...curioso nel mondo!!!


...curioso nel mondo!!!

I gatti sono curiosi, sornioni, saggi e liberi.



La ricerca continua del filo conduttore del significante

mi porta ad infilare i baffoni in molti luoghi interessanti...







domenica 17 dicembre 2017

accarezzo l'idea di sentirlo passare

Una settimana appena ed è già Natale.
Adoro questo palpito di inquietudine e questo gemito di rocambolesca solitudine.
Le notti sono lunghe e profonde, il cielo stellato è vicinissimo, i tramonti esplodono portentosi, luci basse anche all'alba; e poi le affannose corse nel cercare qualche regalino, nell'organizzare baccanali e convivi di svariata natura; e poi ancora il freddo pungente che ti fa avvolgere in te stesso, i rossi e gli ori delle vetrine, le lunghe colonne, aspettando vari propri turni (al semaforo, ad una cassa, al bar, ovunque) e la musica natalizia sempre.
Giorni sempre riconosciuti e ricordati, tristi o gioiosi, l'atmosfera di Natale è inevitabile, sia che la si adori sia che la si detesti, sia che  si sia provvisti di Spirito Natalizio o meno, comunque il Natale ti pervade.
E in questi giorni ho avuto occasioni meravigliose di immergermi in un'atmosfera di Natale intrecciata di luce e musica, di amicizia e condivisione, di abbracci e lacrime; Natale scoppiato all'improvviso anche se dura da settimane: ogni istante è sempre improvviso.
E questo dicembre si volatilizza festoso e veloce ed io sono immensamente felice: sento la Corte Dalì vibrare di energia e amicizia, sento che è buono ciò che portiamo, che è bello portare luce nella Spirale dell'Avvento, che è sempre emozionante creare un nuovo Presepe con le proprie mani, che è sempre profondo realizzare angeli e sentirne la vibrante energia, che è bello ritrovarsi insieme a brindare su questo bell'anno passato e immaginare buffi, nutrienti e intensi futuri.
Abbiamo intrecciato tantissimi telai con la lana, abbiamo intessuto propositi e buoni auspici, amicizia e conoscenza, fratellanza e amore. 
E mi concentro per non tirarmi indietro ... manca una settimana ed io accarezzo l'idea di sentirla passare (più o meno velocemente...)
accarezzo l'idea... Buon Natale a tutti i compagni di viaggio e, soprattutto, che 
il 2018 vi riservi ciò che desiderate. 

martedì 12 dicembre 2017

Storia di un dolore...


Dicembre!
Il periodo dell'Avvento, il mese della massima tenebra, il tempo in cui tutto e tutti sono accelerati.
Io mi imbatto nella lentezza e nella pazienza.
Giorni decisamente dolorosi: distorsione alla caviglia e, come se non bastasse, nuova caduta a pelle d'orso, contundendo fortemente la mano sinistra. AH! 
E c'è il movimento, ogni movimento, che porta con sè una certa sfumatura di sofferenza, non sempre uguale, non sempre forte, non sempre bruciante, a volte in sordina, spesso a sferzata.
Poi ci sono i momenti di pulsazione e di sensazione che tira. AH!
E poi c'è quella sensazione continua di avere un equilibrio instabile, di non potere neanche tenersi, di essere perennemente in pericolo caduta...Ah!
In tutto questo, contemporaneamente, sono nel mondo tra formazioni, costellazioni, seminari, laboratori, incontri e relazioni, progetti ed eventi, esperienze e cambiamenti.e mi rendo conto che non è un caso che questo periodo intenso e denso, prolifico e riflessivo, sia accompagnato da dolore fisico: come un rumore in sottofondo, come testimone significativo di un processo di cambiamento interiore vero e definitivo, risolutivo e sostanziale. AH!
E non perchè sia necessario il dolore per il cambiamento, è la resistenza al cambiamento che porta dolore... quindi mi soffermo e ascolto il mio dolore, il mio tormento... quanto mi è difficile ammettere che sento il bisogno di essere accolta, di essere fragile e di volermi appoggiare a qualcuno? Così difficile da portare così tanta tensione in me da arrivare al dolore fisico... e qui, allora, tutto si cheta e la metamorfosi può davvero fluire.
E nel contempo, ancora, la necessaria lentezza mi mette in contatto con altri punti di vista e di ascolto, il mondo e le persone mi appaiano da un'altra angolazione, la variazione di velocità del mio attraversare i giorni mi sta offrendo sfumature, approfondimenti, scoperte.
Ecco, la mia personale natività, l'attesa e la nascita di una nuova me stessa... mi sembra di intravedere in lontananza questa nuova persona che ancora non conosco... non vedo l'ora di incontrarla e renderla familiare... e insieme intraprendere un'altra bellissima strada di conoscenze nuove... eh sì, perchè i propri cambiamenti portano nuove frequenze e nuove alchimie.
Intanto paziento, sopporto, ascolto e, comunque mi inondo di gratitudine... 
un mazzo di rami accuratamente confezionati, una ginestra che spinge leggera, un abbraccio solenne... quanto ho pianto abbracciata a questa fascina... grazie di tutti i regali che toccano così spesso il mio cuore, agli amici, ai parenti, ai passanti, ai risvegliatori, alle fiamme gemelle, al mio sempre amato, anima gemella.
Buon Avvento

lunedì 4 dicembre 2017

Costellazioni familiari e c.

