...curioso nel mondo!!!


...curioso nel mondo!!!

I gatti sono curiosi, sornioni, saggi e liberi.



La ricerca continua del filo conduttore del significante

mi porta ad infilare i baffoni in molti luoghi interessanti...







lunedì 30 gennaio 2017

...assumersi la responsabilità di mettere al mondo un figlio...


 Ebbene sì, siamo ancora in gennaio e le giornate sono più che mai dense. 
Dopo un bellissimo sabato di condivisione, di Corte, amicizia, prospettive, nuove conoscenze e amenità, la mia piccolina si è svegliata domenica dolorante: ci siamo la malefica influenza ha raggiunto anche noi che resistevamo come in una roccaforte. Spero che lei non sia solo l'esordio e spero che noi altri tre non capitoleremo.
E'stata una domenica difficile, la piccolina aveva un forte mal di testa e crampi allo stomaco, ha vomitato bile almeno dieci volte nella giornata, si lamentava forte, povera bambina mia... e mentre la vegliavo, strapiombata nell'immobilità, mentre le carezzavo la fronte e le massaggiavo il pancino, cercando di consolarla, mentre le baciavo gli occhietti e lei si stringeva forte a me, la guardavo con meraviglia e incanto, la linea rotonda dei guanciotti, le labbra rosee e carnose, gli occhi grandi e nocciola con ciglia lunghe: una sensazione profonda e viscerale di maternità!
Un figlio ti travalica e ti fa uscire da te stesso, diventa tutto diverso, il tuo io emotivo ti abbandona un pochino e vaga per il mondo: la tua felicità è minata per sempre, dipende sempre da un altro essere.
La vedevo soffrire impotente, mi chiedeva aiuto... potevamo solo aspettare. 
Le tenevo forte forte la manina... quanto è impegnativo avere un figlio. Non per la giornata spesa nel nulla, non per le preoccupazioni, non per le rinunce, figuriamoci, piuttosto è quella netta sensazione di essere decisamente ed assolutamente in secondo piano, rispetto alle proprie priorità.
Bisogna pensarci bene prima di mettere al mondo un figlio, non vorrei creare confusione: io sono felicissima di avere le mie due birbanti, non potrei immaginare la mia vita senza di loro, credo che finirei in un lago nero di nulla se loro non ci fossero più. Quello di cui parlo è proprio la scelta di partenza, perchè se non hai figli non sai che esperienza meravigliosa sia e quindi, in verità, non sapendolo, non perdi nulla. 
Invece avere un figlio è un evento che ti cambia per sempre, ineluttabilmente, totalmente, profondamente e c'è qualcosa che si perde: la possibilità di essere irriducibili, completamente avventurieri, spregiudicati negli incontri e nelle scelte (ovvero senza pre-giudizi... pronti al rischio). Con un figlio le scelte diventano maggiormente ponderate, pianificate, controllate... insomma limitate.
Certo, questo vale per ogni scelta, se scelgo una strada, automaticamente escludo anche le altre, la differenza con la genitorialità sta nel fatto che, non solo si chiudono inevitabilmente delle altre possibilità di vita, ma che se ne generano di nuove, infinite, inimmaginabili che ti portano verso il nuovo, il diverso da te, l'altro da te... al di là delle mille parole che posso dire credo che questa citazione di Hannah Arendt possa meglio di tutto esprimere cosa voglio dire:

"L'educazione è il momento che decide se noi amiamo abbastanza il mondo da assumercene la responsabilità e salvarlo così dalla rovina, che è inevitabile senza il rinnovamento, senza l'arrivo di esseri nuovi, di giovani.
Nell'educazione si decide anche se noi amiamo tanto i nostri figli da non estrometterli dal nostro mondo lasciandoli in balìa di se stessi, tanto da non strappargli di mano la loro occasione d'intraprendere qualcosa di nuovo, qualcosa d'imprevedibile per noi; e prepararli invece al compito di rinnovare un mondo che sarà comune a tutti."
 Hannah Arenddt

Ecco, questa è la grande responsabilità della genitorialità ed io sono onorata di assumermela, anche se non sapevo cosa stavo facendo quando ho messo al mondo un essere umano... e credo che nessuno lo sappia davvero... e ieri piccola mia, mentre accarezzavo il tuo visino sofferente, mi rendevo conto che mi sarei presa volentieri il tuo dolore... ma non posso farlo... e posso solo pregare che la vita sia buona con te, posso solo esser certa che sarò sempre al tuo fianco, posso solo sperare di non essere troppo chioccia e lasciarti vivere la tua vita.

