...curioso nel mondo!!!


...curioso nel mondo!!!

I gatti sono curiosi, sornioni, saggi e liberi.



La ricerca continua del filo conduttore del significante

mi porta ad infilare i baffoni in molti luoghi interessanti...







giovedì 29 settembre 2016

San Michele e la fortezza interiore (per nutrire quello in cui credo)


Al mattino mi sveglio un pochino tumefatta e arruffata, dormo meno profondamente del solito (il mio sonno usuale è di piombo, precipito all'istante tra le braccia di Morfeo, dormo tutta la notte filata e difficilmente ricordo qualche sogno).
In questi giorni, o meglio in queste notti, ho avuto qualche risveglio, mi è sembrato di incontrare qualche sogno sporadico ed ho una sensazione  come se fossi un pochino più vigile.
Mi alzo al mattino con un pochino di pesantezza, sento le membra ancora desiderose di riposo, ma nel contempo, invece, il pensiero parte al galoppo, tumultuoso, in mille direzioni... 
Sbrigo operazioni pratiche e semplici: preparo i vestiti delle bambine, organizzo il pranzo (perchè la mensa delle scuola è in ritardo sulla tabella di marcia e dobbiamo portare colazione al sacco), pettino le piccoline, faccio mente locale sui loro bagagli e quando le saluto dal balcone, mentre si avviano a scuola con il papà mi viene un momento di scoraggiamento.
Stamattina in particolare mi sono fermata un attimo a pensare: cosa conta davvero? 
I progetti? La realizzazione di sè? Le "famose" opere di bene? 
Attimi intensi, un affacciarsi nel giorno con una certa serietà d'animo e mi scappa la terra sotto i piedi e il tempo dalle mani e tutto vorrei fare, ma a qualcosa devo rinunciare...ecco questo non mi piace!
Rinuncio a passare maggior tempo con le mie figlie per lasciare spazio a ciò in cui credo;
rinuncio a un modo di lavorare, al mettermi in gioco con dedizione per offrire tempo a ciò in cui credo;
rinuncio alla sicurezza di due quattrini e accetto (parzialmente) la sfida di sbarcare il lunario... con fiducia, per creare il giusto movimento ai miei talenti in cui credo;
rinuncio alla mediocrità e alla riflessione continuando ad aumentare la frenesia operativa per alimentare quello in cui credo;
rinuncio ad un sacco di ore di sonno per estraniarmi un pochino dalla corsa folle e far retrospettiva (anche attraverso il blog), per staccare tra un giorno e l'altro, come a ricordarmi che io sono qui e questo lo credo davvero.

Sarà giusto mi sono domandata stamattina?
Sarà sensato?

Non c'è risposta, tutto è giusto o, in egual misura, sbagliato. Questa è la risposta che mi posso dare, esserci con me stessa, costruire la coerenza con le diverse me stessa, assaporare la vita acchiappandola con forza... 

Ecco cosa conta davvero, la relazione con se stessi e le proprie possibilità di vita. Potrei dedicarmi completamente all'essere mamma ma comunque rinuncerei  ad uno spazio, potrei stare più tranquilla e accontentarmi con piccole sicurezze, su terreni conosciuti, senza infamia, ma anche senza lode (da me verso me stessa).

E poi le giornate scorrono convulse, rincorrendo mail, messaggi, whatsapp, telefonate, faccende da sbrigare, carte da compilare, passaggi burocratici da governare.
Non c'è più il tempo di soffermarsi su domande sull'essere, si corre, "si fa", si prevede quello che sarà fra 5 minuti, un'ora, un giorno.

Ma questi sono giorni speciali dove sto facendo tanti nuovi passi in una strada nuova, (che nuova non è visto che è un'aspirazione di sempre) e insieme ai miei amati compagni di viaggio, oggi abbiamo imbiancato un nuovo spazio, un nuovo esserci, belli, familiari, affettuosi, intimi, conosciuti abbiamo cenato insieme con una pizza non proprio buonissima, stremati e stanchi, ma felici e fiduciosi.
Grazie amici, grazie Guacamole (soci della Corte Dalì) di costruire infiniti acchiappasogni insieme a me e di stimolare la mia parte più ridosa, propositiva.

E le domande di stamani trovano eco nella festa di San Michele e so che quello in cui credo ha valore e ne vale sempre la pena.

lunedì 26 settembre 2016

La follia dell'obsolescenza programmata


Oggi mi è balzato all'occhio un articolo sull'obsolescenza dei mezzi tecnologici o meccanici o elettrici che dir si voglia.