Molto spesso quello che ci frega sono le rappresentazioni che ci siamo costruiti negli anni.
Non è molto importante andare a recuperare le verità biografiche della propria vita (sicuramente aiuta a svelare le maschere e a dare anche significante e appartenenza) ma quello che conta davvero è come si sono introiettate le esperienze.
Dopo un lungo e intenso weekend di costellazioni familiari, mi ritrovo un tantino basita a riconoscermi come unica e vera artefice delle mie zone erronee e fortemente attaccata al mio atavico dolore (o autocompatimento).
In verità niente di nuovo, so perfettamente, e da tanto tempo, che tutto quanto ci accade è nostra responsabilità e che il mondo, in genere, viene da noi interpretato attraverso le proiezioni che noi facciamo su di esso.
Il cambiamento sostanziale che ho registrato (in me) in questo nuovo ciclo di costellazioni "didattiche" nasce dall'aver finalmente lasciato andare quell'affezione (più o meno consapevole e più o meno sana) alla propria storia.
Questo, in buona sostanza, mi ha consentito di vedere con molta più chiarezza e con contorni nitidi lo scenario familiare che abita il mio inconscio e che costruisce il sistema di valutazione della realtà nei diversi campi della mia vita.
Cosa voglio dire, sono stata così tanto concentrata sul cercare di sciogliere, sanare, comprendere e sviscerare le vicende biografico/familiari, che non mi sono concentrata a sufficienza su quello che, infine, ha sempre mosso i miei passi nella crescita persona, ovvero i risultati attesi.
Sembra come un voler continuare a piangersi addosso, scavare, capire e sezionare, fine a se stesso.
Sì, ogni volta qualcosa in più entra, ci sono cambiamenti, risoluzioni (meno male), ma alla fin fine è sempre rimasta quella sensazione di ineluttabilità: vengo da lì e poco posso farci....
Ma anche no! Basta guardare da un'altra parte. Sì vengo da lì, mi ha portato delle difficoltà, dei talenti, delle modalità nella vita buone e cattive... PUNTO!
Dove voglio andare ora? 
Questa sensazione di essere sempre fuori posto, questo retaggio da (ormai) vecchia adolescente che pretende qualcosa e non vuole sforzarsi di farlo... BASTA... direi.
Se voglio una cosa devo andare nella giusta direzione, non posso andare verso nord e pretendere che faccia caldo.... se voglio il caldo devo andare verso sud, se scelgo di andare verso nord, perchè mi piace, devo farmi una ragione che andrò verso il freddo.
Ecco, questa è la metafora più sensata... i bivi, le scelte, le direzioni, le rinunce... 
di questo siamo sempre artefici noi
e non la nostra storia e il nostro passato.
E quindi, come una magia, antichi scenari (più o meno dolorosi) si dissolvono come una nuvola di vapore con un colpo di vento, come (quasi) non fossero mai esistiti.
Improvvisamente diventa chiarissimo perchè sono ricaduta in un'antica collera, perchè mi sono fatta male ad un piede, perchè giro intorno sempre agli stessi temi: perchè è meno faticoso che armarsi di volontà, determinazione e voglia di sacrificio (cioè rendere sacro) e incamminarsi verso qualunque strada io voglia intraprendere.
Le costellazioni sono una magia portentosa, perchè specchiano mirabilmente quello che è... e null'altro, nello scenario condiviso con persone più o meno conosciute, si materializza esattamente quello che la persona è pronta (o vuole) a vedere.
Come in ogni percorso di crescita, il passo nella direzione giusta lo deve fare il soggetto... non ci sono metodi o conduttori che possano fare questo passo volitivo in nostra vece... non esiste ne la modalità ne la persona giuste, esiste solo la volontà di andare verso....
verso cosa? 
Semplice dove guardiamo... guardiamo al passato? andremo sempre lì...
guardiamo al futuro... ecco è cominciata la nostra nuova vita!


giovedì 30 novembre 2017

Stampelle e falchi


Ci risiamo. 
Sono avvezza alle stampelle, agli appoggi precari, al dolore camminando.
Ci risiamo, ho preso una sonora distorsione al piede sinistro.
AH!
Quante volte, troppe volte, ho stretto forte i denti, ho faticato a deambulare, mi sono sentita intrappolata rispetto alla mia volontà di azione.
Questa volta è diverso però. 
Sono un pochino più calma. Non smanio, mi sono velocemente rassegnata a muovermi lentamente, molto lentamente, alla prigionia casalinga, alle fitte che mi arrivano al cervello quando, inavvertitamente, appoggio un pò troppo il piede.
Ci risiamo a combattere contro la mia grande energia che sembra debba esplodere dentro le mura di casa, che sembra non finire mai, che sembra farmi sempre ruzzolare sul pavimento.
E sia.. sono fatta così... sono più serena delle altre volte e infatti la risoluzione avviene più velocemente. 
Nessuna frattura questa volta, solo una distorsione, sta guarendo in fretta.
E qui... non posso fare a meno di soffermarmi qualche rigo sulle strabilianti (e non in senso positivo) vicissitudini che hanno accompagnato questo sfortunato evento.
Dopo la storta ho aspettato un pochino, per capire se con ghiaccio e arnica passasse... mmmm il bozzo grande come un'albicocca sul mio piede mi inquietava, mi immaginavo già con qualche frattura che si scomponeva per la mia avventatezza e per la mia mania di stare lontana dai medici.
Va bene mi sono predisposta ad andare nei gironi dell'inferno del pronto soccorso: ho preso il mio lavoro  a maglia, ho predisposto la cena per le bimbe, il reperimento delle stampelle e i  trasporti di tutti ... e via... 
è cominciata l'interminabile e insana trafila.
Tutto come previsto: tre ore e mezza di attesa prima di essere chiamati, (nel frattempo ho quasi finito il poncho che sto facendo a maglia e ho fatto amicizia con un certo numero di variegate persone, una ragazza marocchina con il velo che aveva fatto un incidente in macchina, un'albanese dolorante, penso per una colica, una vecchina che attendeva immota la figlia che faceva un controllo).
Secondo girone, nuova lunghissima attesa, questa volta meno interessante, in mezzo ai letti di poveri anziani debosciati, riversi, lamentosi, denudati dei loro vestiti, della loro dignità, del loro diritto a essere scomposti, indignata per la presenza di una bimbotta di due anni con il gomito fratturato che aspettava da più tempo di me con la sua mamma, disgustata da una badante rumena tanghera che inveiva contro l'inefficienza del sistema italiano, verso il povero vecchietto da lei seguito che fremeva nel letto, sbraitava, urlava, faceva rumori molesti.
Terzo girone il medico che  guarda con compatimento e mezzo disgusto il mio piede gonfio come una zampogna e nero come una prugna, l'infermiera mi fa un sorriso gentile e comprensivo, il medico non mi guarda neanche in faccia, non tocca neanche il mio piede...
Quarto girone, attesa (breve questa volta) per fare la radiografia... ritorno all'attesa del secondo girone... insieme all'orribile badante (meno male che la bambina è stata chiamata in qualche altro girone... forse potrà andare a casa).
Nuova lunga attesa... sento chiamare il mio nome... due volte in modo spazientito... arrivo maledetti (penso tra me, non vedi che faccio fatica a camminare?).
Il dottore stolido mi guarda attraverso le lenti e mi dice con un mezzo sorriso: "non è rotto... sorpresa vero? anch'io, non ci avrei scommesso, ho guardato bene, eppure la frattura non c'è." (sembra deluso)
Poi si rivolge all'infermiere e gli ordina di mettermi la stecca, il ragazzo a mezza voce dice: "non ce n'è più"... il dottorino senza fare una piega gli risponde: "mettile quello che c'è" 
AH!
Il ragazzo visibilmente imbarazzato mi sorride e mi mette la leggera bendina che sa essere insufficiente, così imbarazzato che dimentica anche di mettermi una qualsiasi pomata... e nessuno (oltre ai raggi x) ha visitato il mio piede...
Il dottorino veloce e solerte mi prescrive SETTE dannati giorni di malattia e, solo per questa volta veloce come un furetto, li invia alla previdenza...
Nooooo dico... e lui con un sorriso antipatico mi dice: "troppo tardi"... perchè mi odi maledetto? solo perchè ti ho detto che non volevo l'antidolorifico e che preferivo i fiori di Bach? Solo per questo mi tratti così?
Non dico nulla, zoppicando con la mia scarpa in mano me ne vado... mi ha redarguito più volte di non caricare il peso...anche mentre uscivo... e bravo cosa faccio volo?
Meno male che, essendo esperta come dicevo, ho contattato mia sorella che era già fuori ad aspettarmi con le stampelle... sono tornata a casa mestissima.
Perchè mi sono tanto arrabbiata? Perchè non volevo rimanere in casa prigioniera agli arresti domiciliari con la maledetta malattia, avrei preso un giorno di ferie l'indomani e poi (non facendo ne il giardiniere, ne il muratore e neanche il maratoneta) stando seduta e tranquilla sarei ritornata al lavoro e avrei continuato a fare il resto della mia vita... 
Oltretutto il piede sta guarendo velocemente e questa prigionia è ancora più fastidiosa.
E qui comincia la seconda epopea: ho provato a farmi togliere i giorni... come aveva predetto il dottorino infame, che mi aveva detto che non ce l'avrei fatta, ho parlato con l'ufficio personale, con il mio medico di base, con l'INPS, con chiunque volesse ascoltarmi... niente, nessuno si assume la responsabilità di togliermi questi giorni di malattia... unica soluzione farmi un altro girone infernale al pronto soccorso.
AH! e magari allungare la coda a qualche altra bambina di due anni con il braccio rotto?
Mi sembra una commedia pirandelliana... chiedo di farmi tornare al lavoro, nessuno me lo consente, però se esco di casa mi decurtano lo stipendio perchè sono la "furbetta del cartellino" che finge ...
Qualcosa non va... decisamente c'è qualcosa che non funziona nel nostro sistema di vita... e penso alle persone che muoiono di fame, alle guerre, al dolore vero, ai problemi veri... e mi sembra che noi anneghiamo in una burocrazia che alimenta se stessa senza pensiero per l'umano che ci sta dietro... il nostro fantomatico occidente ... così decadente, così misero.....
E poi mi domando... perchè non dovrei mai uscire... se qualcuno mi accompagnasse su una bella panchina davanti al lago... penso che farebbe benissimo a me e al mio piede, senza che la mia storta sia necessariamente falsa... insomma è un serpente malefico che si autodivora questo mondo di regole, di caselle, protocolli, di mangia uomini, di sfiducia reciproca...
Ma io sento che la mia vita è diversa, che nonostante tutto ce la faccio... e mi viene in mente che quando ho preso la storta su un filo della luce sopra di me ho nettamente visto un grosso rapace, penso fosse un falco... calmo immoto... l'ho visto solo io...era lì per me: animale totem delle persone pionieristiche, con grandi ideali, grandi progetti, grande immaginazione.... ed ora non mi resta che coniugare insieme storta e falco per intraprendere con sempre maggiore sicurezza e determinazione il mio sentiero, cosa vorrà dire?Qualche traccia ce l'ho, sto cambiando molto in questo periodo, sto dando forma ai miei sogni, ai miei desideri, sto lasciando vecchie zone erronee, sto guardando più in alto all'orizzonte... e certo le vertigini possono far cadere... ma è stata una lievissima caduta.... mi sento più ardimentosa di prima... e forse qualcosa in più la so... che SI' mi interessa cambiare qualcosa in questo sistema perverso... e il mio più grande talento è la parola... cosa conosco più di ogni altra cosa? pedagogia e biografia... ecco SI' questa è la mia via.
Elogio della lentezza... grazie amico falco!

