...curioso nel mondo!!!


...curioso nel mondo!!!

I gatti sono curiosi, sornioni, saggi e liberi.



La ricerca continua del filo conduttore del significante

mi porta ad infilare i baffoni in molti luoghi interessanti...







giovedì 28 febbraio 2013

La linea d'ombra



Oggi è stata una giornata faticosa che mi ha lasciato addosso un’ombra di tristezza, stizza, apatia e fastidio (contemporaneamente).

L’ultimo giorno di questo febbraio faticoso e lungo, nonostante la sua pochezza numerica e lo sfarzo carnevalesco, si è rivelato denso ed appiccicoso.

Ho cercato di offrire  in un gruppo numeroso un  momento di sosta, di pensiero, di amore per sé e l’altro ed improvvisamente qualcuno ha avuto la necessità di “trasformare” tutto questo in manierismo, ha tentato di specchiarmi (con uno specchietto per le allodole) come megalomane e presuntuosa.

 Devo dire sinceramente che non mi ha infastidito tanto la cosa in sé, credo di essere nata e poi cresciuta e sempre più consolidata nell’idea che non mi scalfigge tanto quello che l’altro pensa di me, piuttosto mi annichilisce quando, inavvertitamente senza accorgersi minimamente, qualcuno annulla un mio percorso (sicuramente non perfetto, non voglio essere ineccepibile) che nasce sicuramente dettato da un’intenzionalità “buona”. È come se offrissi un cestino pieno di dolcetti, non ti costringo a mangiarli, non voglio che ti piacciano e neanche che li assaggi, ma perché non lasciare ad ognuno la possibilità di decidere privatamente, nella propria intimità, cosa portare a casa di quello che offro!!! So che non era intenzione di nessuno ma  è andata così, certo non può un unico momento annullare quanto fatto, però parte del sapore cambia, l’ultimo alito percepito è stato nella sfera del pensiero invece che del sentire… ed io volevo altro… (e questo mi imbufalisce perché è stato fatto alla fine, sul saluto  senza lasciare spazio di condivisione ulteriore). Ecco per finire il sentimento “vero” che riconosco è la Delusione … ecco proprio lei! Mi sono sentita delusa di aver concluso un lavoro con un pensiero invece che una sensazione… anzi meglio ancora abbiamo concluso con una sensazione pensata, piuttosto che una sensazione da pensare… oohh mi dispiace tanto.

E poi la giornata si è susseguita con questo sapore, lasciandomi quell’ombra che dicevo… ho rimembrato, quindi, un libro che avevo letto anni fa “la linea d’ombra” di Conrad, per lui è quell’indefinito personale (ma anche universale) passaggio dalla totale appartenenza al mondo (Infanzia) alla separazione dal mondo (attraverso l’indipendenza emotiva e materiale), riconoscendosi infine soli. Partire da questo e perdonare il proprio percorso (o karma aggiungo), nell’assumersi ed accettare le proprie responsabilità accettandosi integralmente (anche nel proprio essere finiti, ovvero non infiniti).

La delusione è effettivamente questo tipo di sentire, legato al riconoscere l’imponderabile… e accettarlo… la linea d’ombra sta proprio  sulla “linea”, sul passaggio tra luce e ombra.

E poi la luce ritorna sempre ed è arrivato un caro amico con cui lo scambio mi riporta in vita, nel sentire, nell’esserci e nel vibrare nel mondo.

E oggi sono un po’ cresciuta, ancora, .. e quindi ringrazio tutte le persone incontrate di avermi donato questa possibilità… ringrazio tutti gli sguardi incrociati e gli impulsi ad andare sempre un pezzettino più in là dalla mia personalissima “linea d’ombra”.

lunedì 25 febbraio 2013

La magia della neve e la gioia del cuore


Le gattine delle nevi

Che nevicata! Era un po’ che non faceva una bella nevicata come quella di oggi. 
Stamattina in giro per il paese insieme a Cri e alle bambine improvvisamente mi sono ricordata di quanto sia poetica la neve.

