...curioso nel mondo!!!


...curioso nel mondo!!!

I gatti sono curiosi, sornioni, saggi e liberi.



La ricerca continua del filo conduttore del significante

mi porta ad infilare i baffoni in molti luoghi interessanti...







lunedì 29 febbraio 2016

La casa dell'arte sociale e il vero nutrimento

Febbraio sta per concludersi e in questa bella domenica piovosa (bella perchè ho potuto soffermarmi nella mia casa, felice e contenta, nel riposo assoluto insieme alle mie piccoline) mi sono soffermata a dare uno sguardo fugace (se no addio tranquillità) al prossimo mese che sta per arrivare. Marzo è un mese che amo, tanto per cominciare per lo spettacolo meraviglioso delle Magnolie in fiore che all'unisono tendono meravigliose a scaldare il cielo. Poi adoro quella bella sensazione di nuovo, di rinascita, di inizi e vitalità che la primavera porta con sè. Ricordo tanto tempo fa, quando con un caro amico fraterno girovagavamo per Firenze per l'equinozio di primavera affermando che quello doveva essere il vero Capodanno da festeggiare, dove si comincia davvero un vero ciclo, la vita rinasce.
Tornando a questa liquida e serena domenica, mi sono soffermata e ho realizzato che marzo sarà un mese fitto ed impegnativo. Mi sono messa di buona lena ed ho preparato un bel volantino per la Corte Dalì per creare un bel promemoria (soprattutto a me stessa) di quanto anelo a realizzare, promuovere e offrire momenti di nutrimento dell'anima in questo stupendo mese.
Penso che le persone abbiano bisogno di incontrarsi, di muovere dentro di sè l'agitazione che questi tempi malandati sta profondendo a piene mani. Ci sono svariate solitudini, ansie e malesseri interiori che soffocano e sfiancano le energie e la volontà di ognuno. In modi diversi, in luoghi vari, nei tempi più insoliti le persone faticano a vivere serenamente e in armonia con la natura e i propri simili. E sono felice che ci sia occasione di impastarsi con la materia, dipingendo, ascoltandosi, scaldandosi. Sono grata e fiera di questi gruppi (haimè prevalentemente femminili) che si dedicano alle arti manuali, nel coltivare la creatività e l'arte. Sono onorata di parlare di biografia e di Karma perchè penso sia l'unica strada di questi tempi moderni per riincontrare gli altri e se stessi.
E sono in trepida attesa per la festa di primavera. Come di consueto la Corte Dalì si farà bella, si scalderà e accoglierà chiunque vorrà venire a festeggiare con noi: cucendo, impastando, bevendo un centrifugato, creando e giocando.
Marzo è servito...gustiamocelo tutto!


mercoledì 24 febbraio 2016

Galleggiamenti... mi metto in ascolto


Caspita, pensavo si trattasse di un momento, di una circostanza, di una contingenza legata al lavoro.
Invece no, mi rendo conto improvvisamente che sono in un mare di palta: immobile, ferma, attonita, cervello vuoto, quasi assenza di emozione (quasi), poche risate... sembra la quiete prima della tempesta.
Sono giorni che mi ritrovo in situazioni assurde, ad aspettare, aspettare nulla di particolare, semplicemente il tempo che passa, perchè devo stare lì e aspettare che qualcun altro faccia qualcosa, arrivi, smetta di fare qualcos'altro. 
E' curioso, non è proprio nelle mie corde... di solito trotto io di qua e di là ad un ritmo fagocitante, passando da una me stessa a un'altra.
Mi ritrovo ad attendere candidate a un posto di lavoro che però non vengono, mi ritrovo ad aspettare ore e ore Cristian che, senza macchina, finisca di lavorare per rientrare tutti a casa, zampetto inutilmente sul computer senza concludere nulla delle miriadi di cose che invece vorrei fare, attendo come un'allocca che arrivi l'acqua calda della doccia, guardandola fissa e speranzosa, arrivo alla cassa e la commessa se ne va scusandosi... e attendo. Aspetto le mie figliole che vadano in bagno. 
A parte un pò di fastidio e una noia mortale iniziale, la concomitanza di tutte queste attese mi ha allertato. Di solito quando accadono delle sincronicità è il momento di mettersi in ascolto: di sè, degli eventi, degli incontri, delle risoluzioni. E non sono mai messaggi chiari, bisogna saperli cogliere... lo dico sempre: come il gatto nero di Matrix, se si presenta due volte è un'anomalia... o meglio una sincronicità, come dicevo, allora bisogna acuire i sensi e ascoltare.
In questi giorni mi sono ritrovata più volte e in luoghi diversi a discorrere di illuminazioni, di vita contemplativa, di voti, di suore. Caspita
Cosa dovrei o potrei cogliere in questo? Non giudico in alcun modo, anzi sono parzialmente affascinata da alcune scelte radicali come lasciare tutto e chiudersi in un convento, anche se una parte di me non può fare a meno di pensare che possa anche essere una mossa semplice; improvvisamente non devi più pensare a nulla, ne al sostentamento personale, ne a progetti di vita o professionali, tracci una linea e segui un sentiero segnato da altri, senza più pensiero e/o affanno. Certo, l'idea di perdere la libertà sembra quasi disumano, ma quale libertà? Di farsi abbindolare dalla materia, dalle competenze o dal valore?
 Libera di fare cose in fin dei conti? 
Deve essere meraviglioso sentire questa "chiamata" e lasciarsi andare come in un fiume, galleggiare nella fede, che vuol dire FIDUCIA, con la certezza che quello che serve accadrà, che quello che è giusto sarà, magari non oggi, magari non in questa vita... ma il cosmo è questo...
Forse devo capire questo? Non affannarmi e lasciare che le cose siano? No credo nel significato e nell'importanza del mio lavoro, nel cercare di creare la casa dell'arte sociale, promuovere una pedagogia dell'amore, del sentire. Ci credo, è vero... e questo è il mio compito, è il mio modo di interpretare la contemplazione dell'universo... forse devo semplicemente avere più FIDUCIA, continuare a fare quello che faccio ma senza affanno, semplicemente e metaforicamente galleggiando nella corrente. Grazie... comunque! 

