...curioso nel mondo!!!


...curioso nel mondo!!!

I gatti sono curiosi, sornioni, saggi e liberi.



La ricerca continua del filo conduttore del significante

mi porta ad infilare i baffoni in molti luoghi interessanti...







giovedì 24 dicembre 2015

Papà Natale di Irene Cattaneo

Ecco la storia di cui parlavo, una storia dolce che racconta di una bimba che nel passaggio del rubicone soffre, dubita e, infine ritrova se stessa, la speranza e la fede... della sua coscienza e del suo amore per la sua famiglia. Una storia esemplare per lo Spirito del Natale! Buon Natale e buona fiducia a tutti!

Papà Natale
Vento e vento di fuori; vento freddo che porta con sé un po’ di profumo, ma leggerissimo, di terre lontane che, mentre qui tutto si dissecca e si addormenta per l’inverno, espirando verde, fioriscono sotto l’appello della primavera. L’aria turbina attorno alla casa chiusa che apre sulla nera notte di dicembre le sue finestre illuminate: sembra che il vento voglia portarla via, ma la casa tiene bene il suo posto.
Non è ancora Natale, il Bambino non è ancora nato. Ma si aspetta il Natale, papà Natale, il Vecchio che è gioioso nel suo declino perché sa che fra le nevi germina la creatura nuova; il vecchio bonario che ama i bambini e viene loro messaggero dell’intima felicità che li illuminerà a Natale, quando il figlio di Dio nasce per ogni uomo che vive sulla terra. Si aspetta Papà Natale e la casa è in subbuglio. Non si può andare dove si vuole. Certe stanze vanno lasciate tranquille perché il Santo vecchio possa venire indisturbato. “Non si deve andare nella sala da pranzo!” ha detto la mamma che ha un misterioso colloquio con Papà Natale, già da un po’ di tempo, e sa quando e come verrà e in qual modo bisogna parlare e agire con lui.
Il fratellino più piccolo ha un po’ paura: se ne sta quieto e silenzioso nel suo seggiolino stringendo le manine come fa la sera quando dice con la mamma il Padre Nostro.
I due di mezzo sono irrequieti: essi hanno già del vecchio Natale un ricordo, perché è stato così buono l’anno passato, ha portato tale belle cose a loro, proprio quelle che desideravano di più. Sì, lo sanno. Ci sarà un momento, quando si accenderanno i lumi dell’albero e si spegneranno tutti gli altri, quando ad un tratto si aprirà una porta, proprio quella che non ci si aspetta di veder aprire… sanno che allora sentiranno il cuore battere forte … e … chi sarà più buono di cantare bene la canzoncina che la mamma ha insegnato? Mah! Si vedrà. Però Tonino e Pia sono agitati e non sanno stare fermi. Sono contenti, ma di una contentezza un po’ turbata: e, nello sforzo di essere più buoni che mai, bisticciano e si rimbeccano sottovoce. Tonino vorrebbe che Pia non parlasse tanto e fosse più quieta. Pia vorrebbe che Tonino parlasse per far passare il tempo più presto e per distrarsi un po’ dalla commozione che viene, nonostante tutto, viene, viene man mano che si aspetta.
Ma c’è Elsa, la maggiore che non si vede. Dov’è? È in corridoio, al buio, da sola. Ha un male di dentro e non può fare a meno di pensare a tutto quello che le hanno detto le compagne: che non è vera la storia di papà Natale, che è roba da bambini piccoli, che papà Natale è il babbo che lo fa, che è una vergogna che lei Elsa ci creda ancora; tutte cose che l’hanno fatta proprio soffrire. Tutto l’anno ha resistito; ma ora che deve venire, ora che forse fra poco lo vedrà, ha un dubbio terribile e non può attendere felice; e vorrebbe sapere. La mattina aveva parlato un poco con la mamma davanti ai fratellini. E la mamma l’aveva guardata con uno sguardo severo:
"Senti, Elsa, se tu non credi a papà Natale è meglio che tu oggi vada a passeggio da sola; se no, sciupi la festa a tutti. Papà Natale viene per chi ha fede!"
Elsa si era sentita misera e buia come quelle candeline che si spengono sull’albero prima del tempo, chi da perché, e fanno un buco nero in tanta luce, e spandono un cattivo odore. Ma aveva subito deciso di non uscire sola come aveva detto la mamma, ma di restare in casa con gli altri e … vedere.
Sarebbe stata zitta coi fratellini che non potevano capire il suo cruccio, ma sarebbe stata lì anche lei, al suo posto. Però in quell’oretta di attesa, non poteva stare con gli altri; temeva che il cattivo umore trasparisse e che non voleva più vedere sul volto della mamma quell’occhiata triste e piena di rimprovero. Ma la mamma, la mamma credeva anche lei a Papà Natale? …E il babbo? … Oh! Ma dov’era il babbo? Quest’ultimo pensiero l’assorbì tanto che, per un momento, non pensò ad altro: non era al lavoro perché era domenica, e, se era in casa, perché il suo soprabito e il cappello non erano lì in corridoio al solito attaccapanni? … Oh! Che scoperta! Come non se ne era accorta prima?
Un grande caldo salì alla faccia di Elsa; certo: aveva vergogna di essere lì davanti all’attaccapanni e di aver scoperto una cosa che certamente non si doveva sapere e non si doveva guardare. Ma il fatto restava e l’agitava: il babbo era in casa e invece di mettere mantello e cappello al solito posto, se li era portati nella sua camera da letto: perché? Perché? Una seconda volta il sangue corse alle guance di Elsa. Anche questo “perché” era indiscreto e curioso, un po’ come una profanazione… ma ormai il demonio della curiosità era entrato nello spiraglio che la poca fede di Elsa gli aveva aperto, e la faceva da padrone e non permetteva più ad Elsa di stare tranquilla se non dopo che avesse saputo il perché dei perché. Ed Elsa, rossa e vergognosa come se, sapendolo, stesse per commettere una colpa, si avviò verso la sala da pranzo, dove non si doveva entrare. Non era la prima volta certo che disubbidiva alla mamma; ma era la prima volta che lo faceva, non per dimenticanza o disattenzione, ma perché proprio voleva farlo. Camminava piano in punta di piedi nel corridoio e si sentiva infelice come non era mai stata; ma la decisione presa era più forte di lei.