Obsolescenza: definizione - Diminuzione progressiva delle possibilità di sussistenza, efficienza, validità, gradimento all'interno di un ambiente.

Andando avanti nelle mie ricerche e curiosando tra i vari siti, ho potuto vedere che è un termine ben conosciuto e collaudato, riferito agli oggetti tecnologici indica come le nuove scoperte e la nuova efficacia dei mezzi più moderni, rendano i nostri oggetti casalinghi superati e non più all'avanguardia.
Va bene lo capisco: è nella natura nell'uomo, smontare, ripensare, riprogrammare, migliorare quello che ha sotto mano o che ha inventato o che comunque utilizza.
Quello che mi ha basito oltremodo è il "normale" seguito, ovvero "l'obsolescenza programmata".
E' semplice, o vengono costruiti mezzi e strumenti meccanici che hanno un numero programmato di utilizzi (e poi si rompono) o i pezzi di ricambio immessi sul mercato sono così costosi che conviene sempre acquistare un oggetto nuovo, piuttosto che ripararlo.
Non ho scoperto l'acqua calda, lo dico da molto tempo, ma avevo una certa compiacenza e rassicurazione da chi affermava che erano i soliti pensieri "complottisti" di fronte a normale usura...
Constatare invece che è una prassi ben conosciuta, descritta in internet nelle sue diverse sfaccettature, mi lascia attonita!
Preferivo che rimanesse un pensiero complottista non provabile. 
Insomma, la nostra società, per far girare una famigerata economia autodistruttiva, acconsente al fatto che le persone comprino oggetti che si sa dureranno meno di quanto potrebbero, perchè possano essere presto futuri nuovi acquirenti nel regno del debito e del credito! AH!

Lo sappiamo!

Bene è una vera follia, una schiavitù dettata dall'oligarchia del denaro, (ok sempre saputo) ma ci viene anche spiattellato in faccia, sempre attraverso quei mezzi "difettosi" che ci vendono!
Riempiamo il mondo di discariche e pattumiera, una parte (sostanziosa) del mondo muore di fame, spendiamo la vita a lavorare per pagare i debiti per abitare, muoverci con mezzi personali e riempirci di macchinari ad orologeria!

Lo sappiamo!

E nessuno lo denuncia come un'aberrazione dell'uomo? Nessuno grida allo scandalo? All'eresia euristica?
Mi viene da pensare che il passo per arrivare all'obsolescenza umana sia breve.
In verità, a ben pensarci, il fatto che già esista il traffico degli organi è qualcosa che molto si avvicina.

Tutto smette di avere valore, tutto è lecito... in nome di cosa? 
Del denaro, dell'economia, dell'autoreggersi di cosa? 
Perchè siamo accondiscendenti? 
Ci piace questo status di finto benessere? 
Perchè è finto, perchè le malattie auto - immuni ce lo dicono. E non sto parlando solo dell'aids, tutte le connettiviti, le sclerosi, le allergie e persino il cancro stesso, sono malattie auto-immuni... anche l'infertilità lo è!

E poi abbiamo bisogno ancora di denaro per curarci e per continuare a vivere in quello status di finto benessere dato dalle cose che acquistiamo o che ci illudiamo che rendano più "semplice e leggera" la nostra vita.

Questa è l'obsolescenza umana!

La nostra vecchia lavastoviglie si è rotta qualche tempo fa... non l'abbiamo sostituita, al suo posto ci abbiamo messo un bel mobile che ha migliorato l'ordine di casa. In pochi giorni ci siamo abituati, non tanto a lavare i piatti, ma a non riconoscerla come INDISPENSABILE!
Ecco cosa ci fanno, ci insegnano, ci ipnotizzano, ci addestrano ad avere bisogni costosi per i quali dobbiamo lavorare allo sfinimento.

E lo sappiamo... questo è mostruoso!

E i nostri figli nascono già forniti di apine meccaniche sopra le culle, di giochini con luci e suoni (rigorosamente artificiali ma molto comodi e igienici?) e pronti a giocare con un ridicolo touch, ridicolo perchè questa parola nella sua origine  ha il significato di "tocco" e invece di tatto ne ha veramente poco...
perchè toccare è un gioco bellissimo che tante informazioni ci offre di noi stessi e del mondo... informazioni più sane e profonde di uno schermo! 
Eppure la parola touch è tanto simile a touchè, lo scacco, la stoccata che stiamo ricevendo per tutte le nostre insulse comodità: sapremmo rinunciarci?




