...curioso nel mondo!!!


...curioso nel mondo!!!

I gatti sono curiosi, sornioni, saggi e liberi.



La ricerca continua del filo conduttore del significante

mi porta ad infilare i baffoni in molti luoghi interessanti...







lunedì 8 luglio 2013

Percorsi del volere: cucire una bambola di stoffa!



Derviscio


 Riassumendo: a parte il fatto che mi sembra di vivere come un derviscio, in questo moto perpetuo del sentire, in questa danza rotante delle relazioni e quindi diventa estremamente difficile seguire un filo logico degli eventi…

Premesso questo volevo soffermarmi su una settimana molto particolare appena vissuta: ho trascorso cinque mattinate in un gruppo di donne per fare la classica bambola steineriana da vestire.

Qualche settimana fa una cara amica della compagnia dell’ago mi aveva annunciato questo simpatico corso intensivo.

Avevo già fatto una di queste bambole, l’avevo cucita e preparata con tanto amore per la mia Piccolona un paio di anni fa, a Natale Gesù Bambino l’aveva portata e lei la chiamò Sofia, fu subito un grande amore.

Per la Micina piccola nel frattempo sono arrivate altre bambole: bamboline in miglio e lavanda e la Titti (sempre fatta da me, bambola con pigiamino). Era un po’ che pensavo che era arrivato il momento di confezionare La Bambola della piccina e quando Arianna ha parlato del corso mi sono illuminata. D’istinto le ho detto che avrei partecipato.

Questa settimana (appena trascorsa) è stato come un profondo e significativo viaggio interiore (solo parzialmente inaspettato).

Per iniziare ogni giorno mi dovevo svegliare di buon mattino perché il corso si teneva a due (e dico due) ore di macchina da casa mia!!!! (se non è buona volontà questa). A metà strada mi incontravo con Lilli che ha partecipato a questo processo insieme a me.

Quindi (grazie anche all’ausilio prezioso della tecnologia, ovvero con il navigatore) ci siamo addentrate in quel di Invorio per giungere in questo ameno quanto sperduto paesino di Barquedo. Se non fosse stato per il petulante e preciso navigatore quando ci siamo ritrovate in stradine larghe quanto la vettura che si snodavano tra boschi e prati incontaminati, avremmo sicuramente girato la macchina convinte di esserci perse.

Invece eccoci giunte in questo luogo molto grazioso, un piccolo spazio erboso con annessa piccola baita con tutti i confort desiderabili (tavoli, toilette, piastra per il caffè etc).

Abbiamo incontrato le due donne (madre e figlia) che tenevano il corso: Marinella e Manuela.

Ci siamo sedute all’aperto intorno ad un tavolo in legno e le maestre ci hanno mostrato delle bambole finite, erano bellissime e complicatissime da fare…..

Manuela ha introdotto il lavoro offrendo qualche spiegazione sul perché proprio queste bambole (che presuppongono un grande lavoro) e non le semplici bambole comprate (persino quelle di stoffa).

In prima istanza il solito discorso sulla differenza percettiva tra plastica e materiali naturali. Il bambino ha bisogno di incontrare (nelle sue sperimentazioni, nei vissuti, nel gioco) qualcosa che gli porti incontro la verità, il “vero” che c’è nel mondo. La plastica è una sostanza derivata, costruita e non ha una vera corrispondenza (in termini percettivi, energetici, tonici) con la realtà naturale che ci circonda. In modo particolare la bambola, rappresentando la figura umana, ha una necessità intrinseca di verosimiglianza con la realtà vivente. Una bambola steineriana è fatta di cotone, lana naturale e soprattutto di calore e amore umani.

Nessun giocattolo prodotto in una fabbrica o in serie ha in sé quelle caratteristiche animiche che possiede un gioco costruito con il sentire, l’amore, il volere e l’intenzione di un individuo.

Dopo questa breve e giustissima introduzione siamo partite nella “volontà”, abbiamo cominciato a cucire le varie parti in maglina color incarnato (gambe e corpo, braccia e testa).

Detto così sembra una cosa semplice, in verità bisogna cucire con punti piccoli, precisi e saldi perché la bambola non si “apra” tra le mani giocose di un bimbo. Abbiamo utilizzato il punto “macchinetta” o punto “indietro” che dir si voglia e abbiamo cucito con grande cura ed attenzione. Abbiamo impiegato tutta la mattina ed è stato molto faticoso (alcuni, tra cui io, abbiamo dovuto terminare a casa, con dita sanguinanti e doloranti).

Beh poi io e Lilli siamo corse a prendere la macchina, una bella corsa nel caldo e nel traffico e via al lavoro. Non credevo che sarei stata così stanca e poco propensa a nuove attività!!!

L’indomani ci siamo dedicate al riempimento dei pezzi che avevamo cucito! È un lavoro tutt’altro che semplice o veloce. Ci vuole molta pazienza e perseveranza. Dopo aver preparato delle palline belle dure di lana per mani e piedi, si preparano dei piccoli ciuffetti di lana grezza e si vanno ad infilare negli arti, spingendo con forza (anche con l’aiuto del manico di un cucchiaio di legno), si cerca di infilare i ciuffi uno dentro l’altro come a formare una pila di bicchierini uno dentro l’altro (come una matriosca), sempre spingendo con forza. Gli arti devono essere belli duri e “gnucchi” (parola che è piaciuta molto alle nostre maestre venete che non ne conoscevano il significato dialettale). Insomma devono essere belli sodi e nel frattempo bisogna cercare di evitare nodi (groppi… alla veneta), ispessimenti e gibolli.