giovedì 23 novembre 2017

Il salotto delle Gatte


Così,
ci si incontra per caso...
e altrettanto per caso si comincia a vedersi.
E poi, inspiegabilmente, giorno dopo giorno, consuetudini e lievi intimità, grandi e gentili affetti, carezze con gli occhi, accettazione.
Come nascono le amicizie? 
Dalle grandi esaltazioni reciproche, dagli entusiasmi, dalle condivisioni, dalle affinità, dalle risate...
Non solo.
Nascono anche dai silenzi, dalle compresenze, dalle presenze, dalle continuità, dal comprendersi, dal conoscersi attimo per attimo.
Così è nato il salotto delle Gatte, da giorni vissuti insieme, facendo silenziosamente, aiutandosi reciprocamente, scaldandosi, accettandosi nei giorni buoni e in quelli meno buoni.
Un dono prezioso e delicato.
Così bello e tenero che ogni giorno di più è capace anche di donarsi agli altri ed è una dolce promessa per infiniti futuri: nostri, della  sorellanza, della capacità sociale, dell'arte sociale...ed è un sogno rosa...
anche se a noi gatte piace un sacco il nero!
Grazie

lunedì 20 novembre 2017

L'amore rubato di Dacia Maraini


Nel nostro circolo di lettura in Corte Dalì ho incontrato il libro di Dacia Maraini "l'amore rubato".
In anni di fervida lettura, oltre ai classici, ai saggi e ai romanzi, mi sono ovviamente imbattuta spesso anche nella letteratura al femminile che porta in sè delle sfumature intimistiche e sottili della sfera dell'anima. Purtroppo è capitato di leggere, anche, delle minuscole e atroci violenze che troppo spesso accompagnano le donne nella vita.
Violenze continue, sin da bambine, quando si viene derise delle proprie sensualità prive di malizia, quando dei passi di danza sinuosi che si improvvisano nel mondo dell'esordiente femminile, subito sono trasformati negli occhi di chi vede in sessualità, ammiccamento...quando  nella ricerca di carezze spesso, troppo spesso, da tenere si tramutano  velocemente in avide. 
Ho incrociato libri di donne violate, di donne caparbie, di femministe convinte...
Ma questo libro della Maraini credo sia stato uno dei più espliciti che abbia mai incontrato.
Non tanto perchè si sofferma sui particolari truculenti, questo anzi, e purtroppo, è sempre molto comune e sottolineato dalla stampa o dalla letteratura in genere, in questo libro, invece, quello che trovo esplicito e drammatico è l'amore. 
La Maraini racconta fin troppo bene la trappola mortale dentro la quale sono imprigionate queste donne violate nell'anima, nella fiducia, nell'accoglienza, nel ritenersi degne anche solo di vivere.
Storie di donne che soffocano dietro ad un amore, vero e sincero, dolce e struggente, per un mostro che giorno dopo giorno le frammenta, giorno dopo giorno le rende davvero colpevoli. 
Sì perchè questo è il meccanismo perverso dove vittima e carnefice si alimentano vicendevolmente in una spirale di dolore e disperazione, spesso nascosti dietro ad un velo (spesso però) di amore.
Perchè una donna non si ribella a tali suplizzi? Perchè non può, perchè ama, perchè alla lunga dubita di sè e del proprio diritto ad essere accettata e amata.
Lungi da me voler assolvere o anche solo giustificare i mostri che pestano o uccidono le loro donne... semplicemente questo libro mi ha portato a consapevolezza che non ci sono solo le violenze estemporanee, dell'uomo che passa... ma ci sono le violenze sottili, costruite giorno dopo giorno, figlie di sofferenze e disperazioni: sia della vittima, ma anche del carnefice... e purtroppo si segnano destini inestricabili, le velenose spire della violenza non lasciano scampo... e tutti soccombono: la vittima, il carnefice, la società che non interviene, la scuola che non ha notato, i medici che non hanno curato... non sono le botte, i lividi, le lacerazioni e le fratture che vanno curate... sono dolori atavici e profondi, anime frantumate... che tornano in vita solo in questi scenari... per poi rimorire ogni volta più inabissati che mai, nel buoio, nelle grida, nel sangue, nella vergogna.
Un libro forte, non particolarmente truculento, quasi delicato nel pennellare certe sfumature di una condanna che si costruisce attimo dopo attimo...
e lo consiglio, a uomini e donne, perchè non ci si accorge... come giorno dopo giorno sale una marea che, prima o poi, non potrà essere fermata... e non si tratta di uomo o donna.... incredibilmente si tratta di amore....
 riconciliamoci con l'amore, perchè alimento queste sciagure quando parlo male del mio vicino, della collega, di un mio amico, quando proietto giudizi sugli altri, quando etichetto, quando dimentico che ogni anima ha bisogno di una carezza, prima di ogni altra cosa!
E la violenza si alimenta da sè: dagli animali maltrattati, dalle cartacce per terra, dalle risate sarcastiche, dall'indifferenza, dalla maldicenza, dall'ignavia, dal razzismo, dal populismo, dall'intolleranza... 
La violenza è annientata dall'altruismo, dalla fratellanza, dalla generosità, dalla gratitudine, dalla fortezza d'animo, dalla presenza di spirito, dalla capacità di rinunciare... 
dal perdono.
Bel libro davvero... quasi si percepisce quell'amore... anche se fa male!