 Negli ultimi anni ho solo badato a quanto fosse scomoda e destabilizzante. 
amor
Oggi, a spasso con le mie gattine delle nevi, ho sentito sgorgare una risata gioiosa dal mio petto, guardavo loro affondare fino all’ombelico, annaspavo con la neve alle ginocchia e guardavo il mio amato Folletto e lì mi sono ricordata di quante magie è capace la neve. 
segui la mia stradina
La piccolona mi ha chiesto che rumore fa la neve e dopo pochi istanti si è risposta da sola con la faccia meditabonda “…è silenziosa…”. Sì micina mia la neve porta per prima cosa il silenzio, le voci sono sommesse, si sentono i passi scricchiolosi – croc.. croc.. – della neve schiacciata dalle scarpe. 
Le campane si sentono attutite e tutto tace nel roteare silenzioso e tumultuoso dei fiocchi. 
È una magia associare tanto movimento al silenzio: è una danza sinuosa, palpitante, sempre diversa. 
Quante nevi ci sono: quella fitta fitta piccolina che di notte scruti alla luce dei lampioni, quella a GRANDI fiocchi che svolazzano come piume o che cadono veloci (credi che siano bagnati di pioggia e invece sono fiocconi giganti e farinosi), quella minuta e ghiacciata che ti rimbalza pungente sulla faccia, quella umida un po’ piovosa… una danza di cristalli, di meraviglia, di perfezione.

La neve porta ad ognuno ricordi intensi, fatti di immagini e sensazioni. 
Le nevicate dei bambini sono le più belle: sono buffi, quando comincia a nevicare, emettono gridolini e saltellano contenti, la vogliono mangiare, tirare, prendere tutta…

Poi ci sono i ricordi di ragazzina quando i “maschi” ci inseguivano per farci “l’omino” (ovvero buttarci a terra e ricoprirci di neve – qualche volta agli scostumati scappava qualche palpatina).

Le notti innevate sono le più belle, il silenzio accompagna ogni cosa e la neve diventa misteriosa, si scende nelle profondità di sé e guardando in alto verso il cielo si vedono i fiocchi, alla luce della luna, dondolare sorridenti. 

In particolare ricordo una neve davvero speciale dove io e Cri abbiamo evocato la nostra piccolona, abbiamo fatto una romantica passeggiata e sotto i fiocchi abbiamo scritto il suo nome nella neve… e qualche mese dopo la nostra piccola snow strillava tra le mie braccia.

La neve desta un’incredibile ilarità: giocare, correre e camminare nella neve fa sgorgare quella risata gioiosa di cui dicevo e quanto è divertente fare i pupazzi di neve con le loro facce improbabili… con una vena di saggia malinconia… perché loro SANNO che domani si scioglieranno…

La neve porta inquietudine, per tutti quelli che devono essere efficienti e pronti, per coloro che non sanno fermarsi, la neve disturba… ed io odio guidare con la neve, non voglio.. è viscida sotto le ruote, ti fa perdere il controllo del mezzo… che paure ho avuto dovendo tornare a casa durante una grossa nevicata…

mandala con Ivano
La neve avvicina le persone, ci si trova del tempo inaspettato, si bevono cioccolate, si gioca amabilmente davanti al camino e qui mi viene in mente l’amato cugivo: che bei pomeriggi di neve a disegnare mandala, giocare, chiacchierare…
La neve se la lasci entrare è una "calda" carezza per l’anima, è un ritorno nell’infanzia, nell’appartenenza cosmica, un poetico e gioioso ricongiungersi con tutte le anime.

