...curioso nel mondo!!!


...curioso nel mondo!!!

I gatti sono curiosi, sornioni, saggi e liberi.



La ricerca continua del filo conduttore del significante

mi porta ad infilare i baffoni in molti luoghi interessanti...







lunedì 29 marzo 2021

Ci si abitua al fatto che le cose siano in un certo modo

 





"Ci si abitua al fatto che le cose siano in un certo modo." - il Racconto dell'ancella -

Il racconto dell'ancella racconta di un mondo distopico come tanti altri filoni tanto amati in questo periodo, dove i "nativi digitali" processano il mondo solo attraverso il "pollice su o il pollice verso". 
La mia predisposizione innata al futurismo (ringrazio il cielo continuamente per questo dono) mi fa pensare che questi scenari apocalittici siano un pò troppo "black" e quindi unilaterali.
Il racconto dell'ancella però ha una sfumatura in più, mi racconta nei più fini dettagli psicologici come l'umano risponde all'oppressione, alla violenza, alla coercizione, all'alienazione. 
Ha portato in me molte riflessioni antropologiche e sociologiche.
Ricordo bene una frase della protagonista: non accade improvvisamente, piccoli segni che (con il senno di poi) possono far presagire l'imminente oppressione della libertà individuale.

Ecco!
Sono in ascolto!

In ascolto di quanto accade, di come ci abituiamo a nuove regole (al di là delle regole). 
In ascolto del bisogno di appartenere ad un gruppo anche a discapito della libertà di pensare. 
In ascolto della paura che strozza e rinnega la fratellanza. 
In ascolto del "tutti contro tutti", selvaggi, arrabbiati, orfani.
In ascolto della lamentela diffusa (anche mia ovviamente) di ciò che manca.
In ascolto di ciò che c'è.
In ascolto di tutto ciò che è offerto da questo particolare periodo di isolamento sociale.
In ascolto del nuovo che si fa attendere

In ascolto per non abituarmi al fatto che le cose siano in un certo modo
In ascolto per essere pronta a difendere la libertà di sentire dell'umano.







mercoledì 24 marzo 2021

Elogio della scrittura

Mi sto riambientando con il pensiero scritto. O forse dovrei dire che mi sto rieducando.

Sì, perchè il linguaggio dei social, della pandemia, della velocità, dell'essere smart e moderni è un linguaggio di video e vocali, dove l'immagine o la parola orale sostituiscono la scrittura.

Non penso sia meglio o peggio, semplicemente diverso.

Quello che credo fortemente (e l'ho sperimentato sulla mia pelle) è che ci si disabitua molto velocemente alla scrittura, è lenta, ha bisogno di regole, di aggettivi, di sintassi e punteggiatura... è necessario perchè altrimenti si rischia di non essere compresi. 

Della lentezza della scrittura: prima che articolati concetti si materializzino in pensieri e frasi  ordinati ci vuole tempo, dedizione... un pò come un giardiniere... si tolgono le erbacce, si spuntano i cespugli, si usano ornamenti e si annaffia, si pota, si aspetta. Allo stesso modo il pensiero si lascia addomesticare dalla parola scritta, porta nella riflessione, ancor meglio nell'autoriflessione.

Scrivere è intimo... non tanto per la condivisione del testo finito, quello può essere divulgato anche più di quanto noi potremmo desiderare, non la scrittura è intima (può esserlo in determinate circostanze), è proprio l'atto di scrivere che è intimo: un dialogo leggero e profondo con se stessi. 

Riconnettersi.

Dedichiamo del tempo a noi stessi, abbiamo l'opportunità di "ripensarci", offriamo spazio alle argomentazioni, ai punti di vista, raccogliamo e incorniciamo... e la comunicazione è anche un'atmosfera, un insieme, un gesto intenzionale globale (di pensare, sentire e volere).

