...curioso nel mondo!!!


...curioso nel mondo!!!

I gatti sono curiosi, sornioni, saggi e liberi.



La ricerca continua del filo conduttore del significante

mi porta ad infilare i baffoni in molti luoghi interessanti...







martedì 30 ottobre 2012

Occhi che guardano: il confronto



Mi piace parlare, mi piace guardare e mi piace ascoltare. La mia carissima sorella mi dice sempre che sono nata così: occhi che guardano.
Cosa c’è dietro a questo? Cosa vuol dire occhi che guardano?
Sono occhi che non si soffermano su un punto ma che scrutano i contesti, sono occhi profondi che lasciano intravedere i pensieri, sono occhi che indagano ed hanno spesso un punto interrogativo latente, sono occhi curiosi che cercano il meccanismo di funzionamento delle cose, delle situazioni e delle persone stesse. Sono occhi da cui è difficile nascondersi, sono occhi dai quali ci sentiamo osservati anche se non stanno guardando direttamente.
Sono occhi che cercano un continuo confronto con la realtà, ovvero occhi che non si accontentano della prima impressione ma che cercano l’altro (in senso ampio). Nel confronto poi è bello ascoltare, parlare e riguardare negli occhi e ritrovarsi cresciuti.
Penso che Diana (mia sorella) avesse ragione: sono nata così e viene prima questa mia caratteristica della professionalità. Sono diventata un pedagogista perché mi piace capire come funziona il mondo! Sono stata molto fortunata!

venerdì 26 ottobre 2012

Chimera



Guardando gli ultimi post scritti ho visto che c’è un filo conduttore: la solitudine.
Mi sono soffermata un attimo a pensare e mi sono domandata sinceramente se mi sento sola. In verità no, anzi essendo mamma, spesso agogno inutilmente un po’ di solitudine: per riuscire a dormire un po’, per dedicarmi a ciò che mi piace, per fare lavoretti, sistemare casa, farmi un giro senza trepidazione e lamentele, mettermi lo smalto, leggere un romanzo, studiare i mille libri che mi interessano, continuare il lavoro sulla biografia, andare in piscina, iscrivermi a qualche bel corso… insomma noia e solitudine non so cosa siano.
La solitudine è uno spazio mentale, uno stato d’essere, nessuno è mai solo, in ogni caso. Mentre parliamo, agiamo e siamo nel mondo dei sogni, contemporaneamente respira l’umanità intera (sulla terra e nei cieli). Non è difficile percepirla e riconoscerla ma siamo così imbavagliati e legati, accecati dal nostro io che non vogliamo vedere e sentire e, spesso, questo ci da sofferenza.
La vita è una magnifica avventura da gustare nel tragitto e non nelle ipotetiche mete che ognuno si prefigge. Le mete e i progetti sono sempre delle utopie perché il nostro progetto e la nostra meta si realizzano nella vita stessa (ovvero la biografia). Questo è lo scopo: scorrere la propria vita cercandone i nessi, il significato, il senso individuale tra ogni mio ieri oggi e domani. La sensazione di solitudine mi da traccia del fatto che ho smarrito la via intima della fratellanza, della vita sociale, del Karma stesso (individuale e dell’umanità).
Comprendere la relazionalità, in qualità di caratteristica fondante della personalità individuale che si attua in prima istanza nella relazione simbiotica nell’utero e poi nel rapporto duale con la madre, questo è il compito di ogni vita umana. L’incarnazione è il costituirsi stesso della dualità terrena: ogni giorno vorrei cercare di incontrare la scintilla cosmica di ognuno, indipendentemente dalla frenesia del fare e dell’avere. Urge nella società odierna tornare nell’essere e ricominciare ad attuare un vero Ascolto dell’altro, un ascolto fatto con i sensi, i pensieri, il cuore e la luce, un ascolto senza aspettativa: forse l’altro è in un momento diverso dal mio del cammino e forse ha solo bisogno che io tenda la mano e improvvisamente quelle mani danno calore. Si impone la domanda: quante mani toccate? Ma le avete ascoltate? Ogni mano ha una storia, un’energia, un pensiero e una domanda: è davvero ora di finirla, finiamo di stringere la mano del prossimo senza ascoltare il messaggio di cui è portatrice, abbracciamo i nostri simili in ogni stretta di mano, accompagnandola con lo sguardo e anche il sorriso. Finiamola di salutarci in modo formale e di circostanza ma pensiamo, ogni volta, che io esisto grazie allo sguardo dell’altro (quello che si intende per relazionalità come fondante l’identità personale).
Chimera