Vi voglio bene figlie mie, 
figlie dell'umanità, 
incarnazione di un futuro che solo parzialmente sarà anche il mio.

sabato 28 gennaio 2017

Che educatore sono diventato?

Giovedì mattina come di consueto abbiamo avuto un'èquipe pedagogica con gli educatori professionali che si occupano di bambini speciali.
Siamo in una fase di valutazione di quanto abbiamo fatto fin ora e di progettazione dei nuovi step formativi.
Ci troviamo quasi sempre in cerchio a parlare e confrontarci: perchè il cerchio?
Perchè nel cerchio ognuno è equidistante dal centro, perchè tutti possiamo guardarci in viso, perchè è un abbraccio che contiene.
Sono molti anni che lavoriamo insieme nella ricerca dell'importanza dell'intenzionalità educativa non solo nei processi e nelle attività proposte, ma anche nella relazione educativa, nel pensiero verso il bambino, nei gesti e nella presenza.
Ci siamo arrivati mettendoci in gioco, portando noi stessi, sentendo sulla nostra pelle la difficoltà di mettersi di fronte agli altri, studiando, raccontandoci, giocando e riflettendo.
I tempi sono senz'altro maturi perchè si possa cominciare a fare autoformazione e condividere in gruppo saperi, approcci e metodi diversi che ognuno potrà portare, come approfondimento, da donare ai colleghi.
C'è stata però un'affermazione della cara collega Olga che ha solleticato il mio pensiero e il pedagogista che è dentro di me, sempre presente anche se a volte sonnacchioso, e facendomi cominciare a rimuginare....
La domanda posta voleva indagare un sentiero molto bello e significativo: dove sono arrivata come educatrice dalla mia lontana scelta di anni fa?
Mi si è attivato subito un turbine di pensieri in rincorsa tra loro:
sono partita come educatrice facendo una scelta di vita, avendo delle aspettative, degli immaginari, oggi? Dove sono arrivata? Cosa ne è stata di quella educatrice che è partita? Cosa è rimasto uguale? Cosa è cambiato? Quali disillusioni ho incontrato? Quali soddisfazioni che neanche immaginavo?
Non si tratta tanto di pensare alle ragioni interiori che hanno portato a scegliere questa professione piuttosto che un'altra, ma quello che trovo intrigante (almeno io) è il percorso che c'è stato da allora fino ad oggi, come sono diventata, cosa è cambiato... incontrando decine e decine di piccoli individui sono stata sfiorata, investita, inondata, travolta, accarezzata, riflessa, accolta da frammenti di anime, da individualità, da sorrisi, da rabbie, da sogni, da tristezze, da meraviglie infinite e incommensurabili bellezze... 
Tutto ciò ha costituito come un mosaico la mia personalità, questo "mestiere", insieme alle esperienze personali di vita, hanno creato la mia individualità, nel bene e nel male, come pennellate di un affresco, come graffi di un gatto, come scalpellate di uno scultore che ha creato un'opera d'arte che è la mia vita stessa.
Questa e altre riflessioni mi hanno attraversato dopo l'impulso di Olga... e credo che questo valga per ogni lavoro che implichi la relazione con l'altro, ed è un "dovere", per ognuno abbia scelto simili professioni, soffermarsi a un punto della vita e fare un bilancio di senso, di nutrimento, di amore, di sbagli, di riconoscimento, di gratitudine, di vita.

