...curioso nel mondo!!!


...curioso nel mondo!!!

I gatti sono curiosi, sornioni, saggi e liberi.



La ricerca continua del filo conduttore del significante

mi porta ad infilare i baffoni in molti luoghi interessanti...







sabato 30 gennaio 2016

Con(t)fusa mente

Sono in una fase di attesa, di raro galleggiamento mentale, di oblio degli intenti e insieme sono in una fase di volontà e disciplina. Come dissi qualche giorno fa, siamo nell'interminabile gennaio, ebbene sì, manca poco alla sua fine, ma ancora gennaio è con noi, con tutto quello che comporta... inizi, bollette da pagare, piena attività, vacanze lontane, smog da riscaldamento, pelle secca, sonno, cieli violetti e chi più ne ha più ne metta.
In questi interminabili giorni di inizio anno, come è giusto che sia, mi ritrovo spessissimo ad infarcire l'agenda di appuntamenti, impegni, colloqui, eventi e via via via. Mi sento male! Certo lo voglio io, certo sono tutti progetti a cui tengo (beh non proprio per tutto, ci sono anche incombenze che eviterei molto volentieri), certo, dicevo, sono integralmente, immensamente, turbinosamente me stessa e mi butto a capofitto negli impegni, ma è qualche giorno che non ho voglia di pensarci troppo, che temporeggio mollemente, che cerco di fare il minimo indispensabile e poi nulla... mi evito, spengo il cervello in qualche gioco, vado a letto presto e dormo beatamente, ascolto musica ripetutamente e cerco di evitare... di soffermarmi! Nel frattempo (bravissima aggiungerei) però, non mi dimentico di fare un esercizio quotidiano sulla volontà, imponendomi di fare un pò di maglia (giusto per mettere un pò d'ordine nel flusso del pensiero), mi concentro sul tenere un regime alimentare sano e disintossicante, osservando cosa succede al mio corpo togliendo glutine, lievito e proteine animali. Brava (ripeto), nonostante il mio desiderio di inabissarmi nel piumone o in un turbine di nulla, nonostante tutto riesco a mantenere ciò che mi sono prefissata, compresi i progetti, le riunioni e i metaprocessi.
Mi sento senza ego e nel frattempo nella relazione, mi sento (o meglio non mi sento) eppure sono ... sono sono sono. Sono senza aggettivi, sono senza pensieri, sono senza aspettative. Aspetto che la vita mi venga incontro come se fossi una scimmia preistorica, aspetto gli eventi e li affronto come se avessi una contusione nel cervello, come se, improvvisamente non ci fosse più bisogno di volere fortemente nulla... semplicemente la vita è ed io sono qui.
Lo so che durerà poco e voglio godermi questo spazio di nulla, sapendo perfettamente che a breve ricomincerà il roteare frenetico del mio pensiero, delle idee, dell'immaginare e poi fare e poi progettare e ancora fare, correre, parlare, correre e incontrare (lo aspetto gioiosa), ma oggi sono qui e aspetto che gennaio finisca! Sarebbe ora, grazie!

