...curioso nel mondo!!!


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I gatti sono curiosi, sornioni, saggi e liberi.



La ricerca continua del filo conduttore del significante

mi porta ad infilare i baffoni in molti luoghi interessanti...







mercoledì 9 dicembre 2015

Mercatini di natale: non luoghi dell'essere

Natale, tempo di tante cose, di tanti eventi, di tante fatiche, di tante riunioni, di tante ricerche, di tanto...
Fra tutti questi tanti ci sono anche i "Mercatini di Natale": innumerevoli, disseminati in ogni paesino, contrada, rione, sobborgo. C'è chi gioca d'anticipo e organizza l'evento già in novembre, c'è chi sfrutta la corsa agli ultimi regali e propone le bancarelle nei giorni che precedono la Vigilia, comunque per ognuno regnano poche ma chiare parole d'ordine: cibo in quantità (cioccolate, salamelle, frittelle, polente, crepes  o piadine), travestimenti da babbi natali più o meno organizzati (a piedi, sul carretto, in compagnia, con sacco di dolciumi o campanelli tintinnanti) e infine bancarelle fino alla nausea (non importa cosa vendi, l'importante che esponi, riempi, mostri).
In questa giostra di Natale si buttano fiumane di persone che, accalcate, afflitte, infreddolite ed annoiate, vanno cercando che cosa? Non sono regali, non sono dolciumi, non sono gadget (davvero)... e allora cosa? 
C'è un altro punto di vista interessante per pensare ai mercatini, un punto di vista che forse può dare una risposta a questa domanda ed è quello del "bancarellaio".
La Corte Dalì (l'associazione culturale di cui faccio parte) in questo periodo cerca di arrotondare le magre finanze per pagare qualche spesa e nel frattempo fa promozione delle proprie attività: ed eccoci così anche noi tra mercatini, salamelle, babbi, canti, geloni e frittelle.
Oggi eravamo al mercatino di Masnago (proprio vicino alla nostra sede), è stata una giornata divertente, istruttiva e gioiosa.
Io e Claudia ci siamo trovate di buon mattino, abbiamo caricato la macchina e ci siamo piazzate sul marciapiede del rione indicatoci dal personale di staff. 
Di buona lena, ancora fresche delle forze ristorate dal riposo notturno, abbiamo allestito i nostri tavolini con fare zompettante ed entusiasta. Ci vuole tempo, cura, esperienza per costruire una bancarella, non è una cosa facile: non bisogna mettere troppo, non bisogna lasciare tutto su uno stesso livello, si decora ma non troppo (più volte oggi ci hanno chiesto di comprare le nostre decorazioni piuttosto che il nostro artigianato).
Insomma anche l'allestimento di un banchetto è un arte (per nulla facile aggiungerei). Comunque, grazie anche all'esperienza dello scorso anno, abbiamo preparato una postazione decorosa, eravamo soddisfatte.
Poi cominciano le lunghe ore sempre lì in quello scorcio di strada, con illustri sconosciuti come vicini di banco, avventori tra i più svariati, man mano ci si adatta all'ambiente ed è come essere in "un non luogo".
Mi piacciono "i non luoghi", in questi spazi dove l'individualità di tutti svanisce e ci si ritrova in uno spazio decodificato solo per un breve tempo (per giunta abbastanza prestabilito). Ascensori, le sale d'aspetto, gli aeroporti, i supermercati sono "non luoghi". Mi piacciono perchè è un'occasione per guardare e gustare infinite angolature di umanità, di personalità, pennellate di uomini e donne che si caratterizzano sempre per "tipi di persona", per "categorie di sentimento" e per "bisogni"... i più svariati. 
E qui torniamo alla domanda di poc'anzi: cosa vanno cercando le persone in questi mercatini?
Cercano conferme, frammenti di sè, specchi dell'anima, momenti di gioia.
Oggi mi è capitato di incontrare tante e tante persone bisognose e credo che questa sia stata la fatica più grande di questa giornata... direi pari al gran freddo una volta tramontato il sole.
