...curioso nel mondo!!!


...curioso nel mondo!!!

I gatti sono curiosi, sornioni, saggi e liberi.



La ricerca continua del filo conduttore del significante

mi porta ad infilare i baffoni in molti luoghi interessanti...







venerdì 29 aprile 2016

Mamme e donne: com'erano belle

E' tardi, sono un pò stanca, ma voglio scrivere ugualmente due righe.
Oggi eravamo in Corte Dalì delle mamme (belle), delle bambine (bellissime), sole, arietta, primavera e tanta serenità. Uno scorcio di comunità, un agglomerato umano, un insieme di anime eravamo, vicine e lontane, simili e diverse. Ho sentito come una magia nello stare lì insieme a condividere pensieri sulla scelta e sull'esserci come genitori. Siamo tutte donne che ci siamo poste una domanda, un pensiero su come allevare i nostri figli, su come scegliere l'agenzia educativa che, insieme a noi, accompagnerà i nostri figli per tanti e fondamentali anni.
Siamo tutte mamme che abbiamo scelto un percorso di studi Waldorf, a partire dalla materna.
Abbiamo parlato di intenzionalità educativa e importanza dei processi, ci siamo confrontate sulle nostre aspettative, sui nostri limiti e sulle paure di mamme... mamme consapevoli che questo è un mondo difficile dove far crescere un bimbo. Noi chiacchieravamo e le bimbe, tranquille, hanno giocato con le piante e i sassi, i dondoli e i nastri, i telai e le amichette. Un magico momento di arte sociale e comunione femminile.
Grazie care amiche di essere state con me in questo istante dove ci siamo riconosciute compagne in un viaggio bello ma assai tortuoso, perchè scegliere un percorso fuori dalla norma implica una fatica, doversi sempre rinnovare e rimescolare, camminare insieme, sia con chi ci somiglia, sia con chi è profondamente diverso da noi. 
E quelle bimbe, oggi, nel sole, nel vento, nel gioco, nell'amore... com'erano belle!

mercoledì 27 aprile 2016

La lotta con la polvere

Martedì, a dirla tutta, visto che è passata la mezzanotte, è già mercoledì. 
Questo lunedì di festa mi ha scombussolato, ha fatto saltare tutte le mie routines mentali e continuo a viaggiare con un giorno in anticipo o in ritardo, insomma non ci capisco nulla (negli automatismi che tanto aiutano nel sopravvivere nelle lunghe giornate). 
Devo dire che oltre al giorno festivo (e meno male che c'è stato), anche le attività del trascorso fine settimana hanno contribuito a crearmi una certa conTusione mentale. 
Certo perchè le mie peripezie con calcinacci, polvere e marasma casalingo hanno invaso e catalizzato tutti i miei giorni.
Io e Cristian siamo stati due api operaie, indefessi, stoici, esausti, abbiamo lavorato, lavorato, lavorato e ancora lavorato senza sosta per tutti e tre i giorni del famigerato week end lungo.
Il nostro intento, desiderio, imperativo categorico era di ripristinare, almeno nella struttura portante, lo status quo della casa, un minimo di certezza da focolare domestico. Infatti, mai come in questo periodo, nella fatica, nel caos, nel turbine, ho cucinato tanto e molto variegato, come a scaldare con il potere del convivio, del nutrimento e appunto del focolare, la nostra casetta sottosopra.
Felicemente devo dire che ce l'abbiamo fatta, non abbiamo finito del tutto, ma siamo riusciti a rendere decoroso e vivibile l'ambiente, per noi e per le nostre bimbe.
E qui mi sorge spontanea una domanda: va bene che hanno spaccato delle porzioni di muro (ma non erano così grandi, nell'ordine di una cinquantina di cm quadrati o poco più in due o tre zone), beh la domanda è - come è possibile che la terra e la polvere abbiano ricoperto tutto, ma dico TUTTO, quello presente in casa? Anche quello che era chiuso dentro l'armadio. 
Quale potere ha la polvere? E poi, come è possibile che uno spazio così ridotto, un angolino della casa, riesca a produrne COSI' TANTA?
La polvere è infingarda, pulisci da una parte e lei ricompare dall'altra, spazzoli e spolveri e la smascheri (la furbacchiona), nella luce che filtra dalla finestra, che fa finta di nulla, si volatilizza ma  piano, piano svolazzando soave si rideposita lì da dove era stata levata. E non conta utilizzare prodotti assorbipolvere, stracci umidi e strategie antientropia... lei ricompare. Questo è vero sempre, però quando è in dosi normali, hai l'impressione che per qualche tempo (qualche ora abbondante) sia scomparsa. Invece, ed è quanto successo a casa nostra, quando subentra un quantitativo anomalo di polvere, debellarla richiede uno sforzo che non fatico a definire sovraumano. Ti devi armare di pazienza e, rassegnata, essere consapevole che nello stesso punto dovrai passare e ripassare numerosissime volte. 
Certo che un cane energumeno che corre a destra e a manca inseguito da due bambine urlanti non aiuta.
Ripeto, ce l'abbiamo (più o meno) fatta. Le considerazioni successive riguardano proprio l'energia lavoro necessaria, mai come in questi giorni, mi sono state chiare vecchie nozioni di fisica che mi illustravano come per creare del movimento in un corpo inerte sia necessaria una certa Forza, appunto chiamata Energia Lavoro. Sono stati giorni dedicati alla volontà, alle sinergie, alla fatica, al riordino, alla buona lena e all'olio di gomito. 
Mi sono stancata tantissimo, ma devo dire che era una bella stanchezza, nelle sere ho registrato sempre una certa soddisfazione. Insomma la dannata polvere (anche lei), in qualche misura, mi è stata utile. E' stato come un viaggio nei miei pensieri, ordinandoli, spolverandoli, rinfrescandoli. Anche la casa ne ha tratto giovamento, perchè, oltre ad occuparci della polvere, abbiamo imbiancato, spostato mobili e buttato via dei bei sacchi di vestiti e altre cose di cui, davvero, non avevamo bisogno. E ci siamo sentiti più leggeri. 
E oggi in questo spirito di rinnovamento sono felice di essere andata dal parrucchiere a farmi i colpi di sole fucsia... del resto come si dice... veniamo dalla polvere e torneremo nella polvere? Aggiungerei, però, che è polvere magica, perchè improvvisamente, così come è comparsa come un velo sul nostro mondo, se ne è andata, lasciando qualcosa di nuovo in noi. 
E allora, talvolta, che polvere sia!

