...curioso nel mondo!!!


...curioso nel mondo!!!

I gatti sono curiosi, sornioni, saggi e liberi.



La ricerca continua del filo conduttore del significante

mi porta ad infilare i baffoni in molti luoghi interessanti...







mercoledì 25 aprile 2018

A proposito di ritmo...

Un inverno mite, non troppo freddo, poca neve, pochi cappelli, pochi vetri ghiacciati.
Un inverno lungo, eterno, infinito. 
Neve a marzo, aria gelida, la primavera in sordina, i germogli lontani.
L'inverno è finito. 
I tigli profumano...
Davvero? 
Sì i tigli... due giorni, in soli due giorni un'escursione termica di 20 gradi!
A proposito di ritmo... ma quale ritmo!

come anime vaganti in un deserto: torrido di giorno e gelido di notte
come fantasmi incerti, indecisi su come lasciare le coperte e le timidezze
come farfalle gioiose alla ricerca del sole... vogliose ma confuse
Che succede? 
Il mondo è confuso
Il mondo mi confonde
Eppure è talmente dolce indugiare alla sera sulla finestra aperta, ascoltare i silenzi e i profumi estivi
anche se siamo in aprile, anche se non dovrebbe essere, anche se ti aspetti che finisca, anche se non te l'aspettavi.
Il mondo è confuso.
Io sono confusa... e non solo dal caldo fuori stagione.
Daniela Merlino

sabato 21 aprile 2018

Parlami d'amore Mariù - Terzo regalo

La smisurata malinconia, l'ineluttabile tristezza, l'ancestrale rimpianto ecco il REGALO n.3 dei Doni della Morte.
Quando ci si avventura nel bosco di mezzo, dove si attraversa, tra un mondo e l'altro, in quel luogo il sentire si amplifica e i sentimenti, le stesse percezioni risuonano come corde percosse dal vento.
Si dilata come una macchia d'olio la percezione di essere vivi, proprio perchè si porta a coscienza che la morte è un fatto vero, che accade, che fa parte della vita. Vita e morte camminano parallele, due facce di una stessa medaglia, due amanti intrecciati.
E proprio in quel bosco scuro si trovano doni, vecchi scrigni, nuove visioni, antichi aneliti, incommensurabili desideri. 
Una notte, lunga e impegnativa, stremate con la Mami riversa e un pò disperata, mentre ricordava come se fosse qui e ora, quell'amore dolce, intenso, totalizzante che l'aveva rapita e depositata per sempre nelle braccia di mio padre, e contemporaneamente il dolore e la consapevolezza che non è più qui ed ora, e che tanta polvere, tanta vita, tanto altro si è depositato su quell'eterno momento, e lì attonite e vicine, catturate in quel struggente rimpianto, in quella camera di ospedale abbiamo cantato la "vostra" canzone d'amore... ed è stato un nuovo eterno momento, questo è il n. REGALO n. 3 di questo incredibile periodo.
to be continued...


venerdì 20 aprile 2018

100 ore di conversazione - regalo n.2

I doni della morte REGALO n.2 
Ci fu un tempo remoto, molti anni or sono, dove due sorelle venivano scambiate per strada. 
E questo accadeva nonostante tra loro ci fossero 8 anni di differenza e nonostante, (sebbene presente una certa somiglianza), i tratti, i connotati e la conformazione erano diversi, spesso le scambiavano.
Ho sempre saputo che quello che traeva in inganno erano le espressioni del viso, gli intercalare, i modi di gesticolare e di incedere nel mondo, il legame così viscerale e profondo, la convivenza familiare in milioni di sfumature ed atmosfere e, non ultima, l'affinità elettiva faceva sì che ci fosse qualcosa di estremamente risonante tra me e Diana.
Per molti anni unico vero riferimento, porto sicuro dove tornare, tana dove leccarsi le ferite, fino al giorno in cui è sopravvenuta la malattia a mettere tutto in discussione. Smarrita, terrorizzata, disperata, sola mi sono sentita in quei momenti.
E lì è cominciato un lungo e meticoloso processo di individuazione io di me e Diana di sè. 
Un processo avvenuto con infinite ore di conversazione, condivisione di pensieri, dubbi, speranza, motivazioni, illazioni, ragionamenti, ricordi, risate, compassioni... 
Il tempo della cura, il tempo degli ospedali, delle sottili miserie del dolore fisico, la presenza, la compresenza, l'ineluttabile e sempre noi a parlare infinitamente,
E' successo in quel periodo che ognuno di noi ha preso poi la sua strada, ha perseguito se stessa, per tanti anni non c'è più stato il tempo neanche di scambiare due parole. Prese, lontane, assenti... ma sempre certe l'una dell'altra... era il tempo della vita... come dicevo dell'individuazione.
Istanti di condivisione, di famiglia, di feste, di reciproca presenza... ma poi la vita ci ha sempre portato in correnti lontane.
Un regalo allora quelle 100 ore di conversazione dove siamo cresciute, cambiate, rinate.
Ed oggi ecco il REGALO n. 2 siamo ancora in quella fase di parole, condivisione, conversazioni, pensieri, confronti, accettazione reciproca, amore, presenza, ancora 100 ore di conversazione nelle sale d'attesa, al capezzale della mamma, nelle vicissitudini, nelle riflessioni, nelle comprensioni... assieme come allora ed è dolce ritrovare la fonte a cui tanto si è bevuto... ed era la stessa fonte, amica, sorella, compagna...
Non so cosa accadrà poi, se saranno ancora così intrecciate le nostre vite, se correremo ancora lontano in mille paesaggi diversi, non lo so, ma oggi queste nuove 100 ore di conversazione sono davvero un bel regalo, perchè non è con tutti che ci si intende, accoglie, conosce, affida... in questo modo e riprovarlo ancora è profondamente dolce, un privilegio... e dico grazie... anche nella fatica... dico grazie.