martedì 26 gennaio 2016

Tutto il resto è niente

Fatica... ci sono giorni che tutto sembra in salita, niente di particolare, solo piccole scaramucce con la casa, con i contrattempi (la lavastoviglie non vuole saperne di chiudersi, la caldaia necessità di riti propiziatori prima di espletare la sua magnifica funzione, la pentola a pressione non vuole più saperne di chiudersi e Teresina, la gatta, ha vomitato a idrante nel bagno e credo che ce ne sia abbastanza). E la settimana è cominciata così in salita, ma alla fin fine è una salita lieve, perchè stamani una mamma mi ha chiesto come andava ed è stato interessante specchiarmi nei suoi occhi sorridenti mentre entrambe ascoltavamo la mia risposta: ma bene! Sì va bene, sono serena, contenta, soddisfatta, non perchè sia facile (non lo è infatti sono in salita), ma sento che ci sono, so di essere sveglia, vigile e presente. 
Ci sono altri momenti di vita in cui si va alla chetichella tra un intrattenimento e l'altro, che si trascorrono ore, giorni, mesi e persino anni nell'assenza, nel vuoto di pensiero. Oggi no, ci sono e, seppur arrancando nelle difficoltà (oltre ai contrattempi di cui sopra ci sono i conti che non tornano, la lotta con la compulsività, la sopravvivenza al lavoro), nonostante tutto mi sento vibrare nel mondo, ottimista, grata e certa che, a tempo debito, tutte le soluzioni arriveranno.
E in questa giornata piena di detriti ci sono state altre cose ancora, ben più importanti che non ho nessuna intenzione di lasciarmi sfuggire... il rosa scarlatto del sole che sorge, mescolato in una danza d'amore con le nubi e dal loro amore nasce un viola intenso tra l'orizzonte, la montagna e la strada di corsa per andare a scuola con le bimbe... 
e ancora mi sfugge lo sguardo nello specchietto retrovisore e vedo sbucare vispi due bellissimi pon-pon di lana... sono le due teste vicine tra loro, di quelle due belle bimbe che hanno appassionato la mia vita e in quell'istante (è stato bellissimo) ho sentito una sensazione fisica, un calore che inondava e riempiva il petto e portava ad un sorriso prepotente gli angoli degli occhi (e vi pare poco? val la pena di vivere una giornata solo per quell'istante irripetibile)... 
e poi ancora un tam-tam, un coro, un'unione di tante donne che attendono un'amica, una compagna di avventure che stava per partorire... l'attesa, la preghiera per questa nuova anima che già all'ingresso arriva in salita, prematura, in difficoltà... ma ce l'ha fatta... brava, brava anche  la mamma, grazie Arcangelo Raffaele della tua presenza... 
E poi ancora un incontro con una vecchia amica, proprio lì all'ingresso, lì in un suo giorno disumano, non ci vedevamo da mesi... sono stata felice di aver incontrato i tuoi occhi da cerbiatta, cara amica 
e poi ancora un'altra donna, lente, dolci e profonde chiacchiere in una riunione di lavoro, dove io e lei ci siamo mischiate, pensate, raccontate e abbiamo reso infinitamente programmando insieme lavoro per un anno intero...
E potrei ancora elencare numerosi scorci di sguardi veri che ho incontrato nel corso della giornata lavorativa... persone, anime, amicizie, incontri karmici... ma preferisco soffermarmi sulla seconda parte della giornata con le mie piccole pulci... 
Sono andata a prenderle e, sentendo rieccheggiare le parole della piccolina di stamani appena sveglia - desidero tanto degli stivaletti, delle scarpe senza lacci, facili da mettere, degli stivaletti, li desidero tanto tanto - non parlava con me, lo diceva al vento, al cielo, al mondo... ho fatto l'unica cosa giusta da fare... il cielo ha risposto: siamo andate a comprare degli stivaletti! E'stato bello, tra femmine siamo andate a fare compere, un bel paio di stivaletti, un piccolo giochino che hanno preso investendo la mancetta dei nonni, una bella merenda succulenta e focacciosa al bar e poi alla ricerca di una "vera" tuta da ginnastica per la grandona... eh sì, perchè alla scuola delle mie bimbe la ginnastica si comincia a fare in terza. E mi sembra giusto onorare le aspettative, rinforzare il passaggio facendo sul serio. Siamo andate nel negozio, l'abbiamo cercata, abbiamo visto la taglia, abbiamo visto il prezzo, guardato se era troppo pesante o troppo leggera e poi, lei la grandona, è andata a provarla nel camerino, "da sola" io e la piccola aspettavamo fuori e io me la ridevo un sacco, per come si sentiva fiera e investita di questo "nuovo compito". E questo ha portato a quel rientro in casa con cui ho esordito, la fatica, gli animali da accudire, la cena da preparare, quello che non funziona... ma ne è valsa la pena... assaporare momenti magici con le mie amate bimbe, insieme nel tempo che passa (e che sarà mai, comprare stivaletti e tuta...) eppure è stato un momento di vita così intenso e sono infinitamente grata di essere riuscita a coglierlo e adesso scriverlo... così lo conserverò per sempre... insieme a tutti quei momenti di vita vera che ho descritto, dove regna sovrana la relazione umana... tutto il resto è niente! Grazie... a tutti che correte insieme a me in questa prateria di vicende...grazie! 

venerdì 22 gennaio 2016

A scuola di magia...

 Giornate, serate, ore passate in Corte. Il mio studio, la casa dei Guacamole, un gruppo di amici, di sognatori di persone.
 È da quando ho cominciato il master in pedagogia clinica che ho cominciato a desiderare di aprire uno studio, di costruire, realizzare, riempire, abitare uno spazio dedicato allo stare insieme, al giocare, al danzare, al colorare, al sentire.

Ricordo come fosse ieri quando ho scelto di cominciare il master, di quando stavo cercando delle soluzioni al dolore della vita, delle persone.
Ricordo che trovai, “casualmente” il volantino di questo Istituto di Firenze ed oggi posso dire che me lo ha proprio mandato un angelo, quel volantino. Ero un essere diverso da oggi, razionale, piena di rancore verso la mia storia, arrabbiata, a tratti feroce, addolorata nell’esistere. E poi, piano piano, sperimentando su di me l’incontro con l’arte, con gli umani, con il sentire del cuore, con una pedagogia vera, non solo teorica, ho iniziato un lungo e lento percorso che ancora oggi non ho abbandonato. Sono un’altra persona oggi. Mi sono riconciliata con il senso del divino, con la mia religiosità ed ho scoperto che il mondo è un luogo meraviglioso dove sperimentarsi e incontrarsi. Non è stato facile, è stato doloroso, è stata una scoperta e sono felice di avercela fatta, di aver aperto il mio cuore al possibile.