martedì 26 aprile 2016

Uno scorcio di vita qualunque

Sono inibita, l'altra sera navigando nella rete mi sono imbattuta in un esperto di blog che ha fornito un dettagliato elenco di quello che non si dovrebbe scrivere. E' stato un pò deprimente perchè è il genere di post che scrivo io. 
In particolare mi ha colpito la voce che diceva che non bisognerebbe mai parlare di cose personali. SIC!
La maggioranza dei miei post parlano della mia vita. Posso capire che magari non interessino a TANTE persone i "fatti" miei... però... mi sono sentita perplessa e un pò delusa, ho pensato che avrei dovuto cambiare tutto del mio blog, addirittura lasciarlo e ricominciarne uno nuovo... ma poi mi son chiesta - ma perchè scrivo un blog? Perchè voglio fama, denaro e gloria? No è stata la mia risposta
Perchè voglio che tutti sappiano della mia vita e risultare simpatica? 
No, neanche questo...
E allora perchè?
Mi piace scrivere, è forse una delle cose che mi piace di più, mi piace usare la lingua italiana: trovo che abbia delle parole meravigliose, delle sfumature e dei colori ineguagliabili. Certo è una bella presunzione la mia visto che non conosco altre lingue (se non un inglese scolastico e stentato).  
Nonostante questo, credo di non sbagliarmi  a ritenere l'italiano una lingua ricca e dolce e musicale. E poi credo di avere una capacità o un talento: riesco a rendere in parola scritta le emozioni e di quali emozioni posso parlare se non le mie? Quali posso conoscere meglio? Immagino che ai più le mie vicende non interessino, ma non mi importa davvero quanti leggano il mio blog, mi interessano le persone che ci sono (poche o tante che siano) che apprezzano quello che scrivo e che seguono i miei voli pindarici simpaticamente.
Raccontando delle mie vicissitudini tocco spesso anche pensieri e argomenti vari, ed essendo io una persona piuttosto comune, credo che molti si possano, alla fin fine, rispecchiare in quello che mi capita. E qui  entra in gioco un altro talento che possiedo (e di questo ringrazio il cielo ancor di più), cerco sempre di vivere con una buona dose di autoironia, credo fortemente che ogni fatto, ogni esperienza, ogni inghippo abbiano un lato comico o ironico. 
E questo aiuta notevolmente la vita! 
Alla fine, quindi, ho deciso che il mio blog va bene così com'è, è uno scorcio di vita, di una vita qualunque e per questo molto speciale. E' un diario virtuale che mi accompagna simpaticamente e ringrazio tutti quelli che mi leggono e lo apprezzano e spero di avere, almeno talvolta, portato un sorriso nelle vostre giornate. Grazie davvero!