to be continued


mercoledì 18 aprile 2018

I Doni della Morte - Parte Prima

Un profondo respiro, un'inspirazione lunghissima in questo periodo, come a prepararsi ad un grande salto, come a raccogliere tutte le forze per spiccare un balzo in alto (o in avanti o in giù, chi può dirlo?). 
E di salti ne abbiamo fatti in questi giorni. 
Dico -abbiamo- perchè è un tortuoso sentiero abitato da quattro donne: io, le mie sorelle e la Mami.
Un arrancare tutto al femminile, attraversato da quattro generazioni, quasi un secolo di storia incarnato da quattro individualità femminili. E ci avviciniamo ad una soglia della vita, quasi naturale (e in quanto tale Sacra!) eppure ognuna di noi si dibatte in questo bosco scuro e spaventoso, l'ora di definitivi addii... non solo con una donna, ma con storie intrecciate che in qualche momento smetteranno di esistere. 
In questo periodo i miei post sono monotematici, e come possono non esserlo? 
Quanto è duro lambire la morte e rimanere lucidi, tanto meno indifferenti. 
E siamo qui in questo tragitto malgrado ognuno di noi serbi la recondita speranza che per noi è diverso, che non potremo finire mai... e la vita piano piano ci insegna che l'entropia, la decadenza, la profondità ti portano in strade diverse, in consapevolezze diverse... in vaghi e continui logorii.
Perchè in sè questi passaggi sono importanti e portano con loro infiniti, delicati, ancestrali insegnamenti sulla natura stessa dell'essere uomini, microcosmi in infiniti macrocosmi... 
E non mi soffermo solo sui fatti biografici recenti della mia vita, mi vengono in mente altri significativi valichi nel corso del tempo che, sì mi hanno trafitto le viscere, mi hanno, anche e però, plasmato in un un individuo più presente, più vero, più felice in sintesi.
E quindi, proprio adesso che sono in questo scenario, mi interessa approfondire queste riflessioni e cercherò i "doni della morte" e questo pensiero è il 
REGALO n.1.
Ho già in mente molti rigoli di questo fiume in piena, ma voglio riflettere piano piano, su ogni fantastica sfaccettatura antropologica di noi umani mortali.
E' questo che ci distingue dagli altri appartenenti al regno animale, la capacità di riflettere su noi stessi... e i cicli della vita fanno parte di questo... sempre pronti ad imparare dalla vita stessa e dalla relazione con gli altri.
Alla ricerca del REGALO n.2 To be continued....

lunedì 16 aprile 2018

Una paginetta al giorno

Una paginetta al giorno, e che sarà mai?

Di cosa parliamo?
Perchè anche i contenuti contano, non solo i contenitori.
Anche perchè spesso i contenuti sono fluidi, liquidi... e ciò che è liquido è potente, perchè avvolge ma non trafigge. 

Una paginetta al giorno per allenare il mio pensiero a camminare su una riga, non per amor di ordine o pragmatica, semplicemente per preservare la meta, qualunque essa sia. Il pensiero creativo è liquido e si diffonde in ogni dove, seguire una via è come stare in un argine... 

Una paginetta al giorno per darmi rigore, per darmi fiducia, per darmi forma, per meditare, per diffondere, per raccontare, per essere me stessa.

Una paginetta al giorno è un obiettivo raggiungibile... e passo passo si scalano montagne altissime.