Ricordo benissimo le settimane intensive di psicodramma, ribaltata e anche rincuorata, ho incontrato i mostri che abitavano la mia anima… li ho abbracciati e lievemente, ma sempre più sostanzialmente, si sono rimpiccioliti ed oggi quasi scomparsi. Sento ancora forte la sensazione di me stessa lungo l’Arno mentre sorseggiavo cognac, mentre piangevo e gridavo forte, mentre buttavo alle calme acque tonnellate di sofferenza ancestrale, guardavo le nutrie nuotare e rinascevo come una fenice.

Ricordo me stessa viaggiare supersonica tra le colline toscane mentre incrociavo e incocciavo in infiniti viaggiatori del mio cuore, in nuovi amici, fratelli, compagni, complici… e intanto qualcosa di me moriva… ma era giusto così, era l’unico modo per vivere ancora e pienamente.
Ricordo che ho disegnato, immaginato, sognato, desiderato il mio studio dove portare ad altri questa carezza per curare ferite e lenire dolori, ricordo che, esordiente nel mondo, finalmente libera, ho potuto incontrare l’amore della mia vita… sono arrivate le bambine e i progetti sono rallentati…

Ma oggi lo studio c’è e si chiama la Corte Dalì, la casa dell’arte sociale ed è completamente diverso da come lo avevo immaginato, più bello, più ricco, più caldo, più vero che mai… grazie al contributo di tutti… è arrivato senza che me ne accorgessi, fino a pochi mesi fa, quando d’un tratto mi sono resa conto: 
ho realizzato il mio sogno!
E questi mesi sono stati dedicati al pensiero, alla riflessione, alle elucubrazioni, alle retrospettive. 
Ho bisogno di un nuovo desiderio! 
Ecco cosa ho pensato in questi mesi, ed è stato facile, è bastato capirlo perché subito si formulasse, chiaro e preciso, nella mia mente, un nuovo ardente desiderio: aprire una scuola. 
In realtà è un vecchio desiderio, ma allora, quando lavoravo con i miei bambini del doposcuola, non sapevo che tipo di scuola avrei voluto aprire. Sapevo che volevo costruire qualcosa di diverso, un luogo dove i bambini fossero felici di trovare la loro strada, un’occasione per crescere, un mondo da scoprire… crescendo, soprattutto grazie alle mie figlie, ho capito che questa scuola esiste già, ed è la scuola Waldorf, dove le bambine ogni giorno corrono gioiose e desiderose di incontrare ed incontrarsi.


Quello che so oggi è che sono gli insegnanti e gli educatori che hanno bisogno di una scuola: una scuola del sentire, una scuola dell’arte maieutica, una scuola che sappia carezzare anche l’anima. 

E oggi qui in Corte è cominciato un progetto meraviglioso, ci siamo incontrati tra professionisti della pedagogia, ci siamo parlati, guardati, toccati, messi in gioco per intraprendere questo nuovo viaggio. Iniziamo, progettiamo e, a piccoli passi, timidamente, so che riusciremo, perché qualcosa ci accomuna: l’amore! L’amore per i processi, per i diritti di scegliere il modo e il tempo di apprendere, l’attenzione e la cura verso l’altro.
 Abbiamo dipinto insieme, una pittura sociale e ci siamo intrecciati con i nostri pennelli e i nostri colori per creare una nuova tessitura, una nuova avventura. Ecco che il mio desiderio comincia a prendere forma, sì un grande desiderio di arte sociale, di cammini, di proposte, di amicizie vecchie e nuove. 

Quanto è bella questa nostra capacità di desiderare… ed è solo una questione di immaginazione… del resto immagine e magia hanno una radice comune. 
Che gioia, grazie amici dei vostri doni di oggi ed auguro a tutti noi di fare una lunga strada! 
Del resto È una specie di magia 
…sì It's a kind of magic