Ringrazio Olga per questo spunto meraviglioso e mi impegno a costruire il mandala del mio essere educatore: ha radici lontane, negli studi, nelle esperienze, negli incontri... venti e scelte hanno a volte cambiato le rotte, a volte rinforzato le direzioni, le specializzazioni hanno variato i destinatari, il riconoscimento dei talenti ha delineato le peculiarità degli interventi... e tutto ciò, insieme, racconta chi sono io oggi!


Ogni uomo è un educatore, ogni istante di vita da genitore ricopre un ruolo educativo (volenti o nolenti, buoni o cattivi), riflettere sulla pedagogia e sul proprio ruolo è un bellissimo atto di intenzionalità educativa e di amore verso gli altri. 

giovedì 26 gennaio 2017

Se ognuno pulisse lo zerbino della propria casa il mondo sarebbe più pulito




Casa! Ancora il tema della casa!
Il tema trasloco è passato, finalmente, ma ha lasciato dietro di sè un sacco di risonanze che mi lasciano meditabonda e riflessiva: il tema della casa riverbera negli incontri, nelle esperienze, nei vissuti, nei discorsi, nei ricordi.
Quanti contesti, quante elucubrazioni, quanto spessore culturale nella parola casa e nei suoi derivati...
Casa Natale, Casato, Casa astrologica, Casereccio, Casolare, Casamatta, Caseggiato, Casalinga,  e potrei elencare anche proverbi e citazioni celebri sulla Casa.
C'è una bella differenza tra abitazione, alloggio, domicilio e Casa!
La casa è il luogo dove ci riconosciamo, dove ci sentiamo identificati, noi stessi, completi, in pace.
Non sempre si vive a Casa... magari bisogna passare una vita intera per trovare Casa.
Mi sento una persona privilegiata perchè io casa l'ho trovata 16 anni fa quando è iniziata la mia relazione con Cristian, con la mia anima gemella.
Ricordo perfettamente il momento in cui, parlando con lui, ho avuto la netta sensazione di aver già parlato infinite volte, di aver già condiviso infinite conversazioni, di essere, appunto a Casa. Non ho subito pensato e capito quanta strada avremmo fatto insieme, ma quella sensazione la ricordo benissimo come se la provassi ora.
Pur consapevole della mia fortuna, sono altrettanto convinta che ogni qualvolta ci sentiamo nell'amore, nella comunione, nell'affidamento verso un altro essere, ogni volta siamo a Casa...
E quando questo accade praticamente a tutti (indipendentemente dalla bontà della Casa)? 
Da bambini... ogni bambino si affida nelle braccia di mamma e papà, si riconosce, prima ancora che nelle mura dell'abitazione, nelle braccia della mamma... e quella è la nostra Casa per sempre.
Il contatto sulla pelle, il calore, la sicurezza, la fiducia, la speranza, l'appagamento risiedono tutti in quegli abbracci primordiali che costruiscono il nostro "sentirci a casa".
Quindi ringrazio la mia mamma di avermi donato questa bella sensazione di trovare Casa in un essere umano, di essere capace di affidare il mio cuore a qualcuno... (ringrazio anche mia suocera di aver dato questo al mio amato).
Ma la Casa è tanto altro ancora...
Casa nell'altro, casa nel benessere, casa nei gesti, casa nell'intimità, casa nella solitudine, casa nell'ospitalità, casa da condividere, casa da accudire, casa da amare, casa da lasciare, casa in cui ritornare.
La Casa custodisce i nostri ricordi, la nostra identità, i nostri averi che costituiscono i nostri Essere.
La casa ci somiglia, la casa pennella la nostra personalità, la casa ci contiene, la casa ci protegge, la casa ci nasconde, la casa ci consola...
E poi c'è un'altra Casa... quella più importante, quella più significativa, quella più oscura, a volte dimenticata, persino bistrattata... 
Il nostro corpo
La nostra vera Casa, il tempio dell'Essere, l'unico spazio che ci appartiene, in vita, per davvero.
Ed oggi cosa succede? Il nostro corpo è spinto negli stereotipi, nelle omologazioni, nell'avvelenamento, negli sport estremi, negli autolesionismi, nella disappartenenza, nei disturbi alimentari, nella dissipazione, nell'assenza, nell'abuso, nell'apparenza, nel sezionamento, nel tradimento.
E mi sovviene immediato un parallelo così significativo... perchè la terra è la casa dell'umanità... e stiamo facendo esattamente a Gaia quello che facciamo al nostro corpo.
E quindi? 
Stiamo distruggendo le nostre case? Tutti i "luoghi" dove ci sentiamo in pace con noi stessi e veri? Amati e accolti?
Perchè?
Non ho risposte... però già mi basta averlo pensato... è come se un germoglio di qualcosa di nuovo nascesse in me... un nuovo modo di pensare le soluzioni...
e mi risuona una frase che dico spesso: 
"se ognuno pulisse lo zerbino della propria casa, il mondo sarebbe più pulito"... e pensando ai nostri corpi disumanizzati, al nostro pianeta violato, alle nostre anime sofferenti... 
credo che la cura, l'amore, la pietà che dedichiamo alla Casa possano essere una chiave per ricominciare...straccio in mano, ordine, pulizia, buona volontà, amore, appartenenza...