Una paginetta al giorno per riflettere su di me ogni dì, per essere presente, per essere...
Daniela Merlino

mercoledì 11 aprile 2018

Si e no


I giorni passano veloci, quasi uguali, quasi irrilevanti, quasi immoti. 
Eppure i mutamenti sottili e continui mi attraversano, mi accompagnano.
Così è per tutti.
Se appena ci si sofferma nei propri ricordi, nei propri ieri e ai remoti altroieri, non è difficile accorgersi che il tempo ci attraversa, come se, volando sopra le nostre inconsapevoli teste, adagiasse un velo sottile ad ottenebrare la lucidità, la nitidezza dei ricordi stessi che poi altro non sono che le nostre stesse identità disseminate in archi temporali. 
E velo dopo velo non ci si accorge che si sono annebbiati, affievoliti, trasformati i sogni, le aspettative, i desideri, ma anche le paure, le giovanili malinconie.
Non un pensiero senile, non un tragicomico andirivieni nei rimpianti e nei "meglio prima", no no, solo uno sprazzo di "visione", nulla di più.
Un istante fondamentale, importante, significativo per rammentare a me stessa che mai nulla è scontato, mai nulla è conquistato, mai nulla è definitivo.
Sono ancora io? La stessa che giovinetta si domandava del senso della vita?
Si e no.
Sono ancora io giovane donna sensuale desiderosa di conferme e palpiti adrenalinici?
Si e no.
Sono ancora io quella bimba imbronciata che detestava essere derisa e che non trovava mai il proprio posto?
Si e no.
Sono ancora io quella fanciulla affamata di conoscenza che studiava avida e accumulava in modo seriale saggi e libri che spesso non avrebbe mai letto?
Si e no.
Sono ancora io quella adolescente che si struggeva come in una sindrome ascoltando Beethoven e leggendo Pirandello?
Si e no.
Sono ancora io quella compagna innamorata, paga e felice che si struggeva nella tenerezza, nel sentirsi a casa tra le braccia di un altro individuo?
Si e no.

Sono ancora io quella donna che pensa, riflette, rimugina e incessantemente immagina nuovi mondi e nuove possibilità?

Si e no.
Si e no... Quante me stesse posso ricordare? Riconoscere? Raccontare?
Non basterebbero pagine e pagine di scritti... quante sfumature, quanti ieri, quanti istanti, quanti sguardi...
Si e no perchè ci sono tutte contemporaneamente e nessuna di loro.
Si e no perchè esiste solo oggi, si e no perchè sono io grazie a chi sono stata e a chi sarò...
Come diceva il mio amato Pirandello?
Uno, Nessuno, Centomila...
Si e no... perchè poi Nessuno non è mai contemplabile e neanche Centomila...
In verità l'Unità è di ogni istante, con se stessi, con gli altri, con la propria storia, con l'umanità...
Così è se vi pare.

mercoledì 4 aprile 2018

Siamo interi, siamo umani...

Nelle diverse vicissitudini di questi ultimi giorni, che hanno visto mia madre protagonista di una staffetta (tra vita e morte) in diversi reparti ospedalieri, oltre alle implicazioni emotive (non da poco aggiungerei), mi sono trovata (mio malgrado) ad osservare molto da vicino la realtà odierna della medicina.