venerdì 17 novembre 2017

Laboratorio di Scrittura Creativa: da brivido!

E poi ci sono momenti che sento una così grande sintonia con il mondo, dove sento che il cosmo è lì a disposizione per ognuno, dove sento che le persone sono un tutt'uno.
Privilegio di un talento immaginativo che mi consente di donare, di condividere, sperimentare.
Ieri sera laboratorio di scrittura creativa in Corte Dalì: la ricerca di sè nel corso delle stagioni dell'anno ci sta portando a grandi e significative scoperte. Il gruppo è bello folto e variegato, generoso e aperto alla sperimentazione. 
Quest'anno c'è anche una bella presenza maschile che offre "forma" al sentire, spesso ridondante delle donne. Nel contempo, questi uomini, si lasciano contaminare dai vissuti e dalle emozioni, tipicamente intimistiche delle donne. Ne nasce un'alchimia decisamente nutriente e magica.
Io stessa piacevolmente sorpresa dalle bellissime parole che escono dai lapis graffianti dei partecipanti, coccolata dai sorrisi, dalla presenza di ognuno, nei lievi imbarazzi, nella messa in gioco, nell'ascolto di sè e dell'altro, nell'andare lontano stando vicino.
E ieri ci muovevamo nello spazio come un sol essere, con rispetto sacro degli impulsi di ognuno, seri ma non seriosi, impegnati ma non rigidi.
Penso agli sguardi di chi mi accompagna in questo sentiero di scoperta e gioco, indagine e ricerca, gioia e introspezione. E sono sguardi di affinità elettiva che conosco da lustri, sguardi nuovi che, serata dopo serata, diventano sorprendentemente intimi, sguardi un pò sofferenti che bevono in questa fonte di condivisione, sguardi curiosi che cercano avidi nuovi strumenti di crescita, sguardi dolci che cercano un momento di socialità ricco e vero, sguardi intimoriti che temono di incontrare se stessi un pò troppo da vicino, ma, insieme e anche, è proprio quello che cercano, sguardi, sorrisi, gesti, tocchi, risate e giravolte, continue giravolte intorno alla parola, alla voglia di... accorgersi di essere davvero speciali... e si lo siamo davvero.
Dicevo che è un privilegio essere il custode della Casa dell'Arte Sociale, fortunata di avere strumenti che mi consentano di movimentare concetti complessi e farli diventare semplici: nel gruppo, nel gioco, nella creatività.
Sono fortunata di aver incontrato il mio compagno di viaggio, caro Ivano, affinità da sempre, mi regali forma, rigore, analisi, concretezza... da sempre ti senti un allievo ma non sai quanto sei maestro... mi conduci verso... sempre e da sempre, con un affetto così vero e tangibile che mi accarezza profondamente nel mio essere... 
e quanto è bello lavorare insieme: anche di questo sono grata al laboratorio di scrittura creativa.
E sono giorni dove corro come una gatta che infila una zampata dietro l'altra, tra corsi, laboratori, iniziative, mi sembra di dover andare tanto lontano... in alcuni momenti mi spavento un pochino, in altri sono galvanizzata, emozionata, divertita, sempre e comunque concentrata.
La vita è un solletico lungo la colonna vertebrale, da brivido...

lunedì 30 ottobre 2017

Ottobre dove sei?


Fra una manciata di ore. è già novembre!
Ho sempre trovato ottobre interminabile, un mese di 31 giorni operativi e con l'acceleratore.
Un mese affannoso e affannato, freddolosamente umido e intimisticamente malinconico.
Quest'anno non è così, quest'anno non mi sono neanche accorta dei giorni che velocemente passavano, mai abbastanza, i giorni, per "fare" tutto quello che vorrei tanto intraprendere, completare, riordinare, connettere, approfondire, nutrire, eccetera... eccetera... eccetera... e ancora eccetera!
Interessante!
Sono abituata ad una me medesima più struggentemente attaccata e voluttuosamente lacrimosa, una me medesima più imbronciata e mugugnona, ogni qualvolta devo congedarmi da qualcosa o qualcuno.
Mi accorgo che sto salutando una me stessa arcaica e antica, una me medesima granitica e assolutista, che rintraccio tra le me medesime giovanili e nei ricordi remoti, una ragazza dura (spaventata?) e dissoluta (inconsapevole?), tenace fino alla caparbietà. 
Gli anni e le esperienze, poi, hanno saggiamente operato il loro lavoro ed hanno smussato i lati più aspri del mio carattere e del mio temperamento.
Ma ora qualcosa è cambiato! 
Sento che non è più una questione di "smussatura", mi sembra che il roditore attaccato alla mia caviglia (ovvero il mio personale malessere esistenziale che sento da quando ho memoria), abbia notevolmente allentato la presa, mi sembra che il mondo sia in generale più armonioso con il mio sentire (e non iper sentire)
Mi sento più leggera, più autentica, meno impostata.
E poi anche e sommessamente guardo la Montagna, fuma, non smette di bruciare, la "mia" montagna!
Sono di Varese, è la mia città, è dove appartengo davvero, il luogo delle mie radici e il Campo dei Fiori è La montagna dove tante me medesime sono cresciute... cambiate, rinate e vissute.
Un altro grande faggio di Villa Toeplitz (amico di una vita intera) è stato tagliato, e qualcosa di me scompare.
Eppure sentire... non serve più ritrarsi, basta solo vivere. 