martedì 24 gennaio 2017

Come ogni anno


Ci siamo ecco un altro di quei mesi da 31 giorni... 
infiniti e paludosi: nonostante l'inizio vacanziero e una partenza in sordina (viste le vacanze natalizie), come sempre, gennaio si rivela interminabile, gelido e decisamente pesante.

Come ogni anno i ricordi delle vacanze e delle feste si dissipano tra le nebbie del freddo e ne rimane solo una pallidissima immagine,
come ogni anno si accumulano innumerevoli esperienze, attività e vissuti d'animo,
come ogni anno si sente lontanissima l'uscita dal tunnel ghiacciato dell'inverno,
come ogni anno sembra che tutto sia in salita;
come ogni anno sembra che la luce, il tepore e il verde non debbano tornare più...

...d'altra parte...

come ogni anno i cieli si dipingono di violetti e lievi sfumature di verde al tramonto, di rosa e color perla all'alba e di stelle luminose vicine alla terra,
come ogni anno si attraversano giardini bianchi e ovattati, fermi immobili e rarefatti, dolci e nordici,
come ogni anno si progetta, si crea, si immagina, si costruisce,
come ogni anno si ricomincia daccapo ed è sempre una bella promessa,
come ogni anno si aspettano frementi i giorni della Merla, sapendo che superati quelli... tutto passa...
come ogni anno... 
e quest'anno mi sento così fiera e felice dei miei passi, 
come una gatta che appoggia i gommini sulla neve e un pò si sorprende, un pò gioca, un pò si infastidisce, un pò esplora...
è bello l'inverno ed è bello attraversare gennaio, mese da capricorni, mese da capogiro, mese da sonnellini, mese da pupazzi di neve, mese di grandi e nuovi inizi... ciao gennaio

domenica 15 gennaio 2017

Cosa posso insegnare ai miei figli?


Si sente spesso parlare della crisi dei valori. Soprattutto nella società occidentale, siamo in un periodo storico nel quale siamo chiamati a riconoscere il valore morale coscientemente. 

Fino a pochi decenni fa, l'insegnamento religioso, il valore della famiglia, la morale comune insita nella società di appartenenza, erano dati, insegnati, riconosciuti. 
Oggi siamo di fronte al dubbio, alle scelte (più o meno consapevoli), dobbiamo costruire la nostra morale attraverso esperienze, pensieri e riflessioni.
Sorge spontanea la domanda: cosa insegnare ai bambini?

Indipendentemente dal movimento religioso di appartenenza culturale, al di là dalle aspettative sociali ed economiche, nonostante il materialismo scientifico e meccanicistico, di cosa abbiamo comunque e sempre bisogno?
Penso che ci siano tre livelli fondamentali a cui dobbiamo dare rispetto e attenzione:

1 Il mondo della Natura e della Terra;
2 L'umanità tutta;
3 La spiritualità.


1 La terra, l'universo stesso, i micro e i macrocosmi, sono collegati tra loro, non posso pensare che insudiciando, violando, calpestando e sfruttando il Pianeta io non rechi danno a me stesso e a tutti gli uomini. 
La terra necessita di cura, pensiero, appartenenza. 