domenica 24 febbraio 2013

La Febbre dei bambini



L’immaginario di una donna non può contemplare in giovane età (sebbene si sia state figlie) cosa voglia dire essere madre. 
Semplicemente si diventa in secondo piano per se stesse. 
Voglio subito precisare per tutte quelle donne che ancora non hanno provato la gioia della maternità che non è una questione di annullamento, di rinuncia o di scelta: naturalmente, amorevolmente, splendidamente diventa così.
In particolare mi interessa, in questo post, parlare di una cosa che senza distinzione di razza, religione o cultura accomuna tutte le mamme: la gestione della malattia infantile. Quello che è difficile da comprendere è che noi sappiamo, ipocondriaci o meno , quali sono i sintomi, i dolori, i respiri, le fitte che potremmo definire “normali”. Insomma negli anni impariamo a riconoscere quando sta arrivando un mal di gola, quando abbiamo mal di pancia perché abbiamo esagerato o perché abbiamo il dannato virus. Sappiamo perfettamente dai nostri brividi quanta febbre abbiamo e più o meno da dove deriva. Con i bambini è tutto un terno al lotto (e più piccoli sono e peggio è) – mamma ho mal di pancia- dice la piccina e tu (ormai esperta) gli chiedi di farti vedere con la manina dove le fa male e lei inspiegabilmente si tocca lo sterno… (??) che fare? Sta per avere un infarto? Non ha davvero mal di pancia? Sta per vomitare? Vuole le coccole? Da buon segugio cominci ad osservare distrattamente se compaiono altri sintomi (i soliti tipo irrequietezza, sonnolenza, inappetenza) e aspetti cominciando a pensare sempre più depressa a tutti i tuoi appuntamenti che sfumano all’orizzonte.
L’arte delle mamme è l’attesa: Si comincia subito con i fatidici nove mesi “chenonfinisconomaietisembradiesserenataincinta” e poi man mano aspetti le tre ore delle poppate, aspetti di vederli crescere, aspetti lo sviluppo dei sintomi (come stavo dicendo).
In questi mesi invernali è un flagello e, prima o dopo, arriva: si cade nel tunnel dell’influenza. Poco importa che capiti prima a te o a loro (e se i figli sono più d’uno il tunnel diventa davvero lungo) tu non puoi fermarti malata e pigrona, comunque ci sono loro da gestire, i pasti, le scuole, i vestiti, i prodotti omeopatici (un numero imprecisato).
Quello che più mi preme portare in questo post è un elogio per la povera e mal considerata febbre: tutti la odiano, la temono con terrore e cercano repentinamente di liberarsi di lei. Grave errore (ovviamente non voglio sostituirmi a nessun medico, ognuno conosce le proprie necessità individuali). La febbre è la nostra naturale arma di difesa contro gli agenti patogeni esterni. Le mamme cadono subito in panico di fronte alla febbre, solerti e decise ricorrono subito agli antipiretici lasciando i poveri piccolini disarmati di fronte al loro aggressore esterno. Le risposte sono sempre le stesse – ma era molto alta – la febbre è alta dopo i 39 gradi e mezzo (ascellare). I bambini raggiungono i 39 gradi molto spesso e velocemente. Il corpo riscalda adeguatamente l’ambiente (il corpo) per renderlo inospitale a virus e batteri. Se si lascia il tempo al bambino di ingaggiare la sua lotta e lo si osserva devoti e silenziosi è possibile osservare questa notevole e meravigliosa battaglia. Di solito nel giro di tre giorni il bimbo sfebbra ed è rinvigorito, con una nuova luce negli occhi, con una nuova esperienza. Il sistema immunitario ce l’ha fatta da solo e la prossima volta reagirà più velocemente perché ha dentro di sé la risposta per l’aggressore (se ricorriamo invece troppo presto a medicine allopatiche questa risposta interna non ci sarà). I bimbi con la febbre respirano frequentemente, sproloquiano nella notte (e sono simpatici da ascoltare), sudano e giocano, rabbrividiscono e dormono e molto spesso guariscono da soli (magari giusto con l’aiutino di qualche prodotto omeopatico).
Se la febbre è molto alta (bisogna sempre idratarli molto) è saggio controllare la temperatura dei polpacci: se sono freddi la temperatura salirà ancora se caldi è stabilizzata. Se la febbre è ancora in salita di solito i piccini hanno i brividi ed è sensato coprirli ma poi una volta stabilizzata la temperatura (anche a 40°) bisogna vestirli pochissimo e tenerli al fresco in modo che possano disperdere tutto il calore che hanno in corpo. Se soffrono di mal di testa o il caldo si possono fare degli impacchi (sempre ai polpacci) di acqua e limone. 
In ultimo (se il bambino non si scarica a dovere e/o se ha mal di gola) si può fare un bel clistere di camomilla tiepida (la febbre scende di due gradi nel giro di un’ora, si pulisce l’intestino e si ha la garanzia di idratare bene il bambino).
Non so perché oggi le mamme hanno paura della febbre, come abbiamo potuto vendere il nostro buon senso e l’istinto materno senza sapere nemmeno a chi. Non è necessario avvalersi  di medicine alternative, già nella medicina allopatica è ampiamente spiegato che la febbre NON è la malattia, ma un sintomo che dimostra che il nostro corpo è efficiente e sta combattendo CONTRO la malattia. La paura infondata delle famigerate convulsioni: le convulsioni sono una predisposizione individuale (e non c’entrano con i gradi della febbre ma con i repentini cambiamenti, in salita ma anche in discesa, inoltre le convulsioni febbrili è molto difficile che portino a danni permanenti). Quindi nella maggioranza dei casi la febbre alta NON provoca convulsioni. La febbre difende!!!