giovedì 21 gennaio 2016

Tempo o spazio? Elucubrazioni sul cielo... interiore

Gennaio! Un mese interminabile! Siamo ancora in gennaio e manca ancora una lunghissima settimana prima che finisca! Quanti ricordano come un periodo remoto il Natale? Io sicuramente! Mi capita tutti gli anni. E pensare che tra feste, Epifania e varie, le attività vere e proprie cominciano almeno dopo una settimana dal primo del mese.
Eppure, lemme e ghiacciato, gennaio procede nel suo andamento bradipico, uguale ogni anno. Oggi, in uno dei miei innumerevoli tragitti in macchina, seppur distraendomi con musica e allietando la mia anima scrutando cieli inauditi, pensavo al Tempo!
Questa singolare misurazione dell'uomo che tanto ha frammentato ed inscatolato la nostra... che cosa? possibilità di vivere in armonia con la natura ed il nostro bioritmo. Impossibile immaginare la realtà senza misurarla in unità temporali... eppure... 
Eppure il Tempo si comporta in modo così bizzarro... certo (i più razionalisti mi direbbero), non è il tempo che si modifica, ma la percezione che ne abbiamo.
Per me questo cambia poco. Non credo che queste specifiche tra soggetto ed oggetto, alla fin fine, siano così importanti! E' indubbio che ci sono istanti di vita che ricapitolano biografie intere, ci sono ore che producono opere d'arte interiori, relazionali, karmiche, ci sono anni che sì susseguono identici e ridondanti, ci sono secondi che ti salvano la vita, ci sono giornate che sono per sempre, ci sono mesi che capovolgono la situazione, ci sono mesi che restano lì come se fossero fotografie... un pò come gennaio!!
Eh sì, riflettevo oggi nei miei tragitti, mi inoltravo nei voli pindarici del mio pensare e questo gennaio mi trova così concentrata, così presente, così presa nella volontà di essere, di esserci, di essenza... Un bellissimo gennaio, così intenso... non solo per me: vedo persone che amo fare piroette e giravolte su di sè e incontrarsi, vedo persone andare lontano, altre fermarsi, altre tornare... Questo bel  2016 è iniziato in quarta per tante e tante persone. 
E sento una profonda gratitudine per la bellezza umana che non mi raccapezzo di come sia possibile. Mi ritrovo a dialogare e confrontarmi con tante anime belle: è ancora questione di tempo? Mi sta succedendo sempre più spesso, quasi quotidianamente, di percepire così profondamente la vibrazione dell’altro che  un pò mi sgomento e forse davvero il segreto è il tempo: diamoci tempo, lasciamoci il tempo di soffermarci, di guardarci, di respirarci, di toccarci... siamo tutti un groviglio di anime, ed è come se appena appena lasci aperto uno spiraglio dell'uscio, ecco che entra il sentire, la comunione, l'appartenenza.
E' un tempo o uno spazio? Sicuramente è uno spazio interiore… forse cercando di lasciare da parte un po’ di Ego, si crea il giusto “vuoto” perché qualcuno possa riempirlo… ma sono sicura anche che si tratta di un “non tempo”, è possibile sfiorarsi con le anime, inavvertitamente, lievemente, gioiosamente, solo in assenza di ieri, di domani, di movimento nel tempo… un’eternità di compresenza, questo è l’umanità: siamo sempre stati e sempre saremo e grazie allo spazio tempo ci incontriamo. E questo è il più grande regalo della terra, una grande gioia. Sembra un discorso un po’ folle, ma non posso esimermi dal soffermarmi e onorare certi scorci: ho parlato con donne bellissime, nei loro occhi ho visto l’infinito, ho sentito la loro storia, l’ho riconosciuta… perché ogni storia è la nostra storia… chissà in quale tempo… o in quale spazio. Sono concentrata dicevo, sì… attenta a quello che mi succede intorno, senza soffermarmi solo su di me… ricordandomi che quella distinzione tra soggetto e oggetto è una forzatura, perché il cielo è di tutti e anche se lo guardiamo tutti insieme nessuno ne ha di meno… 

domenica 17 gennaio 2016

Calicanto: il canto solitario dell'inverno


Sono giorni intensi questi. Non si tratta solo di faccende da sbrigare, luoghi in cui correre, persone a cui dare tempo o compiti da svolgere. No, non è solo questo (anche), in realtà mi sento come se dovessi capire o trovare o fare, o non so cos'altro, da un momento all'altro. Continuo a vivere in attimi di sincronicità e intuizioni improvvise, sento forte il contatto con la mia parte più irrazionale, nel contempo però mi sembra di percepirmi più che mai banale o come se emettessi un suono in sordina. 
Guardo le mie belle bimbe che alla velocità della luce crescono e cambiano, guardo me stessa che, in una corsa sfrenata, cresco e cambio e questo fatto, invece, non è mai cambiato, rivoltata come un guanto da che ho memoria...
Ci sono attimi di un'intensità esagerata: un salotto inondato del sole al tramonto con le ombre nere delle fronde sul muro che si muovono fluttuanti... e sembra di essere sott'acqua, anche se la luce è calda e arancione e guardo questa donna, toccata da un colpo improvviso di vento, con le braccia dolenti e pesanti, guardo i suoi occhi remoti e la ringrazio per le dolci e profonde parole dette a me e a se stessa, mentre con gli occhi lucidi mi racconta dell'immensa gratitudine che sente per il creato... e credimi sorella è il più bel dono che tu mi abbia mai fatto in quel pomeriggio rubato alle nostre vite, mentre tu emergi dall'abisso della tua sventura.
E corro nei tramonti, sorpresa e incantata, mentre guardo la volta celeste dipingersi del cerchio dei colori tutti... e noi piccoli esseri umani ci avvicendiamo nelle nostre piccole imprese quando il cielo grida tutto quello di cui c'è bisogno per cogliere la felicità ... persino gli uccelli lo sanno... stasera uno stormo ha improvvisato una danza per me e l'altra sorella... all'unisono, leggeri, magici, concordi, armonici... volteggiavano come un'unica puntiforme macchia, scendevano e salivano e svoltavano e sembravano pennellate divine nel cielo, dietro il faggio spoglio, sopra i campi con i giovani germogli verdi, tra il pomeriggio e il crepuscolo. Ed era per noi, solo per noi, incantata dalla bellezza sono corsa a chiamare le bimbe per guardare... ma loro, gli uccelli, erano già andati via...
E ancora mi rincorro nelle me stesse,  in macchina con vecchie, vecchissime amiche, mentre all'orizzonte un'intera catena montuosa leggermente innevata ci guarda immota, il Monte Rosa insensatamente ci spia, mentre queste tre donne vagano per "fare" qualcosa insieme. Tanti anni, tanti pensieri e siamo diverse, abissalmente lontane, eppure... eppure c'è qualcosa che ci accomuna, figlie di un Dio minore? Persone che vedono il mondo dal ciglio, lo comprendono ma scelgono di rimanere lì... sul ciglio... perchè? E siamo andate insieme a fare compere insolite, chiacchiere dolci... e siamo carezzevoli tra noi.
E mi muovo in questi sospiri, sapendo, volendo, cercando di ricordarmi i miei progetti e mi sembra di non dover far proprio nulla, che tutto accade nel mondo senza che noi si debba fare nulla. Dondolo a volte sorniona, a volte malinconica, a volte collerica, a volte meditabonda sulla mia vita, sulle persone che mi sono intorno e poi... 
e poi c'è il calicanto che mi sgomenta: nel gelo, nel pieno inverno, nel brullo e bruno lui sboccia e profuma incredibilmente... mai nome è stato più azzeccato: sembra un canto solitario dell'inverno, un profumo dolce, intenso e inaspettato in quei fiori rozzi e decisi che prepotentemente accendono di luce un giardino... 
ecco mi sento così come un calicanto...