domenica 24 aprile 2016

A proposito di biografia

Ci siamo quasi, a fine mese, si terrà il consueto seminario di biografia tenuto da Anna Mattei, pedagogista ed antroposofa, esperta in astrosofia.
Sono ormai alcuni anni che, un paio di volte l’anno, facciamo con lei degli approfondimenti tematici sulla biografia individuale e ogni volta è una ventata di energia e nutrimento interiore.
Lavorare sulla biografia (non solo la propria ma anche sui meccanismi archetipici che la governano), porta significato e valore agli eventi della nostra vita, favorendo una comprensione più ampia e un’accettazione del proprio destino o karma che dir si voglia.
Nella parola accettazione non bisogna sentire il sapore amaro che potrebbe essere associato all’idea di rassegnazione, bensì è da intendersi come un processo che porta alla gioia, alla contentezza, alla consapevolezza che quel che ci accade è frutto di una grande saggezza, che ogni evento è sensato e significativo e va collocato in un disegno più ampio che offre valore a ogni istante del nostro esistere.
In altre parole lavorare sulla biografia ed utilizzare questi saperi nella quotidianità aiuta ad orientare le proprie forze del cuore, favorisce l’assunzione di responsabilità del proprio sentire e la presa in carico dello scenario emotivo che costruiamo intorno a noi.
Spiego meglio cosa voglio dire. 
Gli eventi della mia vita non posso programmarli, se accade ad un certo momento di vivere un grosso lutto personale, che qualcuno vicino a noi, ad esempio, muore repentinamente, non è nel mio potere modificare questo evento, neanche prevenirlo.
Quello che invece è nel mio potere è di cercare e trovare le ripercussioni (buone o cattive che siano) di questo particolare fatto nell’insieme della mia vita. Posso onorare il mio dolore e la mia perdita approfondendo le risonanze che porta e porterà nella mia storia, riconoscendolo come un fatto di vita che mi riguarda, come qualcosa che “costruisce”, insieme a tutti gli altri avvenimenti della mia vita, la mia biografia.
Lo dico sempre, il dolore e la sofferenza che portano con sé fatti gravi nella vita non c’è bisogno di coltivarli, vengono da sé e, molto spesso, la sofferenza invade completamente il nostro esistere. 
Soffermarsi invece a riflettere sui lati “positivi” (e ce ne sono sempre), su quali doni identitari potrò contare dopo questa intensa esperienza è uno sforzo che non arriva naturale, bisogna coltivarlo. 
La ricerca di questi doni è in buona sostanza il mio libero arbitrio. 
È questo che posso scegliere davvero, come sentirmi, cosa provare, come integrare nella mia vita le risonanze dei fatti (posso farmi deprimere totalmente o cercare di “cambiare direzione” e trovare la forza di liberarmi di tutto quello che non mi piace della mia vita, posso ricostruirmi sempre come persona “nuova”).

Sembra un lavoro difficile (e in alcuni momenti lo è), però diventa un’abitudine, una sensazione, un modo d’essere, dopo qualche tempo che si comincia a ragionare sugli archetipi di vita, sulle risonanze con le altre persone, sulla sincronicità e, soprattutto, sull’amore e la fratellanza, rendendoci conto che siamo tutti collegati  tra noi e alla terra, dopo un po’ diventa spontaneo, naturale e la qualità della vita (o meglio del mio sentire) cambia in meglio.

Il primo approccio alla sostenibilità, ai diritti umani, al rispetto degli animali e la natura, dovrebbe nascere dal riconoscersi facenti parte di un tutto, di un disegno (bellissimo) dove ogni uomo dovrà aspettare ogni altro uomo, dove la mia felicità dipende dalla felicità dell’altro, dove la completezza evolutiva passa dall’evoluzione di tutti quanti.

Sono parole grandi, importanti e, in qualche modo difficili, però si riconosce velocemente quando, passato “il mezzo del cammin di nostra vita”, arriva la necessità di voltarsi indietro e fare un bilancio, guardare alla nostra storia cercando di trovarvi un disegno, un significato, una rappresentazione.
Studiare la biografia offre dei codici di accesso per comprendere e intuire questo disegno.
Ovviamente non bisognerebbe infilarsi in schemi rigidi e poco flessibili, bisognerebbe  sempre ricordarsi che la nostra biografia è un organismo vivente e come tale ha bisogno di cure, nutrimento e, soprattutto, di cambiamento. Quello che è vero oggi per me, potrebbe non esserlo domani. Per fugare il pericolo di essere banderuole al vento senza contatto con la realtà o senza responsabilità sulle proprie azioni, è necessario comprendere (cioè prendere con sé) ogni momento di vita e dargli valore, ogni incontro, ogni situazione, ogni variazione, ogni anelito, ogni desiderio, ogni sconfitta, ogni gioia, ogni dolore, ogni istante è un rispecchiamento, un rilucere della nostra appartenenza divina, al nostro essere un pezzo della terra e del cielo.

Ci sono diversi modi di occuparsi di biografia.
Organizzare e partecipare a cenacoli culturali, attraverso il seminario di cui parlavo, o gruppi di studio periodici o confronti con altre persone sono ottimi metodi per esercitare quel lato intuitivo della comprensione e della visione d’insieme di sè (nello spazio e nel tempo).
Altri modi interessanti ce ne sono, come studiare le biografie di personaggi conosciuti, riconoscere l’altro come portatore di destino come me e quindi come un altro io pensante, amante, volente.

Un altro modo consiste nell'imparare ad astenersi dal giudizio di valore (questo è bello o brutto, giusto o ingiusto, buono o cattivo): le realtà, gli eventi e le persone stesse SONO punto e basta. 

Guardarli con un certo distacco mi consente di capire che PER ME è brutto o bello, che PER ME è giusto o ingiusto, che PER ME è buono o cattivo. Certo ci sono situazioni che possono essere un po’ oggettivate, ma se vado ben a guardare ogni fatto (anche quelli di cronaca) assumono sfumature e significati diversi se contestualizzati nel mondo, nelle esperienze e nella vita di chi ha vissuto quei fatti. Inoltre dovrei comprendere e sentire che, proprio perché molto spesso, o quasi sempre, non posso conoscere effettivamente tale contesto, dovrei sempre esimermi da emettere giudizi, e lasciare a chi conosce i dettagli e il contesto l’ardua sentenza di riconoscere (vagamente) la natura di un gesto altrui.