Arrivata alla porta ben chiusa qualcosa la fermò di botto e le impedì di aprire. E se, veramente, si fosse incontrata con Papà Natale che doveva arrivare da un momento all’altro? Con quale sguardo l’avrebbe guardata? E avrebbe magari in un lampo sentito tutto quello che lei pensava e sentiva!
Il gran caldo che prima aveva alla faccia ora improvvisamente discese al cuore, e vi sentì dentro un pentimento forte e dolce insieme. Il cuore batteva tanto forte che Elsa si guardò attorno perché se la mamma fosse passata passata di lì certo l’avrebbe sentito. M il corridoio era buio e solitario e la mamma non c’era; anzi, tendendo l’orecchio si sentiva la sua voce venire dalla camera del babbo, che era vicina alla sala da pranzo.
Parlava molto sottovoce con qualcuno, ma il “qualcuno” rispondeva ancora più sottovoce, anzi non rispondeva quasi niente. Forse si spiegava con cenni del capo… o Dio! Era il babbo o papà Natale? Un momento in cui Elsa non sentì più niente attorno a sé. Rapidamente la sua mano aveva aperto la porta e prima ancora di aver formulato un pensiero si era trovata sulla soglia, con la testa dentro e la persona nel vano della porta, nascosta dall’uscio socchiuso. Sul primo istante non vide nulla, soltanto si meravigliò che, pur essendo tutto spento e vuoto, vi fosse abbastanza luce; poi si accorse che l’uscio che dava alla stanza da pranzo era semiaperto. Ne ebbe una sensazione di conforto; non era più così sola in quelle stanze silenziose col suo tormento, il suo dubbio e la sua tentazione.
Una vocina di dentro, come prima, l’avvertì che bastava, aveva già visto molto, che poteva andar di là, e tutto le sarebbe stato perdonato. Ma qualche cosa in lei ribattè immediatamente: “Ora che il più è fatto voglio vedere tutto e starò qui fino a quando il babbo…”.
In quel momento si vide la mano della mamma aprire bene tutta la porta da cui entrava la luce affinché la grande figura curva, carica del sacco e con in mano un verde ramo di abete potesse comodamente passare.
- Hai tutto? – sussurrò la mamma.
- Credo – rispose la voce strana di sotto il cappuccio appuntito.
- Allora va a bussare all’altra porta ed io ti vengo ad aprire. Puoi fare da solo?-
- Credo – ripetè ancora più piano, quasi commossa, la voce. La mamma scomparve e si spense la luce della camera accanto.
Un attimo ancora Elsa rimase ancora sulla porta, al buio, guardando fissa al di là; ma quell’attimo le parve un secolo. Il suo cuore non batteva più: aveva l’impressione che non potesse più riprendere il suo ritmo: ma ora Elsa rimaneva coraggiosamente. La colpa era commessa, ci voleva l’espiazione. Essa tacitamente la domandava, e stava lì per soffrire ancora un po’ guardando il suo papà così camuffato, carico, curvo e tremante. Sì: lo vedeva tremare in quei pochi passi che fece per attraversare la stanza fino all’uscio del salotto. Era proprio il suo babbo ma non sembrava più lui; e non per il vestito diverso; pareva che il peso di un mondo lo curvasse e un vento lo scuotesse tutto, togliendosi ogni pesantezza ed ogni equilibrio.
Lo vide allungare la mano per tastare il sacco che aveva sulle spalle e allora parve ad Elsa che lo sguardo di lui si incrociasse col suo… ma perché non la riconosceva? Gli occhi tranquilli la sorvolarono nella semioscurità guardando oltre, lontano, chissà dove. E ancora si udì nella stanza silenziosa la voce dire piano a se stessa come una risposta:
-Credo!
Tutto questo in un batter d’occhio, durante il quale la mamma, spente tutte le luci, si avviò rapidamente al salotto.
- Ora si accende l’albero – e le parole risuonarono nella casa come una squilla di liberazione.
Allora Elsa, improvvisamente, presa da un’agitazione gioiosa, chiuse anche lei con un colpo secco la porta che teneva socchiusa: “Ecco, così tutti si saranno accorti che ho visto”, pensò; ma nel suo gesto c’era più un desiderio di chiarezza, una conclusione piena di vittoria della sua avventura, che non cocciutaggine. Ed ebbe proprio l’impressione di aver annientato con un colpo secco anche il nemico che l’aveva tentata. Sicuro; le avevano insinuato che se lei avesse saputo non avrebbe più creduto; invece ora sapeva e credeva, ancora più di prima.

Era una grande vittoria; e quando, poco dopo, la sua voce si unì a quella dei bambini cantando Alleluia la mamma si voltò a guardarla. Essa sostenne lo sguardo coraggiosamente e si sentì felice di poter collaborare con i genitori a questa festa di fede dei bimbi; questo scambio di sguardi fu come una calda stretta di mano fra due creature amiche che d’ora innanzi cominceranno a lavorare insieme in un modo nuovo. Alleluia! Alleluia!
Irene Cattaneo



Aspettando il natale, ogni anno, si riconosce la nostra essenza divina e la stessa appartenenza celeste! Buona festa 

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