L'immagine (invece) imprime, suggestiona, scavalca la coscienza di sè... almeno nel primo impatto... certo che se poi mi do il tempo di digerire, tornando nell'autoriflessione (sarebbe fantastico per iscritto) le immagini introiettate diventano ricchezza... se invece ingoio, ingoio, ingoio... immagini su immagini, video, volti "inquadrettati", eroi da videogiochi, film impegnati, pubblicità, frasi suggestive, foto di amici... ingoio tutto ciò continuamente senza riflettere su di me ...  allora scompaio

I vocali possono avere sfumature inter relazionali più interessanti (a mio modestissimo parere), in qualche modo, dal tono della voce, dalle pause, dalle ripetizioni, dal respiro, dai rumori di sottofondo, dal volume e dall'enfasi, offriamo al nostro interlocutore un pezzettino di noi... peccato che è un contatto in difterita... quindi meno dinamico... di una conversazione (per fare un unico esempio).

Ognuno si affezioni al veicolo comunicativo che preferisce, dove si sente più vero, più al sicuro, più adeguato o più quello che crede.... 

Ma non smettete mai di scrivere, di incontrarvi intimamente, di raccontarvi lentamente...

a voi stessi e agli altri.

buona scrittura a tutti
 

martedì 23 marzo 2021

istanti


Lieve nel mondo

la mia vita è un'istante,

una pulsazione breve

tra milioni e milioni

di altre brevi pulsazioni.


Daniela Merlino

lunedì 22 marzo 2021

Attraverso la pandemia

 Concentrazione... estrema, formidabile, incessante, spasmodica.

Nell'emergenza il panorama non è mai stabilizzabile, il contesto è continuamente mutevole e l'autoidentificazione diviene sforzo adattivo continuo. 

Come una mondiale pulsazione autistica siamo qui, nell'impossibilità di connessione tra causa/effetto e di proiezione di sè nella scansione temporale prima e/o dopo, e questo  frulla la nostra autopercezione significativa, e quindi significante, e la certezza della nostra identità si sente come una bestiolina nelle fauci di un predatore: squassata, strattonata, lacerata.

Perchè la sospensione nel nulla, nell'attesa "di niente che non arriva mai"  aliena se stessi, partendo  proprio dalla capacità di DESIDERARE, ovvero andare a prendere "immaginazioni", idee e progetti nello spazio siderale e portarli sulla terra.

Ecco cosa sta accadendo in questo straordinario evento mondiale: la rivoluzione dell'identificazione di sè.

Riflessi: negli schermi, nelle dottrine e nei nuovi dogmi cyberculturali, nell'attenzione diffusa... 

Il futuro è qui. Sarà compito degli uomini di domani riconoscere quale sentiero o pensiero o azione è più adeguato allo sviluppo dei tempi.

Oggi, ora, noi possiamo SOLO andare dove sentiamo, con le viscere, con il cuore, con l'affinità elettiva e goderci la mareggiata. 

Onorata di essere testimone di un passaggio tra un prima e un dopo, attraverso la pandemia...

giovedì 18 marzo 2021

Ed è come aprire la finestra e volare via

 ...e poi il tempo passa e scivola via e ci ritroviamo che non siamo più quelli di ieri.

Resilienza... sì abbiamo parlato un sacco di questa parola, vicinanza nella distanza, legami...che non temono queste distanze...

... e poi anche no... perchè più che le distanze è il tempo che trasforma... le abitudini, il nostro eterico, il nostro corpo di dolore... 

... e semplicemente le persone scivolano via...

... e non è neanche così drammatico... semplicemente è!

Poi ci sono io con un ancestrale senso di morte, una nostalgia innata per la comunione...la connessione e sono sempre più affaticata... sempre più lontana, sempre più disinteressata... non è difficile cullarsi nell'oblio e lasciarsi vivere... tanto tutto procede anche se non lo osservi...

Un silenzio sempre più grande cala nel mio cuore... trovo che le parole (soprattutto via etere) confondono e basta... e non mi sento nichilista e neanche pessimista... non so più chi sono... perchè non c'è un desiderio o un anelito o un sogno o un progetto o una passione che possano riempire il mio essere... e forse sì... questo  è
il punto: sono un'anima errante che ha bisogno di relazioni per progredire, per andare lontano piena di forza di volontà... da sola mi interessa così poco...

e allora scrivo... si scrivere è ancora una finestra... per oggi... accontentiamoci ... intanto oggi ho scritto:

ed è come aprire la finestra e volare via, in alto alto alto...