Come posso infondere ai bambini questi pensieri? 
I diversi approcci legati al riciclo, alle campagne di sensibilizzazione, di "terrorismo da fine del mondo" non penso siano la risposta adeguata. Penso invece che dovremmo sensibilizzare i piccoli, e il nostro prossimo, alla meraviglia. Coltivando la gratitudine e l'ammirazione per tutto ciò che è natura, stimoliamo il rispetto, la cura e l'appartenenza: portiamo i bambini nei boschi ad ascoltare il fruscio delle foglie e lo scricchiolio degli animali, soffermiamoci strabiliati davanti ai tramonti, osserviamo la bellezza dei germogli e delle gemme, ascoltiamo il vento, inventiamo mille personaggi in mezzo alle nuvole, cerchiamo le costellazioni nel cielo, coabitiamo con piccoli animaletti, giochiamo con cani e gatti, scoviamo la perfezione architettonica di una ragnatela, di un alveare, di un formicaio, scopriamo i mandala nella frutta, nelle pigne e nei fiori, adorniamo la nostra casa di mazzi floreali profumati, seguendo le stagioni, ascoltando il suono dei mesi, la luce che si inclina e i nostri stessi bioritmi. Innamoriamoci della bellezza degli animali, della saggezza dell'istinto, della loro voglia di giocare, delle varietà, dei versi, dei cuccioli.
Se ogni giorno ci soffermiamo ad "abitare" questo mondo naturale, se siamo avvezzi a cercare con lo sguardo e a stupirci della bellezza quotidianamente: ecco stiamo promuovendo l'amore per la terra e la natura. 


2 L'umanità: come fare a favorire l'amore verso il prossimo e la fratellanza? Sicuramente l'informazione di massa non ci favorisce per niente. Siamo annichiliti dai terroristi, ci sentiamo derubati dai profughi, sentiamo la nostra vita appesa ad un filo per colpa dello "straniero", ci sembra che il nostro prossimo (vicino o lontano che sia), possa impazzire da un momento all'altro e devastare la nostra vita. Ecco in questo modo la fratellanza non può essere coltivata.

Invece dovremmo, potremmo cercare di aiutare il nostro vicino tenendogli aperta la porta, cercando di non giudicarlo per i vestiti che indossa, offrendo il beneficio del dubbio (perchè se provo antipatia, forse il problema è mio e l'altro non c'entra nulla), pensare seriamente che io non conosco tutta la storia degli altri e non posso sapere cosa li spinge ad agire. Posso sorridere a chi incontro, posso salutare sempre, posso riconoscere i pregi degli altri, trovare il comico di ognuno, la bellezza delle espressioni, ricordarmi che l'amore vince su tutto, non la paura.

3 la spiritualità: coltivare la spiritualità vuol dire ricordarsi sempre che siamo al mondo per imparare, per comprendere chi siamo, da dove veniamo e dove vogliamo andare. Cercare il senso, il filo rosso che attraversa la nostra vita è quanto di più sano e appagante si possa fare. Nei bimbi questo lo posso coltivare attraverso l'amore per lo studio e la conoscenza, stimolando la sana curiosità e la ricerca di sempre nuove e più approfondite domande.



Ricapitolando, come pedagogista, definirei questi tre punti fondamentali da portare ai bambini:

1 meraviglia e gratitudine per il mondo
2 amore per se stessi, la famiglia e tutti gli uomini
3 il desiderio di imparare e la voglia di fare sempre nuove scoperte.

