...curioso nel mondo!!!


...curioso nel mondo!!!

I gatti sono curiosi, sornioni, saggi e liberi.



La ricerca continua del filo conduttore del significante

mi porta ad infilare i baffoni in molti luoghi interessanti...







venerdì 30 novembre 2012

Le invasioni barbariche


la fata Morgana

L’invasione degli altri a volte è davvero insopportabile. Aggiungo che per “altri” intendo tutto e tutti… qualunque “cosa” abiti fuori dalla propria pelle. Ci invade il puzzo spaventoso dei gas di scarico delle macchine. Ci invade il vicino con le sue emanazioni varie (puzza di cibo, musica fastidiosa, richieste tediose, briciole e panni stesi). Ci invade la necessità estrema degli altri di affermare se stessi ad ogni costo… anche se stai facendo altro…
Ci invade, ogni giorno, la sveglia: nel momento stesso in cui il risveglio non è misurato sul proprio bioritmo ed è operato dall’esterno, è una violenza spirituale estrema.
Ci invade la sensazione di non averne mai abbastanza di ogni cosa: sensazione malata del nostro tempo. Non importa se ci siamo “consapevolizzati” in qualche modo e non abbiamo più bisogno di comprare quel che comprano tutti per sentirci adeguati (cosa che è impossibile vista la continua pressione commerciale), comunque abbiamo sempre quella sgradevole sensazione… vorrei più tempo, più sonno, più …
Ci invade la necessità di prostituirci quotidianamente vendendo il nostro preziosissimo tempo per avere in cambio un misero stipendio che vola in pochi istanti. È già impegnato prima di percepirlo, oggi e per anni a venire.
Ci invade la richiesta di efficienza ed efficacia (in che senso? Per chi? Secondo quale parametro?)
Ci invade il qualunquismo che intavola conversazioni pneumatiche e irriverenti verso l’essere umano stesso.
Ci invade la famigerata “media”, insomma quella situazione che accontenta un po’ tutti ma, in verità, non accontenta nessuno.
Ci invade dover scendere a compromessi con gli altri invece che con noi stessi.
Ci invade non appartenere a nessun luogo e contemporaneamente non riuscire ad essere neanche soli.
Ci invade la famigerata coerenza, figlia di quale arpia poco nota ma davvero feroce? Ma quale coerenza? Verso chi? Verso cosa? Si intende immobilità? Cosa vuol dire che non posso cambiare idea? Sono una fotografia? Sono impermeabile a tutte queste invasioni (barbariche aggiungerei).
Insomma siamo bolle che viaggiano nell’universo e ci scontriamo di continuo… del resto è il nostro compito terreno e non dovremmo lamentarci, vivere la materialità e la separazione, basta esserne consapevoli e ricordarsi sempre di chiedere: permesso? Posso? E forse così tutto filerebbe più armonioso e ci ricorderebbe che infine abbiamo anche un’altra pelle che ci contiene tutti: il cosmo intero, l’unità da raggiungere attraverso l’arte dell’incontro e quindi lasciandoci dolcemente invadere ogni giorno.



Le invasioni barbariche
“Contrariamente a quello che pensa la gente, il ventesimo secolo non è stato eccezionalmente sanguinoso. Le guerre hanno causato centotrentacinque milioni di morti, cifra non impressionante, se pensiamo che nel sedicesimo secolo gli spagnoli ed i portoghesi sono riusciti, senza camere a gas, né bombe a fare piazza pulita di centocinquanta  milioni di nativi dell’America Latina. E’ un lavoro improbo. Centocinquanta milioni di persone a colpi d’ascia! E’ un risultato ammirevole, tanto ammirevole che in America del Nord gli olandesi, gli inglesi, i francesi ed alla fine gli americani ne hanno tratto aspirazione, sgozzandone a loro volta oltre cinquanta milioni. Duecento milioni di morte in  totale. Il peggior massacro della storia dell’umanità. E’ successo qui, in casa nostra. Ma non si parla di dedicare un museo a questo olocausto.
 La storia dell’umanità, sorella, è costellata di orrori.”

giovedì 29 novembre 2012

Entropia



Mi sento molto stanca. In questi giorni sto lavorando molto prima per bazar, poi organizzare incontri, gruppi, l’ufficio, i conti di casa… ed ho trascurato un po’ la casa.
Quanto mai… lei ha preso il sopravvento, l’entropia in tutte le sue forme si è impossessata di ogni angolino libero della casa, degli armadi, della cesta dei panni, della mia borsa, dei miei conti e del mio sonno.


È misteriosa questa cosa, non appena si smette di fare un certo lavoro di volontà e/o rigore, l’entropia serpeggia silente ma repentina, discreta ma invasiva e presto, a sorpresa, ci precipita nel dirupo del caos, nel regno della destrutturazione dei tempi, degli spazi, del percepire e infine (ultimo anello ma il peggiore) dei pensieri.
L’entropia mi attira un sacco, essere consapevoli del fatto che ci sia una naturale tendenza al disordine mi piace. Pensando al mandala tibetano: è in continuo movimento, dalle terre nascono forme e le forme poi, con un soffio, in un movimento, riportano alle terre… in un movimento continuo! Questo pensiero è bellezza pura… l’eterno ritorno, i corsi e ricorsi, le spirali, i molteplici incontri di sé… l’entropia per ordinarsi, orientarsi o illusoriamente placarsi necessita di lavoro o di energia… proprio perché è movimento…    
Quindi l’ordine è stasi… quindi è interessante rivalutare il significato di disordine, bistrattato da un giudizio di valore semantico. È mi piace tuffarmi nell’idea che la teoria del caos e l’effetto farfalla siano pensieri scientifici e divini contemporaneamente. Si corre come dannati credendo di inseguire l’equilibrio… ovvero la stasi? In realtà siamo in cerca di movimento, di conoscenza, di contatto, di essenza e quindi siamo tutti tendenti all’infinito verso l’entropia. 

