Una
delle mie attività zen (ovvero che mi rilassano e svuotano la testa di pensieri
turbinanti) è cucinare. Quando ho tempo, possibilità di sbizzarrirmi e voglia
di spadellare la cucina diventa un bellissimo atelier creativo dove manipolare
alacremente con le bambine impastando, tagliuzzando, tritando, mescolando,
accarezzando, spruzzando, assaggiando e decorando.
Questa passione è nata molto
presto, sin da bambina mi sono cimentata nella preparazione di manicaretti
consultando avidamente il mio primo libro di cucina: il manuale di nonna
papera. La famiglia mi faceva da cavia ed io preparavo chiacchiere, biscotti e
pizzette pasticciando felice e devastando la cucina. Nella tradizione culinaria
della mia famiglia non erano presenti ne brodi ne risotti, quindi, quando sono
cresciuta e ho voluto ampliare la produzione di pietanze, ho cominciato ad
utilizzare il famigerato “brodo di dado”.
Ci sono voluti alcuni anni perché mi
rendessi conto che quell’agglomerato sospetto rendeva qualunque piatto di un
unico monosapore industriale. Ho scoperto, quindi, l’acqua calda: perché mai
dovrei prendere un concentrato invece di usare verdure saporitissime e fresche?
Perché dovrei lasciare ad altri la fantasia di insaporire, speziare e condire?
Cosa ci vorrà mai? Il brodo vegetale è la base di innumerevoli e gustose
pietanze: risotti, besciamelle, verdure stufate, minestre, pastine… si fa
presto a dire pastina in brodo, possono esserci innumerevoli sapori distinti in
una semplice “pastina in brodo” serale; c’è grande differenza se nel brodo
metto il sedano o il pomodoro, oppure se metto dell’alloro piuttosto che del
timo… insomma la bellezza sta nel poter scegliere i sapori da gustare. Quello
del gusto poi è addirittura un fattore secondario, nel famigerato dado quali
oscuri prodotti, addensanti, conservanti e aromi anonimi metteranno? Il nostro
povero organismo quale immenso lavoro dovrà fare per metabolizzare queste
sostanze chimiche per poter digerire una “semplice pastina”? E dire che fare un
bel brodo vegetale è davvero una gran banalità: basta un bel gambo di sedano (o un pezzettino di sedano rapa), una bella carota, una cipolla media e magari una zucchina,
sale e un goccio d’olio
extravergine, tutto in una bella pentola d’acqua fredda. Tutto qui, se
voglio posso aggiungere un’erba a piacere (erba
cipollina o timo o maggiorana…).
Lascio sobbollire a fiamma bassa per
mezz’oretta e il mio brodo è bello e che pronto: saporito, naturale, fresco e
ricco di sostanze nutritive. Come è possibile che una massaia media si sia
lasciata strappare quest’arte alchemica così sopraffina da un’insulsa e
relativa comodità!! Come già dissi la comodità ha un caro prezzo… Cosa ci vuole
a mondare e tagliare quattro verdure? Il brodo poi cucina da solo… una
questione di velocità? Ma dai in mezz’ora (il tempo di una doccia rientrati da
casa) e il brodo è pronto…
Ovviamente
il brodo è personalizzabile secondo il proprio gusto, il pomodoro lo rende
molto saporito come anche la batata e il
sedano. La patata lo addensa un pochino (ricordarsi sempre di non conservare la
patata cotta e quindi anche il brodo perché ossida alla svelta), porri e
lattuga lo rendono molto diuretico e via dicendo… insomma avere il nostro bel
pentolino che sobbolle in cucina e riempie la casa di un odorino che fa tanto
“casa dolce casa” è un’abitudine che consiglio a tutti: buon profumino e buon
appetito.
Nessun commento:
Posta un commento
lascia un pensiero : )