venerdì 27 ottobre 2017

Officina del metodo biografico


Conto alla rovescia, giovedì prossimo (2 novembre) ci sarà il primo incontro del Gruppo studio sulla biografia Personale.
Sono anni che voglio cominciare questa avventura. 
Grazie all'incontro con la cara Anna Mattei, mia formatrice ed ispiratrice, ho potuto incontrare ed approfondire questo tema così importante ed essenziale.
Sono un pedagogista, un terapeuta, un counselor, un formatore che si avvale di tanti saperi diversi, di teorie, di pratiche artistiche e ludiche. 
Negli anni mi sono lasciata positivamente contaminare da diversi approcci, dalla pedagogia Waldorf, dalla bioenergetica, dall'arte, dalle costellazioni familiari, dalle mie figlie e dall'astrosofia.
Studiando e studiando ho capito l'importanza di lavorare per sistemi: ogni individuo appartiene a qualche sistema (famiglia, società, gruppi di lavoro, città, Stato... e via dicendo).
I sistemi interagiscono tra loro e gli individui devono continuamente attuare un riequilibrio tra se e i diversi contesti, tra le diverse "fedeltà" ai sistemi di appartenenza e ai propri naturali impulsi alla crescita.
Non sempre è facile, ma ho scoperto che studiando le leggi archetipiche della biografia è più semplice dare significato ed accorgersi di tutti i copioni ai quali, senza saperlo, obbediamo sin da bambini.
Comprendere i meccanismi che regolano le fasi della nostra vita, ricercare il filo rosso che tiene insieme gli eventi e i vissuti della nostra storia, riempie di significato, di gratitudine e gioia.
Non sono tanto importanti le felicità (o infelicità) contingenti, ma il corso, il flusso della vita che, come un fiume, segue le anse, le cascate, le correnti e le direzioni che il mondo intorno suggerisce continuamente.
Molto spesso non è possibile modificare queste direzioni, ma la comprensione consente, invece, di ottenere benefici dalle esperienze, di metabolizzare la nostra storia e vivere profondamente, realizzando il proprio destino.
Tutto questo pensiero accompagna la mia vita e i miei studi da molto tempo, arricchendo le mie giornate e le mie relazioni (oltre che il mio lavoro).
Sento dentro di me grande il desiderio di condividere con gli altri queste conoscenze, perchè trovo che sia l'unica strada per vivere pienamente ed aiutare le persone a riconoscere la propria anima cosciente, capace di fratellanza e amore.
Finalmente mi sono decisa e passo passo vorrei riuscire a costruire un laboratorio permanente dove le persone possano venire a conoscere queste leggi, dove possano rintracciare se stesse attraverso il lavoro artistico, dove si possano leggere insieme dei testi e scambiare considerazioni, una vera officina del metodo biografico. 
Un luogo aperto dove si può arrivare a lavori iniziati, dove si possono prendere delle pause, dove si può tornare a ricercare e ritrovarsi di nuovo.
Spero di trovare compagni di viaggio e spero che il mio impulso possa essere di nutrimento...
per me, per la Corte, per i partecipanti, per la società, per un'ideale spirituale.

venerdì 20 ottobre 2017

Il privilegio di vivere molte vite

Sta accadendo qualcosa, impercettibilmente e lentamente, ma anche, drasticamente e precipitevolissimevolmente. 
Il mio panorama sta cambiando, le relazioni intorno a me stanno mutando, le prospettive e persino le aspettative si stanno metamorfosando. 
AH!
La mia indole collerico/malinconica che tiene in vita relazioni anche in fase terminale, con il mio senso totale di attaccamento all'amore e all'intimità reciproci, il mio desiderio di conferme e di essere riconosciuta come esistente, la mia voglia di eternità e condivisione... 
...in un momento del genere, queste mie caratteristiche, mal sopportano e tremano e sfrigolano come su una graticola.
Qualcosa sta cambiando, vedo persone care scomparire dalla mia quotidianità, incontro nuovi sguardi e nuove circostanze, in alcune situazioni sono tediata da ciò che mi entusiasmava e nel contempo trovo interessanti nuovi ambiti che mai avrei creduto.
Sono cambiati i miei progetti, persino i miei desideri, certi miei incondizionati amori, certi porti sicuri sono diventate trappole mortali, luoghi asfissianti e mi sembra di precipitare nella mia confusione.

Non è la prima volta che mi accade, non sono molto vecchia, non sono ancora arrivata a mezzo secolo, eppure mi sembra di aver vissuto un sacco di vite diverse.
Periodicamente mi sembra di spiccare un balzo in un altrove... disfacendomi prima... quindi il salto raramente è traumatico o realmente pericoloso.
Questa estate mi sono un pochino disfatta, decomposta, frantumata, dileguata, dissipata, annegata...
Ora va meglio... ma non sono più quella di prima.
E' stato difficile conciliare quello che comunque scelgo nella mia vita (in prima istanza la mia famigliola ovviamente), con questo senso di vano, di vuoto, di sbagliato.
Ce la sto facendo, mi sembra di aver rivitalizzato molto della mia vita, mi ritrovo acciaccata, stanca, più fragile......... eppure molto più sicura di prima.
Ho dovuto ripiegarmi su me stessa per accettare la mia fragilità, il mio bisogno di essere accolta, accettata, voluta dagli altri... nonostante me, nonostante la terribile opinione che io stessa ho di me.
Riconosco la ferita di una bambina che si è sentita non voluta, brutta e cattiva, inutile e difficile.
AH!
La vedo e vorrei accoglierla nel mio cuore. 
L'ho incontrata negli sguardi di chi mi è vicino... è stato vano chiedere aiuto, allungare la mano, chiedere una carezza, mi sono sentita rispondere da moltissime parti: ma va, tu che sei così forte, tu che ce la fai sempre, tu che hai sempre tutto sotto controllo, tu che  hai energia da vendere...
AH!
Non che tutto questo non sia vero (per intenderci)... ma questo non vuol dire che io non sia ANCHE fragile, non sempre all'altezza, non sempre pronta, non sempre...forte!
Ed oggi lo dico determinatamente, lo dico per onorare quella bambina che si è sentita derisa, vergognosa e fuori posto, lo devo a lei sicuramente: 
non mi interessa niente di dimostrare a tutti quanto valgo... perchè valgo e basta (come tutti del resto)... tutti hanno diritto all'amore, alla cura, alle carezze, al sostegno... 
Non vorrei essere fraintesa, non sono riversa in una valle di lacrime, stracciandomi le vesti... semplicemente sono ad una svolta biografica... e le crune attraverso cui si passa, mi scorticano sempre un pò... ed è quello che è successo questa estate... mi rimane oggi un pò di timore del nuovo, ma anche tanta curiosità... e soprattutto sento sgorgare dentro di me una profonda gratitudine per il privilegio che sento di avere: accorgermi del cambiamento!
Perchè per ognuno di noi ci sono a disposizione tante vite, tante svolte, tanti momenti di sè... più o meno consapevoli, io ringrazio il cielo del dono che mi ha dato... di sentire SEMPRE che l'acqua del fiume non passa mai due volte sotto lo stesso ponte (Panta rei)

 “Non si può discendere due volte nel medesimo fiume e non si può toccare due volte una sostanza mortale nel medesimo stato, ma a causa dell’ impetuosità e della velocità del mutamento essa si disperde e si raccoglie, viene e va” 
scrisse Eraclito in merito all’eterno divenire della realtà.

lunedì 2 ottobre 2017

Questione di fede?