  
Grazie a tutti di essere con me come un sol respiro all’essere, insieme, l’umanità.

giovedì 22 novembre 2012

Cosa sei disposto a perdere




…intona una bella canzone… la domanda è molto profonda, siamo tutti molto ancorati al nostro mondo, qualunque sia la verità che lo riflette. Non importa se siamo il riflesso di un brutto film o la brutta copia dei nostri genitori, non importa se nutriamo l’anima e il corpo di cibi di plastica o se nutriamo i nostri figli (ovvero tutti i nostri progetti) di stereotipi e note stonate. Non importa se brancoliamo nel buio in una giornata di sole o nuotiamo nella terra invece che nel fiume. Non importa! Siamo comunque avvinghiati al nostro mondo e non vogliamo abbandonarne neanche un pezzettino. Adoro sentire vibrare le persone, accorgermi che sono vive… quando mi guardano e vedo un guizzo nel loro occhio… questo vuol dire che ci siamo incontrati… questo vuol dire che forse, entrambi, abbiamo abbandonato per un attimo il nostro mondo e ne abbiamo incontrato un altro.
Come dice la canzone? Mi fido di te. Oh com’è difficile affidarsi, quale atavico dolore ci fa sempre sentire sperduti e abbandonati? È sempre un rimpianto di quel mondo ovattato e amniotico… il nostro paradiso perduto? Quale ferita non ci consente di credere intimamente che la persona che ho di fronte ( chiunque essa sia) mi abbraccerà, mi sorreggerà se dovessi cadere? Recentemente ho sentito me stessa dire alla mia bambina di non avere paura del buio, di rassicurarsi perché il mondo è buono. È arrivato il momento di spezzare le corde della caverna platonica e uscire… costi quel che costi… cosa sei disposto a perdere? Tanto quanto sei disposto a trovare….

martedì 20 novembre 2012

Elogio del brodo vegetale



Una delle mie attività zen (ovvero che mi rilassano e svuotano la testa di pensieri turbinanti) è cucinare. Quando ho tempo, possibilità di sbizzarrirmi e voglia di spadellare la cucina diventa un bellissimo atelier creativo dove manipolare alacremente con le bambine impastando, tagliuzzando, tritando, mescolando, accarezzando, spruzzando, assaggiando e decorando. 
Questa passione è nata molto presto, sin da bambina mi sono cimentata nella preparazione di manicaretti consultando avidamente il mio primo libro di cucina: il manuale di nonna papera. La famiglia mi faceva da cavia ed io preparavo chiacchiere, biscotti e pizzette pasticciando felice e devastando la cucina. Nella tradizione culinaria della mia famiglia non erano presenti ne brodi ne risotti, quindi, quando sono cresciuta e ho voluto ampliare la produzione di pietanze, ho cominciato ad utilizzare il famigerato “brodo di dado”. 
Ci sono voluti alcuni anni perché mi rendessi conto che quell’agglomerato sospetto rendeva qualunque piatto di un unico monosapore industriale. Ho scoperto, quindi, l’acqua calda: perché mai dovrei prendere un concentrato invece di usare verdure saporitissime e fresche? Perché dovrei lasciare ad altri la fantasia di insaporire, speziare e condire? Cosa ci vorrà mai? Il brodo vegetale è la base di innumerevoli e gustose pietanze: risotti, besciamelle, verdure stufate, minestre, pastine… si fa presto a dire pastina in brodo, possono esserci innumerevoli sapori distinti in una semplice “pastina in brodo” serale; c’è grande differenza se nel brodo metto il sedano o il pomodoro, oppure se metto dell’alloro piuttosto che del timo… insomma la bellezza sta nel poter scegliere i sapori da gustare. Quello del gusto poi è addirittura un fattore secondario, nel famigerato dado quali oscuri prodotti, addensanti, conservanti e aromi anonimi metteranno? Il nostro povero organismo quale immenso lavoro dovrà fare per metabolizzare queste sostanze chimiche per poter digerire una “semplice pastina”? E dire che fare un bel brodo vegetale è davvero una gran banalità: basta un bel gambo di sedano (o un pezzettino di sedano rapa), una bella carota, una cipolla media e magari una zucchina, sale e un goccio d’olio extravergine, tutto in una bella pentola d’acqua fredda. Tutto qui, se voglio posso aggiungere un’erba a piacere (erba cipollina o timo o maggiorana…).
Lascio sobbollire a fiamma bassa per mezz’oretta e il mio brodo è bello e che pronto: saporito, naturale, fresco e ricco di sostanze nutritive. Come è possibile che una massaia media si sia lasciata strappare quest’arte alchemica così sopraffina da un’insulsa e relativa comodità!! Come già dissi la comodità ha un caro prezzo… Cosa ci vuole a mondare e tagliare quattro verdure? Il brodo poi cucina da solo… una questione di velocità? Ma dai in mezz’ora (il tempo di una doccia rientrati da casa) e il brodo è pronto…
Ovviamente il brodo è personalizzabile secondo il proprio gusto, il pomodoro lo rende molto saporito come anche  la batata e il sedano. La patata lo addensa un pochino (ricordarsi sempre di non conservare la patata cotta e quindi anche il brodo perché ossida alla svelta), porri e lattuga lo rendono molto diuretico e via dicendo… insomma avere il nostro bel pentolino che sobbolle in cucina e riempie la casa di un odorino che fa tanto “casa dolce casa” è un’abitudine che consiglio a tutti: buon profumino e buon appetito.