Tra una settimana alla Corte Dalì avremo questa bella immersione di arte sociale e studio biografico... non vedo l'ora cara Anna, donna del sentire, anima generosa.

mercoledì 20 aprile 2016

casa dolce casa

Gli omaccioni sono arrivati.
Lunedì di buon mattino è arrivato giovialone l’idraulico, e indorandomi la pillola, mi ha prefigurato un intervento veloce e indolore.
La mattina sono rimasta a casa a vigilare sull’operato, in cuor mio fiduciosa che tutto sarebbe passato presto.
Di lì a breve sono arrivati altri omaccioni, un po’ meno sorridenti e un po’ meno rassicuranti! Infatti di lì a poco è cominciato il tormento del martello pneumatico, la polvere e i calcinacci.
Io e il cane Pepe ci guardavamo sgomenti e un po’ spaventati. Lui si è rifugiato in un finto sonno, accovacciato come un gatto sul divano, ed io mi sono “concentrata” in attività sul portatile.
Sentivo gli omaccioni trapanare e spaccare la mia casetta, vedevo l’idraulico un
po’ contrito quando mi guardava… e, ammetto, sono stata felice di andarmene a prendere le bimbe a scuola e rifugiarmi, insieme a loro e al cane Pepe, da mia mamma.
Le bambine erano festose e contente, sono sempre felici di andare dalla nonna, io e Pepe eravamo afflitti. Mi sono accovacciata come fanno i miei animaletti sulla poltrona della Mami e ho fatto un lungo pisolo tormentato.
Per preservare un pochino le bambine, abbiamo deciso di lasciarle a dormire dalla nonna, non era mai successo… e che sarà mai… beh quando ha cominciato ad ululare forte il vento, sbatacchiando finestre e alberi, ho cominciato ad essere inquieta, mi sembrava di lasciare le mie figliole nella tormenta, di allontanarmi proprio nel momento del pericolo, mi sono aggirata ansiosa nelle stanze di mia mamma, aspettando Cristian che venisse a salutarle… Mi ha rassicurato, con uno sguardo divertito mi ha detto: “non preoccuparti, la casa non volerà via”! AH!

Lo so, sono una mamma apprensiva e chioccia… ma ci sarà tanto tempo, nel quale le mie amate bimbe andranno nel mondo senza che io possa accorrere nel loro tormento del cuore, finchè posso, vorrei esserci sempre ad ascoltare e abbracciare ogni loro tormento… ma so che, persino adesso, questa è un’utopia (sob).
Così messe a letto le bimbe, salutata la Mami, preso Pepe, ci siamo diretti verso casa.
Beh non potevo certo immaginare cosa avremmo trovato, buchi nel muro, polvere, detriti e pandemonio ovunque. Sembra quasi che gli operai avessero aspettato che io uscissi per sfogare tutta la loro operosità repressa, camminando ovunque, spargendo gesso e rudera…
La mia afflizione è cresciuta notevolmente, mi sono accasciata attonita sul divano polveroso, incapace di fare niente! Un momento di gioia grazie a una deliziosa spaghettata, preparata con grande amore dal caro Cristian, che mi conosce benissimo e sa, che questi frangenti, quando è attaccato l’eterico della casa, io perdo energie e mi affloscio come una torta tirata fuori dal forno troppo presto… E poi mi sentivo mancare… il fatto che nella cameretta non ci fossero le bimbe mi affliggeva ancor più. Siamo andati a dormire quasi subito, facendoci spazio tra i detriti e coprendoci bene per proteggerci dagli spifferi che, in quella notte tempestosa, si insinuavano copiosi, tra i nuovi buchi della casa! AH!
Beh ieri mi sono svegliata di scatto, lesta mi sono preparata con un persistente mal di testa, paragonabile al martello pneumatico del giorno prima, le ossa rotte come se avessi scalato di corsa il monte Orsa lì a fianco, squilla il telefono, la mia piccolona mi ha chiesto di portarle del materiale scolastico, il cane Pepe è stato portato nel garage dei vicini (e mi ha guardato come se lo avessi riportato al canile) e sono corsa dalle mie patatine. La piccolina mi ha abbracciato stretta stretta stretta… le sono mancata, erano felici di vedermi, anche se l’avventura dalla nonna è stata di loro immenso gradimento.
La giornata lavorativa è stata lunga e fitta e non ho pensato quasi a nulla, solo un po’ di fatica, malinconia, confusione mentale. Sapevo che le bimbe nel pomeriggio sarebbero tornate tranquille e gioiose dalla nonna e meno male. Cristian è tornato a casa prima di noi e ha reso abitabile, per me e le piccine, un luogo che cade a pezzi, una casa sforacchiata, martellata, sventrata per far passare orribili tubi simili a serpenti scintillanti e malvagi. Cristian ha lavato, aspirato, spostato… reso parzialmente vivibile la casa… grazie amore mio… grazie davvero perché, quando siamo arrivate noi tre, volevamo piangere, ci siamo sentite sparute e abbacchiate.
Non ho parlato delle gattone… in preda al terrore, hanno trovato nascondigli impensabili e solo di notte escono miagolando, raccontandomi in miagolese e strusciamenti, degli omaccioni terribili che avanti e indietro come furie, sbuffano ed emettono  rumori e versi raccapriccianti. Povere piccoline, immagino la loro paura con i martelli pneumatici, i trapani, le picconate, i tubi… la Teresina in particolare, scompare nel nulla, credo si nasconda tra i pupazzi delle bimbe, con le pupille dilatate e il terrore della fine del mondo, poi esce piatta, strisciando raso terra ad annusare l’ambiente, miagolando insistentemente, chiamandomi, fino a quando non la carezzo lungamente.
Per concludere… ciliegina sulla torta, gli operai maldestri hanno danneggiato la linea internet… ed io non so se riuscirò mai a pubblicare questo post… sono triste, frastornata, arrabbiata, sconsolata, stanca… perché in questo frangente prevale il mio temperamento malinconico?

