...curioso nel mondo!!!


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I gatti sono curiosi, sornioni, saggi e liberi.



La ricerca continua del filo conduttore del significante

mi porta ad infilare i baffoni in molti luoghi interessanti...







mercoledì 18 maggio 2016

Professione: madre di famiglia

Mi esercito, ci provo, ci tento di cogliere le risonanze, sentire le sincronicità e collegarmi a significati che si intrecciano. 
E' quello di cui vado sempre parlando e quindi non posso esimermi dal raccogliere l'invito "casuale" di questi giorni. 
Infatti, proprio l'altro ieri, ci siamo ritrovate alcune mamme e abbiamo nominato un libro che lessi molto tempo addietro, niente di particolare fino a qui, capita spesso di parlare di libri letti con altre persone. Senonchè stamani, accompagnando mia figlia a scuola, lì in bella vista sullo scaffale, eccolo lì, il libro appena nominato: professione, madre di famiglia! 
Bel caso... bella risonanza.
Siccome penso che mai nulla è per caso mi sono messa un attimo a riflettere sul perchè di questo incontro o di questo ritorno. 
Ricordo che incontrai questo testo interessante all'inizio del percorso nella scuola steineriana delle mie figlie, che poi è stato anche un interessantissimo percorso anche per me. 
Ricordo anche che me lo ha presentato Donata, un'artista splendida che ci ha portato pittura, biografia, seminari e approfondimenti.
E' passato molto tempo e questo libercolo si ripresenta (quasi sorridente) ed io non posso fare a meno di collegarlo alla mia vita e ai percorsi che attivo come pedagogista grazie all'Associazione culturale Corte Dalì.
Proprio questo è il punto! 
Pedagogista nella scuola, negli Enti, con gli educatori e gli insegnanti, ma il primo e più importante educatore è la mamma. 
Mi sembra quasi un invito, una spintarella ad approfondire questa tematica tanto bistrattata. 
Seguendo l'onda del femminismo e/o delle pari opportunità, una donna a dire che sta a casa a curare i propri figli quasi si vergogna, quasi si scusa di non essere sufficientemente produttiva in questa società che corre (dove corre? a fare denaro per acquistare oggetti che non ci servono? O peggio ancora per mantenere una macchina che ci porta a lavorare, per pagare l'asilo, la baby sitter e i vestiti adatti alla nostra professione?).
Magari i nostri piccini, schiacciati dal ritmo sfrenato e dalle competenze inculcate vacillano, allora dobbiamo "guadagnare" ancor più per poterli mandare dallo psicomotricista che li faccia saltare, arrampicare, cantare, correre e rotolare... e se li portassimo nel bosco? E chi ha tempo? C'è il lavoro...AH!
Cosa è successo? come è possibile che le donne si siano fatte convincere che la professione di madre di famiglia sia inferiore ad altre?
E' la più importante di tutte... è quella che semina per il futuro, è quella che costruisce e intesse salute, biografia, sicurezza, sogni, autostima, etica, igiene, rispetto, natura, volontà, sentimento.... Società Civile!
La madre è quella che fa da ponte tra le generazioni, si occupa dei piccini e accompagna gli anziani, porta la saggezza di quello che era e il seme di quello che sarà.
Non sarà un caso (o è proprio un parallelismo) che la "Madre Terra" sia tanto bistrattata come questa fondamentale professione dimenticata e disprezzata?
Certo, sento il coro delle mamme che mi dicono di starci io chiusa in casa a parlare solo con bimbetti, a pulire, ad accudire e diventare pazza in mezzo a capricci, noia e urla. 
Le mamme necessitano di uscire nel mondo e incontrare una dimensione relazionale più ampia, perchè la nostra società le ha relegate in mini appartamenti senza terra o giardini vicini, sole tra le mura domestiche a gestire il proprio senso di inadeguatezza. Non è più come un tempo, quando sin da bambine si vedevano donne allevare bambini (le zie, le vicine, le sorelle, le amiche). Oggi, tutto d'un botto, una giovane donna viene letteralmente catapultata in un mondo pieno di cura, bisogni e amore incondizionato... rimane disorientata dai propri sentimenti contrastanti, si sente in colpa dalle sue necessità di evasione e il lavoro è la scappatoia più semplice.
Anche i bambini non hanno più gruppi di pari con cui confrontarsi e diventano piccoli tiranni degli adulti, allora li facciamo socializzare in ambienti strutturati "così stanno con gli altri bambini".
Non voglio fare quella che recita il vecchio motto "si stava meglio prima"... no è stato fondamentale, necessario, meraviglioso che la donna si sia potuta emancipare e riconoscersi come individuo al di là del ruolo. 
E' stato necessario correre lontano, quasi all'opposto di sè... ma adesso, con il senno di poi, bisogna riconquistarsi quello che appartiene all'essere donna. 


E non intendo questo concetto solo legato a chi fa la scelta di avere dei figli. Professione madre vuol dire avere a cuore, riflettere su di sè e sulle scelte, di essere inclusiva, lungimirante, accogliente, che nutre, alimenta, sostiene... caspita sarebbero aggettivi fantastici per un politico che governa la "res pubblica", la casa di tutti... la terra.
Invece, spesso accade, che le donne che accedono ai luoghi di potere, lo fanno con un pensiero maschile, da squali, senza pelo sullo stomaco, in un' ottica di welfare economico. 
Professione Madre è quello stato di amore incondizionato per i propri figli, per le proprie creature, per la propria casa: e non siamo tutti parte della stessa umanità? E non sono tutti nostri figli i bambini del mondo? E non è la nostra casa la terra?
E quindi raccoglierò l'invito mandatomi dal cosmo e comincerò a pensare percorsi che non siano rivolti solo ad educatori e/o insegnanti e/o genitori, ma voglio ipotizzare percorsi che restituiscano dignità ad un'impostazione femminile, potrei dire matriarcale della cultura. E non voglio dire che è una faccenda solo delle donne, perchè dentro ognuno di noi (uomini o donne) convivono femminile e maschile e,  se si riuscisse ad armonizzare al meglio queste due parti, tanta strada si sarà fatta verso la pace e la sostenibilità.
Non sono pensieri innovativi, l'ecologia della mente (G.Bateson ad esempio) è un concetto già ampiamente trattato e credo sia arrivato (per me) il momento di approfondirlo e cercare di condividerlo nella mia casa dell'arte sociale (la Corte Dalì).

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