...curioso nel mondo!!!


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I gatti sono curiosi, sornioni, saggi e liberi.



La ricerca continua del filo conduttore del significante

mi porta ad infilare i baffoni in molti luoghi interessanti...







mercoledì 14 marzo 2018

Pronto Soccorso? mica tanto... storia di un NON LUOGO



Mi soffermo sicuramente a pensare, non ne ho tempo ma è indispensabile!
Negli ultimi mesi per numerose e faticose vicende che si sono sommate, mi sono ritrovata per ben CINQUE volte in uno dei NON LUOGHI più rappresentativi della categoria: il pronto soccorso!
Le ragioni che mi ci hanno portato sono state svariate: qualche contusione familiare (il ditino della mia piccolina, la mia caviglia ancora dolente, il gomito di Cristian... ah! periodo traumatico...) e in più acciacchi e malesseri impegnativi della mia ottuagenaria mammuzza.
Al di là delle singole occasioni che meriterebbero ognuna un post a parte per narrare le vicende biografiche su chi di noi aveva (ed ha purtroppo per la mia Mami) la necessità diretta di accedere alle cure del pronto soccorso, mi interessa di più soffermarmi su un generico, quanto impellente, post sulle caratteristiche sia di NON LUOGO, sia di luogo di cura (se così lo possiamo ancora definire) che caratterizzano il pronto soccorso.
Purtroppo l'esperienza serrata e diretta che ne ho avuto in questi ultimi 4 mesi mi ha costretto a diventare attenta osservatrice di dinamiche terrificanti, talmente sofisticate e numerose che si rende necessario procedere per punti, con un bell' elenco numerato:

1  NON LUOGO perchè è un'intercapedine tra due luoghi (o più), perchè non ha altro scopo che essere un passaggio, perchè le persone che ci si ritrovano sono le più svariate, con origini, culture, pensieri, abitudini così diverse e variegate, da creare un piccolo universo. Solitamente, i luoghi che frequentiamo, sono "abitati" da persone simili a noi, come linguaggio, come studi, come professionalità, come imput e output  socio/culturali dello stesso tipo... quì ci si incontra, ma non ci si incontra davvero, raramente ci si scambia anche solo il nome, ci si scambia sguardi, brevi o lunghe parole, condivisione di spazi e sofferenze, ma poi è come se fosse un lungo dormiveglia e ognuno di noi ci si dimentica vicendevolmente come se non fossimo mai esistiti, anche se magari siamo stati seduti vicini per 5 (CINQUE) ore e, direttamente o indirettamente, abbiamo sentito un sacco di informazioni personali degli altri. Un non luogo perchè non si fa nulla, ma proprio nulla, se non aspettare,  i telefonini hanno un pò modificato le caratteristiche dei non luoghi (togliendogli quel poco di buono che avevano, ovvero l'interazione sociale casuale). Devo dire che tutti ne hanno voglia, basta un piccolo cenno o mostrare comprensione verso l'altro, perchè i telefonini vengano abbandonati in cambio di una calda e ristoratrice, breve interazione con un altro umano come noi.
Ospedale, sale d'attesa in genere (aereporti, ospedali, stazioni, uffici pubblici) ascensori... sono tutti non luoghi... e quindi sono un meraviglioso ponte nell'antropologia, nell'umanità, nelle peculiarità umane. Mi sono sempre piaciuti i non luoghi, perchè ho sempre trovato interessante studiare queste interazioni... ma 5 (CINQUE) ore sono troppe anche per me, le esigenze corporali, la noia estrema, la stanchezza e l'attesa vuota riescono a spegnere qualsiasi tipo di interesse per gli altri (sob). 