Dove finisce il mio volitivo, determinato e risolutivo temperamento collerico nel momento del bisogno? Mi sono presa dei fiori di Bach e attendo, fiduciosa, di riappropriarmi della mia cuccia … mi sento tanto gatta Teresina… 

Sto pubblicando... qualcosa va migliorando... internet ripristinato... non spaccano più ma ricostruiscono... coraggio famiglia mia... e come ho detto alle mie bimbe... casa è ... dove c'è chi ami...



lunedì 18 aprile 2016

Percorsi del sentire? bazar... amici.. referendum... comunità educante


Un'altro bazar è andato. 
Ieri ancora una volta...(è il mio quattordicesimo bazar), la nostra scuola ha aperto le porte all'arte sociale, alla volontà, al sentire, all'esserci insieme. 
E come sempre è stata una magia, i genitori (i miei compagni di avventura e progetto) si sono prodigati con forza, amore e gioia per rendere il nostro sogno un'immagine vivente.

Abbiamo cominciato venerdì: mamme abbracciate a fasci verdi di edera e rami sono arrivate di buon mattino, armate di aghi, fiocchi, forbici e colla a caldo per preparare le decorazioni da appendere in giro. 
Sono giunti sacchetti e sacchettini pieni di premi offerti per la lotteria e prodotti artigianali. 
Lesti e silenziosi (perchè intanto le lezioni continuano) si è cominciato a fare spazio, imboscare libri, suppellettili e oggetti di uso comune; si sono tirate fuori solite cose indispensabili come la pesca miracolosa, il buffet per la caffetteria e intanto delle mamme allestivano il teatrino. 
Non appena i bimbi hanno salutato i loro maestri e hanno lasciato la scuola, come piccole formichine, ci siamo messi all'opera: sposta banchi, panchette, seggiolini, tavoli, armadi, vasi, giochi, scaffali... e via via via. 
Ogni aula, ogni stanza, ogni angolo si è trasformato per accogliere le bancarelle del bazar, i nostri spettacoli, la lotteria, il buffet del pranzo, i laboratori e tutto quanto è stato preparato nelle scorse settimane. Operosi e sorridenti abbiamo lavorato alacremente e già venerdì sera era quasi tutto pronto. Sabato mattina ci sono stati gli ultimi ritocchi e ha cominciato i lavori il gruppo cucina. Hanno impastato, mondato, tagliuzzato, allestito, mescolato, condito, girato, confezionato, cucinato, infornato, tutto quello che si poteva prima dell'indomani, giorno del Bazar.
Sono stata felice di essere lì con loro, visionando in giro gli ultimi dettagli, si sentivano profumi e risate vagheggiare nell'aria della scuola. Amiche di sempre, nuove simpatie, solita bellezza viveva in quella cucina piena di gioia. E insieme a loro, ad alcune mamme presenti per il teatrino e a chi doveva pulire e rassettare, ci siamo sedute intorno ad un tavolino improvvisato ed è stato un momento di convivio così caldo e nutriente che è paragonabile a pochi altri a cui ho partecipato. Radunate intorno a questo tavolino (mangiando un delizioso riso con sapori speziati e conosciuti) ci siamo sentite facenti parte di qualcosa di bello, di una comunità educante, educante di noi stessi, dei nostri figli, di una società affaticata e un pò inaridita. Noi eravamo lì nella fratellanza, nella comunanza, nell'anelito condiviso e sempre mi sento così fortunata, mi affiora un grande senso di gratitudine di poter accedere a progetti di così ampio respiro, di atti dedicati all'arte sociale, allo sviluppo di comunità.