Ricordiamoci sempre, ogni giorno e ogni istante, che la solitudine non esiste ma è semplicemente un’affascinante chimera: 
il sogno di ognuno di essere unico e immutabile, ovvero divino, senza accorgersi che la scintilla divina corrisponde all’essere parte di un tutto.

mercoledì 24 ottobre 2012

Solissimamente



Lamicia basita


Ecco ho bisogno di scrivere perché non riesco a fermare il pensiero, sento vibrare sotto la pelle un vecchio sentimento, antico come me o come i miei labili ricordi, quella sgradita sensazione di esclusione. 
A tratti ho riconosciuto che era autoesclusione, ci ho lavorato parecchio e so che in qualche modo ci casco sempre. 
Ma l’allenamento continuo sull’io mi ha portato a riconoscere bene tutti quei meccanismi che mi portano ad allontanare le situazioni, le relazioni e le persone. 
Questo è un vantaggio in ogni caso perché mi consente di porvi rimedio quasi subito, però da un’altra parte riconosco bene quando invece davvero si sta attuando un meccanismo vero di allontanamento. 
Anche questo fatto purtroppo avviene molto spesso e mi crea non poco dolore. Anche su questo ho ampliamente ragionato e lavorato e ne ho comprese le ragioni: sono sicuramente una persona ingombrante, nella mia liquidità troppo spesso faccio da specchio alle persone e queste, quando non hanno voglia di specchiarsi, si allontanano. 
liquidità
Lo capisco e non ho astio (quasi mai o comunque non per molto) nei confronti delle persone, però quando arriva quella sensazione sotto i polsi, in fondo alla lingua, di paletti ben definiti (o meglio argini in quanto liquida) beh in quei momenti sono sempre orfana (in senso archetipico) mi viene una grande disillusione (certo laddove avevo investito nella relazione)… come spesso mi accade devo farmi una ragione che i miei fatti rimangono miei, che le persone condividono con me i loro momenti brutti e non quelli belli, che aiuto nel digerire le difficoltà ma poi vanno… certo questo come terapista è molto bello, ma nella vita interpersonale un po’ meno.
 Mi subissa una sensazione oceanica di solitudine che, per carità, è di tutti ma il percepirla, anzi propriocepirla, mi sgomenta sempre e mi smarrisce, sento sempre una sensazione di abbandono, di lutto e  vedo relazioni profonde e intense scemare nella gioia e nella serenità dell’altro.
foglie d'autunno







Ripeto: bello! 
Oggi, però, mi piace appassire nell’autunno 
come le foglie danzanti.

sabato 20 ottobre 2012

Sono suscettibile?



alone

In questi giorni i miei pensieri ruotano intorno a questa domanda. Una cara amica in una discussione accesa, ma non litigiosa, mi ha detto che sono suscettibile (come al solito). Indipendentemente dal tema della discussione di quel giorno, che non mi interessa in queste mie riflessioni, il mio classico pensiero “a domino” ha cominciato a far girare le rotelle. Mi sono diretta verso l’ufficio grugnendo fra me e me… suscettibile… beh ho fatto una piccola ricerca nei dizionari che riportano: di soggetto capace di ricevere in sé gli effetti di un’azione che tende a modificarlo.” In un'altra trattazione viene riportata la seguente definizione: “Suscettibile, viene da susceptus, participio passato del verbo suscipere, che vuol dire -capace di prendere qualcosa-. In effetti, con suscettibilità, anche in fisica, si misura la capacità di un corpo nel reagire alle sollecitazioni del mondo esterno. Di conseguenza, l’essere suscettibile è fisiologico e rispetta principi naturali, diventa anomalo nel caso di reazione abnorme, sia in difetto che in eccesso.
Ecco in questo significato (che è ben diverso da permaloso) mi ci riconosco sicuramente: sono suscettibile! 
Quasi sempre ricevo su di me gli effetti dell’ambiente e spesso modificano il mio stato d’essere!!!! Ammetto che in molti momenti della vita questa predisposizione a prendere su di me l’ambiente è stato un vero e proprio castigo del cielo, ma è vero anche che è una  caratteristica di me medesima che prediligo. Non conosco il sentimento dell’indifferenza, entro sempre con tutta me stessa in quello che faccio e sono sempre disponibileal confronto e a mettermi in discussione.
Tutto ciò mi fa affermare con convinzione che sì sono suscettibile e, aggiungo, felice di esserlo. In mille sfaccettature la suscettibilità può diventare permalosità, irascibilità, intransigenza, ma anche empatia, compassione (nel senso di patire con), immedesimazione…