 Giorni crudeli

Giorni saltimbanchi
Giorni di assoluta terra, cruda, profonda, buia
Giorni di inesistenza
Giorni incongruenti
giorni giorni giorni giorni

Mi incontro e mi riincontro da lustri, decenni, ore, minuti, istanti, sempre io e sempre l'ineluttabile inconsistenza dell'essere, della continuità, dell'eternità.

Ecco sì... come un babbuino di marmo, rimango lì immota, sempre uguale a me stessa, eppure sempre diversa, sicuramente invecchiata...
Ah tasto dolente... le rughe, la stanchezza, la battaglia inevitabile e rovinosa con la forza di gravità....

Mi aggiro nelle mie turbe emotive, degne di una imberbe adolescente, eppure il tempo è cambiato: buongiorno signora Merlino...

SO che questa caducità ha dei doni per noi poveri umani che ci dobbiamo barcamenare nello scandalo dell'invecchiamento e della morte, un regalo meraviglioso, quanto inconsistente: la luce, la percezione vera e sensibile dei mondi spirituali.
DAVVERO? 

Sì, io lo so che è vero, ma quanto è difficile non farsi confondere...

dagli imbonitori, 
dai vampiri energetici, 
dai burocrati,
dagli invidiosi,
dai falliti;
dai razionali,
dai fanatici,

dagli zombie interiori,

dall'ansia,
dalla prospettiva,
dalla caducità...


Questione di Fede, proprio così... bisogna rimanere saldi e sicuri, affidati nella fortezza e nella saggezza del cosmo, anche quando sembra che il mondo sia diventato disumano, in realtà tutto è al proprio posto, ed ogni cattivo presagio, tempo o luogo terribile, asfissia animica e dolente malinconia, ogni atroce addio e ogni paludosa noia sono quanto di più sensato ci possa accadere, quello che  è necessario per capirsi, essere e scegliersi integralmente.


Ah!
E quindi grazie S.Michele di avermi riportato verso me stessa, di avermi fatto ritrovare la fiducia e la gioia e la capacità di esserci, grazie di avermi concesso la capacità di dubitare e nel contempo anche la capacità di ritornare, come un figliol prodigo che cerca, annaspa, sbaglia, cade e si graffia... ma che può e sa tornare alla casa del Padre.

Ah il padre! E in questi giorni di costellazioni familiari... proprio tu papà sei ricomparso all'orizzonte... e quante volte ancora devo comprendere che ti devo accogliere e amare e reintegrare?

Tutto vicino, tutto faticoso, tutto contemporaneo, tutto in una volta, in un sol boccone... 

ed io per un attimo davvero non ho potuto far altro che dubitare... 
Come si può credere che c'è saggezza nella morte, nel cadere, nel rovinare?

E poi mi guardo nei miei corsi e ricorsi storici e so che periodicamente annaspo in me stessa, soffocando dei miei pensieri... per poi rinascere come una fenice verso nuove direzioni... entusiasmanti, pregnanti, presenti....

Ecco benvenuto autunno, grazie S.Michele... e in questo giorno di festa, grazie anche a te Angelo Custode che mi stai vicino, lo sento, che mi accompagni silente e mi lasci cadere, quando mi serve, e che mi proteggi quando sono capace di ritrovare la Fede e la Fiducia....
nell'amore cosmico