E ieri finalmente il bazar ha aperto i battenti e tutti insieme abbiamo ricreato il sogno: sorridenti, amici, nel calore, nella gioia, nel rispetto, nell'aiuto, nella collaborazione, nella fatica, nelle risate, nel gioco, nella musica, nelle fiabe, nei sorrisi dei bambini, nelle sorprese, nell'aroma di caffè, nelle deliziose pietanze, nei libri speciali, nei colori, nel legno, nel pane, nei dolci, nei mattoni, nella pioggia, nei fiori, nel pianoforte, nei maestri, nella stanchezza, nella presenza siamo stati insieme e abbiamo portato a termine un altro meraviglioso bazar, abbiamo raccolto fondi, ci siamo stretti forte forte in questa comunità... e anche se il mondo vacilla, anche se abbiamo perso anche la capacità di votare e capire (quorum del referendum non raggiunto), anche se non cogliamo che ci giochiamo la liberà... io so che ieri ho contribuito, insieme agli altri genitori, a immaginare un mondo futuro possibile, un luogo sensato dove vivere per i nostri figli e ... loro potranno esserne fautori.


Nonostante ieri sono stata anche aggredita da un vicino camurrioso, (gli usciva la giugulare negli improperi che ci urlava perchè qualcuno aveva parcheggiato in un punto che, secondo lui, gli apparteneva per vicinanza e passaggio), armato di coltello da cucina voleva tagliare le gomme a tutti e me lo metteva sotto il muso gridandomi quanto facevamo schifo, beh nonostante questo, ho visto i papà che arrivavano a protezione (mia e della nostra scuola), calmi e sensati, amici e fidati. Ho potuto ancor di più riconoscermi in una comunità che cerca altro, che cerca attraverso l'amore, la condivisione, la volontà e la fiducia di costruire un mondo che quel buzzurro non può neanche immaginarsi (povero lui... in che baratro di nulla vive e quanto gli diamo fastidio noi che invece crediamo a qualcosa). Abbiamo continuato con gioia, ammansito il vicino, siamo ritornati nell'atmosfera di insieme, dell'esserci, del sentire.
A sera, finito il bazar, ci siamo rimboccati le maniche e anche se esausti e  provati eravamo sereni e abbiamo ripulito, riarredato  e sistemato la scuola per i nostri piccoli, perchè loro potessero oggi ritrovare tutto in ordine.
 Grazie a tutti amici, grazie ad ognuno che ha dato tutto quello che poteva, che ha sempre sorriso, che ha giocato, che ha lavorato, che ha sognato, insieme, un mondo possibile dove i nostri bimbi potranno esercitare la libertà.(anche per i vicini camurriosi)


