...curioso nel mondo!!!


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I gatti sono curiosi, sornioni, saggi e liberi.



La ricerca continua del filo conduttore del significante

mi porta ad infilare i baffoni in molti luoghi interessanti...







mercoledì 13 gennaio 2016

Fratturarsi un osso: un'esperienza!

Ecco! Un istante piccolo piccolo. Un soffio leggero o una foglia che cade. Un pensiero fugace o uno scambio repentino di sguardi. Una splendida giornata o un evento che non sarai mai più quello di una volta. Ecco!
Ieri la mia sorella maggiore ha avuto un incidente. Banale, quelli che infoltiscono le statistiche sugli incidenti domestici (calamità peggio della peste bubbonica). E' caduta da una scala a pioli e (fortunatamente perchè l'esito poteva essere molto più drammatico) si è fratturata i due polsi e una costola. Ci sono passata. Rompersi un osso è un'esperienza. Fatico a trovare un aggettivo... (strano ma vero, di solito abbondo e mi diletto nel farli ballare intorno ai pensieri... ma stavolta...). Sì insomma è un'esperienza che ti segna fortemente, che ti mette in contatto profondamente con te stesso, che ti obbliga alla relazionalità, che ti limita, che... ti spezza dentro qualcosa (e non è un gioco di parole). 
Quando segui la tiritera degli esami, dolorante e frastornata, in eterne attese tra corridoi fosforescenti e grigi insieme, caracollando da una stazione diagnostica all'altra dei vari pronto soccorso, speri fortemente, in cuor tuo, che non è niente, che è la solita "bottafortechefaunmalecane", che fra un pò passa e presto torni a fare quello che avevi in programma... magari con un paio di giorni di riposo. Ci speri tanto. Aspetti con ansia il dannato responso, l'infingarda lastra. Sei lì nel corridoio insieme ad un amico, un parente, uno sposo... sei dolente, frastornata, scomoda con una parte del tuo corpo pulsante, magari un pò penzoloni... la guardi e la riguardi... scioccamente abbozzi un movimento (e la fitta che arriva diretta al cervello un pò affievolisce le speranze, ma poi pensi che effettivamente hai preso un gran colpo, che sei esagerata, che potevi andare a letto con un pò di ghiaccio e domani sarebbe stato tutto a posto, addirittura il pronto soccorso...). 
Di tutto questo parli con il tuo accompagnatore e aspetti...
Finalmente arriva il tuo turno, il dottore stanco, subissato anche dalle compilazioni informatiche della modulistica burocratica che alla fine andrà a infarcire le statistiche di cui sopra, il dottore, spesso neanche ti guarda, guarda la tua lastra, non parla neanche direttamente con te ma con l'infermiere, non si cura della tua vita quando dopo un breve istante sentenzia con noncuranza: c'è frattura!
NooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooMa è sicuro? (domanda stupida)
Certo, vede qui? (risposta stupida... non vedo niente, non so leggere le radiografie e poi volevo un'altra risposta... bastava un mi spiace e un sorriso di incoraggiamento).
Ecco! Un istante piccolo piccolo e la tua vita tutto d'un tratto si ferma. Vorresti ardentemente schiacciare il fermo immagine, mandare indietro il tempo, fermare quel piccolo istante e cambiare direzione. Un sentimento fortissimo di non accettazione! No, no, no, no, no, NO! Maledizione! NO!
Non si può tornare indietro, non puoi cancellare quel piccolissimo istante! E' una sensazione stranissima, come se stessi vedendo un film che non è il tuo. Mi sono fratturata una volta un piede e un'altra volta la caviglia... ricordo bene quei momenti disgraziati. Precipiti in una nuova dimensione che cancella tutto d'un botto quello che eri fino a quel dannato piccolissimo istante!
Ci sono anche situazioni grottesche che, persino in quei momenti, possono strapparti una risata: ricordo che in un'occasione ero con mia sorella mezzana, aspettavo l'ingessatura (altra trafila tutt'altro che semplice), nelle interminabili attese, nello sconforto, nella delusione, avevo bisogno di uscire, di fumare una sigaretta, raccogliamo la mia radiografia e, solerte e attenta, Diana spinge fuori la carrozzina, fumiamo, parliamo, mi rincuora... va beh dai guardiamo sta frattura, estraiamo il foglio nero... la sagoma di un teschio! Oh no! Non è la mia, abbiamo preso la lastra sbagliata! Presto torniamo dentro... Questa scena è rimasta nel mio ricordo come il primo spiraglio, come il primo momento di reazione... alla fin fine si può sempre ridere... sempre!