Accelerazioni autunnali

Ho passato giorni (e post) a descrivere e raccontare le mie sensazioni, i sentimenti, le paure, le congetture... su quanto stava per accadere, sulle prospettive, sui progetti.
Beh, in un attimo è arrivata un'accelerazione fotonica che mi ha lasciata piuttosto sgomenta e schiacciata al suolo.
Tutto si materializza (contemporaneamente certo). 


Il lavoro richiede ad ogni minuto di più, i costi aumentano a dismisura, abbiamo trovato la nuova casa dove andare ad abitare, è l'ultima settimana a tempo pieno al lavoro, il famigerato caldo è scomparso, lasciando il posto a una gelida arietta mattutina che tutti ci ha stroncato.
A turno il raffreddore è passato da Cristian, alla piccolona, alla piccolina e per finire, più forte che mai, a me! AH! Due giorni come se avessi bevuto una bottiglia di superalcolico, svarioni, confusione mentale, vista annebbiata e, in più, naso rossissimo, starnuti violenti, apnea e tosse.
Nel frattempo ho dovuto sostenere un numero indecifrato di riunioni, incontrare la padrona di casa, pensare a traslocare una cucina (generosamente donata ma da prendere subito), sono arrivate le chiavi dei nuovi locali della Corte Dalì e, per finire, organizzare una mirabilante festa di compleanno per la mia piccolona che festeggiava i suoi 10 anni!
Stasera ho ricominciato a prendere un pò di fiato e tremo all'idea che fra una manciata di ore è già il famigerato lunedì!
Per intenderci, sono felice di tutto (beh del dannato raffreddore no), soprattutto tenendo conto che il movimento è sempre segno di cambiamento, di nuovo, di mutazioni e grande energia.
Semplicemente sono stata presa alla sprovvista e ho retto a fatica, per questo mi sono ammalata.
Nel contempo, anche, però, sono stati giorni meravigliosi, ho potuto contare su amiche straordinarie, assaggiando con mano la “sorellanza” e l’empatia, l’affetto e la disponibilità. Mi sento il cuore colmo di gratitudine, per essere così amata e fortunata.
La festa della mia piccolona è stata bella ed emozionante: abbiamo fatto un salto in avanti, è diventata grande.
Per meglio sottolineare questo momento, abbiamo esaudito un suo grande desiderio e, finita la festa coi compagni, abbiamo preparato una sorpresa, una prova importante: siamo andate a fare i buchi nelle orecchie!
E’ bellissima la mia dolce Margherita, vanitosa, determinata, dolce, una bella ragazzina di 10 anni.
Tra uno starnuto e una tirata in su di naso, mi sono goduta la mia bimbetta che faceva gli occhi dolci a qualcuno a cui tiene molto, l’ho guardata armarsi di coraggio di fronte a quel bruto che le ha trafitto le orecchie, l’ho vista gioire dei doni ricevuti, dei momenti magici, delle sorprese, delle amicizie, dei parenti, dell’essere al mondo.
Ed io rutilante per le diverse organizzazioni, per la testa ottusa dal raffreddore e la febbriciattola, barcamenandomi tra le spese e il lavoro, con il preziosissimo aiuto delle mie sorelle acquisite, sono riuscita ad organizzare una giornata da favola per questa bella anima che ha impreziosito la mia vita da quando l’ho solo pensata…

Un equinozio strepitoso… ed è solo l’inizio! Buon Autunno a tutti!


lunedì 19 settembre 2016

Fatti una vita...