Il secondo incontro è stato dedicato a questa delicata operazione e qui si comincia a comprendere cosa si intende che questo balocco per bambini ha in sé l’energia di chi la costruisce, energia offerta al piccolo che la coccolerà, amerà, tirerà per le braccine gnucche ….

La giornata poi si è dipanata nell’accelerazione, sono scappata a pranzo dalla sorella Diana, un paio d’ore rubate (come sempre) per chiacchierare di noi, dei nostri percorsi, sempre di fretta, affamate, desiderose di condividere ma sempre prese dalla vita che incalza e chiede attività, presenza… un soffio d’amore stare con lei, una voglia di carezzare il suo sentire, una sensazione penetrante di somiglianza, di appartenenza… sono centinaia d’anni che ci vogliamo bene io e lei….

Una fuga veloce verso casa dove già mi aspettavano amici cari, venuti a salutarci prima di partire per il mare e in breve rieccomi rituffata nel dialogo, nella relazione, nell’esserci con un’altra persona… soffi di me, di esistenza, di compresenza… e via alla sera a festeggiare il compleanno di un’altra affinità elettiva… La giornata è finalmente finita: sono piena, affollata, un pochino concitata…


E rieccoci a Barquedo per il terzo giorno… e tutto si ferma, placide queste donne (me compresa) si riuniscono operose e lavorano, scambiano qualche simpatica chiacchiera, alcuni argomenti sono profondi, ci si racconta, ci si conosce, ci si affeziona… Ogni giorno abbiamo portato qualche buona leccornia da condividere: pane e marmellata, brioche, biscottini, tisane, succhi ci hanno accompagnato in queste nostre mattinate, insieme a ciuffi di lana, aghi ritorni, spilli, forbicine… sempre immerse in questo spazio verde, abbracciate tra cielo e natura…

 
 

In questa atmosfera placida ed avvolgente il tempo e i pensieri si quietavano e si lavorava contente…

Come dicevo il terzo giorno abbiamo fatto una parte molto importante e difficile, abbiamo preparato la testa: si parte da una nocciolina dura di lana e si avvolge con forza. La testa deve essere bella dura e rotonda. Non è certo facile! Poi la grossa palla di lana si infila in una garza e con opportune legature (con un filo moooolto resistente) si crea l’incavo degli occhi, la forma della nuca, i guanciotti… Poi con pazienza e forza si cuciono i fili, si ricopre di maglina e si cuce… avevo tutte le dita bucate. È un piccolo miracolo della nascita vedere questa piccola figura prendere forma sotto le proprie mani… sempre dietro l’attenta guida delle nostre maestre, così dolci, disponibili, sorridenti, incoraggianti…

In questa giornata andare al lavoro è stato ancor più difficile, ero abbastanza svuotata (positivamente), il desiderio era di rimanere in movimento, nel fare… il pensare era fastidioso…

Venerdì (quarto giorno) abbiamo cominciato a mettere insieme i pezzi, abbiamo cucito la testa alle spalle e le braccia, abbiamo poi unito corpo e gambe e abbiamo cucito con punti (materasso) piccoli e forti sempre per garantire grande resistenza a queste piccine di stoffa… man mano che la bambola prendeva forma ho cominciato ad intravedere una lieve somiglianza con la mia Piccina… mentre cucivo, imbottivo, avvolgevo, montavo con “la coda dell’occhio” pensavo sempre a lei ed effettivamente…

Marinella e Manuela sono due persone splendide, hanno portato un’emozione vera, parte di loro, l’accoglienza … il sorriso vero, dolce e sincero: mi hanno dato grande nutrimento. Guardavo con orgoglio questo gruppo, la bellezza della femminilità che abbraccia incondizionatamente e crea… meraviglioso!!!

Non nascondo che i viaggi interminabili (due ore andata e due a tornare) siano stati estenuanti e non ne potevo più…. 
Ma sabato, ultimo giorno di corso, abbiamo completato le ultime cuciture, abbiamo avviato la capigliatura (solo avviato perché i fili di lana vanno cuciti uno ad uno…. E  ci vorrà un po’ di tempo)… insomma in quella mattinata ero dispiaciuta che questi dolci e ricchi incontri in natura, nel fare, nel sentire, nell’esserci con gli altri, si concludessero. 
Ero dispiaciuta di salutare queste donne fantastiche, piene di volontà, di generosità, di sentimento, di bellezza… provavo sentimenti diversi per le due maestre…. 
Marinella è una bellissima e saggia mamma… operosa, accogliente e Manuela è molto bella, ha questo sguardo ridente, emozionato… vivente. Grazie, grazie ad entrambe e grazie a tutto il gruppo che ha fatto un percorso difficile, nella figura umana, nella femminilità, nella maternità, nell’esserci insieme. Grazie!  Ed ora mi aspetta altro lavoro a casa… devo concludere i capelli, fare il vestitino… ci siamo ripromesse, Io e Lilli, di continuare insieme…
Fare la bambola un’esperienza meravigliosa…

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