martedì 23 febbraio 2016

Auto amica mia


Sono qui, in una delle innumerevoli attese di queste giornate, un po’ annoiata, un po’ galleggiante e non voglio esimermi dal continuare il discorso di ieri sui “contenitori”. 
Per due ragioni: da una parte accetto il piccolo sollecito della cara amica Claudia che, vedendomi parlare degli immensi contenuti delle borse delle donne, ha buttato lì un accenno empatico anche sulle vetture, e poi, stamani,  una delle nostre automobili ci ha bellamente che abbandonati. 
Una di quelle normali mattinate in cui, dopo esserci preparati tutti, dopo aver pensato a tutti gli animali di casa dopo aver preparato il bagaglio della giornata, dopo aver verificato il contenuto sospetto delle tasche delle mie figlie, dopo aver rubacchiato qualche tiro di sigaretta, stavo giusto per sedermi in auto, quando squilla il telefono. Già immaginavo che fosse Cristian (alle 7 del mattino chiunque altro è molesto), ho subito pensato che avesse dimenticato a casa qualcosa e pensavo già alle maledette quattro rampe di scale da fare e all’inevitabile ritardo che avrei collezionato. 
E invece no, peggio, la sua macchina dopo la fermata dal benzinaio non ha voluto saperne di ripartire. 
Sob! – Ti raggiungo – è stata la mia consolatoria e stringata risposta. 
In dieci minuti eravamo da lui, nel breve tragitto ho riprogrammato mentalmente la giornata con il nuovo imprevisto, vagliando le possibili varianti e soluzioni. Lo abbiamo raccattato dal benzinaio, la scelta è stata semplice, visto che mi aspettava una giornata lunga, noiosa e abbastanza sedentaria, mi sono fatta accompagnare nel luogo di lavoro (in anticipo a questo punto, essendomi evitata l’accompagnamento a scuola delle mie figlie all’altro capo della città). Passerò qui (prigioniera senza macchina) tutto il giorno. 
Stasera (spero dopo aver trovato delle soluzioni di recupero dell’infedele mezzo meccanico), mi verranno a riprendere. Sembrano segni del destino, quindi mi ritrovo, in questa pausa forzata, senza la mia piccola isola di individualismo (la macchina) e non posso che mettermi a parlarne.
La macchina per me è sempre stata un’espansione dell’intimità della casa, anzi in taluni momenti della mia vita, è stato quasi l’unico luogo di intimità individuale, dove raccogliermi in solitudine, dove pensare, dove piangere, dove sbraitare contro l’ingiustizia del mondo e della vita stessa.
Non a caso l’interno si chiama abitacolo, è proprio un luogo dove ci si “vivicola”, nel senso che non è proprio come le pareti domestiche, tant’è vero che ci sono i vetri e sei alla vista di tutti, però nel contempo è uno spazio privato nel quale neanche gli sguardi indiscreti sono ben ammessi. 
È un luogo dove si possono lasciare pensieri in sospeso, idee da afferrare, cartacce di merende, canzoni da ascoltare e oggetti da trasportare.

Ricordo lunghe passeggiate solitarie inseguendo i tramonti rossi e scintillanti tra i laghi e il Monte Rosa, 
ricordo corse folli, ridendo e cantando a squarciagola con amiche, le migliori amiche, 
ricordo pause pranzo appisolata sul sedile, al freddo, cercando di recuperare qualche quarto d’ora di sonno arretrato, 
ricordo notti stellate nelle vigne toscane attraverso il tettuccio aperto, 
ricordo pianti disperati in momenti disumani, cullati da musiche struggenti, ricordo discorsi e conversazioni immaginarie con persone varie, 
ricordo traslochi e staffette con la macchina carica fino all’orlo di ricordi e pezzi di cuore, 
ricordo litigate furiose con presunti innamorati o vere fiamme gemelle,  
ricordo viaggi in macchina come passeggero, mentre guardi appena il ciglio che scorre e sai molte cose, sei lontano, 
ricordo la macchina ripiena di amici e risate, 
ricordo i momenti difficili quando, ubriaca e malconcia, guidi piano piano piano perché sai che non sei lucido 
e ricordo anche i momenti quando invece sei appena brillo e fai il pirla, guidi sportivamente ed è ancor più pericoloso.

La macchina è il luogo dei luoghi ma è anche un non luogo: non tutti vivono la macchina in questo modo, altre persone la puliscono in modo maniacale (per me ovviamente), lucidano ogni righetta della carrozzeria, aspirano ogni granello o bricciolina (pur non mangiandoci dentro), passano il super prodotto pulente sugli interni, il volante e il cambio, usa lo smacchiatore per i sedili e via dicendo… è comunque una cura particolare e interessante per un semplice mezzo di trasporto. 
Perché non lo è!
L’autovettura è qualcosa che in qualche modo ci rappresenta, è una parte di noi, un luogo dell’anima dove ci sospendiamo un attimo e ci lasciamo condurre altrove. 
L’automatismo della guida ci consente di allontanarci appena appena dal corpo fisico e proiettarci nel dopo, nel pensiero, nel sentire, nel progettare, nell’altro.
E poi la macchina è quel mezzo (assolutamente personale) dove davvero puoi trasportarci di tutto.
La mia macchina è un simpatico ricettacolo stagionale, in bella vista sul cruscotto si possono scorgere belle e variopinte foglie secche, mazzetti rinsecchiti di fiori, sassi levigati o ciotolini di bosco, bastoncini e radici. Le bambine (e anch’io mi ci riconosco abbastanza) sono delle raccoglitrici convinte e nelle nostre passeggiate amano collezionare piccoli tesori che poi sparpagliano per la macchina (e anche la casa devo dire). Sulla macchina poi ci sono spesso ciuffetti, fili e scampolini di stoffa o pannolenci dimenticati, residui dei vari pacchetti e bagagli dei miei innumerevoli hobby artigianali e/o dei vari lavori e delle diverse imprese creative delle mie figlie.
Tutti noi spilucchiamo, mangiamo, merendiamo e ci nutriamo spesso in macchina, con l’ovvio risultato di avere briciole, cartacce, bottigliette e tovagliolini sparsi in giro. Ci sono poi strani oggetti abbandonati, una borsetta di peluche che ha perso il suo proprietario, un elefantino seduto sotto il vetro, un vecchio portadocumenti vuoto dei paesi dell'est,  un vecchio giocattolo in legno delle mie bimbe piccine appeso allo specchietto e varie altre cose, appunti sparsi, una biro, tabacco, accendini, monetine,  coriandoli, vecchie carte, fazzoletti di carta, filtri per le sigarette, stoffe, sacchetti vuoti… insomma un microcosmo. 

Tutte le macchine che ho avuto sono sempre state personalizzate, quasi animate attraverso un nome, dei vezzeggiativi, degli orpelli, oggi la mitica Twingo si chiama Freccia Azzurra (per deridermi un po’ per i miei innumerevoli viaggi tra la città, la casa, la scuola delle bimbe, la Corte Dal’, il lavoro, i parenti, gli amici ….).
Io e Freccia Azzurra maciniamo un sacco di km, mastichiamo percorsi e tragitti, ascoltiamo musica, corriamo tra un sito e l’altro e lei (la mia twingona) fedele e amica, mi segue, resiste, non molla, mi accompagna nelle mie attività, nel mio sentire, nella mia biografia. Mi affeziono sempre a queste piccole case ambulanti, di servizio, fedeli compagne di viaggi e pianti, giochi e lavori, amicizie e infinite solitudini.

Le mie macchine mi hanno sempre accompagnata fedelmente, strenuamente, indefessamente, sono sempre state pezzi di casa, di vita, di intimità, un non luogo ma anche IL LUOGO, dove ti ritiri come in un guscio di tartaruga e sei nel tuo regno.

lunedì 22 febbraio 2016

Borsetta o bagaglio?