Come dicevo, c'è la trafila dell'ingessatura, solitamente in queste occasioni non è stata fatta la ceretta o le unghie non sono a posto, ti denudano, ti spostano, ti ignorano, ti tolgono identità. Aspetti... aspetti la visita prima, aspetti la radiografia, aspetti la lastra, aspetti il dottore, aspetti il gessista, aspetti che prepari le bende, soffri tantissimo quando te lo mettono (soffri perchè fa malissimo, perchè vedi l'ineluttabile, non è uno scherzo, è proprio vero, perchè sai che sarà una vicenda lunga... lunghissssssima) e poi? Aspetti che indurisca il gesso e che finalmente ti liberino... perchè a questo punto non desideri altro che ritrovarti in qualche modo, speri che a casa la tua individualità possa tornare, riposare... dormire per non pensarci... 
E come te ne vai? E' incredibile ma negli ospedali dove sono andata non c'era il servizio di noleggio stampelle! Ti congedano raccomandandoti caldamente
-  non appoggi e non carichi il peso!- 
Ah! bravi e come ci torno a casa? saltellando come un canguro su un piede solo? sentendo dolore ad ogni saltello? abbarbicandomi al povero accompagnatore? Cominciando subito così il lungo periodo di ... dipendenza dagli altri? Sì, proprio così! 
Infatti è solo l'inizio, in verità quando arrivi a casa la sensazione di estraneamento da te stesso permane. Qualcosa si è interrotto, in questo momento (e per un lungo periodo) la tua vita, per come la conoscevi, non ti appartiene più. Sob! Nei primi giorni ti arrivano dolori che mai avresti immaginato e in varie parti del corpo (non solo dove ti sei fatta male) e poi quella povera parte fratturata (oltre a dolere tanto) comincia ad informicolarsi, a diventare come poco vivente, sempre immobile, serrata, con una sensazione di sporco, prurito, torpore, assenza.
Ecco è una sensazione stranissima, ho avuto proprio la netta impressione che qualcosa si fosse interrotto, come se piede e gamba non comunicassero più. E' una sensazione che è durata per tantissimo tempo, mesi... persino ora (che sono passati 15 anni) sento che qualcosa è cambiato, che manca qualcosa... come una fluidità, un'armonia... l'osso è saldo, la funzionalità completa... eppure sono due pezzi attaccati e non più un naturale continuum... 
Cara sorella mia quanto mi dispiace, so cosa provi! E anche non lo so, perchè è così intimo... e non c'è più nessuna intimità! Dipendi dagli altri, non puoi essere, fare, andare, progettare, perseguire quello che vuoi... 
E tu poi, tutti e due i polsi... 
Un piccolissimo istante e tutto è cambiato, dovrai incontrare infinite sfumature del tuo sentire e sarà una fondamentale esperienza biografica per te, in ogni caso, in qualunque modo tu reagisca. Vorrei che tu raccogliessi quanto più possibile da questa esperienza. Tutto quello di cui ho parlato è automatico, è quello che arriva, è quello che è! Invece cercare il dono che sta dietro ad una disgrazia è la vera sfida, il vero senso delle cose! Trarre quanto più possibile dalla propria vita, anche dai momenti disumani. E questo da valore a quello che  è successo e a se stessi. 
In questo momento potrai scoprire quante persone ti vogliono bene, potrai pensare e riflettere, potrai osservarti, potrai ascoltare gli altri, potrai organizzarti un cineforum dei desideri, potrai dormire e sognare, potrai chiacchierare, potrai incontrare nuove parti di te, potrai conoscere l'immobilità e la pazienza, l'umiltà e la noia, potrai imparare ad affidarti e a chiedere aiuto, potrai conoscerti più profondamente, senza la distrazione di quello che c'è da fare, ma rimanendo più che mai nell'essere. 
Un piccolissimo istante e ora cara sorella ti aspetta un lungo periodo con la tua intimità... ti sto pensando tanto...


buon viaggio Ketty! 


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