Lunedì,
stamani mentre mi recavo al lavoro,
dopo aver staccato completamente, 
dopo aver rassettato casa, 
dopo essermi attardata nel letto a fare le coccole "chiotte - chiotte" con le mie bimbe,
dopo spazi/tempi con carissimi amici/famiglia,
dopo aver giocato, dormito, pensato, oziato, letto, ascoltato, raccontato, pulito, mangiato....
dopo due bellissimi giorni di inizio autunno, di ristoro, di ripristino delle energie,
ebbene dopo tutto ciò, stamani in macchina ho avuto un momento di sconforto pensando 
- rieccoci di nuovo il lavoro - AH!
E' stato come se, in un istante, la mia serenità si fosse dileguata, in un soffio di vento!
Di nuovo AH!
Sì perchè non sono certo una patita del lavoro fine a se stesso, ma in verità non posso neanche dire che negli anni mi sia sempre pesato...
ultimamente, invece, mi sento incastrata dentro un sistema che non mi appartiene più.
E non voglio criticare niente e nessuno, non voglio sentirmi superiore a nessuno, non voglio giudicare chi approccia il lavoro diversamente da me, non voglio lamentarmi (trovo la lamentela SEMPRE sterile), non voglio cambiare il sistema, non voglio parlare per qualunquismi...
Sento che ho finito un percorso, ecco tutto, così come mi è successo tanti anni fa, quando ero una maestra del doposcuola, felice di esserlo... eppure ho scelto il cambiamento, di lasciare un posto conosciuto per inoltrarmi nel nuovo... un nuovo che tanto mi ha insegnato, ma che ormai è diventato vecchio... 
Quindi mi pesa! Quindi non sopporto più tutto quello che lo caratterizza!
E sempre più sento rimbalzare nella mia mente questa semplice frase: fatti una vita!
Non vuole essere una frase sarcastica o presupponente, ma un pensiero vero.
Non riesco più a sopportare quello che ritengo sia sovrastruttura, ruolo, alibi alla vita individuale di ognuno...e ad ognuno il suo personalissimo (a volte tragico) copione da seguire.
Fatti una vita tu che chiedi una relazione alle sei di sera e pretendi che sia pronta l'indomani mattina alle 9;
Fatti una vita tu che invidi il prato del vicino, sempre più verde, sempre più grande, sempre più... lontano e non ti permette di vedere il tuo di prato;
Fatti una vita tu che hai bisogno di pianificare nel minimo dettaglio ogni istante della tua vita e non sai quanto sono ricchi e significativi gli imprevisti;
Fatti una vita tu che vuoi tutte le risposte subito e non le ascolti, le risposte;
Fatti una vita tu che hai un opinione su tutto e non conosci i tuoi figli;
Fatti una vita tu che ti schieri a destra o a sinistra (fa lo stesso) e non conosci il tuo centro;
Fatti una vita tu che vuoi esercitare potere su un tuo simile;
Fatti una vita tu che lavori, compri e godi e alla notte non riesci a dormire;
Fatti una vita tu che hai calcolato tutto e poi hai paura del futuro;
Fatti una vita ... vera, sentita, goduta, sincera... 
Non parlo di una vita felice, parlo di quell'istante, tanto sfuggito dai più, in cui ti guardi, ti ascolti, ti vedi e sai che sei tu o non sai più chi sei... un momento di assoluto presente, di appartenenza o disappartenenza totale... attimi in cui sei e basta senza bisogno di aggettivi, sostantivi o altro a definirti...che poi sono attimi di solitudine... è vero!
Ma comunque:
Fatti questa vita qui, 
fatta di questi istanti di comunione con il cosmo


mercoledì 14 settembre 2016

Primo giorno di scuola: ecco perchè mando le mie figlie in una scuola steineriana



Un'emozione grandissima, momenti brevi, e insieme lunghi, di attesa fuori dal cancello.
Ci guardavamo genitori e bambini, bambini e bambini, genitori e genitori, vecchi e nuovi maestri.
Facce di bambini tesi e concentrati, felici, scalpitanti, pronti.
Oggi la mia piccolina ha iniziato un sentiero lungo 8 anni, insieme al suo maestro e ai suoi compagni.
La cerimonia della Prima classe è un momento magico ed unico. 
L'ho già vista alcune volte, quando Cristian ha preso l'attuale quinta, quando la Piccolona ha iniziato tre anni  fa e stamattina con la mia bella Piccolina.
In questi giorni affermava risoluta che non era emozionata, ma la conosco bene e la vedevo che fremeva impaziente e nel contempo era agitata. 
E' arrivato anche qualche piccolo incubo notturno.
Ieri sera lo ha ammesso: sì sono emozionata!
Io e la Piccolona abbiamo sorriso sornione... (perchè lo sapevamo benissimo) e le abbiamo risposto che anche noi lo eravamo. 
Stamani si è svegliata con un balzo e si è preparata gioiosa.

Qual'è la differenza con le altre scuole? 