In questi giorni mi ritrovo affannata a rincorrere mille cose che mi interessano o che devo fare (!!). Arrivo a casa issandomi in cima ai due piani di scale (due) con i gomiti, praticamente lancio le innumerevoli borse e borsette che mi porto dietro sul tavolo, piuttosto sconsolata.
Ecco proprio di questo volevo parlare: il bagaglio!
Il bagaglio non è una necessità solo per giri fuori porta, vacanze o viaggi, il bagaglio è quell'insieme di cose che potrebbero esserci utili quando non si è in casa.
Tenendo conto che ci sono giornate che esco di casa alle 7.00 del mattino e ci torno tra mezzanotte e l'una, necessito di un bagaglio!
Sono spesso basita vedendo simpatiche donne che vanno in giro con mini borsette, poco più grandi del mio portafoglio, leggere e felici. 
Mi domando come facciano.
Mi piace la canzone di Noemi "la borsa di una donna" che in qualche modo esprime un pò dell'universo che si nasconde dentro quell'appendice (la borsa) irrinunciabile per quasi tutte le donne (per me sicuramente).
La borsa, pensabile come primo bagaglio a mano della giornata, contiene infinite inutilità e  insieme infinite "indispensabilità". (mi piace questo termine vorrei registrarlo come neologismo... ma esisterà sicuramente già... ).
Tra gli oggetti irrinunciabili troviamo il portafoglio che come una matriosca a sua volta contiene parti intime, biglietti, carte ed altri oggetti, tra cui solo marginalmente compare il denaro, nel portafoglio poi è racchiusa la nostra identità, quei piccoli ricordi preziosi e soprattutto il bancomat. 
Poi tra gli oggetti borseschi ci sono i fazzoletti di carta, assolutamente indispensabili, capita sempre di finire in qualche bagno senza carta igienica o di versare una lacrimuccia occasionale, in questi casi il fazzoletto di carta salva la vita. Poi nella borsa non possono mancare uno specchietto e il burro cacao, anzi a dirla tutta sarebbe meglio un piccolo astuccio con i trucchi base, un elastico per capelli, una pinzetta e almeno un rossetto. Tra gli altri miei gadget del bagaglio a mano troviamo: gli occhiali da sole, le chiavi, una chiavetta (almeno) Usb, una penna o una matita (per quel che mi riguarda anche una serie di accendini e il tabacco) e per finire l'AGENDA... non si può andare in giro senza qualcosa su cui scrivere. 
Ah già, dimenticavo l'accessorio moderno irrinunciabile: smartphone e caricabatteria annesso. 
Bene questa è la dotazione minima di una borsa. da qui la mia immensa perplessità sulle mini borse a tracollo... 
forse qualcuno ha reso possibile la magia del gonnellino di Eta Beta? 
Perchè se così fosse farei carte false per averlo...
Va beh, questa è solo la borsa, oggetto che ci si porta via di casa sia uscendo per 5 minuti o 5 ore.
Quindi per giornate lunghe e articolate sono necessarie altre borse e borsette. Alla sera (quando va bene, se no al mattino di corsa maledicendomi di non averlo fatto alla sera) ripasso quello che mi accadrà durante la giornata. Penso a chi incontrerò. dove andrò, cosa farò... e a seconda il bagaglio cambia. Immancabile nella mia vita un libro (non si sa mai, potrei avere qualche minuto, potrei trovarmi in una sala d'attesa, potrei aver voglia di leggere), inoltre amo avere sempre con me la possibilità di disegnare, quindi nella mia borsetta da lavoro infilo un bel quadernone (per disegni e appunti), il libro di cui sopra, un astuccio con diverse penne, matite a punta morbida, pastelli a cera, temperini, forbici, colla, etc... (sempre per essere pronta a tutto, non si sa mai). Poi c'è la borsetta delle cibarie, in particolare in questo periodo dove per acquistare uno spuntino senza glutine e senza proteine animali dovrei fare un mutuo. Allo scopo ho una borsetta con dentro il pranzo, cialdine, acqua, mandarini, mandorle. Poi c'è il bagaglio tematico, la maglia o le pitture o la lana cardata o appunti vari o il portatile ( a volte tutti questi)... secondo quello che mi spetta alla Corte Dalì.
Non contenta, nelle giornate che non rientro a casa, spesso mi fermo per piccole commissioni o per comprare quelle due o tre cose che mancano (e si esce sempre dal supermercato con almeno una borsa piena e spesso anche un mazzetto di fiori perchè li adoro).
Quindi mi capita spesso che rientro a casa, caricandomi come un mulo (perchè fare le quattro rampe, ripide di scale due volte a fine giornata non ce la posso fare), insomma mi carico oltre modo, dovendo in alcuni tratti camminare di lato come un'egiziana e affannosamente guadagno la porta di casa. A seconda dell'orario di arrivo, vengo accolta o dalle bimbe festose che mi baciano e abbracciano sull'uscio, carica e ansimante e dal nostro cane (quando rientro dopo cena solo dal cane Pepe perchè le bimbe dormono), come posso raggiungo il tavolo e, come dicevo all'inizio, poggio pesantemente sul tavolo tutti i miei averi (borsa, borsetta, borsetta cibo, spesa, fiori, chiavi della macchina, eventuale regalino per le bimbe, maglia, libri...).
Mi rendo conto di avere un problema, mia mamma mi dice che ero così sin da bambina, quando andavo in giardino a giocare, mi caricavo come un mulo di pacchetti, borsette e sacchetti e mi trascinavo innumerevoli giochi che avrei voluto utilizzare (e che invece spesso mi venivano sottratti indebitamente dalle amichette non troppo amiche aggiungerei).
Insomma non so cosa vuol dire viaggiare leggera. Quello che è strano è che quando parto per una vacanza, la valigia con vestiti e scarpe è sempre minimale, non sono una maniaca dei mille cambi e dei possibili look da poter estrarre al momento giusto, però ho sempre grandi zaini con libri, album, colori, lane, quaderni.  Sono le cose che amo di più fare e non vorrei mai perdermi il tempo per poterle fare... poi magari succede che mi trascino un libro per giorni e giorni senza mai aprirlo... ma so che prima o poi ci incontreremo, in una lunga coda, in uno strano anticipo... 
Ricordo un anno che sono andata in vacanza in moto, è stato estremamente difficile organizzare il bagaglio, riducendolo al minimo indispensabile... sono riuscita a condensare tutto, ma mi è costato molto. 
Sono certa che ognuno ha le sue personalissime manie, quegli oggetti, più o meno ingombranti, con i quali non si vuole rimanere senza. 
E poi c'è la macchina... che può diventare un altro grande contenitore... ma questa è un'altra storia...

giovedì 18 febbraio 2016

Talenti? un regalo o un compito da onorare?