domenica 10 aprile 2016

Eterico come scudo protettivo

Ogni individuo ha intorno a sè un campo vitale di protezione che meglio è definito come Corpo Eterico: sono le nostre forze di vita, la parte che ci protegge dagli attacchi esterni (bacilli di malattia, energie negative, onde, negatività). Nell'arco della giornata lo sfruttiamo al massimo, utilizziamo le nostre forze per lavorare, metabolizzare il mondo, reagire agli eventi e proteggerci. Alla sera è necessario riposare, offrire al nostro corpo un lungo riposo per decongestionare il corpo fisico e ridare forze vitali al corpo eterico attraverso il sonno ristoratore.
Il corpo eterico degli appartenenti ad una famiglia o a un gruppo si fortificano e/o si inquinano vicendevolmente: in questo modo si costituisce un nuovo campo eterico, della casa, del focolare, di una scuola, di una classe, di un convivio, di un cenacolo, di un'associazione. 
Le variazioni di stato modificano questo campo, ad esempio una persona abbandona un gruppo, o in una classe c'è una lunga assenza per malattia, o un trasloco, o l'aggiunta di un nuovo membro, tutti questi eventi necessitano di un momento di transito, affinchè l'eterico si possa ristabilire. In questi momenti di passaggio può esserci una certa debolezza, una certa fatica e l'emotività si fa strada, i raffreddori vagheggiano nell'aria e, spesso, qualche elettrodomestico si spacca.
Ecco mi ritrovo in uno di questi fatidici momenti. Finalmente è giunto il tanto aspettato e temuto momento in cui i nostri vicini hanno acquistato la casa sotto, sono necessari lavori (benvenuti) per separare gli impianti dell'acqua e del riscaldamento che avevamo in comune con l'ex proprietario (il fratello di Cristian). 
Sono arrivati come un plotone d'esecuzione nella nostra minuscola casa questi quattro omaccioni (che hanno riempito come sardine ogni stanza che hanno attraversato, dovendo in alcuni momenti anche abbassare la testa per il sottotetto all'altezza della nostra - bassa - statura). Sono arrivati con grossi metri di legno, con vocioni e dita alzate per farmi capire bene anche con i gesti (trattandomi come una scimmia preistorica) cosa sarebbe successo alla nostra casa. 
Ho cercato di dire qualche parola, spiegando anche che sapevo cosa sarebbe successo, cercando di far capire cosa mi interessava di più, ma la situazione era anche un tantino imbarazzante, un pochino faticosa, a tratti ridicola. Oltre a non riuscire a entrare tutti insieme (tanto erano grossi e tanto è piccola la nostra casetta) sono stati subito accolti dall'esuberante cane Pepe che ha subito assestato una bella zampata anteriore sui cosidetti di uno di loro nel tentativo di farseli amici e nel contempo di annusarli a dovere, nel mentre è arrivata la gatta Gengia incuriosita da tutti questi stranieri e infine anche le bimbe inquiete e curiose. Io e Cri non sapevamo bene come girarci. Mentre gli omaccioni parlavano di come avrebbero scavato nei nostri muri, spaccato le nostre mattonelle del bagno (solo quattro!), le bambine sgattaiolavano tra i loro gamboni, puntando il naso in su e ascoltando fameliche e inquiete. 
La piccolina mi si è avvinghiata addosso e ha cominciato a dirmi che lei non voleva che spaccassero tutto, di mandarli via, di non lasciargli toccare la casa... e nel frattempo il Geometra mi spiegava certe necessità e il giovane muratore sorrideva divertito, guardandosi intorno e il cane Pepe lo annusava interessato, e ancora la piccolona inseguiva non so quale gioco tra i loro piedi e il nuovo vicino mi spiegava della sua (sacrosanta) fretta, mentre l'idraulico continuava a parlare di tubi e possibili future ristrutturazioni...
Va bene accordi presi, bisogna spostare mezza casa e fare posto, e poi da qui a due settimane comincia il delirio di polvere, calcinacci e detriti.
Finalmente soli, le bambine piagnucolose e tristi, io e Cri sgomenti. Ho preso il Rescue  Remedy (una miscela di fiori di Bach per le emergenze) e li ho dati alle mie figliole confuse... io e Cri ci siamo guardati sconsolati.
Siamo usciti a prendere un gelato, la pioggia ci ha colti ma eravamo contenti, lontani dall'incombere di che? 
Niente di che, non succede nulla, un pò di confusione e disagio, ma abbiamo tutti insieme sentito vacillare l'eterico della nostra amata casa, della nostra famiglia, della nostra felicità. Saranno momenti in cui i nostri ritmi, le nostre abitudini, i nostri angoli, le nostre cose, saranno frammentate e sparse in giro, ci sentiremo smarriti ed è importante più che mai stringerci forte.
E va proprio così, oggi io e Cri abbiamo subito cominciato di buona lena ad ammucchiare cose, a fare spazio, ad accumulare per lasciare libera la zona dove passeranno gli orribili nuovi tubi (a vista sob). E' stata una domenica difficile di lavoro, piagnistei tesi delle bimbe e risposte non proprio accomodanti mie e di Cristian. Abbiamo lavorato sodo per approfittare di questa domenica (tra le poche) libera, eravamo nervosi e tristi. E come sempre accade in questi frangenti ci è venuta in "soccorso" l'acqua!
 La lavatrice (perchè bisogna pensare anche ai lavori ordinari) ha pensato di scaricare un  pò della nostra tensione. Ero sul balcone a fumare una sigaretta, a prendere fiato, a guardare Cristian che come un mulo portava su e giù oggetti e sacchetti, quando la piccolina è venuta a chiamarmi: "mamma cosa fa la lavatrice?" Per un attimo non l'ho ascoltata, pensando che fosse il solito giochino tra noi (infatti con la centrifuga la nostra lavatrice vaga per il bagno e noi scherzosamente diciamo - cosa fa, vuole scappare dalla finestra?-), ma improvvisamente mi si è accesa una lampadina "perchè cosa fa?" chiedo... e la piccolina mi risponde che sputa acqua dapperttutto... corro dentro e vedo il bagno completamente inondato, butto subito degli stracci e mando la piccina a chiamare papà...
Cara lavatrice, possibile che ogni volta che noi siamo afflitti e ragioniamo sulla casa, tu debba inondarci completamente?
Mi sembrava uno scherzo, un film già visto, io e Cri con i pantaloni alzati a strizzare asciugamani madidi e a guardarci con delle espressioni che erano dei poemi. La Piccolona si è rifugiata tutto il giorno nella lettura di fumetti, la Piccolina è stata con noi, basita, nervosa, piagnucolona, richiedente.
Dopo la lavatrice mi sono data una calmata e ho cominciato a puntellare il nostro eterico, ho ritrovato il sorriso, abbracci per le mie bimbe e ho deciso di preparare una cenetta golosa per tutti noi. Abbiamo acceso una candela e ci siamo stretti vicini, alla fin fine il nostro eterico siamo noi, con il nostro amore, con la nostra presenza. Ci aspettano settimane un pò complicate ma non importa, la lavatrice ha dato una bella ripulita al nostro pensiero inquinato ed ha ridonato forza al nostro eterico vacillante. E nel frattempo la gatta Gengia si aggira attenta tra le stanze, tra gli oggetti ammucchiati, come una piccola maga che pulisce le energie e mette tutto al suo posto. 
Siamo una famiglia molto fortunata, piena di amore, di progetti, di amici, di prospettive, di sogni, di allegria... abbiamo un Eterico molto forte e protettivo, non c'è niente di cui aver paura.

mercoledì 6 aprile 2016

Come fare per esserci sempre?