mercoledì 13 gennaio 2016

Fratturarsi un osso: un'esperienza!

Ecco! Un istante piccolo piccolo. Un soffio leggero o una foglia che cade. Un pensiero fugace o uno scambio repentino di sguardi. Una splendida giornata o un evento che non sarai mai più quello di una volta. Ecco!
Ieri la mia sorella maggiore ha avuto un incidente. Banale, quelli che infoltiscono le statistiche sugli incidenti domestici (calamità peggio della peste bubbonica). E' caduta da una scala a pioli e (fortunatamente perchè l'esito poteva essere molto più drammatico) si è fratturata i due polsi e una costola. Ci sono passata. Rompersi un osso è un'esperienza. Fatico a trovare un aggettivo... (strano ma vero, di solito abbondo e mi diletto nel farli ballare intorno ai pensieri... ma stavolta...). Sì insomma è un'esperienza che ti segna fortemente, che ti mette in contatto profondamente con te stesso, che ti obbliga alla relazionalità, che ti limita, che... ti spezza dentro qualcosa (e non è un gioco di parole). 
Quando segui la tiritera degli esami, dolorante e frastornata, in eterne attese tra corridoi fosforescenti e grigi insieme, caracollando da una stazione diagnostica all'altra dei vari pronto soccorso, speri fortemente, in cuor tuo, che non è niente, che è la solita "bottafortechefaunmalecane", che fra un pò passa e presto torni a fare quello che avevi in programma... magari con un paio di giorni di riposo. Ci speri tanto. Aspetti con ansia il dannato responso, l'infingarda lastra. Sei lì nel corridoio insieme ad un amico, un parente, uno sposo... sei dolente, frastornata, scomoda con una parte del tuo corpo pulsante, magari un pò penzoloni... la guardi e la riguardi... scioccamente abbozzi un movimento (e la fitta che arriva diretta al cervello un pò affievolisce le speranze, ma poi pensi che effettivamente hai preso un gran colpo, che sei esagerata, che potevi andare a letto con un pò di ghiaccio e domani sarebbe stato tutto a posto, addirittura il pronto soccorso...). 
Di tutto questo parli con il tuo accompagnatore e aspetti...
Finalmente arriva il tuo turno, il dottore stanco, subissato anche dalle compilazioni informatiche della modulistica burocratica che alla fine andrà a infarcire le statistiche di cui sopra, il dottore, spesso neanche ti guarda, guarda la tua lastra, non parla neanche direttamente con te ma con l'infermiere, non si cura della tua vita quando dopo un breve istante sentenzia con noncuranza: c'è frattura!
NooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooMa è sicuro? (domanda stupida)
Certo, vede qui? (risposta stupida... non vedo niente, non so leggere le radiografie e poi volevo un'altra risposta... bastava un mi spiace e un sorriso di incoraggiamento).
Ecco! Un istante piccolo piccolo e la tua vita tutto d'un tratto si ferma. Vorresti ardentemente schiacciare il fermo immagine, mandare indietro il tempo, fermare quel piccolo istante e cambiare direzione. Un sentimento fortissimo di non accettazione! No, no, no, no, no, NO! Maledizione! NO!
Non si può tornare indietro, non puoi cancellare quel piccolissimo istante! E' una sensazione stranissima, come se stessi vedendo un film che non è il tuo. Mi sono fratturata una volta un piede e un'altra volta la caviglia... ricordo bene quei momenti disgraziati. Precipiti in una nuova dimensione che cancella tutto d'un botto quello che eri fino a quel dannato piccolissimo istante!
Ci sono anche situazioni grottesche che, persino in quei momenti, possono strapparti una risata: ricordo che in un'occasione ero con mia sorella mezzana, aspettavo l'ingessatura (altra trafila tutt'altro che semplice), nelle interminabili attese, nello sconforto, nella delusione, avevo bisogno di uscire, di fumare una sigaretta, raccogliamo la mia radiografia e, solerte e attenta, Diana spinge fuori la carrozzina, fumiamo, parliamo, mi rincuora... va beh dai guardiamo sta frattura, estraiamo il foglio nero... la sagoma di un teschio! Oh no! Non è la mia, abbiamo preso la lastra sbagliata! Presto torniamo dentro... Questa scena è rimasta nel mio ricordo come il primo spiraglio, come il primo momento di reazione... alla fin fine si può sempre ridere... sempre!