In questi giorni gli eventi, gli incontri e le attività hanno avuto un filo conduttore interessate: i talenti! 
Non importa che siano talenti da personaggio pubblico o di enorme successo popolare, quel che è interessante è che sono talenti, numerosi e diffusi, di persone comuni (seppur nella loro specialità intrinseca di esseri umanamente divini). Sono quei talenti così antropologici e insieme ontologici e insieme, alla fin fine, alla portata di tutti: il talento di mettere a proprio agio, di apparecchiare la tavola, di guardare attraverso, di sorridere con il corpo, di parcheggiare, di cambiare argomento, di far sorridere, di truccarsi gli occhi, di spiegare agli altri e non a se stessi, di dipingere, di cantare, di rivoltare le frittate (praticamente e metaforicamente), di arredare la casa, di essere eleganti (anche con un sacco addosso), di dire o fare (in assoluto) la cosa peggiore che si possa, di essere puntuali (sempre), di creare dal nuovo, di intuire il sentire dell'io altrui, di inciampare sui propri piedi, di cadere sempre in piedi, di ammansire gli animali, di sedurre gli uomini, di guadagnare denaro, di spenderlo, di cogliere l'attimo, di andare sempre oltre, di correre ai ripari, di fare la pizza, di spaccare il capello in quattro, di accogliere, di tradire, di ammorbare, di divertire... Tutti talenti, tutte sfumature dell'essere, non parlo di grandi talenti artistici da opere immortali o premi nobel, parlo di tutte quelle atmosfere che solo quel particolare essere umano riesce a creare in una stanza (positive o negative che siano).
E mentre in questi giorni ho letteralmente incocciato in diversi e variegati modi di interpretare e personificare il talento, mi sono meglio documentata e sono andata a rileggermi la parabola dei Talenti, sono andata sul dizionario a ricercare il significato preciso di questa parola, ho pensato e riflettuto... Ecco cogliere pienamente l'amore del Cristo, piuttosto che il giudizio di valore, non è semplice nella parabola che ho citato... ad una prima lettura può sembrare che il giudizio del Signore sia benevolo solo per chi è in grado di "far fruttare i talenti", infatti i primi due servi che hanno raddoppiato i talenti che gli erano stati lasciati, vengono accolti nella casa del Signore, mentre l'ultimo servo che ha solo conservato (sotterrandolo) il talento offerto, è stato respinto con decisione. Ecco, in un primo momento si potrebbe avere un piccolo sentimento di ribellione, ma come, ma il famoso detto delle pecorelle smarrite, la faccenda del figliol prodigo che sperpera... dove sono finiti? Penso che l'accento da porre sia un altro, io credo che questa parabola parli della Fede, della Fiducia in quanto di unico, bello, divino ci sia in noi. La questione non è quanto hanno fruttato i talenti, piuttosto è importante il COME siano stati accolti questi talenti, appunto con fiducia, assumendosi il rischio di sperperarli, di perderli, di esaurirli. In qualche modo, soprattutto chi di talento iniziale ne aveva solo uno, avrebbe potuto investire con Coraggio (che ricordo ha una radice con la parola Cuore). Non era importante farli raddoppiare o fruttare, ma semplicemente Usarli! Ecco questo per me è il Talento!  
Che poi corrisponde all'onorare la vita stessa e pensando che il Cristo è il giudice del Karma potremmo tradurre questa richiesta di conto e ragione dei talenti come una domanda molto precisa... 
ovvero ti  si chiede: hai onorato te stesso? (hai perseguito nella vita quello che ti eri prefissato?)
E in questi giorni in cui mi trovo affaccendata e di corsa, frastagliata tra impegni di natura diversa, mi ritrovo in una strana alternanza di sospensione temporale, attesa e "fermo immagine" fino ad arrivare a corse inaudite sopra lo spartitraffico per andare a prendere le bambine a scuola o aprire la Corte Dalì per accogliere persone che vengono a esprimere talenti diversi.
E ancora mi ritrovo a parlare di curva biografica sottolineando il periodo (e anche l'anno preciso) dove si verifica "la crisi dei talenti", mi ritrovo a parlare con donne bellissime (nella loro capacità di accoglienza del prossimo) che continuano a fare passi indietro sui loro talenti per lasciar spazio agli altri, e che meraviglioso talento è questo? Forse uno dei più belli e materni che ci siano, rimanendo nella parafrasi mistica, lo paragonerei ai sofferti passi indietro della Madonna... madre in prima istanza (ancor prima che immacolata). Mi rendo conto che potrei risultare quasi blasfema ma non è questo l'intento. E' una mia interpretazione perchè credo fortemente nell'Amore che fonda ogni biografia umana e la Terra stessa. 
In questi giorni, di necessari colloqui forzati, ho visto innumerevoli volti, persone che si svalutano, altre che hanno una grande fiducia in se stessi, altri ancora che si lasciano sopraffare dalla paura o dai ruoli. E poi ci sono le mie compagne di avventura, tra una domanda e l'altra, un'attesa e una battuta ci stiamo senz'altro incrociando, impastando, raccontando e sono momenti belli... di condivisione, di apertura, di comunione... seppur intrise di altro in questo non luogo...ci regaliamo vicendevolmente un momento eterno, intimo... e anche questo è un talento.
E con le mani impastate nel rosso violento, strisciando con la spatola sul foglio, calcando la mano sui toni dell'ombra è nata la mia pittura e ci intravedo il mio talento che raccoglie i miei talenti... sicuramente sono INTENSA, in qualche modo dura, ma comunque nel calore... Daniela usa il tuo talento... in ogni caso... qualche volta brucerai, qualche volta approfondirai, qualche altra volta sbaglierai e ancora, forse, ti specchierai nel tuo dondolare nella calda tenebra del tuo sentire, ma è il tuo talento ed è giusto onorarlo...e allora va tutto bene, è tutta esperienza... 


domenica 14 febbraio 2016

SEI EURO!