La cerimonia è un momento di grande sacralità, i bambini possono percepire chiaramente che qualcosa è cambiato, un rito di iniziazione ad una nuova era della loro vita.
Oggi purtroppo i bambini sono troppo poco protetti, non ci sono più mete da raggiungere, momenti da aspettare, tutto viene anticipato e fagocitato.
Scegliere un andamento lento, selezionare cosa fare e cosa no, dando (alle loro normali opposizioni) una risposta semplice che sempre accettano: "potrai farlo quando sarai più grande", è il più bel regalo che si possa fare loro.
Questa è per loro una sicurezza, un ponte tra oggi e domani, traguardi e desideri da raggiungere un pò meno effimeri della vuota materia acquistabile.
Ed oggi quei piccini erano lì vicini vicini... molti di loro, provenendo dalla scuola materna steineriana lì a fianco, si conoscono da molto tempo, ed è stato bello che la loro maestra dell'anno scorso li abbia accolti e dopo poche parole gli abbia presentato il loro Maestro.
Eravamo lì in semicerchio, i bambini davanti e i genitori dietro, il Maestro ha raccontato una storia dolcissima e poi, ad uno ad uno, lì ha chiamati per nome. E'stato bello vedere come ognuno di loro abbia affrontato questo primo passo verso questa nuova strada, la mia Piccolina è partita a passo deciso e non ha più rivolto neanche uno sguardo a mamma e papà, fiera di essere lì, orgogliosa e seria.
Io piangevo! Anche le altre mamme!
I bambini (anzi i ragazzini) di sesta classe li hanno accolti nella nostra scuola con una rosa rossa ciascuno... e poi sono andati... in classe... buon viaggio piccolini, buon viaggio maestro...
Pensare che questo gruppo potrà essere unito e fare un percorso di 8 anni (elementari e medie insieme) con gli stessi compagni, con lo stesso maestro...è un atto d'amore!
Qui sì che si può parlare di progetto di vita: alla fine bambini e maestro non saranno più gli stessi, si impasteranno e condivideranno come un gruppo fraterno (nel bene e nel male).
Molti di loro, praticamente tutti, hanno fatto l'anno del re alla scuola materna, ovvero hanno già 7 anni da un pezzo o li compiranno a breve.
Nella scuola steineriana si chiama maturità scolare: una peculiarità fondamentale che ben rappresenta e spiega cosa sia la scuola steineriana. 
E' un percorso di studio, un metodo che si basa sullo sviluppo biologico e animico degli individui, non precorre i tempi e offre un ritmo, un respiro, un sentire che ben si adattano ai continui cambiamenti di una persona che cresce.
E i bambini, prima dei 7 anni, non hanno ancora maturato le forze per intraprendere un cammino di apprendimento, la capacità di rappresentazione non è ancora del tutto matura,  i concetti di spazio e tempo sono relativi al sè e la coordinazione è ancora lacunosa. 
Questo fa sì che i bambini ancora piccini (prima dei sei anni e mezzo compiuti) che vanno a scuola (troppo presto)  o incontreranno difficoltà di apprendimento o, comunque, saranno in una condizione "come se camminassero in salita" per tutto il loro percorso scolastico.
Aspettare, invece, la maturità scolare, fa sì che il bimbo possa correre gioioso, sperimentare e imparare, apprendere giocando e attraverso l'arte, il movimento, la fiaba, le forme, gli elementi, le metafore archetipiche e lo stare insieme amalgamati.
Ecco perchè scelgo la scuola steineriana: non mi importa che sappiano leggere e scrivere entro Natale in stampatello, in stampatino e in corsivo, non mi interessa che siano scolarizzate, non mi interessa che siano piene di informazioni... 
quello che voglio è che loro, le mie creature, sviluppino l'amore per il conoscere, la capacità di aiutarsi reciprocamente, di fare ed essere insieme, 


che si immergano nell'essere pienamente umani: 
ovvero sapersi porre delle domande
 (non conoscere le risposte!)
Ecco perchè ho scelto questa scuola 
per le persone che amo di più al mondo!
Grazie...

martedì 13 settembre 2016

Sincronicità karmiche

No, non voglio lamentarmi, non voglio autocommiserarmi della vita in salita e della corsa ad ostacoli che ultimamente mi accompagna.