Come dicevo, c'è la trafila dell'ingessatura, solitamente in queste occasioni non è stata fatta la ceretta o le unghie non sono a posto, ti denudano, ti spostano, ti ignorano, ti tolgono identità. Aspetti... aspetti la visita prima, aspetti la radiografia, aspetti la lastra, aspetti il dottore, aspetti il gessista, aspetti che prepari le bende, soffri tantissimo quando te lo mettono (soffri perchè fa malissimo, perchè vedi l'ineluttabile, non è uno scherzo, è proprio vero, perchè sai che sarà una vicenda lunga... lunghissssssima) e poi? Aspetti che indurisca il gesso e che finalmente ti liberino... perchè a questo punto non desideri altro che ritrovarti in qualche modo, speri che a casa la tua individualità possa tornare, riposare... dormire per non pensarci... 
E come te ne vai? E' incredibile ma negli ospedali dove sono andata non c'era il servizio di noleggio stampelle! Ti congedano raccomandandoti caldamente
-  non appoggi e non carichi il peso!- 
Ah! bravi e come ci torno a casa? saltellando come un canguro su un piede solo? sentendo dolore ad ogni saltello? abbarbicandomi al povero accompagnatore? Cominciando subito così il lungo periodo di ... dipendenza dagli altri? Sì, proprio così! 
Infatti è solo l'inizio, in verità quando arrivi a casa la sensazione di estraneamento da te stesso permane. Qualcosa si è interrotto, in questo momento (e per un lungo periodo) la tua vita, per come la conoscevi, non ti appartiene più. Sob! Nei primi giorni ti arrivano dolori che mai avresti immaginato e in varie parti del corpo (non solo dove ti sei fatta male) e poi quella povera parte fratturata (oltre a dolere tanto) comincia ad informicolarsi, a diventare come poco vivente, sempre immobile, serrata, con una sensazione di sporco, prurito, torpore, assenza.
Ecco è una sensazione stranissima, ho avuto proprio la netta impressione che qualcosa si fosse interrotto, come se piede e gamba non comunicassero più. E' una sensazione che è durata per tantissimo tempo, mesi... persino ora (che sono passati 15 anni) sento che qualcosa è cambiato, che manca qualcosa... come una fluidità, un'armonia... l'osso è saldo, la funzionalità completa... eppure sono due pezzi attaccati e non più un naturale continuum... 
Cara sorella mia quanto mi dispiace, so cosa provi! E anche non lo so, perchè è così intimo... e non c'è più nessuna intimità! Dipendi dagli altri, non puoi essere, fare, andare, progettare, perseguire quello che vuoi... 
E tu poi, tutti e due i polsi... 
Un piccolissimo istante e tutto è cambiato, dovrai incontrare infinite sfumature del tuo sentire e sarà una fondamentale esperienza biografica per te, in ogni caso, in qualunque modo tu reagisca. Vorrei che tu raccogliessi quanto più possibile da questa esperienza. Tutto quello di cui ho parlato è automatico, è quello che arriva, è quello che è! Invece cercare il dono che sta dietro ad una disgrazia è la vera sfida, il vero senso delle cose! Trarre quanto più possibile dalla propria vita, anche dai momenti disumani. E questo da valore a quello che  è successo e a se stessi. 
In questo momento potrai scoprire quante persone ti vogliono bene, potrai pensare e riflettere, potrai osservarti, potrai ascoltare gli altri, potrai organizzarti un cineforum dei desideri, potrai dormire e sognare, potrai chiacchierare, potrai incontrare nuove parti di te, potrai conoscere l'immobilità e la pazienza, l'umiltà e la noia, potrai imparare ad affidarti e a chiedere aiuto, potrai conoscerti più profondamente, senza la distrazione di quello che c'è da fare, ma rimanendo più che mai nell'essere. 
Un piccolissimo istante e ora cara sorella ti aspetta un lungo periodo con la tua intimità... ti sto pensando tanto...


buon viaggio Ketty! 