E così come gennaio trascorre lento e sornione, febbraio, come di consueto vola in un soffio. Non ho fatto in tempo a gioire del cambio mese che in un battibaleno eccoci già qui a metà. 
Il carnevale è passato (meno male, è una festa che non amo molto), San Valentino è agli sgoccioli e ci siamo anche già sbubbati il Festival.
Sono giorni intensi questi (e mi domando quali non lo sono, che sia per biografia personale, eventi esterni o incontri densi, sono SEMPRE giorni intensi). 
E' un mese ormai, posso quindi parlarne con maggiore dettaglio, è un mese che ho intrapreso un regime alimentare vegano e senza glutine. 
La mia scelta non nasce per la salvaguardia degli animali, o perchè sono celiaca o perchè è molto di moda, o perchè voglio perdere peso (questo però è un effetto secondario che apprezzo moltissimo).
E' una questione di salute e consapevolezza.
Si sente molto parlare del fatto che attraverso l'alimentazione si possono curare molti mali (e in verità anch'io ne parlo molto). Insomma l'industria alimentare ha costruito intorno a noi una trappola mortale ben nascosta e imbellettata di gusto, sapore e convivialità. 
E' successo qualcosa nella nostra storia dove, in occidente, ci sono i più alti numeri di obesi e nel contempo di problemi di denutrimento. Mancanza di sali minerali, vitamine e sostanze fondamentali, (ossigeno nel sangue ad esempio!!!!). Sempre di più ci nutriamo di cibo industrializzato, morto, privo di sostanze nutritive vive, demineralizzato, deprivato, predigerito, colorato, pompato e chi più ne ha più ne metta.
Quindi la mia scelta nasce da un desiderio semplice: per prima cosa è necessario disintossicarsi, fare ordine, mettere a posto, semplificare. 
E così in questo ultimo mese ho mangiato semplicemente: riso integrale, polenta, legumi, verdure, frutta secca e semi vari.
Inizialmente è stato semplice, provenendo dalle vacanze natalizie, era gradevole alleggerirsi un pochino e ricominciare a respirare normalmente. Pian piano ho apprezzato la lucidità mentale dovuta alla mancanza del corrotto glutine ed ho apprezzato i primi risultati sulla bilancia. 
Dopo un pò però ho cominciato ad avere fame. Mi sono resa conto che quella sensazione (sgradevole in verità) di pancia piena, senza pane, pasta e lievito, non arriva mai. 
Ho riflettuto a lungo e mi sono resa conto che, nonostante i miei 46 anni suonati, traduco i miei bisogni e i miei desideri come la mia piccolina che di anni ne ha 6. Infatti la mia piccoletta, quando vede qualcosa che le fa gola, dice di avere fame. Ecco! Questa semplice parolina bistrattata... fame? No non è fame, le dico... eppure anch'io riconosco la voglia di mangiare come fame, anch'io riconosco il desiderio di golosità come fame, anch'io ho bisogno di sentire la pancia piena per sentirmi sazia. 
Questo è il passaggio più difficile da superare... ma c'è stato qualcosa che mi ha aiutato non poco. 
Ero in un bar, desideravo qualcosa di croccante da mettere sotto i denti, perchè senza glutine quasi nulla è croccante, quando in un espositore ho visto dei crackers senza glutine e senza proteine animali. Avevano una bella confezione gialla e una faccia invitante. Mi sono avvicinata pensando - ma sì, dai, prendiamo sti crackers - ho guardato il prezzo e non potevo crederci, ho guardato meglio, no ho visto bene: 6 Euro! 
Sei euro? Come sei euro... sei euro? Sei euro? Sei euro! SEI EURO!
Ovviamente non li ho presi, ed ho raccontato a molti di questa mia mistica esperienza. A casa la piccolona arrivati ad un certo punto mi ha chiesto, sentendomi parlare con Cristian - mamma perchè continui a dire 6 euro...-
Naturalmente non ho coinvolto più di tanto la mia piccolona, ma rimango esterrefatta, sei euro è una cifra fuori di testa per un pacchetto di crackers, lo sarebbe per una scatola intera, ma per un unico piccolo pacchetto è davvero un furto. Sono sicura che il barista abbia ricaricato sul prezzo caricandoci la mano (giusto un pò), ma al di là di questo, ho potuto vedere da vicino come funziona il mondo dell'industria alimentare, la giostra dei bisogni costruiti a tavolino, l'economia della follia, dove il rispetto e la sensatezza naufragano tristemente. Gli uomini faticano sempre più a digerire e metabolizzare le porcherie che ci vengono propinate senza ritegno, ma che problema c'è? Inventiamoci subito una nuova fetta di mercato con i prodotti fatti apposta per loro (ancor più sofisticati). E facciamoglielo pagare salatisssssssssssimo ( 6 EURO).
No, non è questa la via: è necessario lavorare sulla consapevolezza, sul senso di vuoto, ricordarci che dobbiamo nutrirci e non soddisfare il principio del piacere. Che non è necessario abbuffarsi, che si può gustare, apprezzare, stare insieme agli altri, mangiare senza necessariamente rovinarsi la salute e distruggere il pianeta. Come dicevo questo incontro con i crackers mi è stato di molto aiuto, perchè ha rinforzato la mia motivazione ad ascoltare meglio i miei bisogni e le mie voglie. E alla fin fine non ho davvero voglia di nulla in particolare. 
Una cena preparata a base di cereali integrali, verdure e legumi, condite con spezie ed erbe profumate, diventa una tavola imbandita, variegata e colorata. Certo bisogna dedicare del tempo alla preparazione, avere un pò di fantasia, documentarsi un pò... (questo sito è illuminante)  non è come preparare un cibo precotto con una girata nella padella... ci vuole, amore, fantasia, creatività, dedizione... eh beh... tutte queste energie solo per nutrirsi e nutrire i propri cari? SOLO....? Sì, credo di voler dedicare tutte queste energie al nutrimento delle mie figlie... al mio...
Credo che anche per il cibo, come per ogni altra cosa, l'integralismo sia eccessivo, ma è necessario scegliere con cura e prevalenza.


Finito il periodo di disintossicazione, ovvero almeno 42 giorni, ci penserò: reintrodurrò dei cibi per vedere gli effetti che  faranno al mio benessere, ma in linea di massima, credo che questo sarà il modo prevalente in cui mi nutrirò. E nel frattempo sono ben lieta di risparmiare qualche animale, di non concorrere alle coltivazioni di foraggio che devastano il pianeta. Ma non voglio cadere nella rete degli sciacalli del Gluten free... non penso sia necessario.
Credo che si debba imparare di nuovo a gustare pienamente la bellezza del nutrimento, del cibarsi per onorare il nostro corpo: il tempio dell'essere!

martedì 9 febbraio 2016

Telecamere nelle scuole? No grazie...