Perchè tutta questa attesa? e qui arriviamo al secondo punto:Pronto Soccorso... entrambe le parole non sono adeguate al luogo, tanto per cominciare l'80 per cento dei frequentatori sono poveri e antichi anziani che soffrono di "normali" malanni da corpo consumato. L'innalzamento della vita media ha portato con sè qualcosa di nuovo da affrontare: cosa dovrebbero fare questi poveri vecchini e le loro famiglie? Un anziano febbricitante, vomitante, con le palpitazioni, le cadute, i giramenti di testa, i dolori al petto, alle anche, etc etc... dove dovrebbe andare? Prenotare una visita medica? Così avrà un appuntamento in media tra sei mesi o un anno (forse c'è la recondita speranza della nostra società che nel frattempo muoia?) Oppure cosa dovrebbe fare? Andare dal medico generico che più che auscultarlo non può fare e magari il povero vecchietto ha bisogno di un antidolorifico per una brutta colica? Oppure? Oppure vanno al pronto soccorso e aspettano il loro turno insieme ad un'altra orda di poveri umani, sofferenti, impazienti, ansiosi e chi più ne ha più ne metta? Ovviamente questo 80 per cento di utenza intasa fuori misura il pronto soccorso (come ben sottolineato dai maledetti monitor sparpagliati per tutta la sala d'attesa del PS con la scritta "stato: gravemente sovraffollato"). Tutto questo per dire che la parola PRONTO non è proprio adatta... l'attesa media è di 5/6 ore... con variazioni più verso le 7/8 ore... inaudito. Intendiamoci non voglio assolutamente dire nulla contro gli anziani, ANZI ... penso che la nostra società dovrebbe adeguarsi alle nuove esigenze della popolazione, istituendo un pronto soccorso geriatrico, dove gli anziani possano anche trovare delle cure più adatte ed immediate alle loro problematiche. Così come per i bambini, si lasciano al pronto soccorso solo i casi legati alla traumatologia. 
Tutto questo ci porta a parlare della seconda parola: SOCCORSO. Non è possibile che il PS sia sovraffollato da influenze, flatulenze, malori, ansie, indigestioni e ciucche... il SOCCORSO dovrebbe riguardare appunto il pericolo di vita e la traumatologia. 
Non credo di essere l'unica illuminata ad accorgermi di tutto ciò. credo che le scelte economiche delle aziende (perchè di aziende si tratta) sanitarie decidano deliberatamente di mantenere uno staff gravemente insufficiente, di non occuparsi di un approccio gestionale a lungo termine che riorganizzi le attività ospedaliere offrendo, dislocati sul territorio, degli ambulatori un pò più attrezzati e più popolati di personale delle attuali guardie mediche, tutto in virtù e a favore dell'economia. La nostra società ha dei bisogni nuovi, non soddisfatti dalla nostra sanità, si gratuita, ma il prezzo che chiede in cambio è molto alto....

3  e qui arriviamo al terzo punto, sì perchè non è ammissibile che delle persone (in linea di massima sofferenti) rimangano 6, dico SEI ore in attesa... è inumano: oltre a mia figlia, ho visto molti bimbi attendere con i loro ditini fasciati, o la testa un pochino sanguinante, il gomito gonfio o l'occhio pesto. Ho visto adulti con smorfie e visi contratti mentre, letteralmente, sorreggono con orrore il loro braccio inerme e fratturato. Ho visto anziani riversi a penzoloni su scomode sedie a rotelle. Ho visto ragazzine ubriache, lasciate da sole, cadere malamente dalle lettighe stazionanti lungo le pareti grigie. Ho visto donne incinte collassare per la fatica, il calore e la scomodità...ho visto famiglie macerate dal dolore e la preoccupazione per il loro caro, non avere un luogo dove raccogliersi per piangere, per mantenere la dignità della propria sofferenza emotiva, protetta dagli sguardi dei curiosi. Ho visto bande di ragazzini divertirsi insieme chiassosamente, tutti seduti e ammassati sulle sedie, mentre poveri anziani o persone sofferenti erano costrette a rimanere in piedi, perchè non c'era più posto a sedere... insomma è INUMANO, non è lecito, può capitare una volta che casualmente si capiti in una situazione di particolare emergenza e sovraffollamento, NON PUO' ESSERE LA REGOLA! No non è possibile, voglio denunciare questa cosa, mi pare evidente che il personale sia troppo poco, che corrono come matti, vengono trattati male dai pazienti (mai nome generico è stato più azzeccato), dai familiari, dai colleghi... dall'umanità tutta. 
La nostra città ha bisogno di qualcosa di più... mi sembra evidente.
Aggiungerei che alle ore 19.00 chiude il bar interno e ci sono solo quelle orrende macchinette... se non sei esperto, entrando al pronto soccorso nel pomeriggio, non pensi di doverti portare qualcosa da mangiare, non immagini che tra le 22 e mezzanotte (o oltre) ti verrà una fame incredibile e intorno all'ospedale (nei pressi) non c'è alcun esercizio pubblico, per ristorarsi, per avere un minimo conforto e sollievo (soprattutto per gli accompagnatori) è necessaria la macchina... NO SIAMO NEL LUOGO DELLA SOFFERENZA... e tutti devono soffrire: in piedi, affamati, dilaniati dalla noia e dal nulla. (Aggiungerei che anche un banale cambia monete, o una dannata macchinetta che da il resto sarebbero auspicabili, perchè quando muori di sete e non hai monete che fai?) 