In questo modo i nostri figli, i bambini, ovvero il nostro futuro), abiteranno, coltiveranno, cureranno un mondo intessuto di buono, bello e vero. 
Piccoli gesti di cura, amore e presenza quotidiana che insegnino la differenza tra il reale e il virtuale, tra la paura e la fiducia, tra l'esserci e vivere veramente e il puramente trascorrere.
Insomma coltivare la contentezza e la gratitudine tutti i giorni. 
Perchè la vita è meravigliosa! 





mercoledì 11 gennaio 2017

Antropologia e il calzino spaiato


E'una storia nota.
Almeno una volta, ognuno, si è trovato a parlare del mistero dei calzini spaiati.
Non si riesce a capire come sia possibile che nei tragitti tra cesta dei panni sporchi, lavatrice, stendino e cassetto, avvengano delle misteriose sparizioni: due anime gemelle si perdono tra loro e non si riincontrano più. 
Cosa accade? Un calzino viene fagocitato dalla pompa dell'acqua della lavatrice? La cesta li nasconde tra le proprie fibre? Si polverizzano tra i cassetti?
Il mistero permane irrisolto.
Ci sono diverse teorie per salvaguardare la vita di coppia delle calzette: lavare le calze dentro le federe o sacchetti appositi, stenderle accompagnate, non perderle mai di vista insomma... ma haimè fatti importanti della vita quotidiana, spesso, ci colgono di sorpresa e ci fanno abbassare la guardia... ed ecco che i compagni si dividono e le calze solitarie si moltiplicano. (qualcuno preferisce non sapere e compra calze tutte dello stesso colore).
Ho parlato di questo tema con tantissime persone e trovo strabiliante come ogni persona si accenda al solo sentir nominare questo argomento (un pò per sdegno, un pò per sorpresa, un pò per rammarico e devo dire anche un pò per mania e spesso anche per voglia di ghignare).
Quel che è più interessante sono le più svariate informazioni che si ricevono sulle persone.

Prima di trovarmi a parlare di questo inusitato argomento, non mi ero mai posta delle domande (ad esempio) su quante variabili ci possano essere nello stendere la biancheria: ho scoperto che alcune amiche hanno una vera e propria necessità di stendere le calze affiancate! AH! Un'altra amica presente ha risposto che lei lo fa solo quando ha tempo! Ah! 
A me non era mai neanche venuto in mente!

Non che io voglia dire che sia giusto o sbagliato, ci mancherebbe, semplicemente ho ricevuto una nuova e solita lezione: diamo per scontato che gli altri si comportino più o meno come noi, che il modo in cui svolgiamo le attività o pensiamo il mondo sia l'unico esistente... e invece no! Anche un'operazione banale come stendere la biancheria svela delle sfaccettature di personalità inimmaginabili.
Approfondendo il tema con diverse persone, ho scoperto che esistono maniaci compulsivi che hanno un preciso ordine su come stendere i panni bagnati sul maledetto e ingombrante stendino, altri suddividono per forma o colore o capo d'abbigliamento... insomma il bucato ci interessa parecchio!
Lo vediamo nelle promesse di nuove sfumature dell'immacolato nelle pubblicità, lo vediamo nei detti popolari (i panni sporchi si lavano in casa), lo riconosciamo nelle corsie dei supermercati dove troviamo un numero esorbitante di tipologie di detergenti... senza renderci conto che contengono TUTTI la stessa cosa con lievissime differenze nella fluidità e nella profumazione.
Eppure i nostri panni ce li vogliamo lavare, stendere (come piace a noi) e ritirare nell'intimità della nostra casa.
E le lavatrici a gettone? Una nuova frontiera? Una nuova apertura verso l'altro? La maggioranza dei fruitori rimangono in attesa delle proprie "robe", a guardia dell'oblò vorticoso e delle proprie mutande! Beh lo farei anch'io... non si lasciano le mutande in giro... non so da dove arrivi questo comandamento... ma sento che mi appartiene... 
In verità mi sono anche trovata ad osservare dei bucati stesi... lo trovo sempre un pò imbarazzante, un pò come sbirciare da una serratura. (anche se il mio intento era puramente e antropologicamente autodidattico).
Era un pò che pensavo a questo post, perchè trovo estremamente interessante come da ogni inezia spicchi l'inesauribile sfaccettatura e individualità dell'uomo. 
Abitiamo, intrecciamo, personalizziamo ogni grano di materia, ogni forza lavoro, ogni intenzione volitiva, dentro ogni cosa introduciamo un'espressione personale e unica... persino nel bucato, appunto!
Credo che questa sia la grande forza creatrice dell'umano! 
Se immaginassimo di avere 100 robot programmati per stendere i panni, lo farebbero tutti nello stesso modo, nella sequenza impostata dal programmatore: non ci sarebbero sbavature, differenze, discriminazioni, tutti eseguirebbero la stessa azione nello stesso modo. Si potrebbe dire che una volta studiata la sequenza lo farebbero sicuramente in modo più efficace ed efficiente di noi umani... e non perderebbero calzini! (Di questo non sono sicurissima)