Argomento spinoso questo! Negli ultimi giorni si è diffusa a macchia d'olio la paura, l'indignazione, l'inquietudine e il bisogno di trovare, scovare, stanare, tutti i colpevoli del mondo. 
Faccio un atto di coraggio ed esprimo il mio più grande dissenso all'introduzione delle telecamere nelle scuole e nei vari istituti.
So che potrò ricevere insulti e critiche per quanto sto per dire, ma voglio ugualmente portare il mio pensiero, un altro punto di vista.
Non voglio colpevolizzare nessuno ma: chi è vicino (molto vicino) ai bambini, a persone svantaggiate, inermi, si trova in una situazione di cura ed accudimento. Che siano figli piccoli, disabili o anziani, le nostre persone care le conosciamo bene, nei loro comportamenti, nelle sfumature del sentire. Qualora accada loro qualcosa di "perturbante" si trovano segni nelle loro abitudini (sonno, appetito, bisogni fisiologici), nelle loro espressioni di ogni genere (disegni, canti, sguardi, entusiasmi). Non è necessaria la parola per comunicarci il malessere, nell'amore e nell'attenzione, ci si accorge se portiamo i nostri cari in un luogo che non amano, di cui hanno ambascia e terrore. (perchè è questo che crea la violenza). E non sto affermando che le persone di cui si sente narrare non se ne sono accorte, perchè se noi possiamo (inorriditi) visionare certi video violenti, è perchè qualcosa è stato segnalato, perchè sono iniziate delle indagini e degli accertamenti. 
Sento già il coro dei dissidenti, beh ma se non hai niente da nascondere perchè non vuoi le telecamere?
Non si tratta di qualcosa da nascondere o meno, si tratta di una questione di fiducia, nell'umanità tutta. Non posso e non voglio credere che questi fatti siano così diffusi... se invece lo sono, allora non sono le telecamere che dobbiamo mettere, ma sono proprio questi luoghi che dobbiamo chiudere. Insomma se delle persone, preposte ad un lavoro educativo e/o di cura, che hanno liberamente scelto la loro professione, abbassano così tanto il loro essere umani, se si lasciano prendere da una follia ferale e, soprattutto, questo, succede spesso, c'è qualcosa che non va nella nostra struttura, nel modo di pensare i luoghi di cura e/o le agenzie educative. C'è qualcosa di sbagliato nel nostro modo di formare o selezionare gli operatori, c'è qualcosa che non va! La soluzione non è la sorveglianza, un deterrente, la paura di essere visti. Non possiamo essere poi tranquilli. Se pensiamo possibile che, la maestra a cui affidiamo quotidianamente il nostro amato pargolo, sia capace di aggredirlo fisicamente e psicologicamente, una telecamera mi farebbe sentire più tranquilla?
Invece come si sentirebbe quella maestra, che quasi sicuramente è brava e amante del suo lavoro, come si sentirebbe se osservata, sorvegliata, verificata, frammentata... insomma la naturalezza, la relazione, la fiducia (ripeto) dove vanno a finire?
E' come se volessimo sempre sbirciare da qualche buco della serratura la vita degli altri, fossero anche i nostri figli, nascondendoci dietro l'alibi della sicurezza e del garantismo.
E poi perchè tanta sorpresa di fronte all'omertà delle colleghe, quando tutti noi siamo silenti di fronte a continue ingiustizie e vessazioni che quotidianamente vediamo? Chi si sente di dire che di fronte ad un'ingiustizia si schiera solitaria al fianco del malcapitato?
Non voglio fare polemica e neanche difendere le persone violente che hanno tradito la loro missione, la loro professione... 
Però voglio pensare, credere, illudermi (forse), sperare e immaginare che nel mondo la maggioranza delle persone che incontro, vorranno bene alle mie figlie, che le aiuteranno, che sorrideranno loro... altrimenti forse è meglio andare a vivere su una montagna... ma non penso sia così... e vorrei che le mie figlie crescessero con l'idea che il mondo è un luogo del possibile e pieno d'amore.


domenica 7 febbraio 2016

Uno strano fine settimana

Uno strano fine settimana, completamente dedicato alla famiglia, allo stare insieme, morbidamente, mollemente, nel fare poco o nulla. 
Uno strano fine settimana come se aspettassimo qualcosa, e invece non aspettavamo nulla. e andava bene così, insieme. 
Uno strano fine settimane con le bimbe saltellanti tra un gioco e l'altro, tra le braccia mie, quelle della mia mami, della zia, del cugi, del bel cane Pepe...
Uno strano fine settimana, dove finalmente è arrivato un pochino di freddo invernale, e a febbraio si imbianca il Monte orsa e  finalmente sentiamo ticchettare sui lucernai delle mansarde.
Uno strano fine settimana dedicato ai fornelli, per sperimentare sempre più, sempre più approfonditamente, pietanze mirate più al rispetto del nutrimento che del fagocitamento, cercare il gusto, il piacere, la convivialità, pur rimanendo nel rispetto del corpo.
Uno strano fine settimana, dove tutto è sospeso, per qualche ora, per qualche giorno, eppure tutto fermenta: conferenza e pensieri, chiacchiere intense con amici e parenti. 
Ed è domenica sera, il momento di raccogliersi un attimo e immaginare il tempo che viene.
Oggi caro Cugi è stato infinitamente piacevole averti qui, rapito dalle mie figlie, attanagliato (poco) dal cane, concentrato nella musica con Cristian, bello come sempre, con quella risata così profonda che contamina subito quei tuoi occhi ridenti. Presente a te stesso e a noi... come diceva Richard Bach? 
"... non sempre gli appartenenti alla stessa famiglia nascono sotto lo stesso tetto..." 
E questo per me è vero assolutamente, ripetutamente e tu, Cugi, sei uno di questi... anche Daniele, anche la mia amica Sara, anche il caro Davide, anche Claudia e Daniela... e tanti e tanti e tanti altri ancora...
Famiglia, desidererei ardentemente far parte della famiglia delle mie figlie anche quando cresceranno e il legame di sangue (giustamente) si affievolirà, ma so che, se così non fosse, non posso farci niente. Ci sono affinità elettive nella vita che, si sa perfettamente,  hanno una radice familiare "altra" e non si può decidere prima, non si possono indirizzare.
E vorrei stare ancora un pochino in questo strano fine settimana, vorrei soffermarmi ancora un pochino, impastarmi e imbastirmi ancora un pò con le persone che amo...