Vorrei dire infinite cose, raccontare mille pensieri e poi mi scontro con l'imponderabile, l'inenarrabile, l'ineluttabile.
Vorrei fermare e ponderare gli infiniti sguardi che ho incrociato, le anime che ho sentito... ma nella moltitudine di istanti immensi vissuti, queste anime sfumano veloci come foglie in una tempesta estiva, volteggiando lontano e remote.
 Cosa scegliere, cosa cogliere, cosa assaporare.
E come sempre non posso che rincorrere l'unica anima a cui vagamente posso accedere davvero:
la mia.
E mi rendo conto che, al di là di ogni mio vero sforzo, l'ego e il riflesso di se stessi, sono l'unica cosa che rende vero, alla fin fine, il mondo.
Cerco, davvero ci provo a non dimenticare mai la sincronicità, la continuità, la presenza... ma più cerco di farlo più il mondo intorno a me corre veloce.
E quindi mi soffermo su un punto qualsiasi (e guarda caso sarà il punto focale a cui aggrapparsi in questo fagocitante aprile).
L'Ascolto...
mi sembra che la chiave di questo periodo sia riconducibile all'ascolto.
Nella fretta di scappare tra un luogo e un altro, tra un contesto e un'altra vita, tra le me stessa, in questa corsa sfrenata, mi sono scorta più di una volta, mi sono vista interrompere gli altri che parlavano per sottolineare e (forse imporre) il mio di pensiero.
No sinceramente non mi sentivo di volermi affermare o imporre, semplicemente dovevo andare via, avevo l'illusione di sapere cosa avrebbe detto l'altro, una presunzione enorme, ma voglio scusarmi con me stessa (non era una mancanza di rispetto per gli individui che avevo di fronte), non sono le persone che sento di conoscere e anticipare, ma i ruoli, i formalismi, i copioni, gli stereotipi... esatto, tutto questo, ... nella corsa, nella vita, nell'intensità, non lo posso sopportare, non lo voglio ascoltare, non è giusto che occupi il mio preziosissimo tempo.
Però non posso decostentualizzarmi, non posso esimermi dai passaggi, dai dogmi, dalle regole, dalla buona creanza, perchè poi, nonostante il copione, quella che ho di fronte è sempre una persona, con un' anima, con un sentire, con un anelito, e anche se  vado oltre il formalismo dello stereotipo, in realtà non accolgo l'altro, passo sopra a una parte di relazione, ma come posso, come faccio?
Mi sembra impossibile esserci intensamente, integralmente, interamente in tutti i luoghi che attraverso.
A volte chiedo aiuto alle schiere celesti... datemi la forza, (interiore soprattutto) di tralasciare me stessa, l'inutile, la paura... datemi gli strumenti per essere dove conta davvero...
L'ascolto... il tema della mia vita e mi sembra sempre di contorcermi e di arrovellarmi nelle mie zone erronee di sempre, nei miei qualunquismi personali, nei miei punti deboli.
Mi sono trovata (o così mi sono sentita) a sovrastare l'altro con il mio pensiero, la mia parola, il mio esiste... e dire che vorrei andare proprio nella direzione inversa... eppure ogni incontro, ogni individuo è il nostro maestro e io... quanta strada devo fare ancora.
E tra le diverse vicende di questi giorni tempestosi, forse ciò che è più interessante sono sempre loro, le mie figlie. Oggi è successo un fatto semplice, un fastidioso contrattempo: nella normalissima goffaggine di una bimba di nove anni, entrando nella macchina, la Piccolona, ha preso dentro la mia chiavetta USB della macchina, disarticolandola letteralmente, dal luogo dove era serenamente e funzionalmente alloggiata. Non è poi così grave... ma è la mia chiavetta, ci sono archiviate molte parti di vita: documenti, musica, attimi, immagini, affettività... vederla inutilizzabile (forse definitivamente), ha subito attivato il mio divoratore interiore, il collerico furioso che si annida sempre pronto nel mio cuore. Indignata, arrabbiata, sconfortata ho avuto qualche vero momento di NON amore per la mia figliola. E' stato terribile, non la volevo lì, non avevo voglia di risparmiarla di tutto il mio sentire illogico, non VOLEVO proteggerla dal mio risentimento... e per un pò, più lucida che furiosa, l'ho respinta... lei era costernata, dispiaciuta e mi girava intorno senza sapere cosa fare, senza sapere come affrontarmi... Meno male che mi sono soffermata un attimo e l'ho vista... figlia mia, cuore mio, desiderio mio. Mi sono ingoiata il mio sentire e mi sono scusata, le ho chiesto perdono subito... le ho detto che è solo una cosa, che lo sapevo che era afflitta, le ho aperto le braccia e lei, amore mio, si è rifugiata nel petto (di quel mostro insensibile di prima) e ha pianto, ho sentito il suo petto battere forte, liberata da quel macigno che le stavo mettendo sopra. Mannaggia... grazie Ascolto che mi hai fermato, grazie di avermi dato la forza, in un tempo quasi utile, di fare marcia indietro e ricordarmi che lei mi ama... non tanto che io amo lei, che (insieme a sua sorella e a Cri) è tutta la mia vita... ricordarmi che LEI mi ama... e quanto è profondo e insensato il dolore che posso darle...
Ecco la furia è passata... ed è arrivata una stanchezza atavica... perchè perchè è così difficile andare direttamente nell'amore... l'unica cosa che conta al mondo l'amore... Ascolto... grazie al Cielo di avermi dato la luce per vedere quella piccola anima... di aver scacciato l'ombra... e qui torniamo a quanto dicevo prima... come fare per esserci sempre? (e in tempo?)