mamma provata
Certo è difficilissimo ed estenuante: non esiste più un sonno sereno, si rimane vigili e attente, si dorme con la mano sul cuore del piccino, si respira e si geme insieme a lui e come dicevo: SI ASPETTA! Le malattie dei bimbi sono difficili perché bisogna respirare al loro posto quando tossiscono, tenerli vicini e abbracciarli, ascoltare il loro sonno e amarli silenziosamente. Penso (ma non ne sono sicura) sia più semplice delegare tutta questa attenzione ad un antipiretico e/o un antibiotico, so che il bambino è protetto e guarirà… io preferisco accompagnare le mie bimbe in un faticoso lavoro di crescita e sviluppo di sé, lavorando e faticando insieme a loro…

mercoledì 20 febbraio 2013

Educazione del pensiero logico



È interessante soffermarsi sul metodo utilizzato per l’apprendimento della matematica nella scuola primaria perché porta a considerazioni ontologiche rilevanti.
La funzione fondamentale della matematica è utilitaristica: contare e misurare ci danno importanti informazioni sulla quantità e la grandezza. Da un altro punto di vista, però, i concetti di grandezza e quantità sono assolutamente astratti, non hanno derivazione diretta dalla natura (si pensi alla relatività). Per contare l’uomo si separa dal mondo, lo divide e lo analizza.
Nei bambini piccoli, fino circa a 9/10 anni, questa separazione è sempre artificiosa. È indispensabile che io sappia padroneggiare con grande competenza la capacità di rappresentare la realtà (secondo appunto schemi e mappe logiche). Il passaggio dall’unità “mondo-bambino” alla scomposizione “mondo e uomo” è lento e graduale ed è necessaria una sana educazione del pensiero logico prima dell’introduzione del concetto astratto di numero, quantità e grandezza (quest’ultima in particolare è sempre legata ad unità di misura e capacità di confrontare la diversità).
Per tali ragioni l’insegnamento della matematica nei primi anni della scuola primaria dovrebbe essere sviluppato attraverso il gioco, un allenamento che parta dalla naturale percezione (del bambino) globale del mondo e che porti, solo successivamente, all’analisi delle sue parti.
Quindi è auspicabile portare i numeri ai bambini secondo “il loro carattere” piuttosto che come indicatori di quantità. Ogni numero è in sé portatore di un suo “essere” da sentire e riconoscere.
Posso portare i singoli numeri attraverso delle storie, delle immagini, delle similitudini.
Per esemplificare possiamo dire che l’uno è meglio compreso se portato come unità (tanti alberi fanno 1 bosco, tanti bambini fanno 1 classe, tante case fanno 1 città…). Per il due ci sono moltissime immagini facilmente riconoscibili dai bambini: sole e luna, notte e giorno, moglie e marito…
Il tre è splendidamente rappresentato da mamma, papà e bambino. Il quattro lo possiamo trovare in tutti i quadrupedi, le pareti di una stanza, i 4 elementi…