sabato 6 febbraio 2016

Parlo di armonia: viva la vida

Gennaio si è concluso ed è cominciato un nuovo mese, baldanzoso, felice e denso di eventi di ogni genere. Poche manciate di giorni e l'atmosfera è completamente cambiata. Questo inverno strepitoso, senza tregua, pieno di istanti incommensurabili è ben rappresentato dal sorriso immerso e intenso di David Garret che accarezza e graffia il suo violino. Un inverno dove si mischiano la passione, la luce, la tenebra e il germogliare di nuova vita.
E scrivo stasera di doni e amicizie, di sfioramenti a distanza e di sincronie di vita. Parlo di te cara amica che con un semplice messaggio hai dato valore al mio scrivere, un dono immenso... sapere che questi momenti miei in cui cerco di tradurre in parole il sentire, in cui provo a offrire un punto di vista sulle esperienze, possano esserti stati di aiuto in momenti disumani, dove il mondo sembra crollare... e lei la piccina ha già cominciato ad elargire se stessa al mondo, portando sincronicità, appunto, amore... ieri amica mia ho letto il tuo messaggio e mi si sono colmati gli occhi di lacrime per la dolcezza, per la gratitudine... e vi penso da ieri... a te e alla tua bella famiglia... 
Parlo di una dottoressa innamorata della sua disciplina, piccola e minuta, ma grintosa e determinata, mentre illustrava, a 40 persone immobili e attente, la pachidermica struttura dei 12 sensi di Steiner. Rapita ti ascoltavo e cercavo di cogliere ogni sfumatura della tua passione, del tuo studio, del tuo approfondire un tema fondante della natura umana. E' stato bello, eravamo lì, amici e conoscenti, il cugi, Cristian, nell'aula della piccolona (e vedevo spiccare la sua pittura, notevole e vibrante) ed è una melodia per le mie orecchie sentire come siamo tutti collegati, vicini e perfetti nella luce. Ecco cosa mi porto di nuovo dopo la conferenza di ieri... le forze cosmiche ci arrivano, attraverso i 12 sensi, sotto forma di luce... in modo specifico e diverso per ogni senso, ma come luce... e non so spiegarlo ma lontanamente, a livello intuitivo (perchè la mente per fortuna non ce la fa) comprendo cosa vuol dire. Sento come una sensazione di calore e grande saggezza in questo pensiero di luce... la luce che è portatrice per tutta l'umanità di potenti forze nutritive e conoscitive. E penso quanto sia importante studiare, parlare, raccontare, approfondire questi temi per l'umanità tutta. E ringrazio questa dottoressa che ha svolto un lavoro immenso per dare un senso organico a questo pensiero, rendendolo il più fluido e vivente possibile.
Parlo anche di te, bellissima donna mite, ogni giorno ti vedo in ufficio ed ammiro infinitamente la tua capacità di dare SEMPRE il beneficio del dubbio a tutti. Uscivo dal mio ufficio e ti ho vista lì in fondo che camminavi con quella tua andatura ballerina ed ho pensato a quanto sei bella, sempre disponibile ad ascoltare, a comprendere davvero, precisa e affidabile, ti dedichi ad ogni tuo compito, che ti piaccia o meno. Sto imparando tanto da te, giorno dopo giorno, e mi soffermo a pensare a tempo addietro quando non ti vedovo quotidianamente e mai avrei immaginato tanta ricchezza... e mi soffermo ancor più a pensare... mai dovremmo lasciarci sfuggire la possibilità di cogliere quanta bellezza c'è in ogni essere umano. Grazie Margherita che mi hai donato tutto ciò, piano piano, ascoltandomi, seria e presente, offrendomi sempre un altro punto di vista.
E parlo di voi, bambine mie, che crescete così velocemente, mi soffermo in quello sguardo pieno di aspettativa, in quel sorriso che attende conferma della pienezza, mentre mi porgi il tuo primo lavoro di modellaggio con la creta, la tua prima sfera, e lo poni felice nelle mie mani, piena di amore per la tua creatura, con lo sguardo pieno di meraviglia e orgoglio, e sempre tu, mentre gorgheggi in francese piccole frasi, felice di mostrarmi quanta strada stai facendo... tu e la tua sorellina mentre vi travestite per la festa di carnevale, certe che sarà un grande divertimento, sapendo aspettare, sapendo accogliere le sfumature, i momenti. E quanta bellezza c'è nel crescere un bambino, nel sapersi concedere di soffermarsi, nonostante la vita che corre, questi momenti impagabili, dove con sguardi ricchi di vita vi affacciate nel mondo. La piccolina che è entrata coraggiosamente in una nuova era, è caduto il primo dentino, tenace e determinata ha spinto, tirato, lasciato che il papà la aiutasse e tac... anche per lei il primo dentino è andato, passaggio in una nuova dimensione di bimba grande... grazie piccoline mie di rendermi così viva, così vera.
E parlo di me che traballo, piena di fatica, con la febbre sul labbro, mentre cerco di emergere da tutte queste compresenze, mentre dipingo insieme ad altre persone, mentre lavoro in gruppo, mentre faccio armonizzazione, mentre cucio una bambola insieme ad altre mamme, mentre ascolto le conferenze, mentre lavoro a maglia, mentre mi concentro sulla dieta disintossicante, mentre lavoro, mentre studio libri sulla biografia, mentre mi occupo di mantenere viva la casa dell'arte sociale, mentre mi affanno tra Besano e Varese con la macchina, più volte al giorno, mentre scrivo e mentre sono una mamma, un'amica, una figlia, una sorella... parlo di me che cerco di essere sempre presente e non superficiale o distratta e mi domando se riuscirò sempre a mantenere questo ritmo... per ora è bello, nutriente (anche se accuso a momenti e l'herpes sul labbro me lo ricorda)... e ringrazio la grande forza che mi è stata donata, la velocità e la curiosità per il mondo. So che finchè sarò in grado di immaginare e desiderare avrò poteri magici... e questo sarà sempre vero finchè sarò accompagnata da tutte le stupende anime di cui ho parlato e, so che sarà, di tutte quelle che ancora incontrerò

mercoledì 3 febbraio 2016

Arte come nutrimento dell'anima


 Una delle frasi che amo di più ripetere, attribuita a S.Francesco D’Assisi è la seguente:
“Chi lavora solo con le mani è un operaio; Chi lavora con le mani e la testa è un artigiano; chi lavora con le mani, la testa ed il cuore è un artista.”
Sono necessarie delle precisazioni: ovviamente questo, (da parte mia ma penso che anche S.Francesco converrebbe) senza alcun giudizio di valore su operai e artigiani, anzi il loro lavoro è fondamentale perché ognuno di noi abbia la possibilità di fruire di utensili, beni di conforto e suppellettili varie. (dai tempi dei tempi, con differenziazioni nel tempo sul livello dei bisogni).
Quello che invece mi interessa sottolineare è il fatto che l’arte, definita in questo modo, comprende (ovvero prende con sé) tutte le sfere dell’essere umano, ovvero pensare (testa), sentire (il cuore) e volere (le mani). Quello che mi piace assai è il fatto che l’arte, in questo modo, è interpretata e/o rappresentata come massima espressione dell’uomo, come sinergia di forze, come equilibrio di manifestazione dell’individualità.
Volendo riformulare il pensiero (per meglio chiarirlo a me stessa, lungi da me voler migliorare o spiegare un concetto così ben definito dall’illustre Santo), insomma volendo discriminare al meglio il concetto, fra i tanti che affollano la mia mente, l’arte si realizza quando utilizzo le mie forze di volontà nelle mie azioni, pensandole e progettandole intenzionalmente con la mente e intessendole del mio amore, della passione del cuore.
In questo modo l’arte è il veicolo ideale per qualunque processo formativo, auto educativo, auto curativo e terapeutico, espressivo e comunicativo del sé.
Solo attraverso l’arte è possibile attraversare il mondo, toccarlo e farsi toccare.
Conoscere me stesso e conoscere l’altro da me… il bambino è sempre un artista, lui agisce nel mondo sempre con tutto se stesso anzi, per la precisione, nelle forze di volontà prima e in quelle del sentire dopo, il bambino costruisce la qualità del suo futuro pensare.
Insomma tutte queste premesse per sottolineare come l’arte, secondo me, dovrebbe essere il pane quotidiano che nutre ogni individuo: non dovrebbe mancare in ogni scuola di ogni ordine e grado, non dovrebbe mancare in ogni giornata di ogni persona, non dovrebbe mai essere sacrificata per nulla, non dovrebbe mai essere sconsacrata. Sì perché l’arte è quello spazio sacro dove l’uomo esprime il suo essere divino.
Ogni giorno potremmo diventare creatori di pace e bellezza, secondo le nostre attitudini: facendoci attraversare dalla musicalità nel canto e nell’armonia sinuosa della danza, permettendoci di risplendere dell’energia dei colori, onorando la nostra capacità di parlare dando valore, peso e vita al nostro discorrere e dialogare, attingendo a piene mani nelle nostre capacità plastiche scolpendo e modellando biografie di vita, pagnotte di pane, fatine di lana, maglioni, giocattoli in legno, cogliendo nelle immagini l’infinito e la spiritualità dell’armonia…. Eccetera … eccetera … eccetera… eccetera….
Tutta questa dissertazione per introdurre, infine, tutta la gioia, la pienezza, la soddisfazione, la gratitudine, la completezza e l’esaltazione per il laboratorio artistico che ieri sera si è avviato alla Corte Dalì.
Grazie alla bravissima Anna Triacca che ci ha condotte con maestria e delicatezza nella sperimentazione della materia, nei meandri del nostro essere, giocando con il colore, con la luce e l’ombra, con i pieni e con i vuoti, con l’esserci e il lasciarsi andare, nel raccoglierci insieme e nello sprofondare nell’individualità.
Abbiamo individuato come tema conduttore di questi incontri il “prendersi spazio”, uno spazio per se stessi, uno spazio per creare, uno spazio come vuoto che collega due pieni, uno spazio dove è possibile la luce, dove è possibile essere unicamente, divinamente, intrinsecamente se stessi.
Non uno spazio dove “dover fare” qualcosa o “fare la cosa giusta”, ma uno spazio del possibile, un luogo (o un non-luogo) di gioco, di realizzazione, di esistente.
Abbiamo sperimentato i colori (primari) ad olio, dalla semplicità abbiamo dovuto creare il marrone della terra e, tra materia e gesto, far emergere lo spazio, il vuoto, la luce.
Nel giorno della Candelora, dell’Imbolc abbiamo individuato questo germogliare (sul foglio e dentro di noi) di vita pulsante, di nuovo, di avvenire, di noi.
Sono state due ore intense, vive, vere, significative, sono state due ore di incontro con sé e di comunione con l’altro.
Nello spazio accogliente e caldo della Corte abbiamo acceso delle candele, inondato il locale di profumo di olio di lino, di intensità, di amore, di arte!
Per me è stato molto interessante piroettare tra un’attività e l’altra, tra una persona e l’altra, perché subito a seguire ci siamo incontrate anche con il gruppo GIROMAGLIA, un laboratorio di arte manuale dove, grazie alla maestra Cristina Pusceddu, ci sperimentiamo nella saggia arte dell’intreccio, della tessitura, della realizzazione, attraverso la volontà e la costanza creiamo pezzi unici: cappelli, scaldacollo, coprispalle, poncho, maglioni. Insieme chiacchieriamo e, nel contempo, ci concentriamo nel seguire un flusso, un filo, una direzione, un progetto. Un’arte interessantissima quella della maglia e dell’intreccio, dove pensiero e mano (artigiano) si concordano perfettamente, trovarsi in gruppo è l’ideale coronamento per introdurre anche la sfera del sentire, trasformando l’attività in una vera e propria arte.



