uno schermo touch) rischia di sviluppare uno scarso numero di sinapsi e circonvoluzioni cerebrali. 
Queste ultime si costituiscono attraverso la grande attività delle dita. Per questa ragione è tanto importante che i bambini, sin dalla scuola dell'infanzia, siano abituati a cucire, lavorare a maglia, fare falegnameria, telai e modellaggio. (tutte attività presenti nella scuola Waldorf).
Inoltre lavorare alla trama e agli orditi dei tessuti, seguire il filo della lavorazione, trovare il "bandolo della matassa", seguire uno schema di lavoro sono tutte attività che mettono ordine al pensiero, favoriscono la capacità di trovare soluzioni ai problemi (problem solving a me piace l'italiano), offrono calma e pace interiore.
Inoltre (ancora) un tempo le donne si riunivano in gruppi per ricamare, lavorare a maglia e creare per i propri familiari: erano momenti preziosi di confronto scambio sociale e culturale.
I bambini giocavano sereni nei cortili con la terra, le foglie, gli avanzi del cucito di mamme, nonne e zie e le donne si supportavano a vicenda concretamente, psicologicamente e animicamente.
Oggi siamo chiusi dentro piccoli appartamenti, uffici, loculi di lavoro, abitacoli di macchine, ognun per sè o nelle matriosche relazionali del lavoro e ci disperdiamo, ci sciogliamo come se fossimo cubetti di ghiaccio in acqua calda. Abbiamo perso la parola, il confronto, la connessione con le nostre mani e il nostro cuore e il nostro simile.
Ecco perchè propongo laboratori e gruppi di arti manuali: per sviluppare l'arte sociale, per riconquistare la nostra capacità di connessione con la terra e il cielo insieme, perchè possiamo fare e creare, perchè possiamo accarezzarci animicamente senza raccontarci necessariamente le nostre sofferenze  ma semplicemente offrendoci reciprocamente una tisana, una torta fatta in casa, una battuta, un complimento per il bel lavoro svolto insieme. E tutto ciò nutre l'anima, scalda il cuore e crea grande soddisfazione. 
E' troppo importante ed io insisterò ed insisterò e dedicherò tante forze perchè queste attività siano il più possibili diffuse ed è per questo che c'è il gruppo della maglia, perchè cardiamo la lana e facciamo laboratori di cucito creativo. Ed è anche per questo che è nata la Corte Dalì: la casa dell'arte sociale.









martedì 4 ottobre 2016

Profili e virtù

Stasera sono uscita sul balcone e mi è caduto lo sguardo sulle montagne. 
Quel magico momento in cui tutte le montagne sono già nere e oscure ma l'orlo frastagliato delle cime, lì nel cielo, brilla di luce d'oro, inondate dall'ultimo sole di un remoto orizzonte nascosto alla vista dai monti stessi.
E' un colore imponderabile, con alcune sfumature di verde,  credo che in quella linea luminosa si radunino i sorrisi, i desideri, le risate, le carezze di tutta la giornata di tutti gli umani. Questi attimi dorati salgono nel cielo e si prendono per mano ad orlare i profili dei monti. Il cielo si presenta con striature di blu, azzurro, cobalto, indaco e nulla di creato dell'uomo è altrettanto bello... 
forse solo un neonato è paragonabile a tanta bellezza.
Sempre oggi mentre viaggiavo in macchina tra un luogo e l'altro, spinte dalla frizzosa arietta mattutina, le foglie hanno deciso di danzare proprio davanti alla mia macchina. 
Sono movimenti armoniosi e turbinosi, allegri e tristi, ondeggianti e cangianti.
Tra i rami cominciano a intravedersi degli scarlatti sorprendenti, li scorgo da lontano e mi sorprendo infinitamente di come, improvvisamente, qualcosa si accenda e l'autunno precipita, si esprime, canta.
Secondo degli esercizi meditativi, suggeriti da Steiner, nel respiro dell'anno, mese per mese, ci si può concentrare su determinate virtù da coltivare.
Ottobre è il mese della contentezza: ovvero la gioia di esistere!
La felicità è effimera, contingente al soddisfacimento di qualche desiderio o bisogno. 
Invece la contentezza o la gioia che dir si voglia, sono un'altra cosa. 
E' uno stato d'essere (una virtù appunto), dove non conta cosa accade, quanto possiedo o cosa faccio, semplicemente sono grata della mia vita, della mia appartenenza cosmica e accetto il mio destino, buono o gramo che sia.
Certo a volte questo non è semplice, a volte i colpi di vento della vita sono piuttosto impegnativi, ma sempre, per ognuno, il cielo è lì, quelle foglie danzanti, quei profili di montagna dorati e ogni meravigliosa sfumatura di questa natura così ricca e profonda, sono lì per ognuno di noi, immoti e mutevoli insieme, perfetti e accoglienti.
Non voglio fare la figlia dei fiori che a tutti i costi vede la bellezza del creato e anima di spirito ogni cosa, voglio, invece, affermare con forza che la vita è veramente meravigliosa, al di là di tutto, solo per il fatto che io abbia la possibilità di percepire il mondo è un privilegio.
Un cane, un gatto, un'ape, un cedro immenso, non possono estraniarsi dal paesaggio per assaporarlo, introiettarlo, rappresentarlo, pensarlo, goderlo, ricordarlo..... sono tutte bellissime facoltà umane.
Questo è meraviglioso e questo è il grande regalo di libertà che abbiamo ricevuto nella cacciata dell'Eden, altro che senso di colpa, altro che peccato originale... che grande coraggio per la conoscenza... e che grande dono! Al di là della fatica, al di là degli accadimenti, al di là di noi stessi...
E in questo periodo di S.Michele e della festa dell'angelo custode (2 ottobre) è più sensato che mai coltivare la gioia e la contentezza di essere al mondo e di farne preziosamente parte.