...curioso nel mondo!!!


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I gatti sono curiosi, sornioni, saggi e liberi.



La ricerca continua del filo conduttore del significante

mi porta ad infilare i baffoni in molti luoghi interessanti...







venerdì 1 marzo 2013

Il Mago di oz e la ricerca di sè



la copertina del mio libro di bambina


Nel mio felice ritorno in qualità di divora libri ho “riletto” per l’ennessima volta  “Il mago di Oz” di L.Frank Baum.  Ero partita con grande motivazione (ricordando inanzi tutto che è stato il primo libro regalatomi  dalla sorellona e quindi il primo libro letto e riletto nella mia infanzia), come spesso mi capita (purtroppo) dimentico, la mia memoria selettiva “cancella” il ricordo cosciente di molte cose e questo libro faceva parte di tale selezione mnemonica. Come dicevo ero contenta avendo intravisto uno spunto interessante nei tre personaggi che accompagnano la bambina nel suo viaggio (spaventa passeri, omino di latta e leone): ho trovato in essi una traccia metaforica delle tre sfere dell’umano (pensare, sentire, volere). Il mio entusiasmo è stato subito frenato dalla lettura dell’introduzione scritta direttamente da Baum. Egli dichiara convinto che non è più il tempo del moralismo, che è necessario superare le fiabe classiche e portare al bambino “storie” che lo divertano semplicemente.

Non che io sia contraria al divertimento dei bambini (tutt’altro) ma non capisco perché in virtù di questo si debbano screditare le fiabe. Le fiabe classiche (della tradizione popolare) sono intrise di saggezza, di figure archetipiche e non terrorizzano in alcun modo il bambino e tanto meno “moraleggiano”. Portano al bambino, invece, un modello di reazione emotiva e di condotta alle avversità della vita (in senso generale). Il bambino, attraverso il simbolo e il viaggio dell’eroe, costruisce le categorie per il proprio io.

Quindi la partenza con il mio “vecchio amico” non è stata molto brillante. Leggendo devo riconoscere che ho trovato la narrazione molto gradevole. Il libro (seppur non offrendo bellissimi personaggi per il mio personalissimo gusto) ha un ritmo veloce e serrato. Gli avvenimenti si susseguono con tale velocità che senza accorgersi si è viaggato per l’intero meraviglioso mondo di Oz, si sono affrontati pericoli e prove da superare, risolti misteri e concluse le vicende. Questo ha i suoi pro e i suoi contro (forse per questo lo avevo dimenticato?). Come dicevo il libro scorre velocemente e la storia è simpatica, speravo, però, che i personaggi fossero un pochino più caratterizzati. La bambina (l’io) nella crescita deve compiere il proprio percorso utilizzando adeguatamente il cervello, il cuore e il coraggio ma dal libro non si evince: la piccola Dorothy, nonostante la grande avventura e le difficili prove, non ne risulta cambiata, così come è all’inizio è alla fine e credo questo sia il vero limite del libro. 
La bimba dovrebbe portare qualcosa di più con sé al rientro a casa. Il cervello trovato dallo spaventapasseri (pensare) , il cuore dell’omino di latta (sentire) e il coraggio (volere) del leone non sono stati funzionali alla crescita della bambina, ma al costituirsi stesso della compagnia viaggiante. Certo se vogliamo come metafora immaginare che tutto il mondo di Oz sia l’interiorità della bimba il significato cambia. Ma Baun aveva sottolineato come il suo era un mondo concreto, contrapponendolo proprio al mondo delle meraviglie di Alice (romanzo uscito nello steso periodo).

Io credo invece che il mondo di Dorothy sia proprio la sua interiorità e che integra le sue sfere e le mette come governatori dei regni (l’uomo di paglia diviene il re della città degli smeraldi, l’omino di latta il sovrano del regno dell’ovest e il leone diventa il re della foresta delle belve feroci). La bambina sconfigge le parti “cattive” di sé (le due streghe cattive dell’est e dell’ovest) e smaschera l’inganno del mago di Oz (che è un cattivo mago ma un brav’uomo), insomma è proprio il passaggio dall’incanto dell’infanzia al realismo degli adulti. Leggendo il libro si legge chiaramente, in verità, che i personaggi possiedono già quello che vanno cercando (cervello, cuore, coraggio) se no non avrebbero potuto aiutare la bimba, ma queste "qualità" diventano vere e consapevoli per loro solo quando il mago di Oz glieli “dona” alla fine di grandi prove e percorsi. Insomma le nostre sfere del pensare, sentire e volere ci appartengono ma siamo noi a integrarle fra loro solo attraverso prove, difficoltà e realizzazioni.

Il mio personaggio preferito è l’omino di paglia, quello che cerca il cervello… non credo sia un caso (!!!!!)... ma è anche il più tenero, si occupa della bimba, le procura noci, la accompagna con grande "amore". Non per niente diventerà il governatore al posto del mago di Oz.

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