sabato 9 gennaio 2016

Compleanni, terzogeniti e nodi lunari


Evviva! Le perdite d'acqua sono scomparse. 
Il tubo del pavimento è stato riparato, sotto il lavandino tutto asciutto, il nuovo miscelatore è simpatico e scintillante. 
Questi due uomini con le facce simpatiche sono venuti questa mattina e in pochi attimi, come due angeli, hanno alleggerito il carico d'ansia, mio e di Cristian, in poco tempo e con poco danno. 
Li guardavo, erano sereni, con quei visi benevoli che spesso ho visto in queste persone che fanno un lavoro "vero". Vero perchè realizzano, perchè ottengono risultati tangibili e veri. 
"Noi" che lavoriamo nel terziario, invece, compiliamo inutili carte, le impiliamo, le timbriamo, le passiamo ad altri, le protocolliamo... magari semplicemente per dare una semplice risposta ad una domanda semplice! Non ce la posso fare! Sono fortunata perchè il mio lavoro è prevalentemente relazionale, ma questo vortice di carta che mi volteggia intorno, talvolta, oscura la mia visuale e mi soffoca. Cerco di restare immobile nel centro del ciclone per non venir coinvolta in questo turbinio di nulla... ma a volte è inevitabile... e devo, necessariamente, occuparmi dell'inutile a discapito del sensato o del "vero".
Ebbene, guardavo questi giovani uomini che, con gesti esperti e veloci, scambiandosi piccole frasi per accordarsi, hanno riportato la serenità di un'intera famiglia. Non so cosa pensassero di noi, credo siano abituati a vedere di tutto in giro, ma io ero divertita... tutti insieme accatastati in un crocchio sul divano vicino alla perdita, io, le bimbe e il cane Pepe, li guardavamo pieni di curiosità, reverenza e un certo timore. Mentre Cristian, un tantino imbarazzato, ci sgridava un pochino e cercava di mandarci via! Ma tutto è bene ciò che finisce bene, le perdite d'acqua sono rientrate e non poteva che accadere oggi, all'indomani del mio compleanno, finalmente ho compito 46 anni e forse, posso dire a bassa voce, che anche le perdite emotive verranno meno?
Ah! finalmente sono uscita dall'anno del nodo lunare. 
I 45 anni sono un transito biografico impegnativo (confermo la teoria), ma penso anche molto utile. 
Ricordo bene all'inizio del 2015 come ero affannata e addolorata, come ho dovuto combattere con il mio senso di tradimento, accettare che l'altro da me è libero di essere ed andarsene... e la scommessa (vinta) è stata quella di lasciarglielo fare! Anche se questo mi ha graffiato oltre modo, anche se ho dovuto fare i conti con tutti i miei sensi di abbandono di una vita, anche se ho dovuto perdere qualcuno che amavo molto. 
Ma ce l'ho fatta, non ho ceduto alla tentazione di manipolare gli altri, di incolparli dei miei sentimenti, mi sono fatta carico di tutto quello che ho provato e sentito. E un primo passo con il mio doppio è stato timidamente fatto.
E ancora questo autunno mi sono ritrovata a fare i conti con tutta l'indegnità archetipica, con la disappartenenza alla mia famiglia (in quanto terzogenita in cerca di un posto nel mondo). Faccenda interessante questa dell'ordine di nascita, sto approfondendo con un bellissimo testo di cui parlerò presto. 
Mi sono incontrata ancora nelle mie meschinità, nel mio dibattermi e non accettare... ma ancora ce l'ho fatta ed ho riconosciuto me come artefice del mio destino... e chiedo perdono a tutta la mia famiglia per non essere stata capace di rimanere al mio posto (ultimo posto), di essere stata arrogante ed è stato bello riappacificarmi con la mia storia, con la mia appartenenza... e l'ho riconosciuto in questo Natale quando ho sentito la mia voce tremare forte nel raccontare di "quel povero uomo, padre, tremante". Grazie papà di avermi dato la vita, di essere stato tutto ciò che sei stato (anche un uomo tremendo) ma la tua parte divina era lì per me e per rendermi quello che sono! Grazie di aver preso su di te l'ombra di tutti noi.
Ecco sì, un anno impegnativo di crescita... un nodo biografico mica da ridere! Ho lottato, ho costruito, ci ho creduto, ho tenuto duro... ed oggi ho 46 anni, buon compleanno Daniela, il peggio è passato e tutto ritorna in ordine: i tubi, le perdite d'acqua, le perdite di energia, l'inutilità... sono felice, serena, fiera, degna e so che finalmente ho trovato il mio posto (sì una terzogenita di tutto rispetto)!

mercoledì 6 gennaio 2016

Cambiare vuol dire lasciare...Questo è l'anno!