Come ho già spesso ribadito, ho scelto un tempo parziale, nel tanto "desiderato posto a tempo indeterminato" in un ente pubblico, per dedicare maggior tempo ed energie a quello in cui credo con tutto il cuore.
Forse quello che non ho mai detto è che ho posticipato questa scelta (come un assegno post- datato) perchè sapevo che al lavoro sarebbe stato un periodo duro e caotico.

Premesso tutto ciò, non posso fare a meno di soffermarmi sul fatto che, da quando ho preso questa decisione ed ho formalizzato la richiesta, sono accaduti due fatti molto interessanti (che sembrano non collegati ad una prima analisi):

1  il lavoro ha subito un'accelerazione senza precedenti, diventa difficile uscire dall'ufficio, quasi non si trova il tempo di espletare le funzioni di base (non so quanti pranzi abbiamo saltato io e i miei colleghi strettissimi).
2 sono sopraggiunte una serie infinita di calamità tecnologiche, e non solo, che ci hanno portato ad avere una vera e consistente penuria economica che ci ha costretto a contare le monetine per tirare gli ultimi dannati "fine mese". (oltre a chiedere qualche piccolo prestito ai più amati e fidati amici, che con grande cuore ci hanno accolto)

Il collegamento fra questi fatti mi sembra semplice: ma come, con tutto il lavoro che c'è, non ce la fai ad arrivare a fine mese, COME TI E' SALTATO IN MENTE  di ridurre le ore lavorative?

Ecco cosa intendo per sincronicità karmiche.
Ogni nostra azione nel mondo provoca un mutamento di energie e, molto spesso, le nostre stesse paure materializzano davanti a noi montagne insormontabili da temere e forze dell'ostacolo alla nostra determinazione.

Mi sono scoperta, in questi giorni, a meditare titubante e preoccupata sulla nostra situazione economica familiare, sugli impegni presi e il senso di responsabilità, sull'orgoglio per i miei compiti e la sensazione (soffocante) di non potermi allontanare.

Succede sempre così, quando ci autodeterminiamo, il cosmo burlone, ci presenta innumerevoli ostacoli, turbamenti, vincoli e difficoltà. 

Siamo sicuri di quello che facciamo?
Sappiamo veramente desiderare? 
A che cosa sappiamo rinunciare?
Davvero abbiamo fiducia in noi stessi e fede sulla provvidenza verso ciò che è fatto con amore?

No non sono sicura di niente, in verità, e muoio di paura!
Ma non mollo!
Riconosco la trappola, la tentazione di rimanere dentro il noto per paura dell'ignoto, di non lasciare il porto per non dover affrontare qualche inevitabile tempesta!

Ma non importa, questo non mi farà desistere e fremo felice all'idea di un nuovo cammino e adesso arranco con fiducia... perchè so per certo che quando la sincronicità si scatena e nascono grandi difficoltà
 ... allora siamo sulla strada giusta...
infine la fiducia in me stessa e la fede nella provvidenza li ho!


lunedì 12 settembre 2016

Sulla giostra...