Il cinque lo si incontra in molti fiori, la stella, la mano… il sei è ben rappresentato dalle celle delle api, alcuni fiori come il tulipano…  il 7 si trova nei giorni della settimana, i colori dell’arcobaleno, le note musicali… Otto sono le zampe degli insetti, nove sono i mesi per l’arrivo di un bambino e la figura del nove ben disegnata rappresenta una mamma con il braccio che scende a cingere il piccolo, il 10 sono le dita di mani e piedi. Insomma tutte queste immagini possono essere raccontate, disegnate, scovate insieme al bambino, e portano insieme la qualità del numero e anche la quantità, ma in un modo molto concreto, tralasciando le astrazioni e partendo dall’esperienza del bambino.
Le operazioni poi di per sé hanno le loro caratteristiche: l’addizione è una comparazione spaziale, mette insieme “questo e quello”, raccoglie in un medesimo punto, la sottrazione invece ha un andamento gerarchico, il valore dei numeri è dato dalla loro posizione. La moltiplicazione è rotante e in movimento, salta e corre raggruppando. La divisione infine è rigorosa perché unifica tutte e quattro le operazioni. Anche queste possono essere presentate in vari modi: attraverso personaggi fantastici in una storia (quattro cavalieri che mettono ordine) oppure folletti che raccolgono, perdono, ammucchiano e suddividono. Questi personaggi possono essere interpretati dall’insegnante, costruiti in stoffa, disegnati. Il maestro Cristian (il mio preferito, infatti è mio marito) ha scelto quattro simpatici gnometti in legno vestiti in pannolenci, caratterizzati dal loro carattere e le loro peculiarità.
Quasi sempre l’insegnamento della matematica parte in modo analitico e lineare: 5+5=inevitabilmente 10 (il bambino semplicemente conta gli elementi dei due insiemi fino ad arrivare a 10). Posso invece partire dal globale e lasciare al bambino la possibilità di trovare la risposta, lasciando a lui la possibilità di costruire gruppi di oggetti. In tal modo potrà scoprire che il 10 è formato da 3+7, ma anche da 6+4 e ancora da 9+1 e arriveremo anche a 5+5. Il processo è completamente rovesciato, il bambino gioca con gli oggetti e si costruisce un ordine logico proprio. Nello stesso modo si può dire delle altre operazioni, invece di riconoscere meccanicamente che   12-5=7 possiamo giocare togliendo piano piano noci o sassi nascosti da teli e man mano scoprire quanti ne restano. Nella moltiplicazione si ammucchia e si salta e la divisione porta alla spartizione (prima in due parti, poi in gruppi e solo dopo con i numeri veri e propri). Questi simpatici personaggi arrivano uno dopo l’altro perché portano un unico pensiero di movimento degli oggetti, un fare logico che man mano prende dei nomi specifici. In questo modo i bambini giocano e si incuriosiscono, difficilmente cadono nel rifiuto dell’ostica matematica che non si comprende (perché astratta e non alla portata del bambino). La matematica diventa concreta e divertente e facilmente compresa. In questo modo accompagno il bambino nella scoperta di connessioni logiche che misurano e analizzano il mondo, secondo i suoi ritmi e attraverso una magnifica capacità logica globale. La pedagogia Waldorf utilizza questo metodo, accompagna i bambini nella matematica attraverso racconti, filastrocche, conte e molto movimento corporeo. Io credo fermamente che questi metodi attivi siano i migliori e sarebbero un toccasana per tutti quei bimbi che riscontrano difficoltà negli apprendimenti matematici.