VIVA LA VIDA

mercoledì 27 settembre 2017

Malsana Burocrazia


Sta accadendo un fatto davvero inquietante: la meccanizzazione di ogni interazione umana.
In  verità nulla di così nuovo, il problema è che mi ci sono imbattuta più e più volte in questi ultimi giorni e, come accade sempre quando mi si presenta uno stesso evento più volte, mi ha innescato una serie di pensieri.
Per vicissitudini varie ho cercato (invano per giorni) di riattivare e/o attivare un nuovo contratto di fornitura e sono rimasta, letteralmente, invischiata dentro procedure e cavilli di ogni genere.
Essendo una persona dedita totalmente allo studio e al perseguimento della relazione umana, in tutte queste occasioni ho cercato di entrare in comunicazione, contatto, empatia, con gli operatori dei diversi uffici. 
Il risultato è stato ancor più sconfortante. 
Man mano che parlavo con le persone, che chiedevo della loro vita, che parlavo delle mie peripezie, che dimostravo "umanità", ho notato che gli addetti a questi servizi entravano in uno stato di agitazione e impotenza che, mescolati insieme, creavano una sorta di contrizione molto penosa da osservare. 
Insomma, nonostante il desiderio, tutto umano, di aiutarmi e venirmi incontro, purtroppo il sistema operativo (la macchina in buona sostanza) non glielo permetteva.
Questo è drammatico! 
Ho visto queste persone, inscatolate dentro questi cubicoli fatti di pareti mobili (a fornire una specie di privacy? o a togliere un qualsivoglia contatto tra colleghi di lavoro così da alienare il più possibile le personalità?), ho visto delle persone imbarazzate nel riconoscere la ragionevolezza delle mie richieste, ho visto il desiderio di risolvere la situazione, ma li ho anche visti impotenti a fissare lo schermo, legati nella volontà, nell'iniziativa, nella risoluzione sensata verso il cliente.
Ma che succede? Perchè siamo arrivati a tanto? Pensiamo di rendere più economico, più efficiente, più garantito il lavoro e/o la vendita di servizi e beni se escludiamo l'essere umano e la sua capacità di relazionarsi ed interagire con i suoi simili? Davvero questo rende migliori i servizi, i guadagni?
Io quello che ho potuto constatare è che per un banale disguido si sono sprecate un sacco di risorse, che un'agenzia ha perso un cliente (cioè io) che per ottenere un servizio che già possedevo da anni ho dovuto inventarmi le arti della scimmia e percorrere innumerevoli chilometri, sorbirmi infinite code agli sportelli, ascoltare persone rabbiose che non sopportano più di osservare come automi degli schermi che riproducono numerini e lettere (incomprensibili nella logica... perchè lettera più numero, doppia lettera, doppio numero.... tanto finiamo tutti davanti agli stessi cubicoli di cui sopra... insomma... perchè non utilizziamo il vecchio buon metodo dell'ordine di arrivo?). Ho dovuto assistere a grame e tristi conversazioni e discussioni perchè gli stranieri ci portano via persino i posti nelle code... davvero triste... ripeto... imbarazzante.
In una delle occasioni in cui sono uscita sconfitta dai miei tentativi vani, una vecchina seduta su una macchina mi chiama e mi fa segno di avvicinarmi... la guardo stolida (anche perchè ero un pò incazzata dall'ultima estenuante quanto inutile seduta) ma mi avvicino lo stesso, mi era sembrato che volesse aiuto ad alzarsi dal sedile del passeggero, nessuna traccia del guidatore, la simpatica ottuagenaria mi chiede con un filo di voce: "è riuscita signorina?". A parte che mi ha fatto sorridere il "signorina", continuavo a non capire... 
"a fare cosa signora?" 
"è qui che si chiede come mai le bollette sono così alte? è riuscita a farsi abbassare la bolletta?"
L'ho guardata con simpatia, ho capito che aspettava qualcuno che cercava di capire se la sua bolletta era giusta o meno, l'ho vista preoccupata e triste... e cosa potevo dirle... ho scelto di fare le conversazioni convenzionali... "eh sì è diventato tutto carissimo, io non sono riuscita... ma noi siamo tanti in famiglia, vedrà che lei riuscirà ad abbassarla", la signora mi ha sorriso speranzosa.
Me ne sono andata più tranquilla, ma sempre più convinta che il nostro mondo si sta disumanizzando, penso a quel giovane uomo che mi raccontava di suo figlio che ama disegnare, penso ai suoi occhi contriti quando mi ha dovuto mandare via a mani vuote, penso a quegli occhi grandi e scuri, abilmente truccati, della giovane ragazza che, dopo solo un paio di incontri, è riuscita a risolvere il mio problema, notavo il suo sguardo giovane e frizzante mentre fissava lo schermo alla ricerca della mia soluzione... perchè occhi così belli devono passare più di sei ore  a fissare uno schermo, invece che altri occhi? Perchè i loro turni sono estenuanti: orario continuato 8.30 /15 dentro i cubicoli, davanti allo schermo a creare pratiche secondo procedure standard, a sorbirsi clienti inevitabilmente inferociti, senza possibilità di parlare con i colleghi, di avere iniziativa personale, di creare qualcosa...
Ah e questo sarebbe il terziario? Non mi sembra molto meglio della catena di montaggio... 
A me piace parlare con le persone... 
Perchè non continuiamo a farlo?
Perchè vogliamo introdurre i telefonini a scuola?
Perchè vogliamo sempre tutto e subito in un fottutissimo click?
Perchè? 
Ma siamo davvero noi a volerlo? 
O siamo invischiati dentro una trappola e non ce ne siamo accorti?
Secondo me la simpatica ottuagenaria sulla macchina se ne è accorta... e forse voleva dirmelo... 
Grazie cara vecchina, della tua antica umanità.

domenica 24 settembre 2017

Pigiama Party

La Piccolona ha compiuto 11 anni! 

Quest'anno abbiamo rinunciato alla canonica festa di bambini vocianti, cacce al tesoro, dolci e patatine, palloncini e orda selvaggia, optando per un "sobrio" e poco numeroso pigiama party.
E' stata un'esperienza insieme esilarante e faticosa.
Perchè non avevo calcolato sufficientemente l'impatto dell'agitazione pre/durante e post party notturno.
La bella Piccolona era esaltata, ha voluto che comprassi (comunque) numerose "schifezze" da mangiare in notturna ed io, inesperta e ingenua, non sapevo come comportarmi, l'ho un pochino assecondata, cercando di andare incontro ai gusti delle amiche invitate... beh hanno mangiato un pacchetto di crostini (unti e succulenti) e null'altro... adesso mi ritrovo la dispensa piena di arachidi, dixi, pop corn e merendine...maledizione.... 
Le giovani fanciulle sono state bravissime, esaltate, ma contenute, gioiose, educate, dolci...
Avevo immaginato grida, giochi sfrenati, lotte con i cuscini e scorpacciate.
Invece liete e amiche hanno chiacchierato, fatto giochi in scatola, ridacchiato e goduto un primo vero momento di passaggio in una nuova era...
Era il primo pigiama party per tutte... timidamente lasciano il mondo delle bambine per affacciarsi circospette in quello delle ragazzine.
Mi sono piaciute queste polpettine educate e pronte ad apprezzare tutto quello che veniva loro incontro.
Io e Cristian ci siamo prodigati per accontentarle, per costruire un "aggattamento" di materassi, cuscini, coperte, sacchi a pelo e torce. 
Abbiamo imbandito la tavola di manicaretti e inventato qualche gioco, abbiamo festeggiato questa bimbotta che cresce, un po' basiti, un po' felici... come è faticoso veder crescere i propri figli...
guardavo la bella Margherita e vedevo con chiarezza che non siamo più noi genitori la massima ambizione di compagnia e gioco, si affaccia nel mondo e ama (per ora le sue compagne) ma so che il viaggio è appena iniziato... e sempre più lontana andrà da me... pezzo del mio cuore, buon viaggio... e stai sicura che un porto dove tornare lo troverai sempre... ti voglio bene bambina mia!

mercoledì 6 settembre 2017

Intrecci


Settembre, il mese dell'accelerazione.

Chi lavora nella scuola lo sa meglio degli altri, arriva un momento che tutto accade, che si prepara, si allestisce e si progetta. Riunioni, spostamenti, pensieri, incontri: un intreccio di persone, umanità, individualità, professionalità.
Come di consueto, anche quest'anno, ci sono state le riunioni d'èquipe di inizio anno con gli educatori... come posso chiamarli? Sono tanti anni che "camminiamo" insieme... non possiamo dire di essere amici (con alcuni sì ovviamente), ma in generale no... eppure sento di volergli bene... e so per certo che me ne vogliono.
Non siamo colleghi (ovviamente lo siamo perchè lavoriamo per lo stesso datore di lavoro) ma abbiamo mansioni tanto diverse... eppure ci capiamo... eppure "mastichiamo" lo stesso linguaggio.
Non siamo neanche conoscenti... attraverso i laboratori, il lavoro di gruppo e le numerose èquipe, abbiamo condiviso talmente tanti istanti e sentimenti e sensazioni e lacrime e gioie che in qualche modo remoto siamo intimi... ci conosciamo parecchio...

Cosa siamo allora?
Un intreccio di volontà. di condivisione, di intenzione, di anime...
un intreccio di storie
un intreccio di momenti
un intreccio di pensieri
un intreccio di sguardi
un intreccio di mani
un intreccio di vissuti
un intreccio di comprensione

Un intreccio di eroi... perchè lavorare nel campo dell'educazione è un lavoro epico, perchè non sai mai se tornerai vittorioso, se tornerai cambiato, se sarai all'altezza delle infinite aspettative...
Il lavoro educativo è un lavoro del cuore... è un intreccio sapiente di arte, capacità, calore, magnanimità...