Sono felice, grata, fiduciosa: la Corte Dalì, la casa dell’arte sociale, può davvero essere la casa delle arti, della condivisione, del sentire, dell’esserci ed è un bellissimo sogno che voglio alimentare con tutta tutta tutta me stessa. Grazie a tutto e a tutti quelli che mi aiutano e mi accompagnano nel costruire questo bellissimo percorso… questo sogno di arte vivente.


martedì 2 febbraio 2016

Affrontare il divoratore...

Sono certa che tutti sanno di cosa sto parlando, ognuno ha il suo, uno o più di uno... il divoratore, quella parte di noi che è capace di ingurgitare e maciullare ogni cosa: o tonnellate di cibo, o decine e decine di sigarette, o infinite ore di schermo (televisivo o  pc), o relazioni consolidate, persone amate, buoni propositi, autoderminazioni, amici, minuti, ore, settimane, mesi... anni di vita. 
Il divoratore è quella parte di noi che si intromette nella nostra vita e ci mette a tacere, ci ruba la scena e fa scempio della nostra vita. 
Ci addormenta, direi quasi che ci narcotizza e abusa della nostra debolezza, dei nostri punti deboli per fare polpette di quello a cui aneliamo, della strada che davvero vorremmo percorrere nella nostra vita... e quel che è peggio è che siamo sempre noi che, deboli ed indifesi,  non sappiamo fronteggiarlo e lo lasciamo fare. 
Non vi è mai capitato di litigare con la vostra persona amata e dire parole taglienti come coltelli, sapendo di ferire, domandandovi, proprio mentre che lo fate, perchè, perchè diciamo quelle cose, che non le pensiamo davvero... perchè?
Non vi capita mai di rinunciare a una bella giornata di sole, nascondendovi dietro alla stanchezza, per poi non fare proprio nulla e bollirvi in qualche insulso intrattenimento che vi svuota, non vi nutre, semplicemente vi lascia galleggiare?
Non vi è mai capitato di proporvi mille obiettivi, semplici o difficili, e di non realizzarne neanche uno? di cincischiarvi nel nulla e semplicemente rimandare? Con chissà quale scusa... 
E ancora non vi è mai capitato di ripetervi silenziosamente, tra voi e voi, mille parole di scoraggiamento? ripetendovi che non ce la farete mai, che tanto è tutto inutile, che è troppo dura, troppo difficile e che in fin dei conti voi siete fatti così?
Ecco in tutte queste occasioni il divoratore è lì con voi, si nutre dell'indolenza, del senso di sconfitta, della frustrazione... sempre più grosso e pasciuto, sorridente e sarcastico, sapendo di essere un parassita, di vivere della vostra forza e della vostra volontà.
Ecco, c'è un momento della vita che il divoratore va affrontato.
Non c'è un momento giusto, ognuno ha il suo. 
Quando diventa intollerabile pensare che la vita scorra senza che voi riusciate ad intervenire davvero o realizzare i vostri sogni. 
Quando sentite di non riuscire a vivere la comunione con gli altri umani. 
Quando non riconoscete più la bellezza della terra e della natura. 
Quando divorate i vostri figli, giovani virgulti, e senza accorgervi li schiacciate sotto il peso della vostra inettitudine. 
Quando gli anni passano e non ve li ricordate. 
Quando non avete progetti che vi accendano di passione. 
Quando vi svegliate già stanchi e schifati dal lavoro, dal compagno, da voi stessi. 
Quando sentite che la vita ha un altro significato... 
ecco, basta uno solo di questi pensieri per decidere di affrontare il divoratore e lasciarlo morire di fame... perchè è tanto difficile? Perchè ci costa un esercizio faticosissimo di volontà e dobbiamo esercitarlo quotidianamente. 
Perchè siamo esseri liberi e potenzialmente possiamo fare, avere, essere quello che vogliamo... ma dobbiamo sceglierlo! 
Il male è un'omissione di bene... null'altro! 
Ma non è mai tardi... ogni istante è buono, ogni vita è ben spesa se con un passo di danza, una piroetta, una fugace pennellata o un soffio di vento cambiamo le carte in tavola: scacco matto al divoratore e lui, in una piccola contorsione (sì perchè è piccola alla fine) scompare denutrito... è alla portata di tutti... un soffio per affrontare il nostro divoratore e conquistare la libertà di....!