Giorni sornioni dedicati al sonno, al divano, alla famiglia, al gioco, alla lentezza. Pensavo che avrei scritto infinitamente in questi lunghi giorni di vacanza, pensavo che avrei portato a termine tutte quelle cose che si rimandano sempre, pensavo che avrei letto infiniti libri, pensavo che avrei riordinato tutti i miei appunti e preparato operativa l’agenda per il nuovo anno. Invece le vacanze sono finite, il tempo è trascorso, lemme lemme e repentino insieme, e nulla di ciò è accaduto. Nessun rimpianto, nessun rammarico, nessun biasimo. Ne avevo bisogno, il così detto “staccare” ecco cosa ho assaporato con tutta me stessa in queste due festose settimane. 
In verità qualcosa è accaduto, non particolarmente insolito devo dire per quel che mi riguarda, ma talmente soffuso e diluito che ha assunto delicate sfumature…
Ho riflettuto… su di me, sulla mia vita, sulla mia casa, sul mio lavoro, sulle famiglie (di provenienza, acquisite, di appartenenza, di affinità elettiva, di …).

Come un gabbiano nel motore in alta montagna, è arrivata una fantastica perdita d’acqua che ha creato un simpatico paesaggio, tra valli e colline, nel nostro parquet in cucina! Ah! Mantenere un umore soave è stata un’impresa non da poco, ma ce l’ho fatta! Avrei voluto maledire tutte le divinità legate all’umidità e le forme del legno, ma sono riuscita a mantenere la calma, a rimanere impassibile di fronte all’ineluttabilità, o semplicemente… inutile piangere sul latte versato. Ancor oggi siamo in attesa dell’idraulico che ponga fine a questo riversamento d’acqua… poi conteggeremo i danni… le soluzioni possibili, o impossibili, per ritornare alla normalità. Ma quale normalità? 

Tutto questo sopraggiunge, come si suol dire, come il cacio sui maccheroni, infatti io e Cristian stiamo meditando,  con grande insistenza e determinazione, sulla necessità di cambiare casa. Le ragioni sono tante: abitiamo in un paesino a 12/15 km da dove lavoriamo e dove le nostre figlie hanno la scuola, l’ambiente è piccolo e, affare non da poco, vorremmo, anche minuscolo, un piccolo giardinetto. Ci sono altre vicende, varie e noiose, per le quali vorremmo andarcene, ma non ho voglia di rammentarle e dettagliarle… se no addio serenità. Insomma i nostri pensieri sono rivolti a questo fondamentale cambiamento. Bene la casa ci si sta rivoltando contro: oltre al tubo sotto il pavimento, c’è il tubo sotto il lavandino, i fornelli si ossidano, la caldaia parte a stento e solo dopo ritualità quotidiane (la caduta di pressione è inevitabile).
La nostra casa, il nostro nido d’amore! Adoro questa casa, tutta di legno, ai piedi del monte Orsa, con i soffitti bassi, calda e accogliente… ricordo come fosse ieri quando ci sono venuta la prima volta… ho guardato dalla finestra il campanile e lì ho saputo con certezza che era la mia casa, che ci avevo già vissuto, che sarei stata felice. Lo sono stata! In questa casa sono arrivate le mie bimbe, in questa casa sono diventata grande anch’io, lasciato il mondo dei bagordi, sono entrata, felice, nell’adultità. Quanto è difficile scegliere, cambiare, desiderare… bisogna  anche sempre saper lasciare!  
Non sono brava in questo, la parte di me più malinconica subisce il lutto con fatica, con lacrime e sofferenza. 
Ti prego casagatta non farti odiare da me, e neanche vorrei tu mi trattenessi… voglio alzare la qualità della vita, mia e delle mie figlie, ho necessità di avvicinarmi alla città dove tutto vibra e fermenta nelle nostre vite… sic… la mia bella casagatta … è come se volesse dissolversi mentre  noi andiamo via…
Chiedo al cosmo, a tutta la volta celeste (e perché no a tutti gli amici) di trovare la giusta occasione, il giusto modo per prendere il volo ed essere liberi.
E ancora riflessioni su riflessioni… ho bisogno di andare, di volare, di correre… devo lasciare le mie sicurezze, le mie catene. Sono anche stufa di lavorare, di farmi pagare il tempo per fare cose che non condivido. Una piccola parte del mio lavoro lo amo, quello con le “mie maestre” (come le chiama la mia piccolona), ma per quello basterebbe metà del tempo… tutto il resto? Le scartoffie, la burocrazia, i numeri, le riunioni istituzionali… non mi sono mai piaciute, non mi sono mai interessate… voglio andarmene (almeno un po’), dedicare minor tempo a quello a cui sono indifferente (a volte persino disgustata) e dedicare maggior tempo a quello che amo! Voglio dedicare più tempo a quello che meglio so fare, accompagnare le persone, organizzare eventi, condurre seminari, tenere corsi di arti manuali, fare il formatore, scrivere… oh sì scrivere scrivere scrivere! Ho bisogno di tempo, ho bisogno delle mie forze… per occuparmi di arte sociale!


2016 che tu sia l’anno del cambiamento, piano piano, con dedizione, con volontà, con amore lavorerò in questo anno perché i miei nuovi desideri si possano realizzare e questo è il mio contratto con Saturno! 
Il pianeta della responsabilità, dell’impegno, della coerenza… 
Questo è l’anno!