together
Spesso mi trovo a discutere per colpa di questa mia caratteristica, spesso sono interpretata come perentoria ed assolutista, sovente accolgo su di me il dolore e il problema altrui (e questo a volte è  fonte di grande tristezza per me). In qualche modo l’essere suscettibile mi rende molto amata nelle difficoltà e piuttosto sola in altri momenti. La suscettibilità è sicuramente una caratteristica contrastante, porta via molta energia e sicurezza, offre a volte un impatto troppo forte ma consente contemporaneamente di cogliere sfumature che non sono per tutti.  
Suscettibile? Adoro esserlo :)

lunedì 15 ottobre 2012

Elogio del fuoco



È arrivato il vento freddo. L’autunno si è risvegliato con tutto il suo vigore e in questi pomeriggi uggiosi è tornato vivo e scoppiettante il nostro amato camino. Ogni volta che mi adopero per accendere il fuoco mi sento un po’ primitiva. Ci vuole molta cura per governare il fuoco. Tanto per cominciare bisogna disporre la legna in modo che ci sia un buon passaggio d’aria (fondamentale perché la fiamma possa prendere vita). Un caro amico con esperienza da boy scout mi ha insegnato un trucco (semplice ma geniale): invece di utilizzare gli alari che occupano inutile spazio è più utile sistemare due bei tronchi ai lati, in modo che due estremità convergano verso la parete dietro del camino (come a formare i lati di un triangolo isoscele); a questo punto nel mezzo (nell’angolo del triangolo) è possibile sistemare piccoli legnetti secchi, pigne e pagliuzze e munirsi di un po’ di tempo e pazienza. L’operazione è delicata, bisogna amorevolmente curare la piccola fiammella, soffiando con un bastoncino di nocciolo cavo (debitamente preparato) e aggiungere pian piano ramoscelli. È una magia, è proprio in questo momento, quando la fiammella comincia decisa a ballare davanti ai miei occhi che mi sento una donna primitiva: ecco il fuoco!!!! Ogni volta una magia nuova. A questo punto con delicatezza è possibile adagiare un legno un po’ più grosso (non sulla fiamma che si spegnerebbe) ma sospeso come un ponte tra i due tronchi laterali. Questo metodo è fantastico, è come fare una treccia. Man mano sostituisco un tronco laterale con uno nuovo e quello che tolgo (già ben bruciacchiato e rovente ma non ancora esaurito) lo sistemo nel mezzo. In questo modo il fuoco è sempre allegramente scoppiettante e attivo, manda luce e calore nella casa ed è un fido amico di queste stagioni.

Il fuoco e il camino richiedono costanza, amore e perseveranza. È necessario procurare la legna per tempo (nei mesi estivi) per averla ben secca, bisogna accatastarla e ripararla e quotidianamente (poi) trascinarla in casa per le quattro rampe di scale di casa nostra :\
Inoltre bisogna approfittare del vento secco e delle giornate soleggiate per andare nei boschi a fare fascine di legnetti (indispensabili per poter accendere il fuoco). Insomma capisco perché il riscaldamento e i termosifoni abbiano preso così tanto piede: è molto comodo alzare una levetta e velocemente scaldare la casa. Però l’esperienza mi ha insegnato che tutto ciò che è comodo ha un prezzo straordinario. Rinunciare al calore tutto particolare del fuoco è come rinunciare alla vita. Il fuoco insieme alla legna brucia anche i pensieri negativi, porta luce e danza, suono e compagnia. Certo in questa stagione la nostra famiglia ha un inconfondibile odore di camino nei vestiti, ma io lo adoro, ogni volta che lo sento mi si attiva un fantastico sentimento di appartenenza. Inoltre tutte queste operazioni di cura, queste sequenze fondamentali e questo elemento della natura (il fuoco) sono delle vere e proprie carezze per l’anima, quindi governare il fuoco e portare luce arancione nella propria vita è un modo fondamentale per fare una sanissima e piacevolissima auto – terapia. :)