In più occasioni mi sono soffermata ad osservare i visi delle persone che passavano e tante di loro avevano un'espressione cupa, arcigna, dolorante. E la domanda mi sorgeva spontanea: qualunque avvenimento o situazione della tua vita che ti porta a questo patimento perchè è qui con te anche in un momento di svago, di rilassatezza, di festa? Perchè portare con sè il proprio risentimento o il proprio disagio? Il pensiero corre veloce e la risposta mi arriva immediata: non ci sono avvenimenti particolarmente dolorosi... ci sono modi d'essere che rendono tutti i propri momenti pieni di ambascia. E' come se queste persone indossassero degli occhiali (senza saperlo ovviamente) che opacizzano tutto il mondo, se non addirittura lo abbruttiscono. E quindi questi individui peregrinano tra una bancarella e l'altra senza mai trovare gioia, senza mai sorridere, senza mai esserci davvero. 
Poi ci sono le persone che passano frettolose, è divertente guardarle: cominciano a scrutare le bancarelle da lontano, fingono un'andatura disinvolta di chi ha in verità un'altra meta (e non guardare le bancarelle) e stortano all'inverosimile gli occhi per sbirciare quello che è esposto con la coda dell'occhio. Ma perchè dico io? Guarda pure, siamo tutti qui a posta, non bisogna comprare per forza, non c'è nessun male a desiderare piccoli oggetti, scambiare due parole...
Poi ci sono le persone che attaccano bottone e ti raccontano la loro vita (di solito i malanni, i tempi andati o piccoli qualunquismi sui tempi che corrono).
In questa miriade di persone si riesce a scorgere, talvolta, qualcuno che effettivamente è interessato a quello che proponi tu, all'oggetto che vendi, al corso che proponi o al pensiero che sta dietro alla tua associazione.
Ho provato oggi: ho sorriso insistentemente alle persone, gli ho augurato buona giornata mentre passavano seri e con il fare disinteressato, ho cercato di fare conversazione... e, come sempre accade, per magia succede: le persone si sciolgono e diventano individui, non vedono l'ora di raccontarti qualcosa, di chiederti cosa fai, perchè lo fai, non vedono l'ora di smettere di pensare che probabilmente li vuoi fregare e vogliono fidarsi di te.
O mannaggia perchè siamo ridotti così perchè non possiamo ricordarci che siamo un'unica fratellanza? Perchè non riusciamo a sorriderci cordialmente, a guardarci, accogliere quello che viene offerto, anche con la serenità di poter dire "non mi interessa" ma ti ascolto, ti riconosco come un altro io.
Tutto questo abbiamo visto oggi io e Claudia, lo abbiamo visto nei più svariati modi: nei bimbi che guardavano golosi il nostro pozzo miracoloso e i loro genitori che li tiravano per il braccio, negli adulti che guardavano con desiderio il pozzo come fossero bambini, negli adulti che se lo sono concesso e hanno pescato. Lo abbiamo visto nei nonni anziani e soli che pescavano per i loro nipoti lontani, malinconici e nostalgici, e sempre nei nonni che spingevano i bambini a pescare e, in particolare una nonna, pensando che non ce ne accorgessimo, ha  trafugato un piccolo oggetto senza valore (ce l'avesse chiesto glielo avremmo donato). 
Abbiamo visto la bellezza della comunione natalizia nella gioia dei bimbi che pescavano e ritornavano e portavano amici, negli strumenti musicali della banda e dei zampognari che suonavano per le vie, nei travestimenti da babbi, elfi, renne e ....
Era una bella festa, c'era voglia di stare insieme... soprattutto i bancarellai, hanno voglia di aiutarsi, di sorridersi, complici nel vedere questi fiumi di umanità che scorrono e trascorrono... tutti nel tentativo di nascondersi e, in verità, nel contempo, mostrarsi ed incontrarsi.

Grazie Masnago, grazie Claudia, grazie amici della Corte Dalì e grazie a tutti quelli che oggi hanno incrociato il mio sguardo e mi hanno reso viva... ecco cosa cerchiamo nei mercatini... il senso di comunione ed appartenenza! belle cose! Speriamo che sempre più le piazze e le vie siano il luogo dell'incontro,  dell'arte sociale, senza la mediazione delle pur simpatiche bancarelle.

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