Mi sono ritrovata a rincorrere un pensiero a cui tengo molto: negli ultimi lunghi periodi ho speso molti pensieri e parole in merito alla frammentazione dell'infanzia e delle agenzie educative (intenzionali o meno che siano); in verità ho scoperto, amaramente, in questi giorni che la frammentazione è diffusa come un virus, in ogni ambito della nostra vita.
Ah! Non è bello ciò, riconoscere che l'umano è fatto a pezzi, in virtù di cosa poi, è qualcosa che mi addolora molto.
L'età vetusta della mia mamma ha fatto sì che, man mano che si prodigavano per curare un suo malanno (per la precisione abbiamo iniziato con degli abbastanza banali calcoli) hanno mandato in tilt alcuni dei suoi sistemi vitali, per farla breve: intervenendo sull'apparato digerente, il sistema del ricambio è impazzito, il disequilibrio dei liquidi ha messo in difficoltà la respirazione e per finire il cuore ha cominciato a dare i numeri. 
Certo, il senso comune dirà, una vegliarda di 82 anni è ovvio che incorra in tali rischi...
Non è proprio così in verità: il problema è che siamo in un'era di così alta specializzazione che nessun medico riesce ad immaginare delle diagnosi, attuare delle cure e pensare la persona un domani.
Mi sono accorta (sulla pelle della Mami) che è proprio vero: i dottori ci trattano come degli enormi organi da organizzare. Non delle persone, non delle storie, non un'unità di sistemi, ma un grosso organo (a seconda del reparto dipende o un fegato o un cuore o uno stomaco o un rene). 
Di fronte alle mie richieste insistenti, dove chiedevo ai medici di proiettarsi qualche giorno in avanti, ognuno di loro rimandava all'altro specialista: che le posso dire io sono un gastroenterologo non posso dirle della situazione cardiaca, e l'altro... che le posso dire della pancreatite, io sono un cardiologo.
AH! E chi mai dovrebbe dirmi qualcosa su quella donna che si chiama Emanuela, che ha una lunga storia e una dignità tutta intera?
A chi mi devo rivolgere per confrontarci su cosa è meglio fare nel breve termine e a lunga scadenza? Pensando a questa donna provata, affamata, debilitata, spaventata.... a chi devo rivolgermi? 
E non voglio fare un post di lamentela sulla medicina o sull'ospedale di turno, non è questo il punto.
In verità le persone, i medici, gli infermieri, gli operatori, si sono prodigati (quasi tutti) in ogni modo, quella che manca davvero è una visione di Uomo tutto intero, fatto di corpo fisico e di psiche! Non voglio nemmeno scomodare concetti (che poi concetti non sono) come anima o spirito. Pur rimanendo nel mondo concreto di corpo e psiche siamo fatti a pezzi.
Così come a scuola, anche nella medicina, esistono i protocolli, gli standard, dentro i quali le Persone si devono scorticare, comprimere, adattare pur di riuscire a farseli andare bene, questi protocolli.
Ci hanno imbrogliato con l'accezione negativa alla parola DISCRIMINAZIONE perchè non siamo tutti uguali: ognuno di noi ha un bisogno, un tempo e un modo di porsi nel mondo e io credo fortemente che ogni operatore (sanitario, educativo, umano) dovrebbe discriminare il proprio comportamento in base al soggetto che si trova davanti, non secondo uno standard.
Non sono qui a puntare il dito su nessuno, tutt'altro, vedo la grande fatica di infermieri, maestri, dottori, educatori, genitori... da dove nasce tutta questa fatica?
Dalla spersonalizzazione, dalla disumanizzazione, dalla frammentazione, dall'incapacità di DISCRIMINARE il giusto dallo sbagliato, il bello dal brutto, l'azione dal risultato.
Non ho soluzioni in mano (anche qui come per l'educazione), non sono medico e non sono neanche sufficientemente saggia... quello che sento però è che le persone hanno voglia di compromettersi un pò di più, dottori che si commuovono, infermieri che fanno più di quanto richiesto, insegnanti che si mettono in rete, educatori che si inventano nuovi stratagemmi ogni giorno... 
Questa frammentazione deve almeno essere vista, almeno riconosciuta nella sua pericolosità... 
Il rischio più grande è quello di sembrare una persona che naviga contro il progresso (e questo non c'entra nulla), in verità il progresso dovrebbe essere al nostro servizio e non viceversa, perchè quello che accade è proprio questo: il progresso, la capacità di sezionare, di misurare, di valutare, sempre più approfonditamente e precisamente ci hanno fatto perdere ciò che più di divino abbiamo: l'interezza ... fisica, emotiva, psichica, animica, spirituale............volevo dirlo!

lunedì 2 aprile 2018

Un giorno alla volta


Quasi scomparsa, quasi inghiottita da un portale. 
Ne di qui, ne di lì, in nessun luogo.
Spossatezza, mono espressione, riflessione.
Come essere attraversati da una lama sapiente, che infonde saggezza...
Fa comunque male e contemporaneamente no.
Abissi e tempeste, miopia e veggenza.
E intanto siamo ancora qui, uguali a ieri, ma non più gli stessi. 
Quanto ti ho potuta vedere  vicina alla morte, avviluppata tra le sue braccia.
E mi chiedi, e ci chiedi, aiuto, di non lasciarti andar via...
e noi ti abbiamo tenuta con tutte le nostre forze, 
anche quelle vitali.
Ma non sono più stata io... 
ho avuto necessità di distanziarmi da te, per reintegrarmi, rimettermi insieme. 
Ce l'hai fatta vegliarda: ti sei aggrappata con le unghie e con i denti... seppur nelle insidie e nei baratri, ce l'hai fatta e sei qui con noi. 
Siamo tutti un pò più avviliti, forse maggior pronte ai saluti, sicuramente più consce di noi stesse tutte, madri, figlie, sorelle... in qualunque modo ci attorcigliamo animicamente tra noi.
Potrei scrivere infinitamente e, nello stesso modo, non ho quasi nulla da dire.
Un confine troppo violento per lasciarti illesa... 
qualche tempo di rielaborazione è necessario.
E' inenarrabile... grazie sorelle di essere state insieme... testimoni delle nostre storie.
Un giorno alla volta... 
Daniela Merlino