4  Ed ora arriviamo al quarto punto che, secondo me, offre ulteriore risposta ai perchè delle interminabili attese e, nel contempo, apre un nuovo capitolo di questo racconto del purgatorio in terra, ovvero la BUROCRAZIA e i PROTOCOLLI. 
Non è possibile fare coda all'ingresso quando si viene registrati dall'infermiera che assegna il codice d'urgenza (verde TUTTI perchè i rossi e i gialli arrivano con l'ambulanza). Poi c'è l'infinita attesa di cui parlavo... ma non è mica finita qui: poi si viene chiamati da una porta arancione ed ognuno si sente sollevato, dopo 5 (CINQUE) ore di attesa finalmente si avvicina la soluzione. 
Mi spiace NON é COSI'! c'è una seconda sala d'attesa, meno affollata, di fronte agli ambulatori, e lì si aspetta il proprio turno, non è un'attesa lunghissima, mezz'oretta.... ma dopo le 5 (CINQUE) precedenti sembrano altre otto ore. Finalmente si incontra un medico (dicevamo appunto PRONTO soccorso... beh non ci siamo) e qui dopo qualche domanda e pochissima visita si è smistati verso nuovi accertamenti... sì perchè i medici hanno rinunciato a quello che li rendeva unici, magici, indispensabili, la loro capacità di visitare, palpare, auscultare, ascoltare, comprendere che portava a delle diagnosi verosimili che poi potevano essere supportate da qualche esame diagnostico, non è più così, la paura di ritorsioni, di querele, il rimbalzo delle responsabilità, fa sì che ci siano dei protocolli da seguire e degli esami standard da eseguire (unica facoltà del medico decidere quali) e ci si ritrova in un'altra sala d'attesa ad attendere un'ecografia, un esame del sangue, una radiografia, etc... 
beh è quasi come dirigere il traffico... nuova attesa... mezz'ora circa? dipende... si esegue l'esame e poi? SI ATTENDE ANCORA di essere chiamati dal medico... leggerà i dati senza guardarti un granchè e stilerà una bella diagnosi supportata SOLO dagli esami... poi (se ti va bene che puoi andare a casa) lo stesso medico compila a PC le carte di dimissione (E FUORI LE PERSONE ATTENDONO... non potrebbe compilarle qualcun altro? e il medico le firma e basta?)

E qui si apre il quinto capitolo, il più dolente a mio avviso. Non voglio fare polemica e non voglio neanche portare un pensiero di cura alternativa, ma trovo che questi luoghi di cura siano tutt'altro che dediti alla cura delle persone: si lavora in tutela delle rappresaglie, sulle garanzie, sulle percentuali di risoluzione, sugli standard, sugli organi... dove sono finite le persone? l'umanità? la compassione? 
Tutto ingoiato dalle routine, dalla tecnica, dalle sezioni, dai numeri, dalle statistiche... cosa succede? Davvero l'attenzione ad un paziente INTERO non è più possibile? Davvero è necessario che una persona sofferente (anche se in codice d'urgenza verde) debba attraversare tutte queste peripezie? Davvero non possiamo fare nulla? Quello che trovo sorprendente è che le persone con cui ho parlato di queste esperienze, mi hanno risposto che è "normale" così, che funziona così, che non si può fare diversamente. Ma davvero? Davvero? Non abbiamo neanche più la forza o il discernimento di vedere che NON è NORMALE così e che dovremmo gridarlo con tutte le nostre forze. Certo non lì all'ospedale dove ci sono persone devastate (più che dai malanni dal circuito dei protocolli) e stanche, dove i medici e gli operatori danno tutto quello che possono, dove regna la paura e il rispetto... della morte... ma poi nessuno dice più nulla, nemmeno io... e quindi ho pensato che scrivere un post potesse essere un inizio... dire FORTE no, NON è GIUSTO, non è normale così.
E forse questo è il vero significato di tutte queste mie vicissitudini... sono stufa di veder che il pensiero di interezza sugli umani è in pezzi, sono stufa di vedere frammentazione e disgregazione e disumanizzazione (nella scuola, negli ospedali, nelle strade, nelle organizzazioni) ... voglio parlare, voglio condividere, non voglio essere indifferente....

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