Giorni che non scrivo, con mio grande rammarico!
Per me questo blog è come una tela dove esercitarmi nella scrittura, uno spazio e un tempo dove rifletto sugli eventi, un momento di retrospettiva dove porre attenzione agli istanti e al sentire, la casa delle connessioni con il mio agire e le mie relazioni, un luogo dell'anima, una memoria di me!
Quindi passare giorni e giorni senza nulla scrivere mi fa sentire lontana, quasi sopita, travolta da un'onda, un po' sperduta.
Sono sopra una giostra, piena di luci, di musica assordante, scenografie rutilanti e nel contempo tutto gira.
C'è il lavoro che davvero rapisce ogni mia energia, ogni mia forza del pensare e mi svuota talmente tanto che non mi lascia più il desiderio di fare, scrivere, organizzare e pensare altro. 
Arrivo a sera desiderosa solo di spegnermi tra un sudoku, una lettura, un gioco al pc e nulla più.
Sono capace di lavorare in emergenza, anzi rendo molto sotto stress, riesco ad essere efficace e veloce: però se l'emergenza diventa lo standard non funziona più. 
Mi sembra di raschiare su un imprecisato fondo di qualcosa, forse del mio amore per quello che faccio. 
Lavorare con gli educatori, pensare profondamente che insieme si possa costruire qualcosa di bello per i bambini, progettare mondi possibili, giocare con il sentire...
questo mi piace...
mi è sempre piaciuto, mi riempie e mi nutre, mi accresce e mi migliora. 
Non c'è più molto tempo per questo.
Le emergenze, la gestione amministrativa, i continui e repentini cambi di prospettiva non mi lasciano più molto margine per dedicarmi a quello che dovrebbe essere invece prioritario.
Lavoro per un Ente pubblico da 25 anni ed ho sempre cercato di portare un valore aggiunto a quello che facevo, di inserire del vero, della sincerità, della qualità, ma è sempre più difficile, mi sembra di correre sempre a perdifiato, in salita e zavorrata: sono stanca!
E sono molto felice di aver almeno fatto una scelta per me, di chiedere un tempo parziale sperando di riuscire a scendere da questa giostra.
A volte però mi sento un pò stupida, il rischio è che dovrò continuare a fare quello che sto facendo ma con quasi metà del tempo... 
e so già che l'unica cosa sacrificabile è (haimè) il tempo pedagogico.
Spero di riuscire a fare in modo che non sia così, spero di riuscire a togliermi dall'emergenza, dalle inutili richieste, dai dati per le conferenze stampa e le insulse indagini e/o censimenti statistici di ogni tipo per ogni dannata istituzione.
Spero di riuscire a smettere di interfacciarmi con la lamentela e il falso efficientismo.
Spero di riuscire ancora a promuovere un'idea di bambino, di amore, di relazione, di bellezza nel lavoro educativo.
E qui ancora mi sento un pò invecchiata (metaforicamente parlando), mi è stata fatta una legittima critica sul fatto che certe attività fatte sono diventate un pò ripetitive, quindi inutili. Ah!
E' indubbiamente vero! Se non sono riuscita a far passare il messaggio che le attività cambiano in relazione all'obiettivo piuttosto che al contenuto, certamente sono un pò ripetitiva! Certamente se io dovessi insegnare storia e continuassi a portare Napoleone Bonaparte sarei senz'altro d'accordo, invece credo che soffermandosi sul metodo e sui metaprocessi, sia persin utile continuare ad usare contenuti simili. (Simili non uguali).
E' vero per tre anni di fila, nelle èquipe di inizio anno, con gli educatori abbiamo usato la musica, ci siamo messi in contatto, abbiamo giocato, abbiamo ballato, abbiamo guardato l'altro da sè. Certo il primo anno è stato sconvolgente ed energizzante, il secondo riflessivo... e il terzo? A mio avviso metaprocessuale.
Ma se non sono riuscita a trasmetterlo forse ha ragione chi mi ha criticato.
Lo so sono fatta male! 
In verità quasi tutti i presenti mi hanno dato conferma che quanto vado dicendo è vero, che il percorso fatto insieme è stato vero e proficuo, ma non posso fare a meno di addolorarmi di chi, in qualche modo, ho ferito, che vorrebbe stare lontano dall'essere tutti insieme e rassicurarsi nel piccolo gruppo. 
Non lo dico con fiele o sarcasmo: penso che avrei dovuto, o potuto, lasciare maggior spazio anche ad un'altra esigenza... avrei voluto... ma si ritorna alle emergenze di cui sopra... 
Insomma avevo previsto un settembre diverso, ma tante persone nuove nel gruppo di lavoro necessitavano (a mio avviso e non per questo giusto in assoluto) di un lavoro introduttivo corale.
Capisco che questa è una pedagogia non per tutti, è più facile ragionare su carta, intorno ad un tavolo, sugli orari, sulle attività, piuttosto che sul sentire, sulla fratellanza, l'emozione, la relazione, la metafora. 
E alla fine non è neanche la critica che mi turba ma l'ostilità e sono arrivata a casa così stanca... 
ci ho messo tutto il fine settimana a riprendermi da tutta quell'ostilità, mi è sembrato di essere stata risucchiata dai dissennatori... 
... e la maledetta giostra continua a girare... 
... ed io, a volte, mi sento così inadeguata...

E invece, e anche, e insieme domani la mia piccolona ricomincia la scuola, a brevissimo anche la piccolina inizierà con il suo primo giorno di scuola, i progetti in Corte Dalì si moltiplicano, le amiche mi sono vicine... e pian piano rientro in me e sono serena, tranquilla e sicura di saper scendere dalla giostra e decidere io quanto girare, ballare, correre e quale musica ascoltare e quali scenografie scegliere e quando, invece, fermarmi a contemplare.