Gli umani realizzano, agiscono, percepiscono, discriminano e asseriscono, sempre e assolutamente, in modo soggettivo, creando sempre nuove dinamiche e variabili... creando... ovvero manifestando la propria scintilla divina.

In ogni inezia, in ogni passo, in ogni scarabocchio infantile, in ogni azione non automatizzata, in ogni sfumatura della voce e microespressione della faccia, nella pietà e nell'idiozia, nella banalità e nell'inutilità noi manifestiamo il divino, la variabile, la possibilità di interpretare la nostra vita secondo la nostra personalissima e inenarrabile soggettività... e questo è il primo regalo del cielo... il secondo? Potersene accorgere, vivere consapevolmente e godere di ogni istante, anche quando si stendono i panni... e ridere felici per ogni calzino smarrito!




sabato 7 gennaio 2017

Intensamente presente

Rassetta, sistema, sposta, ordina e riordina, apri, richiudi e riapri ancora...
Dopo tanto peregrinare e anelare, eccoci nella nostra casetta. 
Io e Cri abbiamo lavorato indefessamente per giorni, dal mattino appena svegli sino a notte fonda. 
Ci aprivamo varchi negli scatoloni e, pian pianino, rendevamo abitabile il nostro nuovo nido.
Giorni faticosi ma estremamente felici.
Nessun pensiero, nessuna proiezione nell'anno nuovo, nessuna prospettiva futura, nessun rimpianto per ieri, per i passaggi: intensamente e assolutamente presente.
Una sensazione meravigliosa!
Essere esattamente dove vuoi essere, insieme a chi vuoi essere, a fare quello che ami fare: impagabile, incommensurabile, ineguagliabile, come un orgasmo animico.
Certo ci sono disguidi di ogni tipo, fatica e stanchezza, ma essere qui, tutti e 7 insieme (sì perchè ci sono anche le due gatte e il cagnolone) a costruire il nostro nuovo mondo è un'esperienza elettrizzante, piena, intensa.
Mi aggiro nelle stanze, riconoscendo parti di ieri e pensieri di domani, mi soffermo sul balcone ad assaporare infiniti cieli tra i tetti, mi riconosco e mi ritrovo e tutto sa di buono.
Grazie a tutti quelli che ci hanno aiutato, ci hanno pensato, accompagnato, salutato in questo straordinario viaggio che è l'inizio di una nuova vita, di nuove esperienze, di nuovo.
Grazie!!! Grazie vita!
Mi rendo conto di essere un po' monotematica in questo periodo, parlo del trasloco, di casa, di cambiamento... ma ogni giorno mi arriva un nuovo insegnamento prezioso che non voglio dimenticare: 
assaporare il presente come unica realtà possibile è quanto auguro a me e ad ognuno per il prossimo anno... è un modo di vivere così pieno e vero che non credo possa esistere altro... 
eppure lo so, ci cadiamo tutti, nel rimpianto e nel ricordo, nelle rimembranze del passato, nelle proiezioni e nelle aspettative future... e non ci rendiamo conto di non vivere affatto, perchè l'unica cosa che abbiamo davvero è il presente... 
tutto il resto è niente. 
E questo è il mio proposito: esserci sempre, totalmente, 
amante di ogni istante presente.