Sono onorata, amiche, colleghe e intime conoscenti, di essere intrecciata con voi.
Grazie
Daniela

martedì 29 agosto 2017

Pornografia mediatica



In questi giorni meditavo sul fatto che scrivo poco, anzi pochissimo e non solo in questo blog.
In genere ho scantonato per quasi tutta l'estate questa attività che mi diverte, che mi appaga, che mi riflette.
Cosa è successo?
Trovo difficile trovare argomenti di cui parlare, ecco qual è il problema.
Non perchè si sia inaridita l'immaginazione o, la così detta, vena artistica, piuttosto è la realtà in cui viviamo che mi ha ammutolito.
Lo scenario è abbastanza terrificante.
Casi terribili di violenze, stupri, massacri e terrorismo ci sono sempre stati, eppure oggi sta accadendo qualcosa di osceno: 
la possibilità di esprimere pareri (più o meno sensati o almeno di buon gusto) da parte di chiunque, ha portato la diffusione di una pornografia mediatica raccapricciante più dei fatti stessi di cui  parla.
La cronaca ci presenta scenari che poco lasciano alla fantasia di ognuno di noi, anzi la dovizia di particolari macabri e violenti ci inonda con poca possibilità di difesa. 
Poi la Babele dei commenti, degli opinionisti, dei blogger, dei politici, dei contro politici, dei razzisti, dei pacifisti, degli immorali, degli ignoranti, di chi subisce l'orrore di questa bagarre e non si rende conto di restituire lo stesso orrore, pennellando scenette di orrori e sevizie per gli aguzzini...
AH!
La paura dilaga e tutti si guardano in cagnesco, nei circoli, nelle sale d'attesa, nelle feste e nei raduni, ci si guarda con sospetto, già cominciano le prime leggi di sicurezza che in buona sostanza restringono solo la libertà di chi psicopatico o terrorista non è.
E brava Daniela, quindi, ti ergi e giudichi? Non sei anche tu un blogger?
Appunto!
Ecco il blocco dello scrittore!

Di cosa si può parlare, quindi, della materia che meglio conosco e amo? La pedagogia...
E cosa potrei mai dire? Che vedo sempre più diagnosi di disabilità sulla mia scrivania, vedo che i bambini stanno sempre peggio, che ci sono sempre più disturbi dell'apprendimento, del comportamento, dell'attaccamento, delle emozioni, dell'attenzione, dello sviluppo...
Tutti cercano metodi e soluzioni, più o meno efficaci, consigli in pillole, orientamenti...
Ammirevoli, per carità, anch'io sono fra questi... 
Appunto!
Ecco il blocco dello scrittore!
Ma c'è una domanda che mi tormenta infinitamente... ma possibile che non ci poniamo dei seri Perchè? 
Perchè i bambini non riescono più ad apprendere, stare fermi, ascoltare, reggere la frustrazione, socializzare serenamente e arrampicarsi sugli alberi? O saltare la corda o ritagliare o contare o cantare o ridere o persino giocare?
Forse perchè i nostri cartoni animati consumistici che durano 5 minuti, ripetuti a Loop, in puntate senza continuità e senza una vera storia e senza un vero significato, forse non favoriscono le su citate competenze?
Forse la nostra tranquillità al ristorante, al supermercato, a casa nostra, dagli amici e in fila, (offerta da smartphone a Ipad) è più importante delle future sinapsi dei nostri figli?
Forse le innumerevoli, quanto astratte, informazioni sui più remoti animali del pianeta, sulle piante esotiche, sull'universo, il big bang e la velocità della luce, non sono abbastanza digeribili per i bambini che, forse, non hanno mai neanche visto un pollo vivo e vegeto in un cortile? o  non hanno mai accudito seriamente una pianta di rosmarino o guardato l'orsa maggiore nel cielo (qualcosa di più concreto da fare con in genitori, piuttosto che sapere in teoria?)
Forse perchè l'anticipazione dell'ingresso nella scuola è sempre più di moda? Senza domandarci se fa bene al bambino? Certo sa ancora molto imitare a 5 o 6 anni il bambino... ma sa scarsamente o nulla rappresentare... ma a noi cosa interessa? Che il bambino imiti come una scimmia o che comprenda e si affacci con curiosità agli apprendimenti, potendosene fare un'immagine propria e rielaborarla?
Ma anche in materia di pedagogia si dipanano teorie, esperti, psicologi...
a proposito di psicologi: mi domando perchè gli psicologi si occupino di pedagogia... visto che inorridiscono quando i pedagogisti parlano di psicologia... non si rendono conto che le matriosche sono state invertite? non capiscono che è la psicologia che è contenuta nella pedagogia e non viceversa?
Che lo psicologo si occupi dei problemi degli adulti (laddove siano consapevoli dei loro problemi) di bambini e di accompagnamento se ne devono occupare i pedagogisti attraverso il lavoro maieutico e l'attenzione ai processi di crescita, individualissimi e mai omologabili o dissertabili....
E anche la pedagogia è caduta nella pornografia mediatica: tutti hanno un buon consiglio da dare per risolvere problemi, per indirizzare servizi educativi e immaginare progetti per l'Infanzia...
Ma io non mi sognerei mai di fare una cosa del genere nella costruzione di un edificio... sono consapevole di non avere la preparazione tecnica per progettare un grattacielo sicuro e stabile.
Perchè invece tutti pensano di poter fare i pedagogisti?
Come se l'educazione, la crescita e l'offerta formativa per i bambini non fossero altrettanto delicati e importanti....
Finisco nella lamentela. Non voglio!
Appunto! 
Ecco il blocco dello scrittore!

Potrei parlare della libertà? di pensiero. di parola, di cura, di ...che? 
La libertà sta morendo inghiottita e divorata da noi stessi, succubi di bisogni fittizi, prodotti dal sistema stesso: il nostro bisogno di sicurezza, di appartenenza, di status sociale, di accoglienza, di realizzazione... 
ci hanno convinto che tutto ha un prezzo... e pezzo a pezzo la libertà è scomparsa, rimane questo riflesso indegno dove ci sembra di essere protagonisti e far sentire la nostra voce... commentando sui post, nei messaggini e nelle chat... quella libertà riflessa che ci vede con lo sguardo sempre chino, sempre prono, sempre assente... 
Le catene si riconoscevano come sopruso: le catene di oggi sono invisibili, mascherate da libertà di parola...
e di fronte a tutta questa pornografia mediatica in questi mesi mi si è spento il desiderio, non solo di scrivere, persino di pensare...
Ma voglio mettercela tutta... e ricominciare ad esserci, in prima istanza per me stessa...
e questo è il mondo in cui viviamo... e tra le mille parole ce ne sono anche di argute, interessanti, significative, vere... 
non ci si può tirare indietro e lasciarsi spegnere...
ce la farò a ritrovare il mio personalissimo entusiasmo...

e così è se vi pare! Grazie!